È il cuore che sceglie
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Anteprima del libro
È il cuore che sceglie - Lucrezia Rallo
Albatros
Nuove Voci
Ebook
© 2017 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma
www.gruppoalbatrosilfilo.it
ISBN 978-88-567-8178-6
I edizione elettronica febbraio 2017
A Corrado, che mi ha insegnato come vivere la vita.
A Elena che l’ha vissuta davvero.
Prefazione
Cara Lucrezia, vorrei dire a te personalmente cosa mi ha suggerito il tuo lungo racconto.
Sei giovanissima, hai sedici anni, stai iniziando il termine della tua adolescenza, per arrivare, tra poco, alla maggiore età.
Per tutti l’adolescenza è un periodo lungo e faticoso, ma anche esaltante.
Ogni sentimento, qui, è vissuto in modo estremo, totalizzante, tormentato.
Così, imparano a crescere le due protagoniste, le due amiche amanti della bellezza e della musica. I loro disagi psicofisici, le loro estreme malattie sono un simbolo, una metafora che rispecchia la difficoltà di vivere, le paure dell’avvenire, il senso di inadeguatezza e di precarietà perenne.
La dolce Elena ne perisce, l’amica ne guarisce. Tu non lo sai ma l’amica guarita sei tu, sopravvissuta agli schiaffi delle onde di un mare di lacrime e sangue.
Hai saputo raccontare le lotte, le ansie, le torture di tutti i giovani del mondo di ogni epoca in cerca di una verità fatta di scelte faticose, che oggi sono più difficoltose che mai. Ne è scaturito un quadro netto, moderno, travolgente. Sei stata brava, anche se si avverte la tua leggera inesperienza a raccontare fatti così importanti.
Auguri, mia cara Lucrezia, con tutto il cuore, quell’organo umano, forse primo protagonista del tuo breve romanzo.
Maria Luisa Brovia
Scrittrice
"Si vede bene solo con il cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi."
(Antoine de Saint-Exupéry)
Prologo
Punto primo. In balia delle onde
Se la vita fosse come un’onda, e forse lo è, noi siamo dei surfisti. C’è chi la sa cavalcare meglio, chi no.
Nel mio caso? Semplice, io sono caduta.
Esatto, mi trovo nel momento in cui cerchi di non annegare, ma tra correnti marine e l’impossibilità di restare a galla, rimani in balia delle onde.
Ti scaraventano contro gli scogli, feriscono, non capisci se il dolore provato è nei confronti di questi ultimi o del sale, che brucia così tanto sulla pelle.
Se qualcuno mi dovesse chiedere come sto in questo istante, risponderei citando: surf, mare, scogli e quant’altro.
Non spaventatevi, però! Non voglio descrivere questo sport tanto estremo quanto elettrizzante come un qualcosa di terribile, anzi.
La differenza sostanziale tra me e un comune surfista è questa: finite le onde, finita l’alta marea, il surfista ritorna a casa, soddisfatto o meno di come sia andata la cavalcata, ora ha solo qualche cicatrice in più.
La mia mareggiata, o meglio la mia esperienza, è ben diversa. Torno alla vita reale con delle ferite interne, con il cuore grondante di sangue
, dolore puro.
Ma poi... può un cuore grondare di sangue?
Finché non lo colpiscono, no... ma il mio è stato intagliato ben bene.
Punto secondo. Come frantumare un cuore
E detta così sembra facile frantumare un cuore in mille pezzetti, ho solo tralasciato un piccolo particolare.
Come mi ha raccontato Huyana, una persona amante dello Yoga e dell’interessantissima filosofia di vita che ti propone questo tipo di meditazione, il cuore è incastrato all’interno di una gabbia.
Sembra così strano... L’unico organo che ci permette di volare in alto con le emozioni è imprigionato, represso.
Si dice che lo sia per il semplice fatto che non deve avere un contatto diretto con il mondo esterno, è un organo delicato e deve essere protetto.
Ora, frantumare un cuore è complicato.
Devi prima attraversare il tessuto superficiale, arrivare alla gabbia
, trovare la chiave giusta, aprirla e poi credo che solo un bravo chirurgo possa darti consigli sulla parte pratica.
Io preferisco limitarmi a quella teorica.
La verità è che un cuore danneggiato il più delle volte non si può curare.
La verità è questa, semplice, schietta, fa male, lo so.
Non resta che accettarla e andare avanti consapevoli di avere un organo malato, difettoso.
Pochi giorni fa, sfogliando la bacheca di Facebook, ho letto questa frase: «Posso giurare di aver sentito il mio cuore spezzarsi. È una sensazione strana, effettivamente. Ti si mozza il fiato per qualche secondo, poi senti una sorta di vuoto, di voragine, perforarti lo stomaco. E accade: riprendi a respirare ma non sei più vivo».
Dicendo mi ha colpito molto
sarei ripetitiva e scontata.
No, non mi ha colpito, di più.
Mi è entrata dentro, è arrivata dove doveva e voleva arrivare.
Il mio cuore compatisce la ragazza o il ragazzo che provava quelle determinate emozioni in quel determinato momento.
Il mio cervello, invece, si chiede: Che rumore fa un cuore... quando si spezza?
Punto terzo. Il rumore della pioggia
Quando ero piccola, a scuola, ci assegnarono un tema: La tua giornata ideale.
Ricordo ancora che tutti i miei compagni cominciarono ad elaborare strani concetti su come far capire agli altri che la loro giornata era stata perfetta.
Tanto sole, tanta luce, tanta gioia, tanto divertimento. Come se luce
e sole
fossero sinonimi della parola felicità
.
Ma chi dice che si è felici solo quando c’è il sole?
Ci sono persone che amano la pioggia, in tutte le sue intensità.
Io sono una di quelle.
Sta di fatto che nel tema raccontai di me, della pioggia, della mia bambola.
Io, la pioggia e la bambola. Niente sole, niente parchi immensi, nulla di tutto questo.
Eppure ero felice.
Non mi piace che l’umore debba essere direttamente proporzionale ai cambiamenti climatici. Siamo già troppo lunatici di nostro, quello è il ruolo della sfera d’argento che illumina le nostri notti.
Che poi, sai che lunatico alla lettera, significa colpito dalla luna
?
La gente credeva che la luna rendesse pazzi.
Una cosa logica, se ci pensi,