Intestino sano: Consigli alimentari e fitoterapici per rimediare ai disturbi intestinali più comuni.
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Anteprima del libro
Intestino sano - Gisèle Frenette
1.
L'ANATOMIA
DELL'APPARATO
DIGERENTE
A partire dal momento in cui lo spermatozoo feconda l'ovulo, viene allestito un meraviglioso cantiere edile. Da elemento unicellulare, l'ovulo si trasforma in un essere umano particolarmente complesso formato da miliardi e miliardi di cellule. Fin dalla quarta settimana di gestazione, quando l'embrione misura solamente quattro millimetri, è già possibile distinguere l'apparato digerente, giacché compare un primo abbozzo di fegato, di colecisti e di stomaco. Si forma l'intestino primitivo. All'ottava settimana il fegato è molto grosso e occupa quasi tutto l'addome. A questo punto, comincia a sintetizzare globuli del sangue. Durante il terzo mese, a predominare è sempre il fegato e vi è secrezione di bile. L'intestino si allunga e si avvolge, sviluppando un plesso nervoso che ne assicurerà la motilità. Al quarto mese si sviluppano le ghiandole del tubo digerente. L'intestino si riempie di meconio, un prodotto verdastro che costituirà le prime feci del neonato.
Durante il suo sviluppo, il feto riceve tutto il nutrimento dalla placenta, pertanto è importante che la madre si alimenti bene. È naturale che il feto inghiotta un po' di liquido amniotico dell'utero; questo prepara il suo tubo digerente a digerire in seguito il cibo. Peraltro, il liquido amniotico contiene varie sostanze chimiche che stimolano la maturazione del tubo digerente stesso. Dopo la nascita, il lattante deve bere spesso, perché il suo stomaco è piccolissimo. Inoltre, la peristalsi non è ancora del tutto completa e questo spiega i frequenti episodi di vomito di certi bebè.
Tranne alcune eccezioni, la maggior parte dei bambini cresce senza problemi di digestione. In seguito, possono però comparire dei sintomi. Alcuni sono passeggeri, mentre altri prendono piede insidiosamente e talvolta rivelano la loro presenza in maniera eclatante. Con l'età, infatti, si sommano spesso anni e anni di abusi soprattutto alimentari e l'apparato digerente non è più in grado di svolgere il complesso lavoro che gli è proprio.
Per meglio comprendere i pericoli che minacciano l'apparato digerente, è importante conoscerne il funzionamento. Vediamo dunque assieme le tappe della digestione e qualche insidia che nuoce alla sua buona operatività.
Il processo della digestione
La digestione è l'insieme delle trasformazioni che gli alimenti subiscono per essere assimilabili dall'organismo. In altri termini, il processo della digestione scinde il cibo in piccole molecole denominate nutrienti (vitamine, sali minerali, proteine, lipidi e glucidi), assorbibili dal flusso sanguigno per assicurare il metabolismo cellulare. Le cellule a loro volta utilizzano queste sostanze per lo sviluppo, la conservazione e la riparazione dei tessuti di tutti i sistemi dell'organismo.
Gli organi del tubo digerente sono costituiti da bocca, esofago, stomaco, intestino tenue e intestino crasso. La bocca, dove ha inizio la digestione meccanica e chimica, ospita la lingua, i denti e le ghiandole salivari. Alla digestione sono essenziali anche altri organi annessi: fegato, colecisti e pancreas.
La bocca e le ghiandole salivari
Dal momento in cui nell'aria si spande l'aroma del cibo, il processo della digestione si mette in moto. Il pensiero stesso di mangiare attiva la secrezione di saliva, da cui l'espressione far venire l'acquolina in bocca
. La saliva secreta dalle ghiandole salivari svolge varie funzioni.
• Pulisce la bocca e i denti, impedendo la proliferazione dei batteri e prevenendo così le infezioni orali e la carie.
• Scioglie le componenti chimiche degli alimenti affinché ne venga percepito il sapore (amaro, dolce, salato, acido).
• Umetta il cibo, contribuisce a compattarlo in un bolo alimentare
e facilita la deglutizione.
• Mantiene umido e morbido l'interno della bocca, fattore particolarmente importante per l'eloquio.
• Contiene ptialina o amilasi salivare, un enzima secreto dalle parotidi, il quale avvia la degradazione chimica dei carboidrati amidacei (pane e patate), trasformandoli in maltosio e glucosio. L'azione dell'amilasi viene inattivata dall'acidità dello stomaco, ma se il cibo è ben masticato e impregnato di saliva, l'amido nel nucleo del bolo alimentare continuerà a essere degradato per altri quindici o trenta minuti prima di venire disattivato dall'acido. I farinacei che sfuggono all'amilasi salivare terminano la loro trasformazione nell'intestino tenue, sotto l'azione dell'amilasi pancreatica.
La saliva è in gran parte prodotta da tre coppie di ghiandole salivari: le parotidi (le ghiandole coinvolte nella parotite), le sottomascellari e le sublinguali. Queste, con l'aiuto di ghiandole salivari più piccole distribuite su tutta la mucosa orale, secernono circa un litro e mezzo di saliva al giorno.
Già a livello orale alcuni problemi possono ripercuotersi sullo svolgimento della digestione in corso. Se il cibo viene inghiottito rapidamente, senza essere ben masticato, la digestione dei farinacei viene avviata solo a metà. Se il bolo alimentare non si mescola bene alla saliva, la trasformazione dell'amido in zuccheri semplici non potrà essere proseguita nello stomaco.
Questi pezzi grossolani di cibo creeranno dunque un lavoro supplementare allo stomaco, il quale dovrà finire di sminuzzarli, causando dunque alla persona problemi digestivi. Alcuni farmaci o un forte nervosismo rischiano di seccare la bocca. Si rende quindi tassativo masticare a lungo gli alimenti per facilitarne la deglutizione e la digestione.
Figura 1
Le sensazioni gustative della lingua
Gli altri gusti sono di fatto
una combinazione di questi
quattro sapori fondamentali.
L'esofago
Il bolo alimentare viene spinto attraverso la faringe e l'esofago dalle contrazioni peristaltiche. L'esofago è un tubo elastico lungo circa venticinque centimetri e con un diametro di due centimetri e mezzo. Il cardias è la valvola che unisce esofago e stomaco; si apre per lasciar passare il cibo e si chiude subito dopo. Si tratta di un anello muscolare, denominato anche sfintere esofageo inferiore, che impedisce il reflusso degli alimenti dallo stomaco all'esofago. Nei periodi di riposo questo sfintere deve restare ermeticamente chiuso, per evitare la risalita dei succhi gastrici, che provocherebbero ustioni all'esofago. Gli alimenti solidi transitano dall'orofaringe allo stomaco in quattro, otto secondi e quelli liquidi in uno o due secondi.
Il reflusso gastroesofageo provoca sintomi sgradevoli: bruciori di stomaco, rigurgiti acidi, tosse persistente (spesso notturna) e dolore toracico. Questi disturbi in genere si possono alleviare apportando qualche semplice cambiamento alle abitudini di vita.
• Fare pasti più piccoli, preferendo una dieta maggiormente alcalina.
• Limitare le sostanze irritanti come alimenti grassi, speziati o acidi, la caffeina e l'alcol.
• Evitare gli alimenti molto caldi o molto freddi.
• Assumere un integratore di enzimi digestivi prima di ogni pasto.
• Mantenere un peso forma.
• Evitare indumenti o cinture troppo stretti.
• Evitare di piegarsi in avanti (a testa in giù), di fare esercizi violenti o di coricarsi a meno di tre ore da un pasto.
• Smettere di fumare; il fumo aumenta il reflusso acido e riduce la saliva.
• Sollevare di quindici o venti centimetri il guanciale.
• Rilassarsi durante e dopo i pasti.
• Le tisane di finocchio, zenzero e camomilla possono aiutare la digestione.
Alcuni dei casi più gravi potrebbero richiedere l'assunzione di farmaci o addirittura un intervento chirurgico. Il nostro corpo ci parla e spesso è costretto a gridare molto forte prima di farsi sentire. Prestando attenzione fin dai primi sintomi di cattiva digestione, spesso è possibile risparmiarsi parecchi disturbi digestivi più gravi in futuro.
Lo stomaco
Lo stomaco è una sacca muscolosa a forma di J che misura all'incirca venticinque centimetri. È in grado di dilatarsi per contenere fino a quattro litri e mezzo di alimenti o di liquido. Il bolo alimentare arriva nello stomaco, dove si ferma per due o quattro ore e anche più a lungo se il pasto è stato ricco di grassi. Un processo di mescolamento e impastamento riduce in poltiglia il cibo. La mucosa gastrica secerne succhi composti da muco, acido cloridrico ed enzimi digestivi tra cui pepsina, rennina e lipasi. Questi succhi gastrici svolgono la doppia funzione di digestione e di difesa dai microrganismi. L'acido cloridrico è talmente corrosivo da essere in grado di digerire lo stomaco stesso, se le pareti di quest'ultimo non fossero protette da un abbondante strato di muco alcalino. D'altronde, vari disturbi a questo livello possono provocare ulcere.
La pepsina scinde le proteine (uova, carne, pesce ecc.) in peptidi. La rennina agisce sulla proteina del latte, la caseina. Mentre lo stomaco dei bambini secerne una gran quantità di rennina (chiamata anche labfermento), sembra che quello dell'adulto non ne secerna. La lipasi, enzima preposto alla digestione dei grassi, è presente nello stomaco anche se il grasso digerito è poco. Si ritiene agisca soprattutto sul latte e sul tuorlo d'uovo.
Lo stomaco ha anche l'incarico di secernere il fattore intrinseco, ossia una sostanza necessaria all'assorbimento della vitamina B12 nell'intestino tenue. Chi ha subito un intervento di gastrectomia totale dovrà sottoporsi a iniezioni di questa vitamina per il resto della vita.
In seguito al passaggio nello stomaco, il bolo alimentare si trasforma in una sostanza semiliquida denominata chimo
. Questa sostanza verrà assorbita dalla prima parte dell'intestino tenue secondo un ordine preciso: glucidi, proteine e infine grassi, che impiegano più tempo a essere digeriti. Lo sfintere pilorico lascia scivolare nel duodeno circa quattro millilitri di chimo alla volta. Il piloro è un anello muscolare situato tra la base dello stomaco e l'ingresso del duodeno. Proprio come il cardias, lo sfintere pilorico impedisce al chimo giunto nel duodeno di