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Storia critica del geovismo
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E-book250 pagine3 ore

Storia critica del geovismo

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Il lavoro non è, volutamente, strutturato per "addetti ai lavori". E’ piuttosto pensato per coloro che, credenti o meno, vogliano avere le idee chiare quando si ritroveranno davanti una coppia di testimoni di geova che hanno appena bussato alla porta. Orientativamente è articolato in tre parti: Una storica, per richiamare le radici formative del geovismo. Essa tende a focalizzare al meglio i movimenti avventisti, apocalittici ed ereticali che fornirono la linfa per la nascita della Congregazione. Una seconda parte è Teologica. Per non appesantire la lettura si è preferito concentrare l'attenzione sulla Cristologia e la Trinitaria. Queste due discipline permettono di evidenziare perchè i TdG non potrebbero essere ricompresi nell'alveo della frammentata galassia dei movimenti cristiani. L'ultima parte, invece, è un'attenta analisi dell'organizzazione e dei metodi formativi e di proselitismo adottati.
LinguaItaliano
Data di uscita16 nov 2015
ISBN9788892516939
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    Storia critica del geovismo - Maurizio De Santis

    Maurizio De Santis

    Storia critica del geovismo

    UUID: a905dbaa-8c5c-11e5-a124-119a1b5d0361

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    PREMESSA

    CAPITOLO PRIMO

    CAPITOLO SECONDO

    CAPITOLO TERZO

    CAPITOLO QUARTO

    CAPITOLO QUINTO

    CAPITOLO SESTO

    CAPITOLO SETTIMO

    CAPITOLO OTTAVO

    CAPITOLO NONO

    APPENDICE 1

    APPENDICE 2

    Note

    PREMESSA

    Chi non ha mai avuto modo di imbattersi nei proclamatori dei TdG? Quelle ineffabili coppie di uomini e donne (schiavi discreti ed fedeli) intenti a bussare umilmente (ma con granitica determinazione) a tutte le porte chiuse del quartiere? In verità, nella mia infanzia svizzera, ebbi modo di imbattermi in loro. Mia madre ebbe l’idea di aprirsi al dialogo con una signora emigrata come noi, madame Pajic (almeno questo era il suono del cognome), che inondò presto casa con quegli opuscoli (Svegliatevi! E Torre di Guardia) che a me piacevano tanto, sia per la facilità della lettura, che per le immagnini coinvolgenti.

    Fu un periodo nel quale la signora veniva spesso in casa per tentare disperatemente di avvisarci di come la fine del mondo fosse alle porte. Poi giunse il 1975, anno nel quale secondo lei, sarebbe iniziata la grande guerra di Armagheddon (lei non aveva in proposito le idee chiarissime). Quel 1975 passò e, poco dopo, scomparì anche madame Pajic, forse essa stessa delusa dalla mancata parusìa. La mia esperienza seminarista in Italia eclissò definitivamente i TdG, relegandoli ad un lontano e curioso ricordo d’infanzia, finquando non comparvero sempre più frequenti anche nella mia cittadina. Anche un collega di lavoro, partito come pioniere in Australia, non mancò di farmi riflettere (e far meditare altri miei colleghi) sulla determinazione di questo gruppo religioso.

    Gli studi all’Istituto di Scienze Religiose di Rieti furono l’occasione per approfondire l’argomento, riscoprendo i miei vecchi ricordi e mettendo un po’ di luce su tante domande che mi ero posto. Ho divorato la pubblicistica esistente, favorevole e contraria, verificando anche alcuni dubbi sul campo, cogliendo le occasioni dei dialoghi con i testimoni che venivano a bussare a casa. Al di là delle innumerevoli curiosità (talvolta tragiche), ho constatato che la teologia geovista si discosta così tanto dai principi cattolici da risultare disarmante la pretesa di una parte dei credenti cristiani di aprire un dialogo con i Testimoni di Geova. Il ricorso ad una bibbia tradotta alla viva il parroco, la strumentalizzazione della figura di Dio (che si pretende maschio e collocato in un preciso punto dell’universo e quindi sottoposto alla categoria di spazio e tempo), la comica strutturazione dei paradisi (due, uno in cielo e l’altro in terra), la quantità di divieti demenziali generati da un’interpretazione alla lettera di traduzioni cervellotiche, lo svilimento della cristologia, sono talmente devastanti da non lasciare nessuno spiraglio per la ricomprensione dei TdG tra i movimenti religiosi cristiani. Anzi, alla fine, il responso che ho maturato è quello che i Testimoni di Geova NON POSSONO essere considerati cristiani, quanto piuttosto semplici apocalittici.

    Questo libro non ha pretese di critica teologica. E’ pensato per quei credenti e non credenti, che vogliano avere un’idea migliore di chi si ritrovano davanti quando i testimoni di geova vengono a bussare alla nostra porta. E’ strutturato in tre parti: storica, per richiamare le radici formative del geovismo, cristologica, per comprendere perché essi NON sono cristiani ed analitica, della loro organizzazione.

    CAPITOLO PRIMO

    LE ORIGINI DEL MOVIMENTO GEOVISTA

    1.1 Congregazione o Setta?

    Analizzare il movimento religioso dei Testimoni di Geova (TdG) con un minimo di razionalità richiede, prima di tutto, un corretto approccio con le origini che sono alla radice stessa del Geovismo, tutt'oggi conosciuto soprattutto per l'intensissima attività di proselitismo e numerosi episodi di cronaca legati ad alcune proibizioni imposte agli adepti (per es. il divieto a ricorrere a trasfusioni di sangue anche in caso di palese emergenza). I Testimoni di Geova amano descriversi come autentici continuatori dell'opera apostolica del primitivo cristianesimo che, nel corso del tempo, avrebbe perduto la propria genuinità per i compromessi accettati dalla Chiesa cattolica. Rigettano categoricamente di essere censiti come una setta precisando di attenersi scrupolosamente alle Sacre Scritture, com'era costumanza nelle prime comunità cristiane[1].

    Il movimento, d'altronde, ha da tempo ottenuto anche il riconoscimento giuridico dello Stato italiano come ente morale (DPR n. 783 del 31/10/1986) sotto la denominazione ufficiale di Congregazione Cristiana dei testimoni di Geova. Eppure, malgrado il prescelto affisso di ente morale, vedremo che, per una parte della critica, il movimento dei TdG: non è un movimento di matrice autenticamente cristiana, né si fonda su criteri di libertà, di pacifismo e di impegno sociale che caratterizzano il Cristianesimo. Ci troviamo di fronte ad un movimento tendente a sostituirsi allo Stato nella lealtà dei suoi aderenti (che sono al 1990 167.034 adepti riuniti in 2.431 comunità locali o congregazioni") [2].

    Ma quasi tutti ignorano che i TdG non si sono sempre chiamati così. La loro storia inizia poco più di un secolo fa, ma da meno di 90 anni sono conosciuti come Testimoni di Geova. Per i primi 52 anni essi si chiamarono studenti biblici, e questo perché il loro fondatore, Charles Taze Russell, volle fortemente dare al proprio gruppo un nome connesso all'identità cristiana. Fu solo nel 1931, come vedremo, che essi assunsero questo nuovo nome dalla genesi controversa. L'Annuario dei Testimoni di Geova assicura che l'intuizione fu ispirata direttamente da Dio al secondo presidente della congregazione, Joseph Rutheford [3]

    Una mirabile sintesi dell'autentica cifra del Geovismo sembra poter essere desunta dall'opera di Régis Dericquebourg, La place des Témoins de Jéhovas dans les groupes sectaires d'après leurs écrits officiels [4]. Lo studio, di cui d'appresso in parte mi avvalgo, pur necessitando dei dovuti approfondimenti, consente un approccio corretto all'analisi che seguirà nei successivi capitoli.

    La Società Torre di Guardia vi appare definita come una setta escatologica, millenarista, utopistica, elitaria, contestatrice, militante e radicale.

    1. Escatologica, in quanto questo movimento è mosso dall'aspettativa di una imminente fine del mondo, dopo la battaglia di Armaghedon.

    2. Millenarista, perché i Testimoni di Geova attendono, dopo la succitata battaglia, il ristabilimento del Regno di Dio per mille anni. Qui il Geovismo si distingue dal millenarismo più propriamente cristiano perché presuppone, al termine del millennio governato da Gesù, una seconda possibilità di rinnegare Dio prima del completo annientamento.

    3. Utopica, perché per i Testimoni il paradiso sarà sulla terra.

    4. Elitaria, perché la salvezza sarà riservata ai soli appartenenti all'Organizzazione. Questi a loro volta divisi in risorti di prima e seconda classe (rispettivamente i 144.000 unti, che vedranno il volto di Dio in cielo; ed il gregge restante, che godrà del paradiso terrestre).

    5. Contestatrice, i Testimoni di Geova condannano in termini violenti l'intero sistema di cose.

    6. Radicale, in quanto la setta rifiuta ogni tipo di compromesso con i sistemi sociali (ma la posizione si sta molto sfumando).

    7. Militante, in quanto è la caratteristica più appariscente del Geovismo.

    Il Geovismo ha da sempre assunto un atteggiamento fortemente polemico nei confronti dell'intera società (che i TdG sostengono governata da Satana), assumendo una posizione radicale nei confronti di tutte le religioni del mondo (direttamente o indirettamente derivanti dal paganesimo babilonese), con particolare acredine nei confronti della Chiesa cattolica (Babilonia la Grande, che ha abbracciato la grande apostasia) e protestante (che ha tradito lo spirito delle Scritture entrando in compromesso con il mondo). Si caratterizza per uno straordinario proselitismo, reso possibile da una tecnica di indottrinamento tanto assillante quanto efficace, avvalendosi di una struttura propagandistica ben collaudata e capillarmente diffusa. Ciò fa si che ogni adepto (o fratello) sia contemporaneamente un evangelizzatore assiduo (zelante).

    Tuttavia, un movimento così diffuso, organizzato e vigorosamente attivo non può essersi formato d'incanto, per mera illuminazione di un soggetto. Una nutrita ed autorevole pubblicistica non manca di evidenziare come le radici dei TdG trovano indirettamente parte della loro linfa nei movimenti ereticali che, sin dal VII° secolo, scossero la Chiesa cattolica assumendo come propri dei principi teologici che ancor oggi costituiscono parte di una certa spiritualità protestante e l'asse portante della dottrina Geovista. Le stesse pubblicazioni geoviste non mancano di segnalare, con una certa enfasi a dire il vero, la lunga sequela di uomini e pensatori che si distaccarono dalla Chiesa cattolica, riconoscendoli in qualche modo come individui che vollero dissociarsi dalla Grande Apostasìa. Potremmo partire proprio dai Pauliciani [5], passando per Berengario da Tours, Enrico di Cluny ed arrivare a Pietro Valdo[6].

    Un filo rosso accomunato, con i distinguo dottrinali specifici, da un insieme teologico che trova nella storia religiosa successive evoluzioni che portano ai movimenti protestanti centrifughi nati da costole del luteranesimo e del calvinismo.

    Nella storia del Geovismo, non possiamo omettere il particolare rapporto avuto con la Tavola Valdese, alla quale la Congregazione attribuisce il merito di aver recuperato la Bibbia quale unica fonte di verità religiosa[7], distinguendola nettamente dagli eretici contemporanei quali i Catari [8]. E' d'altronde un fatto che, nei primi anni di espansione in Italia, il movimento dei TdG si avvalse largamente della collaborazione di alcuni ministri del culto valdese [9]. Ma, al di là di questa simpatia per i valdesi, che ha comunque riscontro storico, il Geovismo si impregna maggiormente di quel ramo della corrente protestante che parte da John Wyclif, un sacerdote cattolico inglese, vissuto nel corso del quattordicesimo secolo, professore di teologia ad Oxford che, mosso dal profondo disagio causato dall'esercizio improprio del potere temporale da parte della Chiesa cattolica, denunciò la corruzione e gli abusi perpetrati dagli ordini monastici contemporanei.

    Diciamo pure che Wyclif possedeva il carisma e la capacità intuitiva del vero riformatore. Purtroppo il personaggio difettava largamente del dono della mediazione, visto che sovente ricorse alla polemica violenta, per cui estremismo e rigidità di pensiero costituirono la causa principale del suo fallimento. Delle numerose proposte enumerate da Wyclif, la più importante resta sicuramente l’intuizione relativa alla necessità di operare una netta separazione fra lo Stato ed il clero, recuperando quest’ultimo ad una vocazione pastorale autentica. Il sacerdote inglese si ispirava apertamente alla Chiesa apostolica primitiva, prediligendo l’archetipo di una Chiesa precostantiniana, non inquinata dal potere acquisito dalla conversione dell’imperatore. Una Chiesa eterna, completamente diversa da quella esistente, legata all’esercizio del potere temporale.

    John Wyclif

    Mentre Martin Lutero era orientato al granitico principio della Sola Scriptura [10], Wyclif ammetteva l'interpretazione dei Padri (soprattutto S. Agostino) e dei Dottori recenti (S. Anselmo). Anche se Scrittura e Tradizione andavano assunti individualmente, non attraverso la Chiesa e il suo magistero. Dunque, la vera chiesa per Wyclifiana si richiamava alla divisione agostiniana tra Città celeste e Città terrena, trasformata nella circostanza in una divisione reale e non simbolica come in Agostino: da una parte i salvati e dall'altra i dannati.

    Ma dove Wyclif ruppe seccamente con le gerarchie ecclesiastiche fu certamente nelle tesi eucaristiche. Egli, pur ammettendo la presenza reale di Cristo nel pane e nel vino consacrati, la riconduceva ad una presenza solo spirituale: cioè Cristo presente solo spiritualmente. Una coesistenza con la sostanza del pane e del vino, che è indistruttibile in quanto realizzazione contingente dell'archetipo esistente eternamente in Dio; inoltre gli accidenti non potevano sussistere senza la sostanza (per cui era negata la transustanziazione).

    La sua avversione all'ingerenza della Chiesa nelle diatribe temporali sfociò finalmente in una serie di rifiuti dogmatici (tra i quali il già citato disconoscimento del mistero della transustanziazione, e del sacramento della confessione) che lo portarono alla censura di eretico. Particolare merito ebbe poi nella completa traduzione della Bibbia in lingua inglese, Bibbia che venne poi distribuita da un gruppo di predicatori subito denominati dai contemporanei Lollardi o poveri preti, perché andavano vestiti semplicemente e scalzi.

    I lollardi furono un gruppo politico e religioso attivo dal tardo XIV secolo sino agli inizi della riforma protestante inglese, che propugnarono le idee di John Wyclif.

    Oltre che dare maggiore risalto ed autorità al testo delle scritture rispetto agli insegnamenti della Chiesa, i Lollardi pensavano che la chiesa dei salvati ricomprendesse l'intera comunità dei fedeli e non la sola chiesa ufficiale romana. Inoltre erano convinti della predestinazione e predicavano la povertà secondo l'esempio apostolico della Chiesa, opponendosi perciò, alla tassazione a favore degli ecclesiastici (anzi chiedendo che i beni della chiesa venissero assoggettati alla comune imposizione fiscale).

    Ma, non bastasse quanto sopra riportato, il principale attrito con la Chiesa romana si rivelò la teoria della consustanziazione, che opposero alla transustanziazione[11]. A Wyclif seguirono numerosi predicatori fermamente decisi a partecipare ad una riforma della Chiesa. Al di là di delle esperienze derivate da Savonarola ed Hus, l'uragano della riforma luterana gettò concretamente il seme del protestantesimo qual è oggi conosciuto, anche nelle sue forme periferiche e centrifughe [12].Secondo il prof. Introvigne, autore di numerosi studi sul Geovismo, i TdG sono ben lungi dall'essere quel movimento nuovo, sorto di punto in bianco dall'illuminazione di Russell, ma hanno una teologia che, oltre ad essere del tutto priva di spunti originali, si riallaccia spessissimo ad un vero e proprio collage di temi e tesi diffusi nella letteratura profetica e millenarista propria del mondo protestante dell'ottocento [13].

    1.2 Le radici avventiste del Geovismo

    Uno dei personaggi di notevole importanza al riguardo è John Aquila Brown, che nel 1823 scrisse un’opera in due volumi intitolata The Even-Tide; or, Last Triupmh of the Blessed and Only Potentate, the King of Kings, and Lord of Lords. Brown predisse che La gloria del Regno d’Israele sarà pienamente completa calcolando un periodo di 2.520 anni.

    Questa è la prima traccia storica relativa ad uno studioso secondo il quale i sette tempi di Nabucodonosor erano profetici di un periodo di 2.520 anni. Non vi è traccia di ulteriori approfondimenti sull’argomento fatti da Brown, ma le sue idee e i suoi metodi influenzarono notevolmente molti altri negli anni che seguirono. Portavoce particolare di questa corrente millenarista fu un agricoltore statunitense di fede Battista, William Miller (1782-1849) che, trasformatosi in predicatore itinerante, si segnalò quale il maggior divulgatore, nei primi anni dell'ottocento, di quell'Avventismo permeato di attesa escatologica che contraddistinse questi movimenti di matrice protestante [14].

    Superate le proprie convinzioni deiste, nel 1816 Miller si avvicinò al movimento Battista, gettandosi a capofitto negli studi biblici. Fu nello studio del libro di Daniele che egli maturò la convinzione dell’imminenza del ritorno di Cristo.

    William Miller

    Già dal 1830 si adoperò ad invitare tutti nell’abbandono delle vecchie Chiese e predisporsi all’inizio imminente del millennio [15]. I suoi seguaci vennero chiamati "milleriti" ed attesero la fine del mondo fissata nel 1844 (con varianti previste per il 1843 e 1847) [16]. Dopo i primi fiaschi del 1843, William Miller e' costretto a dare nuove interpretazioni alla data fatidica. Si attacca pertanto sia al Calendario ebraico (con un termine fissato al 21 Marzo 1844) che a quello Caraita[17] (con un termine fissato al 18 Aprile 1844). Alla fine un altro predicatore avventista, Samuel S. Snow, corre in suo aiuto indicando come certa la data del 22 Ottobre 1844.

    L’ulteriore mancato verificarsi di questo evento apocalittico determinò la fine profetica di Miller. Ma non uccise l'Avventismo.

    Molti avventisti cominciarono a tentennare ed abbandonarono la setta. Altri, invece, più determinati, lasciarono campi, proprieta', lavoro e quant'altro in attesa del fatidico evento.

    Provocò piuttosto una serie di scismi interni dai quali scaturirono una miriade di piccoli gruppi collaterali, simili nella teologia professata ma distinti proprio dalla diversa aspettativa escatologica.[18] L’ala più moderata della corrente millenarista prese atto dell’ennesimo fallimento. Fece proposito di non calcolare più date, pur continuando ad annunciare la fine dei tempi come imminente. Questa parte moderata, comunque poco numerosa, si coagulò attorno al movimento detto degli Avventisti Evangelici, che tuttavia restarono piuttosto isolati, fino ad essere fatalmente riassorbiti nel protestantesimo battista.

    La restante parte dei delusi ebbe modo di aggrapparsi ostinatamente alla provvidenziale spiegazione del fallimento che il Signor Nelson Barbour apprestò per loro.

    Fondatore della Chiesa Cristiana Avventista, rappresentante di uno dei gruppi avventisti più numerosi, era tuttavia preoccupato per il crollo della tiratura della propria rivista, Il Grido di Mezzanotte. Per correre ai ripari per l’impressionante sequenza di date sbagliate, espresse una teoria che ridava fiato a chi, nell’attesa della parusia, s’era bellamente rovinato.

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