Ops la Befana: Antologia horror
Di AA.VV.
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Anteprima del libro
Ops la Befana - AA.VV.
Il Medaglione
di Valentina Bargna
Aveva cercato di camminare rasente ai muri per evitare di bagnarsi ma nonostante quella accortezza e il suo fidato ombrellino non era riuscita a schivare l’acqua sollevata dagli automobilisti poco educati che sfrecciavano lungo il viale come se fossero in autostrada. Quando finalmente riuscì a raggiungere il portone di casa rimirò sconsolata il fondo dei suoi jeans gocciolanti, Perfetto
pensò scrollando l’ombrello fuori dalla porta degna conclusione di una giornata da schifo
. Rimboccò l’orlo dei pantaloni per contenere il danno e sfregò con vigore le suole sullo zerbino sperando di non lasciare tracce sulle scale che potessero essere captate dalla rompiscatole del piano di sotto che non aveva niente di meglio da fare che tormentare i suoi vicino sottolineando con fare sgodevole le loro presunte mancanze. Una volta messo piede in casa si sentì finalmente meglio, quello era il suo luogo sicuro dove poteva sentirsi a suo agio e protetta dall’ansia, e poi fu accolta da un trillante miao di una piccola palla di pelo nero lucente.
- Ciao Salem adesso vengo subito a darti la pappa.
Abbandonate le scarpe e i pantaloni bagnati sull’uscio andò subito a riempire la ciotola di crocchette sotto lo sguardo attento del gatto che non si perdeva nemmeno una delle sue mosse. Si accucciò vicino a lui mentre mangiava carezzandogli ritmicamente il pelo della schiena, quanto avrebbe voluto avere la sua vita. Forse non tutta la sua vita visto lo stato in cui l’aveva trovato quattro mesi prima nel parcheggio sul retro del supermercato in cui lavorava, il pelo nero sporco e opaco non riusciva a mascherare la sua forma scheletrica. Mossa da compassione aveva iniziato a lasciargli un po’ del suo pranzo e quando aveva iniziato a darle confidenza aveva deciso di portarlo a casa con sé visto anche che la sua collega aveva minacciato di metterlo sotto con la macchina se si fosse avvicinato a lei. Per fortuna il veterinario le aveva detto che tutto sommato era in buona salute e aveva bisogno solo di mangiare regolarmente e di qualche spazzolata. Non riusciva ancora a credere a quanto fosse diventato bello con un po’ di cura. Appagata dalle coccole si decise finalmente ad andare a farsi una doccia calda, tra il vapore e il buon profumo del bagnoschiuma si liberò della frustrazione per aver dovuto lavorare anche il giorno dell’Epifania, quella stronza della sua collega riusciva ad avere sempre i turni migliori facendo le moine al capo, fantasticava di quando lui si sarebbe accorto di quanto pigra e svogliata fosse quella ragazza fino a mandarla via. Era talmente stanca dopo quella giornata che dopo aver bevuto un tè e mangiato qualche biscotto si mise direttamente a letto, accese un po’ la televisione per farsi compagnia ma la quantità di film sulle feste la depressero a tal punto da convincerla a spegnere tutto e rifugiarsi nelle sue fantasticherie. Il sonno riuscì facilmente a impossessarsi di lei.
Fu svegliata da una morbida testina che si spingeva sulla guancia, cercò di allontanarla con la mano per non emergere dai fumi del sonno ma quella si faceva sempre più insistente e appena si accorse di aver avuto la meglio saltò sul suo costato e messasi in posizione di sfinge iniziò a fare le fusa. Sconcertata da quel comportamento Mia aprì gli occhi e vide fluttuare sopra di lei un’eterea figura di anziana che a mano a mano che lei sbatteva gli occhi diventava sempre più consistente. Fu invasa inizialmente da un senso di paura ma vedendo che il gatto non faceva alcun movimento penso solamente che si trattasse ancora di un sogno, provo ad alzarsi ma una misteriosa forza la teneva ancorata al letto e non riusciva nemmeno ad emettere alcun suono. Riusciva a sentire solo il battito ritmico del cuore e il respiro che a mano a mano si faceva più affannoso. Quando la figura che si trovava ai piedi del letto prese finalmente una consistenza del tutto materiale si mise ad osservarla con attenzione, si trattava di una figura di donna con i lunghi capelli bianchi mossi la carnagione pallida che la contraddistingueva contrastava nettamente con le vesti che indossava, un lungo vestito nero di lana e un cappello sempre nero che ricordava quello delle raffigurazioni ottocentesche delle streghe. I tratti del suo volto erano delicati e ingentiliti da un lieve sorriso.
- Non avere paura di me non ti farò alcun male - l'assicuro quella strana figura con voce soave - sono venuta qui per ringraziarti di esserti presa cura del mio piccolo aiutante - a quelle parole Salem emise un miagolio e iniziò ad impastare sul petto di Mia.
Preso coraggio la ragazza riuscì finalmente a proferire le sue prime parole - Non sarai mica la Befana? - fu l'unica cosa che le venne in mente in quel momento da dire.
- Mi è stato dato anche questo nome nel corso del tempo; quindi, sì possiamo dirci che sono la Befana per te, ora ascoltami ho poco tempo per ringraziarti della tua gentilezza voglio farti un dono - agitò poi la mano nell'aria e al collo di Mia apparve un medaglione, per quanto la patina fosse lucente si vedeva chiaramente che si trattava di un oggetto antico. Una sottile catena in bronzo composta da maglie cesellate con una lavorazione a spina di pesce sosteneva un medaglione rotondo su cui erano incise in caratteri cuneiformi delle misteriose frasi, il metallo che avrebbe dovuto essere freddo a contatto con la pelle sprigionava invece un certo calore e quando mia con un dito ne sfiorò la superficie riuscì a sentire lo sprigionarsi di un'antica forza.
- Questo medaglione mi è stato regalato da mio padre - ripresa a parlare la figura interrompendo Mia - è dotato di magici poteri ed io lo presto finché il medaglione non reputerà di aver fatto per te tutto quello che poteva. Dopodiché tornerò a prendermelo. Stringendolo forte nel palmo della tua mano potrai suscitare emozioni e pensieri nella mente degli altri esseri umani si tratta di un grande potere usalo con cura.
- E Salem? - chiese un tratto Mia per sapere la cosa che più le premeva.
- Direi che con te si trova molto bene, potrò fare a meno per qualche anno del mio fido aiutante - finito di pronunciare queste parole un grande sonno si impossessò nuovamente della ragazza che sprofondò senza accorgersene in felici sogni.
Quando si svegliò la mattina successiva la prima cosa che fece la ragazza fu di portare una mano al collo alla ricerca del medaglione, ma con sua grande sorpresa non vi trovo nulla. Eppure, quando si alzò dal letto senti come se un peso sconosciuto le pendesse dal collo. La sua parte razionale del cervello le disse che si era trattato chiaramente di un sogno per quanto vivido ne conservasse il ricordo. Non riusciva a staccare la mente da quello che aveva sognato e anche mentre faceva colazione distrattamente analizzava tutti i particolari. Furono solo le richieste di attenzione del gattone nero che la riportarono finalmente alla realtà costringendola a mettere da parte tutto questo per ripiombare nella realtà e recarsi al lavoro. Come al solito mentre si infilava la giacca davanti alla porta Salem le si strusciava sulle gambe ma appena aprì l’uscio, il felino, senza darle il tempo di fermarlo si lanciò giù dalle scale. Spaventate dalla possibilità che il portone fosse aperto Mia gli corse dietro trepidante, appena svoltato l'angolo del pianerottolo si materializzò un’altra delle sue più grandi paure. La signora Verzi e il marito stavano uscendo proprio in quel momento dal loro appartamento, il gatto nella sua folle corsa finì in mezzo alle gambe dalla signora che per poco non gli schiacciò la coda, vistosi sbarrare la strada da quella massa enorme Salem ritornò rapidamente sui suoi passi gettandosi tra le braccia di Mia che aveva assistito con orrore alla scena.
Al che partirono le urla sguaiate della signora che, come suo solito, riusciva a ingigantire la più piccola facezia per rompere le scatole ai vicini.
- Tu e quel mostro nero mi volevate uccidere – urlava a squarcia gola in modo teatrale il donnone mentre alle sue spalle il marito inerme rivolgeva in anticipo uno sguardo di scuse alla ragazza – ma io adesso chiamo l’amministratore e vi denuncio. Quel sacco di pulci che è sempre in mezzo ai piedi deve finire in strada se solo lo rivedo ancora giuro che gli tiro il collo.
A nulla valsero i tentativi di scuse di Mia che cercava di farle notare che il suo animale non usciva mai dall’ appartamento e che si era trattato solo di un incidente senza conseguenze. La Verzi ormai lanciata nella sua filippica andò a rivangare tutti i presunti torti che aveva subito nel passato utilizzando epiteti poco piacevoli per descrivere la ragazza come una poco di buono. Stava urlando così tanto che le guance avevano assunto una colorazione rossastra con le vene del collo che apparivano in rilievo. Mia smise di ascoltarla e fece dietrofront per riportare il gatto in casa. Nel mentre il marito era riuscito a riportare la signora in casa, ma quando passò davanti alla porta sentì ancora le lamentele che avevano ora preso di mira il povero coniuge tacciandolo di essere un incapace che non sapeva nemmeno difenderla e prendere le sue parti, l’ultima cosa che sentì uscendo dal portone era lei che gli gridava che era felice di