La stazione eretta
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paraponzi ponzi po'
Nel Continente Vecchio il presente
dalle nude Mani pare avulsa
l’ugna che sapea ghermire
ma forse non c’è da fidarsi
sembra distratto, ti guarda
ma forse non ti vede, se t’incrocia
un buon giorno
a mezza voce appena.
Qui nel Continente Vecchio Il presente
é ben educato, si finge distratto
doglia che opprime
gli si legge sulla convessa fronte,
ma a elegante tempra si atteggia.
Il passato poi
è dei migliori che si possa desiderare
non è un passato qualunque,
sciupato dagli anni o rovinato
tanto meno un passato trapassato, tutt’altro
è un bel passato lussuoso, d’antiquariato.
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Anteprima del libro
La stazione eretta - Gregorio Carbonero
Titolo: La stazione eretta
Autore: Gregorio Carbonero
Data di pubblicazione: 05\12\2018
Formato e-book - ISBN: 9788829567799
© Tutti i diritti riservati all’Autore
e-mail: jcrbon@gmail.com
La stazione eretta non da tregua
1_Portada_La-stazione-eretta-segunda-paginaLa storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
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Meglio partire in nave, dondolarsi sull’onda,
partecipando alla geografia, all'azzurrità
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la testa, la boca, li occhi tenendo al Cielo, dandoli intendimento
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dovesse tenere lo core e procaciar lì avenire.
Guittone D’Arezzo
Nel Continente vecchio
paraponzi ponzi po'
Nel Continente Vecchio il presente
"dalle nude mani pare avulsa
l’ugna che sapea ghermire"
ma forse non c’è da fidarsi
sembra distratto, ti guarda
ma forse non ti vede,
un buon giorno
a mezza voce appena.
Qui nel Continente Vecchio Il presente
è ben educato, si finge distaccato ma
doglia che opprime
gli si legge sulla convessa fronte,
a elegante tempra si atteggia.
Il passato invece, qui nel continente vecchio
è dei migliori che si possa desiderare
non è un passato qualunque,
sciupato dagli anni o rovinato
tanto meno un passato trapassato, tutt’altro
è un bel passato lussuoso, d’antiquariato.
Lo si trova nello scricchiolio del legno invecchiato,
non perché troppo asciutto
ma per l’abitudine al mormorio.
Lo si trova nel cigolio dei cardini da oliare
non perché rugginosi
ma per l’afflitto canto del cigolare
e la amara grammatica della ruggine.
È nei vicoli stretti, si da il buongiorno
con riguardo ai quei dignitosi vicoli
vengono da lontano reduci da scorribande, gioiose
razzie, pugne, tenzoni, zuffe, imprese memorabili
tornano in patria stanchi, anziani ormai
passeggiano cerimoniosi nei borghi antichi
la mano nella mano con reciproca devozione.
Lo si conserva con cura
sotto il cuscino è il dentino da latte
con cui il gatto attende il topolino.
Nella boccetta delle pastiglie per il bruciore di stomaco
è il bruciore di stomaco.
Durante il sonno riparatore è l’incubo ristoratore
e al risveglio è il cruccio che sveglia e da sollievo.
Sul comodino è il ticchettio della sveglia
che accompagna l’insonnia o il dormiveglia.
Nei momenti di sconforto è la angoscia più ospitale.
Nastrini, foglie secche e fiori appassiti
si conservano tra le pagine di bei libri ben rilegati.
Cancellate le mappe dei viaggi lontani e dalla memoria decantati
e per dimenticare niente di meglio
che far finta di tornare sui propri suoi passi.
E nell’attesa di un sicuro avvenire,
note a piè di pagina è di bon ton
lasciare su pagine bianche non ancora scritte.
Nel libricino di scuola ai bambini si insegna
con amorevolezza a calcare il paesaggio.
A unire i puntini numerati per scoprire il disegno.
A non uscire dai margini, che non sia nitido l’orlo
è l’errore che di più merita rimprovero.
Nei libri di storia il passato è pero ben bordato
non manca una virgola, né un segno di ammirazione
e anche in quei infausti casi di vergogna contrizione
il suo mea culpa crede sia il più genuino e severo
e di resipiscenza adorno e di medaglie addobbato.
Nel continente vecchio a tutti
è consigliato sbrogliare in segreto la propria matassa
è ciò che