Storie vecchie
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Anteprima del libro
Storie vecchie - Lidia Bianchini
LIDIA BIANCHINI
STORIE VECCHIE
Illustrazione di copertina di Marta Padovani
UUID: 0d4424b2-11cf-11e6-883c-0f7870795abd
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)
un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Indice delle storie
IL FRIGORIFERO
IL GOBBO
LA FUGA
LA STREGA
IL BOTTINO
LA STRANIERA
LA SCELTA
LA MUMMIA
IL LAVORO
LA FOTOGRAFIA
Ringraziamenti
A mia nonna.
Dovunque tu sia.
A tutti i nonni.
Dovunque siano.
IL FRIGORIFERO
Conosco una vecchia che racconta storie. Il problema è che da quando sta dentro a un frigorifero non ne racconta più, quindi dovrò trasformare lei stessa in una storia per averne ancora una. Oh, sì, certo. Prima di dilungarmi devo chiarire il curioso incipit. Avete letto bene, sta esattamente dentro a un frigo. Non certo tagliata a pezzi come nelle storie più agghiaccianti, bensì semplicemente in piedi ben appoggiata sul fondo dell'elettrodomestico. Sia chiaro, non è una sorta di vampiro che esce dalla bara di notte, lei dal frigo non ci esce mai perché è morta stecchita. Sta lì, in attesa che un controllo della società elettrica sugli esorbitanti consumi di energia della sua famiglia non costringa tutti a decidere sul da farsi.
Per prima cosa vi dirò com'è finita dentro a un frigo.
Nessuna pretesa sulla sua misera pensione e nessuna perversione, solo che ormai glielo avevano promesso. Tra l'altro non era stato neppure facile accontentarla, a partire dal sottrarre la salma fino al metterla dentro al frigo, ma alla fine - dopo diversi tentativi - ci sono riusciti e il risultato è una perfetta e sorprendente ibernazione fai-da-te, parola mia che l'ho esaminata da vicino.
Figuratevi una donna anziana, ma non una che profuma di biscotti e legge grossi libri di favole davanti al caminetto. Immaginate una vecchia vera, di quelle simili alle streghe, piccola e curva su se stessa, con occhi e capelli ormai trasparenti e rughe che si accavallano una sopra l'altra sciogliendo la faccia in un presagio di vita che finisce. È questa la donna di cui parliamo e che mi si presenta di fronte anche ora che soggiorna nel frigorifero.
Chi sarà l'artefice di tale diavoleria – vorrete sapere giustamente a questo punto.
Ma i nipoti, per Dio, che domande, chi altro sennò!
- vi risponderebbe lei scocciata per non averci pensato da soli. E io vi confermo che sono stati proprio i figli dei suoi figli.
La prima volta che andai a trovarla mi riferirono che non era stato facile farla franca con quelli della cremazione, ma che il bel balconcino della sua figlia minore aveva dato una svolta positiva al furto della salma.
Mai l'avrebbero ridotta in cenere. Bruciare un secolo di affetto - cose da matti.
Così la bella figliola, nel momento dell'ultimo addio, si era gettata teatralmente tra le braccia del becchino e aveva estratto un fazzolettino dal seno dilungando un po' di più l'operazione e alternando i singhiozzi a sensuali miagolii. Il pover'uomo non poteva credere ai suoi occhi e, soprattutto – all'improvviso - dovette controllare il suo istinto perché, nonostante tutti i pori della sua pelle fossero saturi di morte, qualcosa si risvegliò piena di vita. In un impeto prese tra le braccia la sofferente, la strinse al petto con grande ardore e la rovesciò in un passo di danza che la costrinse vicino alle sue labbra. I parenti tutti approfittarono – contenti allo stesso tempo dell'amore che stava sbocciando, ben inteso – tirarono fuori la vecchia sudando le sette proverbiali camicie e, mentre i più forzuti uscivano dalla camera ardente tenendola in piedi come se sostenessero una coetanea venuta a portarle l'ultimo saluto, gli altri chiusero rumorosamente la cassa avvicinandosi all'uomo e dicendogli che ormai erano pronti per lasciarla andare.
Una volta a casa, avevano fatto come si vede nei film: l'avevano lasciata nel bagagliaio della station wagon fino a notte inoltrata e poi, con la complicità del buio, l'avevano tirata fuori e portata in garage. Il frigo era già pronto, laccato di fresco di un bel colore rosso acceso dove all'interno della porta il nipote maggiore aveva pennellato la scritta Nonna
- nel caso non fosse chiaro a chi spettava quel posto di diritto. (E forse anche per dare indicazioni a chiunque se la fosse trovata davanti, magari mentre cercava una golosa merendina o magari mentre intendeva depredare i risparmi della famiglia che non stavano più sotto i materassi da quando la moneta era cambiata e gli accantonamenti erano di metallo e cadevano facilmente dalle maglie della rete).
Alle fiamme dell'inferno avevano sostituito i ghiacci di un limbo eterno. Il problema - che nessuno aveva calcolato – si presentò a cose finite.
Figli e nipoti stavano in semicerchio davanti al frigorifero spalancato e fissavano la vecchia che li interrogava coi suoi occhi aperti. Dopo un po' di silenzio durante il quale nessuno si era azzardato a dir niente - ma i pensieri di tutti avevano creato lunghi monologhi immaginari - il più piccolo si era fatto coraggio e aveva chiesto: Che dicesse davvero quando asseriva di voler restare sempre con noi?
.
La domanda arrivò come una bomba e ne uscì una curiosa lite perché, effettivamente, la vecchia era sarcastica e in più ai nipoti non negava niente quindi poteva essere che avesse anche detto di voler rimanere in quella casa solo per farli contenti e, contemporaneamente, per far tacere le loro richieste che a volte erano assurde ed esasperanti.
Dopo aver discusso per un po', il fatto che potessero aver preso