L'uomo e il denaro: Alla ricerca della verità
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Info su questo ebook
Un’analisi implacabile del potere delle banche e dei banchieri. Uno studio approfondito ma allo stesso tempo chiaro, destinato a produrre consapevolezza nel lettore, fornendogli dati, note storiche, analisi economiche basate sul buonsenso e sulla capacità di osservazione di cui ognuno dispone e che può utilizzare se esce dallo stato di letargo in cui, sapientemente, il ‘banchismo’ ci ha relegati.
Questo libro è anche un eccezionale documento di accusa nei confronti degli economisti istituzionalizzati che dalle loro cattedre universitarie operano coscientemente per nascondere i meccanismi economici con cui il Potere si rafforza quotidianamente.
E’ anche la storia di una ricerca personale, delle emozioni e del coinvolgimento profondo nato dalla scoperta di un mondo dominato dal cinismo, che ha da sempre abbandonato ogni morale e dimenticato la sacralità della vita e la dimensione spirituale dell’umanità
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Anteprima del libro
L'uomo e il denaro - Fabiuccio Maggiore
L’uomo e il denaro
di Fabiuccio Maggiore
© 2015 Edizioni Sì
Coedizione digitale (eBook) 2016 a cura di MABED Edizioni Digitali
Adattamento eBook: Mabed
ISBN: 9788898891368
www.edizionisi.com
www.mabed.it
info@mabed.it
Il libro
Come siamo arrivati ad essere completamente comandati dalle banche? Come è possibile che la sovranità popolare sia stata del tutto scalzata dai loro interessi?
Un’analisi implacabile del potere delle banche e dei banchieri. Uno studio approfondito ma allo stesso tempo chiaro, destinato a produrre consapevolezza nel lettore, fornendogli dati, note storiche, analisi economiche basate sul buonsenso e sulla capacità di osservazione di cui ognuno dispone e che può utilizzare se esce dallo stato di letargo in cui, sapientemente, il ‘banchismo’ ci ha relegati.
Questo libro è anche un eccezionale documento di accusa nei confronti degli economisti istituzionalizzati che dalle loro cattedre universitarie operano coscientemente per nascondere i meccanismi economici con cui il Potere si rafforza quotidianamente.
E’ anche la storia di una ricerca personale, delle emozioni e del coinvolgimento profondo nato dalla scoperta di un mondo dominato dal cinismo, che ha da sempre abbandonato ogni morale e dimenticato la sacralità della vita e la dimensione spirituale dell’umanità.
L’Autore
Fabiuccio Maggiore è un giovane economista siciliano nato a Palermo nel 1986, autore della tesi più letta d’Italia da titolo Signoraggio bancario e Sovranità monetaria
.
Blogger conosciuto nella rete per la sua costante opera di divulgazione, studioso e sostenitore delle monete complementari tra cui la Moneta del Grano promossa dall’Associazione Progetto Sicilia. Membro del CSM (Centro Studi Monetari) e ricercatore economico degli E-Democracy Italia, dopo la sua laurea è stato presto chiamato a partecipare a diverse conferenze in ogni parte d’Italia.
Fabiuccio Maggiore
L’uomo e il denaro
Alla ricerca della verità
_____________
Per l’esistito, per l’esistente e ciò che esisterà.
Pagine vuote
Vivi la tua vita come in un libro già scritto, sembra ormai non esserci più spazio,
tutto già inventato, tutto completo, il mercato è saturo, ci dicono.
Una vita vincolata da ciò che è, assopita dal concetto del destino, in cui il cambiamento intimorisce entrambe le parti.
Se solo alzassi gli occhi al cielo,
e ti accorgessi dell’immensità sopra la tua testa, troveresti spunti e infinite pagine vuote,
un mondo ancora da scrivere,
pagine che il Padrone di ciò che è ti nasconderà, per paura di non essere più il Padrone
di quello che sarà.
Fino all’ultimo tuo giorno
temerà la tua mano e la tua libertà.
Fabio Maggiore
Introduzione
Quando ero piccolino, chiesi a mio padre qualche lira per poter acquistare delle caramelle. Sapevo che per averle mi occorreva del denaro. Mio padre me lo diede e arrivai così alle caramelle. Del denaro non sapevo ancora molto. Ovviamente nulla mi importava se non giocare e vivere nella spensieratezza del fanciullo. Mia madre mi diceva di averne cura perché il denaro era sudato e aveva valore, ma non sapevo nient’altro. Non mi importava chiedermi perché qualcuno ne avesse tanto ed altri poco o niente. Non capivo. Solo crescendo e osservando determinate dinamiche sono giunto alla comprensione di quello che si sarebbe rivelato essere l’inganno del diavolo
.
Devo ammettere che, quando iniziai a capire determinate questioni, l’emozione che mi travolse fu la paura. Guardai il mondo e guardai me, la mia vita, tutto quello che avevo appreso negli anni di scuola, dalla tv e dal rapporto con gli altri, fino ad arrivare a quell’attimo di respiro
. Più che un economista mi sentivo un filosofo, un bambino: Perché? Perché? Perché?
. Quei perché
mai formulati prima erano una botola da non scoperchiare, la pietra filosofale di pochi alchimisti. Un segreto profondo che vedeva uomini girare come criceti in una ruota senza mai porsi domande. L’arcano. Il dogma prevaleva sul dubbio ed il pensiero si faceva sempre più stanco e lento. Troppo veloce il cambiamento. Le informazioni correvano sui social network da una parte all’altra del pianeta, in un oceano dove pescare non era cosa facile. In questo nuovo mondo digitale, il potere armava troll, debunker, influencer a rendere difficile il raggiungimento della verità. Le notti a Pavia, solo in quella città fredda per un palermitano, le passavo così: facevo ricerche con la fame di sapere, per recuperare tutto quel tempo perso dietro castelli di carta.
La mattina e il pomeriggio si continuava tra biblioteche ed aule abbandonate a sé stesse. Un professore sosteneva che liberalizzare e privatizzare migliorasse il mercato, la concorrenza, e così via. Un altro ancora sosteneva che automatizzare il lavoro fosse più efficiente, ma per chi? Ovvio: per l’imprenditore che, introducendo la cassa automatica, risparmiava sul costo del personale e non certo per la cassiera, che oggi era una nuova disoccupata. Perché quell’aula era così lontana dalla realtà?!? Eppure vi erano finestre per affacciarsi. Ogni giorno un nuovo disoccupato, una nuova impresa chiudeva. Mi rendevo conto di quanto sbagliata fosse questa direzione neoliberista che da Chicago, con il Nobel Milton Friedman, giungeva a Pavia, in Italia, in Europa e nel mondo. Un pensiero che demagogicamente stava ingabbiando tutti. Uomini manipolati che sventolavano la bandiera della libertà dirigendosi, volontariamente, con le proprie gambe, verso una cella. L’economia capitalistica si nutriva e si potenziava con il neoliberismo di chi sosteneva il libero mercato, la libera circolazione dei capitali, degli uomini e delle merci. Liberi tutti, insomma! Che bastardi!!! Ciò che era cretino
, riprendendo il cretinismo economico
di Gramsci, era pensare che il mercato, lasciato libero di funzionare senza uno Stato a regolarlo, si sarebbe razionalmente equilibrato da sé. Non si parlava più di mano invisibile, bensì di amputazione della mano. Per farlo funzionare, i neoliberisti sostenevano che lo Stato doveva mettersi da parte, liberalizzare e privatizzare le sue risorse nazionali. Nel nuovo millennio l’arte del rubare era raffinata. I ladri non ti dicevano che stavano rubando i gioielli di famiglia, ma ti chiedevano di liberalizzare e privatizzare le tue risorse. Venivamo così, giorno dopo giorno, privati dal privato. Madre di tutte le privatizzazioni la moneta, così privata da vedere comparire nella banconota euro, una c
del copyright di chiaro diritto privato… Ma la gente non vedeva. L’istruzione moderna manipolata faceva rimpiangere l’analfabetismo passato, quando vi era più umanità.
Ricordo ancora, quando ad un mio professore parlai di etica riprendendo uno dei padri dell’economia, Adam Smith, il quale affermava: Mai scindere l’io etico dall’io economico, perché sarebbe la fine
. Il professore mi rispose con delle parole segnate nella mia memoria: Smith? Roba vecchia del settecento
. Un brivido mi corse lungo la schiena e mi scese giù per le gambe.
La sera, con gli amici, in giro, non facevo che parlare di questo. Molti mi prendevano (giustamente) per pazzo, poiché risultavo la nota stonata in un pentagramma dove la musica pareva chiara. Una cascata che solo pochi salmoni risalivano ed io, credetemi, non fui mai anticonformista per moda. Trovavo conforto dentro il mio profilo facebook, dove, nel corso degli anni, mi ero circondato di persone intellettualmente vive, capaci di intendere e di volere. Dal social network al mondo reale, però, le persone cambiavano. Ricordo ancora quel collega nel cortile che, dinanzi ad una decina di studenti confusi dei primi anni universitari, mi disse: Ma se su 100, siamo in 99 a pensarla in un modo e tu diversamente, secondo te, siamo noi i 99 stupidi oppure sei tu che dici stronzate?
. Dentro la mia testa, nel frattempo, suonavano le parole della canzone Gaber che aveva come titolo La massa (La massa, terreno fangoso che tutto sprofonda diventa confuso, passiva abissale, ingurgita il senso, distrugge il sociale
). È certo che, se il mondo era una merda, a capirlo bene eravamo in pochi. Per scherzare dicevo: Maggiore in una minoranza contro una maggioranza di minorati
.
Parlare all’economista di economia, credetemi, era quasi impossibile. Io non ero nessuno e il professore era colui il quale valutava e aveva la cattedra. Il professore era Il Professore, colui il quale professava l’arte nobile, e io un piccolo pazzo pirandelliano.
Continuando le mie ricerche conobbi, tramite la rete, Giacinto
Auriti, un professore di diritto che parlava di un argomento tabù all’interno delle aule accademiche: "signoraggio