Macchina per incisioni
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Info su questo ebook
Quale tappo di sughero
caduto nella limonata, ahimè,
che permane a galla,
che resta, testardamente,
della sua inevitabile pochezza convinto
della sua sughero essenza
della sua tappo esistenza, già che
per natura di inferiore densità
così tenace è a tal punto
che non affonda e alla spinta
più caparbia resiste, e non si fa eco
di finitudine o fato o caso o sorte,
ma ride, e scherza e riemerge
ed è quella la sua essenziale verità
di quanto sia l'esistenza leggera quando
quasi vicina è al nulla, e a tal punto è
la sua porosa consistenza, la sua
impermeabile caparbietà, che si ostina,
e resiste e galleggia, e dell'acqua senso, conoscenza
memoria, storia, non si cura e
rimane asciutto, sobrio e pulito...
cosi anima
io, mente, corpo
sii perseverante.
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Anteprima del libro
Macchina per incisioni - Gregorio Carbonero
Titolo
Macchina per incisioni
Autore
Gregorio Carbonero
Data di pubblicazione: mercoledì 15 giugno 2016
Formato e-book - ISBN 9786050458176
© Tutti i diritti riservati all’Autore
e-mail: jcrbon@gmail.com
Macchina per incisioni
Gregorio Carbonero
La poesía unida a la realidad es la historia. Pero, no es preciso decirlo así, no debiera serlo porque la realidad es poesía al mismo tiempo y al mismo tiempo, historia. El pensamiento, el riguroso pensamiento filosófico tradicional separó a ambas y casi las anuló, reservándose para sí la realidad íntegra, para sustituirla en seguida por otra realidad, segura, ideal, estable y hecha a la medida del intelecto humano.
Maria Zambrano in La crisis del racionalismo europeo
La evidencia suele ser pobre, terriblemente pobre en contenido intelectual. Y sin embargo, opera en la vida una transformación sin igual que otros pensamientos más ricos y complicados no fueron capaces de hacer. Y de ahí que aparezca como el final de una confesión, como su logro intelectual
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Di un gatto sperduto
Il povero orfanello
non s’era ancora inselvatichito
se fu scacciato dal condominio
perché non lacerasse le mochettes con gli unghielli.
Me ne ricordo ancora passando per quella via
dove accaddero fatti degni di storia
ma indegni di memoria. Fors’è che qualche briciola
voli per conto suo.
Eugenio Montale, in Quaderno di quattro anni
È probabile che io possa dire io
con conoscenza di causa
sebbene non possa escludersi che un ciottolo,
una pigna cadutami sulla testa
o il topo che ha messo casa nel solaio
non abbiano ad abundantiam quel sentimento
che fu chiamato autocoscienza. È strano
però che l’uomo spenda miracoli d'intelligenza
per fare che sia del tutto inutile
l’individuo, una macchina che vuole
cancellando ogni tracia del suo autore.
Questo è il traguardo e che nessuno pensi
ai vecchi tempi (se mai fosse possibile!).
Eugenio Montale, in Altri versi
Memoria e presente
Non si ha un luogo del presente se in esso non si può accumulare passato, frammenti di passato, non un passato ricordato o rivisitato o rievocato, ma un passato accumulato disordinatamente, a pezzi sparsi.
Non si ha un presente se non lo si può sminuzzare in ogni momento, farne uso, trascinarlo all'orlo di un altro disegno. Un mortaio nel quale si macini la quotidianità, una confessione di incertezze e non il loro svelarsi come segni di impotenza.
Puzzle di paesaggio incompleto
Avevo tra le braccia tese, vuote
un arco di pietra stretto, segretamente,
una sognata trama di passi abbandonati
su stradine selciate di antiche offese
e rumori dimenticati.
Avevo tra le braccia vuote
colline fiammeggianti come fornelli verdi
arati da sentieri aperti, curve svelte
che irrompevano nel paesaggio.
Ad occhi aperti avevo legato vicoli e muri diroccati
e fermi, e sopravvissuti in un verdore
infimo e sommerso nascosto nelle crepe,
e una fioca luce consapevole, legnosa,
di vita dimessa e domestica
che tramava disegni di sopravvivenza.
Le mie mani sono rimaste aperte
come una frase incompiuta, un ricordo
tra gli altri estraneo, un sogno che attecchisce
ostile su una memoria estranea.
Lo sguardo s’allontanava, fiducioso
su casupole raccolte accanto a stradine tortuose,
tramava lo spazio di un’altra geometria
più intricata che teme il destino del viaggio.
Avevo negli occhi il ricordo, nei campanili
di suoni trasparenti, di campane piene
ondeggiando come vele gonfie
che riempivano il pomeriggio.
In alto dove l’accadere delle cose non sfugge,
si accovaccia lento, in un nido stretto
intrecciato di memorie sottili e leggere.
I ricordi sono