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La vita spesa a fare la spesa
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La vita spesa a fare la spesa
E-book114 pagine1 ora

La vita spesa a fare la spesa

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Info su questo ebook

La mia vita, non una speciale, quella di tutti. Dalla metà del secolo passato ad oggi: le occasioni, gli affanni e i danni.
Dal Boom degli anni cinquanta, allo Sboom del 2007, poi dentro la crisi, fino ad andare oltre con la gente che ho incontrato, mi sono scontrato e ho fatto pace; pure quelli che ho guardato, studiato, indagato e raccontato.
Se dentro il sistema economico comanda chi, con quel che fa, genera ricchezza per tutti, nel tempo della crisi una domanda rimbomba: a chi tocca?
Le risposte si scorgono nelle possibilità intuite, proposte infine negate a Claudio. In quelle tragiche esposte in vita e in morte da Donato. Nelle incertezze disperanti dell'improvvido Nazzareno. Ci sta il segno del castigo in quelle disperate di un Armando che vuole redistribuire il bene fino allo spasmo. Infine a Vienna, dentro la storia, la cronaca del riscatto degli offesi dalla crisi che trovano il modo di guadagnare da quella primazia nel fare la spesa, per poter continuare a farla e rifare la crescita economica che porta fuori dalla crisi.
Non è tutto rosa e fiori, però, quando ti mostri puttana della spesa. Gli illibati non ci stanno e fanno mucchio; oddio mucchio, 4 pedagoghi, altrettanti eticisti, forse gli stessi.
Già, quando trovi i duri e puri e vuoi rifarti la verginità, la vita spesa a fare la spesa ti penalizza. Se vuoi comandare devi scendere a compromesso e fare un patto scellerato: salvi la terra e il gioco è fatto!

Chi volesse scorgere come, per poter adeguatamente comandare il Capitalismo, serva mettere in campo proprio quell'alleanza tra il nostro tornaconto e la responsabilità che tanto piace ad essi, scorga; scorga pure!
Loro scorgono e.....

 
LinguaItaliano
Data di uscita25 apr 2018
ISBN9788828314950
La vita spesa a fare la spesa

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    Anteprima del libro

    La vita spesa a fare la spesa - Mauro Artibani

    Note

    LA VITA SPESA A FARE LA SPESA

    Il Romanzo della/nella/oltre la crisi

    Mauro Artibani

    Dentro la crisi, con gli affanni, i danni e le occasioni per andare oltre

    INDICE

    IO BABY BOOMER

    SI LO FECI

    COSI' FAN TUTTI

    SI PUO' FARE

    GIALLO IN PRETURA

    UN'ALTRA CHANCE

    IN MORTE DI UNO SPENDACCIONE

    A A A CERCASI

    TORNACONTO E RESPONSABILITA

    ------------------------------------------------------------------

    A Daniela, glielo devo. Punteggia il mio scrivere affinche' si legga.

    ....ma come non ti accorgi

    di quanto il mondo sia

    meraviglioso.

    Meraviglioso

    perfino il tuo dolore

    potrà guarire poi

    meraviglioso.

    Ma guarda intorno a te

    che doni ti hanno fatto:

    ti hanno inventato

    il mare eh!

    Tu dici non ho niente

    Ti sembra niente il sole!

    La vita, l'amore.

    Meraviglioso,

    il bene di una donna

    che ama solo te,

    meraviglioso.

    La luce di un mattino

    l'abbraccio di un amico

    il viso di un bambino

    meraviglioso....

    Questo, cinquant' anni or sono, lo struggente canto del cigno dell'epoca della penuria che Pazzaglia scrive e Modugno interpreta: Meraviglioso.

    All'afflato poetico di questo dire si accompagna quello della prosa che doveva fare i conti proprio con quel quotidiano non ho niente.

    Con un tempismo sospetto, in quello stesso anno, giovani 68ini cominciarono a gridare: Vogliamo tutto e subito!

    Eggià, stanchi d'accontentarsi, reclamavano un meraviglioso nuovo di zecca.

    Del fatto la storia scrisse altro ma... quel grido convinse tutti e le emozioni cantate lasciarono il posto alla febbrile ragione di quei bisogni, duri e puri, da dover soddisfare.

    Tutti vollero quel tutto e subito.

    Le Imprese, di buona lena, lo produssero; altri lo vendettero, molti l'acquistarono.

    Ecco, su un crinale così, che separa il prima dal poi, ho iniziato a frequentare la vita insieme a quelli in odor di avventura che si sono buttati avanti, ai restii che hanno fatto passi indietro e chi, colto da vertigine, ancora sta sul bilico.

    IO BABY BOOMER

    Papà, un operaio di classe, la mamma è sempre la mamma. Gli zii zii, i cugini amici; gli amici complici.

    Nel novecento69, mentre al mondo si fa Woodstook, nel nullafare della provincia faccio 18 anni. Quando arriva il '68, per non perdere quei fremiti mi metto a leggere: da Marcuse a Pasolini, dall’Utopia agli Scritti Corsari; con Fromm scelgo l’essere, con Lenin imparo il comunismo, con Marx infilo l’oggettività nel mio pensiero.

    Con i Beatles e un po' di confusione divento beat; poi arrivano i Rolling Stones che gridano la loro in/satisfatcion; pur'io!

    Ginsberg aveva urlato l’aver visto " le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, nude, isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di una droga rabbiosa". La carica poetica fragorosa. Ne uscii raggelato.

    Tutt'attorno mi parve di scorgere disuguaglianza, violenza, sopraffazione e le regole….troppe e già tutte scritte.

    Insomma, star contro era un obbligo: apocalittico allora!

    Alla rinfusa mi tornano in mente le mie buone compagnie: Sartre, Allen, Ghandi, Malcom X , Luther King, McLuhan, Baudrillard, Kennedy, Che Guevara, Cèline, James Dean, Mandela, Andy Warhol, Goddard.

    In un impeto empatico faccio mia la loro cultura, la loro politica, l’ideologia.

    Oramai forte, rispetto al mondo, reclamo la mia differenza; nel farlo debbo affermare la mia identità. Lo faremo in molti, quasi tutti.

    Nasce, tra i lazzi e i frizzi, il Giovane; una categoria antropologica nuova di zecca.

    Prima no, ci si faceva adulti senza fermate intermedie.

    Nato, a quest'essere bisogna fornire un carattere.

    Il carattere, si sa, è distinzione. Bisogna distinguersi allora: pantaloni lunghi, la Vespa, la birra, le sigarette, i flirts, il ballo, i dischi, la moda. Ecco stabilita la distanza dai bambini.

    Poi le parolacce, il vietato vietare, la controcultura, jeans e T-shirts, gli spinelli, la libertà sessuale, i capelli lunghi, il twist.... ed hop, distanze incolmabili dai matusa.

    Siamo grandi, belli, forti, siamo contro: vogliamo l’immaginazione al potere;

    Ribellarsi è giusto si grida nelle piazze.

    Vietato vietare il nostro credo.

    Buoni gli slogan: ci credo.

    I miei desideri? Giustizia, libertà, rivoluzione: ce la faremo!

    Quando non contesto, leggo; per la barba di un beat: PRORASO sta scritto su un box in alto a sinistra, a pagina 34 di Ciao Amici, la mia rivista di adozione …..gulp !

    Alla radio la notizia: il dottor Sabin, proveniente da New York e Mary Quant da Londra sono atterrati a Fiumicino; ad accoglierli uno sparuto drappello di accademici per l’uno, una folla festante per quella della minigonna …sic!

    Esco di casa contrariato, passeggio per il corso: un fischio, mi giro, è Franco un impavido della contestazione globale, studente alle Belle Arti di Roma. Si avvicina, con un sorriso sornione stampato in faccia, mi mette un braccio sulla spalla e: Oggi abbiamo contestato Dante! mi dice.

    E’ troppo, lascio Franco in piazza e torno a casa.

    Approposito della mia identità: ce l’ho eccome!

    Antoine mi consiglia di indossare la camicia a fiori; con i Beatles mi allungo i capelli; metto i pantaloni di velluto a coste come quelli di Johnny Hallyday; la cinta in cuoio da 5 cm, quella no, quella la invento io e….vai!

    Recito quel ruolo, mi sento diverso dagli altri.

    Il controllore del bus che mi porta a scuola, per marcare questa mia differenza, non mi buca il biglietto.

    Fin qui la cronaca dei miei avvenimenti.

    40 anni sono passati. Oggi affetto da congenita adultità, matura il tempo che quella cronaca si faccia storia.

    Con il mio amico Franco la contestazione si faceva maniera; la guerra in Vietnam, la mia occasione per gridare la Pace mentre indossavo spavaldo l’ultimo jeans e la maglia rossa con su Che Guevara.

    Carpe Diem: la moda di soppiatto si era fatta sponsor della contestazione.

    Vista così un dubbio mi arrovella la mente: chi? Come e perché ha gestito quel periodo della nostra vita?

    La forma del questionario da rotocalco può dar diletto o dilemma:

    I giovani trovano nella remise en question del mondo il modo per riconoscersi. Diritti civili, emancipazione femminile, rivoluzione sessuale scandiscono questa identità. Il nuovo stile di vita deve trovare rappresentazione. Il vestiario, la musica, la cosmesi possono dare confezione e forma. La prodigalità dell’industria verrà utilizzata copiosamente.

    Il sistema industriale, già sovraccapace, ha l’esigenza di trovare adepti per smaltire quelle quantità. Il terzo Mondo manca di reddito; il Mondo socialista si mostra ideologicamente ostile alle pratiche del consumo; nel Mondo occidentale matura una cospicua opportunità: tra il 1945 e il 1960 il boom delle nascite genera una legione di bambini, i Baby Boomers. Solo negli USA 70 milioni. Allevarli sarà un’occasione irripetibile. Bisognerà scovarli, dar loro visibilità e molto altro: verranno nutriti a dovere! Rivendicare li impasterà di orgoglio. Farsi additare, un modo per riconoscersi. Questo avranno da fare.

    " Vogliamo tutto e subito", uno slogan, due piccioni con una fava.

    Si può rivendicare l’opportunità della rivoluzione ovvero la liceità dell'acquistare ad oltranza. L’efficacia, sorprendente!

    Dentro tutto questo sta la mia adolescenza. Prima, tutt'un'altra vita.

    C’ero, ero fanciullo.

    Si rivoltavano i cappotti. Gli abiti erano pochi; ancora meno i soldi, manco i saldi e allora…..di necessità virtù: pantaloni grandi per crescerci dentro!

    Così conciato giocavo per la strada. Tra le poche automobili c’era spazio, non c’era pericolo: nascondino, lippa; con le lattine il giro d’Italia e i calci ad un pallone di cuoio a bocchettone,

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