Tempi modernissimi: Applausione, bio-politica e … favole per bambini adulti
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Adriano Colafrancesco, classe 1950, laureato in psicologia, con parabola professionale dalla gestione delle risorse umane alla consulenza aziendale nel marketing e nella comunicazione, oggi felicemente in pensione.
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Anteprima del libro
Tempi modernissimi - Adriano Colafrancesco
23.30
Le ragioni di queste pagine
Benvenuti a Codice, «grazie ad un chip impiantato sotto pelle, possiamo accedere alle nostre email, aprire la porta di casa, pagare con la carta di credito» – ma non solo – «possiamo anche aggiungere un altro senso, oltre a quelli che già conosciamo; o avere rapporti sessuali a distanza di chilometri con un partner e provare piacere» – e come se non bastasse – «in silicon valley già studiano l’immortalità e stanno cercando di sostituire la religione con la tecnologia. Il nostro hashtag è codice
, la parola chiave transumanesimo
».
Sì, è proprio così. Avete letto bene: «In silicon valley già studiano l’immortalità e stanno cercando di sostituire la religione con la tecnologia».
Forse non ci crederete, ma non si tratta di un testo tratto da un libro di fantascienza. Si tratta dei passaggi di apertura di una trasmissione televisiva del servizio pubblico del nostro paese: Codice
, Rai 1, la sera del 26 luglio 2018, alle 23,30.
Ma non basta: «Gli algoritmi hanno già influenzato le nostre decisioni e ci stanno cambiando», ha incalzato la presentatrice, chiamando in scena «il nostro futurista», un baldo giovanotto, al quale ha posto l’inquietante domanda: «Come possiamo cambiare noi stessi?».
«Questo ricade – la risposta sicura – nell’ambito del transumanesimo, che è un movimento culturale che promuove l’utilizzo della scienza tecnologica all’avanguardia per migliorare l’essere umano e, in particolare, promuove la trascendenza, anche radicale, sia fisica che cognitiva».
E ancora, senza imbarazzi, con incalzante sicurezza: «la categoria più controversa in assoluto è quella del miglioramento germinale. … noi possiamo, in teoria, scegliere quali sono le modifiche che vogliamo, non solo in noi stessi, ma in tutte le generazioni future».
Ora, se un simile modo di argomentare fosse solo quello di uno sconosciuto opinionista qualunque, come l’impavido giovanotto della notte di Rai1, uno, pur con qualche riserva su come vengono spesi i soldi del canone pagato dagli utenti con la bolletta della luce, potrebbe pure starci, … ne svolazzano talmente tante di amenità in giro tra televisione, social network e media più tradizionali come i giornali che, una più una meno, poco conta.
Il fatto è, però, che anche tra persone verosimilmente autorevoli, per il ruolo occupato in società, spesso non si scherza! Sentite qua:
Ci aspetta un futuro da cyborg. Gli uomini si dovranno fondere con le macchine, diventando una sorta di cyborg, per non diventare irrilevanti nell’epoca dell’intelligenza artificiale.
A parlare così non è un futurista
qualunque, ma Elon Musk, fondatore di Tesla – azienda, secondo una classifica di Forbes, ritenuta la più innovativa al mondo – ideatore di Space X, al World Government Summit di Dubai, il quale precisa anche che:
col tempo probabilmente vedremo una fusione più stretta tra intelligenza biologica e intelligenza artificiale. Si tratta di una questione di larghezza di banda … le macchine, comunicano alla velocità di mille miliardi di bit al secondo, mentre l’uomo va a circa 10 bit al secondo. La mente umana ha bisogno di una marcia in più e, per stare al passo con le macchine, dovrà per forza di cose allearsi con l’intelligenza artificiale.
Incredibile, non trovate?! Parrebbe che l’essere umano, di fronte ai propri limiti, e forse proprio per quelli, si spinga fino a vedersi esclusivamente come una macchina cui vanno conferiti sofisticati attributi tecnici per compensare, si badi bene, il gap tecnologico con macchine che lui stesso ha inventato.
Ma non basta! Non c’è solo lui a ostentare tanto arditi ragionamenti. Ben altri nomi, ancora più illustri e altisonanti gli fanno compagnia:
Dopo aver sperimentato innumerevoli forme di organizzazione sociale, di cui la famiglia nucleare è solo una delle ultime espressioni, altrettanto provvisoria di quelle che l’hanno preceduta, noi andiamo lentamente verso un’umanità unisessuale, in cui gli uomini e le donne saranno uguali su tutti i piani, ivi compreso quello della capacità riproduttiva, che non sarà più il privilegio o l’onere delle donne.
Così Jacques Attali, illustre contemporaneo, con pesante curriculum di banchiere internazionale
, già eminenza grigia di Mitterrand
– che lo ha avuto accanto come consigliere speciale – ritenuto a pieno titolo padrino politico
di Emmanuel Macron.
Come la mente umana possa impennarsi in elucubrazioni tanto audaci, è difficilmente spiegabile! «Si sono perduti – per dirla con San Paolo – nelle loro elucubrazioni e la loro mente insensata si trova immersa nelle tenebre, sicché, mentre si vantano di essere sapienti, diventano stolti».
Potremmo aggiungere con le parole di un illustre biologo e saggista come Giuseppe Sermonti:
Sono partiti dalla premessa (o meglio dalla vecchia mitologia) scientista che la scienza sia in grado di dare una risposta a tutti i problemi, in tal modo negando o nascondendo che essa si aggira nel mistero e che ogni sua scoperta apre un nuovo mistero.
Ma ancor di più: nel nome di un preteso progressismo scientifico
, hanno rinunciato al senso autentico della scienza, esaltandone il ruolo autonomo rispetto alla sua irrinunciabile condizione di complementarietà con la religione, come del resto insegnano proprio le voci scientifiche più autorevoli di tutti i tempi, specie gli ultimi!
Per me scienza e religione sono come due finestre di una casa attraverso le quali osserviamo la realtà del creatore e le leggi che si manifestano nella sua creazione» (Werner von Braun).
Scienza e religione non solo non sono ostili tra loro, ma hanno bisogno l’una dell’altra per completarsi nello spirito dell’uomo che pensa seriamente. La scienza conduce a un punto oltre il quale essa non può più farci da guida; e l’uomo giunto a questo punto è nella necessità di cercare un’altra guida e non può trovarla se non ponendo al posto della conoscenza scientifica, la fede religiosa (Max Plank).
Non posso concepire uno scienziato genuino che non abbia questa fede profonda: la scienza, senza la religione, è zoppa, la religione, senza la scienza, è cieca. La mia religione consiste nell’umile ammirazione di un illimitato spirito superiore, il quale si rivela nei minimi particolari da noi percepiti per mezzo delle nostre deboli e fragili menti. La profonda convinzione della presenza di una mente infinitamente superiore, la quale si rivela nell’universo per noi tanto misterioso, costituisce la mia idea di Dio» (Albert Einstein).
Che dire? Non ci sono parole. O forse no. Forse qualcuno una risposta l’ha data sulla causa delle ardimentose proiezioni futuriste dei nuovi profeti contemporanei che citavamo prima di tanto illustri padri del sapere scientifico. Una risposta che ci riguarda tutti insieme, come collettività, e uno per uno, singolarmente, perché risposta alle istanze più recondite dell’animo umano.
Così Giovanni Battista Montini, al secolo Paolo VI, nella Gaudium et Spes, uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II:
Gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo. È proprio all’interno dell’uomo che molti elementi si contrastano a vicenda. Da una parte infatti, come creatura, sperimenta in mille modi i suoi limiti, dall’altra si accorge di essere senza confini nelle sue aspirazioni. L’uomo soffre in sé stesso una divisione dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie nella società … [una società] … così esuberante di energie, di ricchezze, di meraviglie, ma anche così disorientata circa i veri e insurrogabili fini da perseguire, così fiera e così malcontenta di sé; così colta e intelligente e così corrosa dal dubbio e così cieca sulle vie buone della sua felicità; così organizzata e così minacciata dalla sua stessa organizzazione; così piena di attese e di ansie, e in fondo così sfiduciata e scettica e disperata; così raffinata in ogni sua manifestazione e insieme così passionale e corrotta …
Andiamo, però, agli scopi del nostro scrivere. L’abbiamo presa un po’ da lontano, aiutati da spunti adatti al fine, ma, diciamolo subito con chiarezza: il nostro intento è quello di rimettere in discussione – sperando di trovare risposte convincenti – i quesiti più pesanti e inquietanti che accompagnano la storia dell’umanità, dalla notte dei tempi ai tempi moderni: «chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo» e – potrebbe essere utile, per sdrammatizzare con umorismo alla Nino Frassica – «quando ritorniamo», … ma non è proprio il caso.
Non c’è nulla da ridere, che il tema è serio e, come detto con voce più autorevole della nostra, pieno di misteri, anche se troppo spesso non ce ne curiamo!
Il mistero è talmente parte del nostro vivere quotidiano, che sta persino nelle nozioni più semplici e di tutti i giorni: il mistero dello spazio, il mistero del tempo, il mistero dell’essere e della sua antitesi, il non essere.
Tutte cose che sembrano a ciascuno, lì per lì, chiarissime, ma che, appena provi ad esaminarle, diventano, come in effetti sono, oscure e impenetrabili. Per convincersene basta scorrere la storia della filosofia, che è l’esposizione ordinata della più alta riflessione che l’uomo abbia fatto nei secoli su queste cose.
E proprio da quella partiamo – o meglio, come più avanti vedremo, spiegandone la ragione, dal suo svolgimento in epoca pre-cristiana – per sottolineare l’incombenza, fin dai tempi più remoti, del quesito, in assoluto più ingombrante, che accompagna la storia e i destini dell’umanità: Dio esiste, o siamo figli di un imperscrutabile caos cosmico del cui senso non verremo mai a capo?
Qui sta il dilemma! Ma soprattutto, senza star lì a girarci troppo intorno, per rispondere a una domanda, se possibile, ancora più ambiziosa: «nel caos cosmico, fisico e temporale nel