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Oscure Discendenze
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E-book266 pagine3 ore

Oscure Discendenze

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Info su questo ebook

Non sapevo di essere un mutaforma, finché i cacciatori non mi hanno trovata...


Quando la diciottenne Beth riceve un messaggio dal padre scomparso, avvertendola di non andare a scuola quel giorno, perché mai dovrebbe dargli ascolto? Ma quando degli sconosciuti si mostrano ad una delle sue lezioni, dandole la caccia e in cerca della sua morte, Beth deve fare i conti con la verità sui perché e su ciò che è realmente.


Amar è rimasto sepolto nella pietra per secoli. Desidera la libertà, ma solo il sangue di un mutaforma potrà renderlo libero. Dopo secoli bloccato nella forma di un gargoyle, dubita che sia rimasto qualcuno della sua specie. Eppure Beth lo trova, e qualcosa che va oltre la sua responsabilità di proteggerla inizia a riempirlo. Dovrà presto scegliere tra il dovere e l'amore.


Prima che l'ordine dei cacciatori la catturi, Beth e Amar dovranno trovare il padre mutaforma, affinché possano salvare le loro vite.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita9 dic 2017
ISBN9781507166499
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    Anteprima del libro

    Oscure Discendenze - A.R. Cooper

    A mio marito, che mi ha amato anche quando dimenticavo di preparare la cena per finire un altro capitolo, ti amo.

    Ai miei figli e ai miei lettori, non lasciate andare i vostri sogni.

    Raggiungeteli, sempre.

    CAPITOLO UNO

    Non andare a scuola oggi!—Papà.

    Rilessi il messaggio e controllai due volte i numeri che non avevo in rubrica. Era tutto uno scherzo? Papà non aveva mai contattato mamma sin da quando sono nata, lasciandomi da sola. Non sono mai esistita, per quanto gli riguardasse.

    E comunque, perché all'improvviso avrebbe dovuto inviarmi un messaggio, soprattutto alle otto e cinque del mattino? Aveva fatto per caso qualche ricerca su Google sul mio conto o roba simile? Chiunque egli fosse, non aveva sicuramente letto il regolamento scolastico sull'uso dei telefoni durante le lezioni, escluso il pranzo e dopo la scuola. Avevo già violato quella regola diverse volte prima d'ora, quindi lessi quel messaggio in ritardo... Quattro ore e ventiquattro minuti in ritardo.

    Ficcai il telefono in tasca e tornai a trascinarmi sul mio posto nel bar della scuola. L'odore di patate unte, panini e nachos piccanti con finto formaggio invadevano l'aria di pranzo. La campana suonò stridulamente e le sedie di metallo graffiarono il linoleum del pavimento quando tutti si affrettarono a finire il loro pranzo. Un ragazzo di fronte a me si appallottolò un'intera barretta caramellata in bocca, poi diede il cinque al suo amico. Da quando lessi il messaggio di mio padre, persi l'appetito, come dimostrava il mio panino mezzo morso sul tavolo.

    Forse aveva sbagliato numero?

    Tutto okay, Beth? Melody si allontanò dal nostro tavolo.

    Sì. Annuì, rifiutando l'idea di sfogare sulla mia compagna di squadra di nuoto i problemi che avevo con mio padre. Se avessi ignorato il messaggio, avrei potuto fingere che non sia mai arrivato.

    Grazie per aver coperto il mio turno da babysitter ieri, mi ha detto.

    Nessun problema. I gemelli sono carini.

    Prese il suo vassoio e una piega si increspò nello spazio tra le sue sopracciglia. Se lo dici tu. Ho dovuto pulire il dentifricio dal soffitto e dallo specchio, lo scorso fine settimana. Quei bambini sono dei mostri.

    Forzai un sorriso e appallottolai il mio tovagliolo. Non sono così male.

    Non così male come ricevere un messaggio da un padre estraneo.

    Le parole successive mi uscirono dalla bocca prima di poterle fermare. Ehi, a voi ragazzi è mai capitato di ricevere strani messaggi sul telefono?

    Melody guardò il suo cellulare e aggrottò la fronte.

    Ryan, che sedeva dall'altra parte del tavolo, scosse la testa. Nah, nessuno a parte mia madre che mi ricorda di portare fuori la spazzatura quando torno a casa. Perché, a te è successo? Chiese.

    Una sensazione inquietante mi solleticò la nuca – lo stesso tipo di sensazione che non sbagliava mai ad ogni Halloween, prima che qualcosa saltasse fuori verso di me dalla casa infestata.

    Soltanto spam. Doveva essere un numero sbagliato.

    I miei pensieri corsero a mia madre, che era uscita dalla porta in fretta questa mattina per un incontro dell'ultimo minuto, senza darmi il suo solito abbraccio di saluto, solo un rapido bacio sulla fronte. Mi infilai lo zaino sulla spalla e mi alzai, scacciando via la paranoia dal retro della testa a cui apparteneva.

    Biologia II era la prossima lezione. Un'aggiunta necessaria per il mio ultimo anno. Già, proprio io. Avrei fatto a meno della dissezione e degli odori rancidi. Anche adesso, mentre mi precipitavo fuori dalla mensa assieme agli altri ragazzi, il fluido d'imbalsamazione si diffondeva lungo il corridoio e mi intasava la gola. Anche se nessun altro sembrava fare caso all'odore, soprattutto fuori dalla classe, per qualche strano motivo a me provocava un forte mal di testa, come se qualcuno battesse con un coltello da macellaio su entrambi i lati della mia testa.

    Beth! Jacqueline mi diede una gomitata mentre sbandava tra la folla lasciando la lezione di Calcolo. "Vuoi ancora venire da me dopo il giro dei college? Ho l'abito perfetto che potresti prendere in prestito stasera, e ho noleggiato La Notte dei Demoni. Sai, quel film di cui tutti parlano."

    Avrebbe saltato il giro dei college dal momento che era già stata presa all'Università del Texas nel programma di ingegneria elettronica. Le borse di studio alla squadra di nuoto erano state già assegnate alla fine di Gennaio, ma io ero ancora combattuta tra la Texas A&M e l'Università della Florida.

    La mamma mi aveva suggerito di tenere aperta la mia scelta e di visitare qualche scuola più vicina a casa. Avrei preferito stare vicino al mare, ma questo voleva dire lasciare mamma e i miei amici. Entrambi i consulenti universitari mi hanno detto che avrei avuto tempo fino a fine Giugno per decidere. Il tour dei college sarebbe stato il modo più semplice per uscire prima da scuola e dimostrare alla mamma che stavo prendendo in considerazione la sua idea.

    Non di nuovo i tuoi film di serie B. Giuro che l'ultimo mi ha fatto venire gli incubi su quel coccodrillo a tre teste. Lottai per evitare che la porta della mensa si schiantasse su di me, mentre un'orda di studenti passava come bulldozer.

    Sarà fantastico, ti piacerà. Mi fece l'occhiolino, poi si diresse verso la lezione di ginnastica.

    La prima campanella suonò. Dannazione!

    Mi affrettai a raggiungere l'ala nord, facendomi strada sgomitando tra la folla. Raggiunsi la mia classe prima che l'ultima campanella suonasse.

    Seduta nel posto che mi fu stato assegnato a Biologia, recuperai il mio taccuino e la mia penna dallo zaino. La luce del telefono brillò per un messaggio o un'e-mail, ma la ignorai. Non esiste che mi venga sequestrato il telefono per averlo usato in classe. Dal momento che avrei passato il fine settimana da Jacqueline, mentre i suoi genitori erano in crociera, forse avrei potuto rintracciare la chiamata e confrontarmi col mio padre disperso. Mia madre probabilmente avrebbe preferito evitare, ma l'idea di vederlo faccia a faccia e dirgli che ero arrabbiata mi fece sorridere. Jacqueline amava le avventure.

    Ehi, Polmoni di Ferro, uno dei giocatori di basket mi chiamò dal suo posto in aula, e il suo amico gli diede il cinque.

    Mi voltai, dal momento che entrambi mi fissavano in attesa di una risposta. Offrì loro un sorriso ironico e tornai al mio posto. Cavolo, vinci una gara di apnea alle scuole medie e nessuno ti permette di dimenticarlo.

    Sentendo la porta aperta cigolare, tutti tornarono al loro posto.

    Una donna con un lungo naso e occhi strabici, dietro un paio di occhiali dalla montatura larga, entrò nella stanza assieme ad un uomo. Entrambi stavano dietro la cattedra. Ciao a tutti. La signora Adelle è assente oggi. Io sono la sua sostituta, la signora Moor. E il signor Hastings mi assisterà.

    Due insegnanti? Scivolai ancora di più sul mio posto. Avrei dovuto saltare questa lezione.

    Forse il signor Hastings era un insegnante in formazione? Sembrava essere sulla quarantina e somigliava ad un lottatore imbottito nella sua tuta. I suoi occhi ispezionarono l'aula come se fosse un poliziotto in cerca.

    Dunque, la donna raddrizzò la giacca, oggi andremo a parlare di genetica e dei geni recessivi.

    La classe emise un gemito.

    Annoteremo il colore degli occhi di ciascuno di voi e vedremo qual è il più diffuso. Le persone con la tonalità maggiore non dovranno fare nessuna ricerca per il fine settimana.

    I ragazzi ed io brontolammo. Uno dei giocatori di calcio borbottò un'offesa, ma la signora Moor lo ignorò. Con vivacità, l'assistente marciò attorno alla classe, fissando gli occhi di tutti.

    Marrone. Verde, diceva da sopra le spalle mentre scarabocchiava sul suo taccuino. Marrone. Blu. Marrone.

    Mi ispezionavo le unghie mentre aspettavo. Possibile che mio padre mi avesse mandato un altro messaggio? La signora Moor era a due file di distanza. Mi sarebbe bastato un secondo per dare un'occhiata al telefono. Cercai nello zaino. Dov'era finito il cellulare? Le mie dita ne afferrarono il bordo, ma all'improvviso la signora Moor oscillò davanti a me e lo lasciai ricadere all'interno dello zaino. Sollevò il sopracciglio, ma non disse nulla. Il cuore mi martellava nel petto.

    Per favore, non chiedermi cosa stavo facendo.

    Se avesse trovato il mio telefono, lo avrebbe portato nell'ufficio del preside e mia madre avrebbe dovuto pagare la sanzione per averlo restituito. Nessun uso del cellulare durante l'orario scolastico, ovvero dalle otto del mattino alle due e quarantacinque del pomeriggio, unica eccezione la pausa pranzo.

    La signora Moor mi stava davanti, accigliata. Poi si fermò e tolse gli occhiali. Le mie guance presero colore mentre mi fissava, senza battere ciglio. Un gruppo di ragazzi ridacchiò. Grande. Proprio quello che ci voleva. Si sporse più vicino, lo sguardo fisso.

    Strano. I suoi occhi si spalancarono e fece un passo indietro, sbattendo contro il banco vuoto di fronte a me.

    Mi morsi il labbro mentre guardavo gli altri studenti che adesso stavano cercando di vedere il colore dei miei occhi. Un ragazzo nella fila vicino alla mia si alzò addirittura per guardare verso me.

    State indietro. Non sono un animale dello zoo, sbottai.

    Il signor Hastings gettò il suo blocco per gli appunti sulla cattedra e aprì il suo telefono. Scambiò uno sguardo d'intesa con la signora Moor.

    Non ho segnale qui. Diede alla signora Moor uno sguardo ansioso e, al suo cenno, si precipitò fuori dalla stanza. Dal corridoio, disse: Ne abbiamo trovato uno.

    Come avevo fatto a sentirlo? Alzai le spalle, sarà stato un'eco o l'acustica del luogo in cui si trovava casualmente.

    La signora Moor barcollò di nuovo verso la parte anteriore della classe. Va bene, gli occhi marroni sono in maggioranza in questa classe, seguiti dagli occhi azzurri e poi verdi.

    E quelli di Bethany? Bruce puntò verso di me. Non hai nominato i suoi. Sembrano blu da qui.

    Il mio stomaco si strinse. Sapevo che i miei occhi avevano tre diversi colori: blu, verde e oro. Mi voltai verso Bruce. Forse dovresti concentrarti sullo schifo che hai tu.

    Sta' zitta, Bethany.

    Basta così, disse la professoressa.

    Verdi. A me sembrano verdi. La ragazza seduta di fronte a me si girò sulla sua sedia. Non mi aveva mai rivolto la parola prima d'ora, e adesso mi guardava come se fossi un fenomeno da baraccone sul tavolo da dissezione, dando la risposta giusta per avere dieci punti di credito in più.

    Le mie mani erano sudate, così le asciugai sui jeans. Sudore freddo mi scoppiò su tutto il corpo. La signora Moor raddrizzò gli occhiali e mescolò le carte sulla cattedra della signora Adelle, come se stesse cercando qualcosa in particolare.

    Quando la campanella suonò tre volte di seguito, velocemente, la signora Moor saltò dalla sedia. Un allarme antincendio? Adesso?

    Ci alzammo tutti dai nostri posti.

    Fermi, la signora Moor gridò da sopra la cattedra. State tutti ai vostri posti.

    Certo, come no. Dal momento che non avevo voglia di tornare in classe, sollevai il mio zaino, me lo gettai sulla spalla e mi accodai alla fila di fronte a me finché non venni buttata fuori nel corridoio.

    La signora Moor mi prese un braccio, ma riuscì a liberarmi con l'aiuto di due grandi ragazzi che mi fecero rimbalzare fuori nel corridoio assieme ad una folla di studenti con loro. Qual era il suo problema? La signora Moor mi metteva i brividi.

    Il calore di un centinaio di corpi si diffuse per il corridoio. Ci mischiammo come zombie senza cervello che fiutano sangue fresco verso l'uscita più vicina.

    Finalmente tutti erano in piedi fuori, sul retro della scuola e in attesa che il custode ci dicesse che era sicuro dentro. Dall'altro lato della scuola, Jacqueline spintonò per farsi strada tra le persone per raggiungermi con una certa espressione dipinta in volto. Guardandosi intorno per accertarsi che nessun insegnante ci guardasse, le consegnai il mio telefono quando ci incontrammo tra la folla.

    Cos'è? Si guardò alle spalle e la sua mano tremò leggermente mentre prendeva il telefono.

    Tutto okay? Sembri nervosa, ma è solo un falso allarme o si sarebbe già sentita la puzza di fumo.

    Oh, nulla. Sto bene.

    Forse era nervosa per le finali della prossima settimana. Leggi il messaggio. L'ho ricevuto questa mattina, ma non l'ho letto fino all'ora di pranzo. Pensi che sia davvero lui?

    Mi circondai lo stomaco con le braccia. Sì, mamma mi avrebbe decisamente proibito di seguire questo percorso. Ma dovevo sapere se era davvero lui o no.

    Jacqui si strinse nelle spalle e mi restituì il telefono. Sarà stato uno scherzo o qualcosa del genere. Possiamo controllare domani se ti va. Siamo delle ragazze spie spaccone. Agitò le sopracciglia e fece una rappresentazione completa di Bruce Lee e colpì lo zaino di un ragazzo.

    Scusa. Ridacchiò.

    Il tizio fece una smorfia e si avvicinò di più ai suoi amici.

    Mi misi a ridere, amando quell'idea. Mio padre sarà stato sorpreso di vedermi. Sapeva almeno com'ero? Gli interessava? Una matricola prese gli occhiali di una ragazza e lei lo inseguì tra la folla. Le chiacchiere degli altri studenti aumentarono nel campo.

    Che lezioni salterai? Mi chiese Jacqueline, la voce più leggera.

    Francese e nuoto. Mamma pensava che una lingua straniera sarebbe stata adatta alla mia presentazione per il college. Ma chi parlava francese nel bel mezzo del Texas? Be', a parte la mia insegnante. Si atteggiava come una francese, anche se sapevo che si era spostata qui dall'Idaho, o almeno la targa della sua auto diceva così. Le classi di spagnolo si erano riempite prima del secondo giorno di iscrizione.

    Mollale entrambe. Una folata di vento intrecciò i suoi biondi capelli e lei li tolse via dalla faccia.

    Non. Posso. Farlo. Per quanto avessi voluto, non potevo saltare gli allenamenti di nuoto. Davvero, neanche la firma di un dottore potrà salvarmi, a meno che... Forse posso convincere la coach a lasciarmi nuotare adesso e saltare gli allenamenti per il peso e tutta quella roba.

    Non sei all'ultimo anno se non hai mai saltato una lezione. Jacqueline incrociò le braccia sul petto e osservò la folla. Stava cercando qualcuno? Andiamo dritte a La Promada dopo esserci rinfrescate.

    La Promada era una discoteca in cui potevano entrare gratis i diciottenni. Avevo sognato di andare nei club ma non avevo trovato il tempo con gli incontri di nuoto, gli allenamenti, i compiti per casa e le regole rigide di mia madre sul tornare a casa prima che faccia buio. Mi ha consentito di saltare il coprifuoco soltanto un paio di volte l'anno.

    Forse Jacqueline aveva ragione.

    Va bene, lo farò. Lasciami fare solo un paio di vasche. Ci vediamo tra un'ora, dal momento che salterò gli allenamenti per il peso e quelli all'asciutto. Se la coach Johnson me l'avesse permesso. Amava gli orsetti gommosi, forse avrei potuto prendere qualcuno dalla mensa e corromperla.

    Va bene, sbrigati. Jacqueline si precipitò fuori per riunirsi alla lezione di ginnastica, che stava già ricominciando.

    Avrei potuto perdere tutta la lezione, ma mi avrebbero scoperta. Avrebbero contattato la mamma, e il mio fine settimana con la mia migliore amica sarebbe stato cancellato. Non avrei permesso a niente di rovinare i nostri piani.

    Al posto di ritornare alla lezione di biologia, mi avvicinai alla piscina. La coach Johnson stava piegando degli asciugamani su una panchina fuori dallo spogliatoio delle ragazze.

    Le dispiace se facessi le mie vasche adesso? Voglio essere pronta per il bus del college e non vorrei essere ancora bagnata. Odiavo veramente mentire, e pregai affinché non finissi nei guai e la mamma non mi scoprisse. Mi avrebbe punito per  sempre.

    Che lezione hai adesso? La coach aggrottò la fronte mentre mi guardava.

    Mhh... Francese? Be', biologia era quasi finita, comunque. Quando scosse la testa, divagai. Stavamo facendo le parole crociate ed io ho già finito le mie. Le tirai fuori dal mio zaino e uscirono una miriade di fogli. La prego?

    Raccolsi i fogli e li riposi dentro il mio zaino gonfio.

    Dopo un attimo di esitazione, annuì. Ma farò sapere al tuo insegnante di francese che perderai la sua lezione oggi.

    Non aspettai altro e mi precipitai dentro lo spogliatoio.

    I trofei di nuoto riempivano le pareti della mia stanza. È una delle cose che sono arrivate con più facilità, nella mia vita. Dopo essermi cambiata nel mio costume da bagno, gettai la mia roba nel mio armadietto e chiusi il lucchetto. Il mio cellulare vibrò, e mi chiesi se fosse ancora mio padre. Resistetti alla tentazione di controllare, perché mi avrebbe distratto e basta. Papà aveva aspettato così tanto per contattarmi – poteva aspettare un altro po'.

    Coperta dal verde e dall'oro dei colori della divisa scolastica di nuoto, i miei piedi nudi schioccavano contro le piastrelle mentre mi avvicinavo alla piscina. A mio padre piaceva nuotare?

    Sul bordo della piscina, l'acqua brillava nelle luci fluorescenti. Mi tuffai nell'acqua ghiacciata e iniziai il primo giro. Avanti e indietro, lasciai che la mia attenzione si focalizzasse sul respiro e sul conteggio. Dopo dodici giri, mi fermai e vidi la signora Moor con diversi uomini, simili a guardie del corpo, che correvano per tutta la lunghezza della piscina. Erano poliziotti?

    Dov'erano diretti? Qualcuno aveva portato un'arma a scuola? Si diressero verso l'Ala Est, l'aula di francese. Forse mi sbagliavo sull'insegnante di francese, forse aveva rubato quella macchina, o peggio. Potrebbe spiegare il motivo per cui camminava per la stanza quando parlava, come se potesse scappare dalla porta da un momento all'altro.

    La signora Moor si fermò accanto alla coach assieme agli uomini. La mia allenatrice disse qualcosa e li indicò tutti, ma uno si staccò dalla strada che avevano preso. Poi la signora Moor si rivolse alla coach. Dobbiamo parlare con Beth. Sai dov'è?

    La coach osservò la piscina, il suo sguardo mi oltrepassò, e tornò a parlare alla signora Moor. Era qui prima. Si strinse nelle spalle. Non so dove sia andata. Forse è nello spogliatoio per una pausa. Di cosa si tratta?

    Ero a sei metri di distanza da loro, nella seconda corsia della piscina. Non riuscivano a vedermi? Quand'ero più piccola nessuno voleva giocare a nascondino con me, perché non riuscivano mai a trovarmi, ma ora era diverso. La pelle d'oca si fece strada per tutto il corpo e la sensazione inquietante che avevo prima ritornò a tutto spiano, stringendomi i polmoni come se ci fosse un uomo nero nascosto nell'angolo, a pochi passi da me.

    Il signor Hastings raggirò la signora Moor fino a raggiungere la coach. Poi tirò fuori quello che pensai fosse un telefono. Quando la toccò, la coach iniziò ad avere le convulsioni. Il suo corpo si accartocciò e cadde per terra.

    Cazzo!

    Quella guardia del corpo aveva colpito la coach con un taser? Ma perché? Cosa stava succedendo? La mia mano tremante mi coprì la bocca per soffocare un grido.

    Cercate ovunque, disse la signora Moor. Trovate quella ragazza.

    CAPITOLO DUE

    No! Se fossi uscita dalla piscina, mi avrebbero sicuramente vista. Presi un respiro profondo e mi immersi, avvicinandomi ad un angolo. Cosa stava succedendo? Il cuore mi batteva forte contro la gabbia toracica, come se stesse per scoppiare fuori dal petto.

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