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Pensieri a sud sud-est
Pensieri a sud sud-est
Pensieri a sud sud-est
E-book121 pagine1 ora

Pensieri a sud sud-est

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Info su questo ebook

“E poi trovarsi su questi autobus per tante ore per attraversare posti indicibili, su strade polverose. Io seduto con pantaloncini corti e sandali sporchi. Come un cane randagio che con la testa bassa ha cercato del cibo per giorni interi, arrancando, magro e spaurito. Come una iena a digiuno che fiuta la preda e si arrischia vicino al nemico. Come una lupa che deve sfamare i propri cuccioli, non perché sia giusto o sbagliato ma perché così DEVE essere. Ero ancora qua, a disegnare linee su mappe, a intossicarmi di pensieri, a risentire finalmente il mio cuore battere.”
“Pensieri Sud Sud-Est” è una raccolta di racconti, riflessioni e poesie che sono sorti naturalmente durante un viaggio in solitaria di cinque mesi tra il sud-est asiatico e l’India. Nel luglio 2006 parto con un biglietto di sola andata per Bangkok, con pochi punti fissi e certezze… il modo migliore per intraprendere viaggi di questo genere. E dopo aver percorso circa dodicimila km nei modi e con i mezzi più disparati, aver attraversato luoghi incredibili e distanti da una mente standard europea decido di tornare a casa, illuso di potermi riappropriare della solita vita… il viaggio, in realtà, era appena cominciato.
LinguaItaliano
EditoreAbel Books
Data di uscita19 lug 2013
ISBN9788867520688
Pensieri a sud sud-est

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    Anteprima del libro

    Pensieri a sud sud-est - Gianluca Gualano

    Gianluca Gualano

    PENSIERI SUD

    SUD-EST

    Abel Books

    Proprietà letteraria riservata

    © 2013 Abel Books

    Tutti i diritti sono riservati. È  vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    Abel Books

    via Terme di Traiano, 25

    00053 Civitavecchia (Roma)

    ISBN 978886752688

               A MA, con affetto

    e a Giancarlovic, grande Anima grande Viaggiatore

    Foto in copertina di Gualano Gianluca – alba a Varanasi

    In fondo ho solo provato a esser tutto me stesso

    INTRODUZIONE

    Questo era il mio terzo viaggio grosso. E per viaggio grosso intendo dire quello in cui si sta via di casa per un po’, si cerca di praticare l’arte del vagabondaggio ad alti livelli; insomma non le solite due o tre canoniche settimane cui si è di solito abituati dai devastanti ritmi della nostra società. Questa volta mi era stato più facile mollare tutto poiché l’anno precedente ero stato incaricato come supplente in un istituto superiore e dunque a fine giugno il mio contratto terminava, mi veniva aperta la gabbia gratuitamente. Non avevo dunque vincoli, non avevo davanti a me il solito problema del dovermi licenziare, del dover fornire una scusa al datore di lavoro per salutarlo (cosa che comunque mi ha per certi versi sempre divertito) e non dovevo spiegare a nessuno il mio bisogno di andare lontano. Per questo viaggio avevo deciso di dedicarmi solamente al sud est asiatico, meravigliosa zona del nostro pianeta in cui avevo fatto un anno e mezzo prima una rapida ma intensa incursione. I miei obiettivi erano Cambogia, Laos, Birmania e poi ero aperto a tutto quello che si sarebbe naturalmente proposto in corso. Comprai così un biglietto di sola andata per Bangkok per 450 euro e il 12 luglio 2006 partii. Giorno dopo giorno il Viaggio si fa da sé e l’unica cosa che un vero viaggiatore deve e può fare è lasciare che tutto accada, non fare nulla, praticare l’arte del Wu-Wei. Sembra facile detta così…

    Durante la permanenza in Birmania avevo capito che ero pronto per reggere anche l’India e così mi sono visto tutto il nord di questo allucinante paese da est a ovest, senza tralasciare le montagne Himalayane sia dalla parte del Sikkim che dalla parte dell’Himachal Pradesh. Così, giorno dopo giorno, innumerevoli e interminabili corse su autobus di ogni genere, viaggi relax in quarta classe dei treni indiani, mi sono ritrovato a compiere dodicimila chilometri prima di metter nuovamente piede nella mia Milano. Il 25 novembre sono dunque ritornato nel mio paese, ricco e gonfio di esperienze e incontri che mai potrò dimenticare e che hanno provocato in me un inevitabile processo di metamorfosi. Nelle seguenti pagine sono raccolti pensieri, riflessioni e qualche racconto e poesia che sono sorti naturalmente nel corso di questo viaggio. L’ultimo pezzo, l’epilogo, è invece stato composto al ritorno e proprio di questo narra; e poiché la vita non deve esser per forza un film a conclusione felice, si racconta della cruda realtà in cui mi sono voluto rituffare con estremo coraggio e un pizzico di follia e dell’estremo bisogno che ho ancora di viaggiare, di andare lontano, di fuggire da tutto e da tutti…

    Gg – Gennaio 2007

    Scritto da un nomade ventinovenne e rivisitato corretto cucito modificato censurato con gli occhi di un trentacinquenne, Pensieri Sud Sud-Est ha giaciuto per anni in una cartella virtuale del mio PC fino a quando un bel giorno mi son deciso ad apportare tutto il necessario per metterlo in piazza. Mi auguro possa spronare almeno un paio di lettori a intraprender viaggi di un certo livello, non necessariamente su treni o bus a migliaia di miglia da casa, anzi…a oggi l’unico viaggio che reputo strettamente necessario e reale è quello verso il proprio Io. Molte situazioni ivi narrate mi appaiono ora così lontane, passate sorpassate, altre si sono ripresentate sotto nuove forme più allettanti ma più ardue e perigliose. Spero possa esser di conforto o almeno coadiuvare sonni altrimenti molesti.

    Gg – Aprile 2013

    INDICE

    Diario: 12 - 16 Luglio 2006

    Diario: 17 - 23 Luglio 2006

    Elogio alle donne cambogiane

    La purezza del Laos

    Discoteca a Pakse e I Promessi Sposi: una disputa tra destino e libero arbitrio

    Magia birmana

    Le mille pagode di Bagan

    Un progetto chiamato Birmania

    Storie di tatuaggi tra Cambogia e Birmania

    Bye bye Birmania, good morning India

    20 Settembre 2006

    Malaria?!

    Essenza di vita

    Varanasi

    Perché Harry Haller non ha mai concluso il suo rapporto con il rasoio – un breve racconto da Varanasi

    Canti a Rishikesh

    Sull’arte del viaggiare

    Dharamsala, la residenza del Dalai Lama

    Cristina: il mio post Vipassana

    Alla ricerca dell’equanimità

    L’India: il volto della sofferenza

    Fasi (cambiamenti)

    Addio Calcutta

    …casa!

    Conclusione e ringraziamenti

    Epilogo

    Diario: 12 - 16 Luglio 2006

    La partenza era fissata alle ore dodici del dodici luglio da Milano Malpensa (MPX per i robot aeroportuali), con un breve scalo a Doha, capitale del Qatar, per poi proseguire diritti e senza impicci verso la folle Bangkok. Orario previsto di arrivo: le due di notte del tredici luglio ore italiane e quindi, dato il fuso orario, le sette AM tailandesi. Sono poi in realtà giunto nella capitale Thai con qualche ora di ritardo e con in corpo molto cibo plasticoso dei pasti a quarantamila piedi di quota. A Doha per non so quale motivo volevano costringermi a salire sull’aereo seguente, ma, in seguito a lotte verbali, mi hanno imbarcato su quello corretto. Inoltre la donna muslim che fungeva da guardia al metal detector mi ha inspiegabilmente sequestrato lo scotch, intendo dire il sellotape, quello che serve per bloccare, attaccare, fissare e imbalsamare carta e cartone ma che io uso per le emergenze, ossia per chiudere ermeticamente il tappo del flacone dello shampoo, per evitare spiacevoli disgrazie già successe in passato. Io, alquanto stupito, ho provato a chiederle il motivo di tale decisione azzardata ma lei ha preferito non proferire alcuna parola sull’argomento, a quanto pare scottante. E purtroppo anche le forbicine per tagliare le unghie mi sono state sequestrate e questo rappresenta un bel problema in quanto da queste parti credo se le taglino con i denti di serpenti e temo che questa storia delle unghie a lungo andare possa diventare una delle principali cause del mio ritorno in patria. Una volta all’aeroporto di Bangkok ho condiviso il taxi con un italiano (uno dei pochi che incontrerò) e una brasiliana (che però non aveva nulla delle brasiliane) e sono andato ad alloggiare ovviamente in Khao San Road, tappa fissa e obbligatoria per i backpackers (viaggiatori con zaino in spalla) a Bangkok e altrettanto ovviamente ho preso dimora nella stessa guest-house che già mi aveva ospitato nel mio precedente viaggio. La dimora consiste in un buco, un loculo di circa cinque metri quadrati con un letto stile brandina militare con materasso unto di spessore di due centimetri, una sedia e un tavolino con sopra un ventilatore di provenienza cinese che se posizionato al livello massimo di potenza emette rumori in grado di tenere sveglia tutta la guest-house. Il bagno, inutile dirlo, è in comune con tutti gli altri ospiti e si trova su un pericoloso ballatoio. Tutto questo lusso alla modica cifra di 120 Bath, poco più di due euro. La zona di Khao San Road non è nient’altro che una strada piena di ogni cosa che una mente sana e limitata europea non potrebbe concepire: dalle patenti false in vendita agli scarafaggi fritti, dai travestiti che cantano truccati alle bancarelle una sopra l’altra, dai certificati TOEFL falsi anche questi ai tatuatori di basso livello. Di notte nel mio loculo credo si siano raggiunti i mille gradi Fahrenheit con un tasso di umidità che sfiorava i limiti legali. Ad ogni modo ho iniziato a respirare l’aria del viaggio. Ho visitato qualche tempietto, fatta qualche offerta all’Illuminato per buena suerte, iniziato a mangiare i fried noodle with pork e a bere Singh beer. Ancora oggi mi chiedo perché una birra costi tanto quanto una notte nella galera (la galera, sia chiaro, è il modo in cui io definisco ironicamente le guest-house ove son solito prender alloggio). Per strada troppi europei, biondi e grassi anglofoni che vengono qua principalmente per le isole del sud: Ko Pi Pi, Phuket, Ko Pha Ngan. Dopo neppure due giorni di permanenza, Bangkok aveva già saturato i miei polmoni e le mie vene e stavo iniziando a temere che quello che cercavo si fosse perso. Ma sapevo bene che nelle grosse città non si può trovare: l’atmosfera del viaggio, gli incontri, le strade polverose e i bus esageratamente affollati, il cuore che batte e quelle sensazioni di libertà e di perdita totale del proprio essere. La mia nuova fissazione era la terra dei Khmer e così ho acquistato un bel biglietto dell’autobus a soli 250 bath per Siem Reap, punto

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