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Jelena Balšić e le donne nella cultura medievale serba
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Jelena Balšić e le donne nella cultura medievale serba
E-book150 pagine2 ore

Jelena Balšić e le donne nella cultura medievale serba

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Jelena Balšić (1366/71-inizio 1443), principessa serba, fu governatrice, benefattrice e fondatrice di monasteri. Diede un importante contributo alla vita culturale della prima metà del XV secolo. Grazie a lei si sviluppò un piccolo centro spirituale e letterario nei monasteri del lago di Scutari, in cui si ritirò dopo una vita dinamica, fatta di guerre, viaggi, ma anche di lutti personali, dal momento che perse due mariti e l’unico figlio. Nella solitudine della sua fondazione si dedicò alle letture religiose e ai temi teologici.
Con la sua attività, Jelena Balšić si dimostra rappresentante colta della società serba dell’epoca. Sono state conservate le sue lettere, il trattato di pace con Venezia, l’iscrizione dedicatoria e il testamento. La sua partecipazione alla vita pubblica, l’attività di benefattrice e il suo lavoro letterario, fanno sì che Jelena si aggiunga alla già sviluppata tradizione delle donne straordinarie dell’epoca medievale.
LinguaItaliano
Data di uscita22 mar 2017
ISBN9788893720137
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    Anteprima del libro

    Jelena Balšić e le donne nella cultura medievale serba - Svetlana Tomin

    Balšić

    Jelena Balšić e le donne nella cultura medievale serba

    I. LE DONNE NELLA CULTURA MEDIEVALE SERBA

    Il tema delle donne nel medioevo serbo, nonostante l’interesse che suscita, fino a oggi non è stato studiato né è conosciuto a sufficienza. Merita, tuttavia, la nostra attenzione non solo sotto l’aspetto informativo, ma anche per il fatto che la conoscenza più approfondita di donne autorevoli del passato rappresenta un argomento a favore della tesi che in tutti i periodi storici le donne hanno dato contributi notevoli ogniqualvolta le circostanze lo hanno permesso.

    Bisogna tener presente che le donne meritevoli che nel medioevo si occupavano delle attività culturali e spirituali, appartenevano agli strati sociali più alti – si trattava di duchesse, principesse, regine e imperatrici – quindi di donne provenienti dalle classi regnanti, che avevano accesso ai libri, che viaggiavano e avevano contatti con le persone istruite. Queste donne, quindi, avevano la possibilità di studiare e di mettere a frutto il proprio potenziale creativo. Avevano inoltre l’opportunità di far sentire la propria voce per cui non erano sprofondate, anonime, nei vortici del dimenticatoio. Dall’altra parte, la conoscenza delle varie forme del loro operato contribuisce a estendere la conoscenza della creatività femminile anche a quell’epoca, più lontana nel tempo.

    È noto che alla formazione della cultura medievale serba, con molta dedizione, avevano partecipato anche le donne. Esse non solo mostravano un grande e vivo interesse per la vita culturale, ma vi prendevano parte¹. Esistevano in questo periodo storico donne intelligenti e istruite che non si occupavano soltanto della costruzione e della decorazione pittorica delle chiese e dei monasteri, della trascrizione dei libri e della pittura delle icone, ma scrivevano loro stesse. Oltre a partecipare alla vita politica del tempo e alla guida delle missioni diplomatiche, le appartenenti distinte delle famiglie regnanti aiutavano lo sviluppo dell’edilizia sacra e della cultura spirituale. Sono ricordate anche come eccellenti ricamatrici, cosicché gli esemplari conservati dell’arte di ricamo rappresentano le testimonianze più importanti dell’arte applicata medievale.

    L’interessamento per le donne del medioevo serbo, per la loro posizione e ruolo o qualche volta soltanto per i loro dati biografici, si è manifestato sin dalla fine del XIX secolo. Infatti l’illustre dignitario ecclesiastico Ilarion Ruvarac (1832-1905) ha scritto sulle vite di alcune regine e imperatrici². Più tardi, nei lavori degli storici e degli storici della letteratura è stata evidenziata la creatività femminile e gli ambiti nei quali il loro operato era stato particolarmente significativo. Sono state messe in rilievo soprattutto le donne appartenenti agli strati sociali più alti, che governavano, scrivevano e partecipavano alla vita pubblica. I lavori finora pubblicati, sia singoli articoli che saggi o libri sulle donne influenti le cui forti personalità e le biografie interessanti attiravano l’attenzione, confermano la tesi che, quando parliamo di carattere della cultura medievale serba, non bisogna omettere il contributo delle donne³. Sarebbe, anzi, ingiusto omettere la loro partecipazione che, sia nella vita culturale che in quella dello Stato, è stata veramente significativa.

    Malgrado questo tema sia presente nelle opere dei più rinomati storici e studiosi della cultura, si può affermare che manchi una vera sintesi e un’ampia e completa visione generale. Gli studiosi per lo più si sono soffermati su un personaggio, oppure, brevemente e di passaggio, davano uno sguardo al contributo delle donne alla vita culturale dell’epoca. Nonostante gli studi poco sistematici, si nota che esiste una certa continuità nell’interesse per le appartenenti alle case regnanti del medioevo serbo. Così Mihailo Laskaris nel libro Vizantijske princeze u srednjevekovnoj Srbiji. Prilog istoriji vizantiskosrpskih odnosa od kraja XII do sredine XV veka, Beograd, 1926 (riedizioni nel 1997 e nel 2000) segue le sorti di Evdokia, Anna, Simonida, Maria Paleologa, Jerina e Jelena, donne sposate con i regnanti serbi. I libri di Miodrag Al. Purković, Carica Jelena, Perth, 1954, Princeze iz kuće Nemanjića, Windsor, 1956 e Kćeri kneza Lazara. Istorijska studija, Melburne, 1957 (seconda edizione Beograd, 1996), testimoniano la sua pluriennale preoccupazione di raccogliere e pubblicare il materiale sulle principesse serbe del medioevo. A Londra, dove Purković emigrò dopo la Seconda guerra mondiale, quest’impresa non è stata facile, per la difficile reperibilità delle fonti letterarie e per le sue condizioni di vita. Dušanka Dinić-Knežević ha invece dedicato il libro Položaj žene u Dubrovniku u XIII i XIV veku, Beograd, 1974 alla posizione giuridica ed economica delle donne. Bisogna menzionare anche il libro di Đorđe Trifunović, Monahinja Jefimija. Književni radovi, Kruševac, 1983, dedicato alla pubblicazione e all’analisi dei testi di questa prima poetessa serba. Il compendio bibliografico di Đorđe Perić, Nacrt istorijske bibliografije o srpskoj srednjevekovnoj ženi (1158/9-1459-1521), in Zbornik Matice srpske za istoriju 35, Novi Sad, 1987, 189-207, contiene più di trecento lemmi e mostra l’entità di letteratura esistente su questo tema. Donald Nicol, bizantologo inglese, nel suo libro The Byzantine lady: ten portraits, 1250-1500, Cambridge University Press, 1996, dedica due saggi a Jerina e Mara Branković, due personalità molto interessanti della dinastia dei Branković, l’ultima dinastia regnante serba. Sulla figura epica e storica di Jerina esiste anche il libro di M. Vukčević Đurđeva Jerina u tradiciji i nauci, Vršac 1934. Varaždinski apostol 1454, Beograd-Zagreb, 2004, edizione fototipica del manoscritto creato per desiderio di Caterina Cantacuzena. Il secondo tomo del libro è dedicato ai saggi su Caterina stessa, sul manoscritto in questione e sul periodo di redazione. Jelka Ređep ha pubblicato nel 2010 la monografia Katarina Kantakuzina, grofica celjska, Beograd, 2010. La stessa autrice, nel suo libro Bistru vodu zamutile. Svađa kćeri kneza Lazara, Beograd, 2006, si occupa del motivo del litigio tra le due sorelle, le quali, secondo la leggenda, contribuirono alla caduta dello stato serbo medievale. Da menzionare anche il libro di Mihailo St. Popović Mara Branković. Žena između hrišćanskog i islamskog kulturnog kruga u XV veku, Novi Sad, 2014.

    Un discorso a parte va fatto per il saggio di Luka Petanović Elena l’ultima imperatrice bizantina, che costituisce il volume 18 della collana Donne d’Oriente e d’Occidente, Jaca Book, Milano, 2006. Si tratta dell’unica biografia esaustiva su Ipomene Dragaš, più nota come Elena imperatrice, moglie di Manuele II Paleologo nel 1392, e madre dei due ultimi imperatori (Govanni VIII e Costantino XI). Rimasta sempre accanto agli ultimi tre imperatori di Bisanzio, trascorse ben cinquantotto anni nel palazzo del potere. È stata un’attenta politica, esempio di saggezza e integrità morale, anche se di intransigenza religiosa, in un periodo di totale sfacelo dell’impero e della capitale. Nell’elogio funebre, tenuto dal maggiore filosofo dell’epoca, Giorgio Gemisto Pletone, si legge che il suo intelletto e il suo carattere sono stati di gran lunga superiori rispetto a quello che siamo soliti aspettarci da una donna.

    Nonostante l’interesse sin qui dimostrato, si impone la conclusione che non esiste a oggi uno studio completo, e ovviamente comparativo, sul ruolo delle donne nei vari ambiti della produzione creativa durante medioevo. Sarebbe particolarmente interessante una presentazione comparata degli intenti culturali delle donne degli slavi ortodossi in generale. A proposito di questo argomento è stato sottolineato che la storia comparata dell’attività letteraria femminile nei paesi slavi ortodossi è tuttora un ambito poco studiato. Nell’ambito di alcune letterature nazionali è stato poco analizzato il contributo delle scrittrici alla cultura slava medievale, come sono state poche le pubblicazioni delle edizioni critiche delle loro opere⁴.

    Bisogna ricordare il fatto che la letteratura serba medievale, come del resto altre sfere della spiritualità, si sviluppava all’interno della cerchia culturale bizantina. E nell’impero bizantino vi erano imperatrici, principesse, poetesse e scrittrici. Pochi sono gli Stati che hanno dato alla donna più spazio, che le hanno attribuito il ruolo più importante e assicurato l’influenza più ampia sulla politica e sul destino del governo, di quanto non abbia fatto l’impero bizantino⁵.

    L’impero bizantino, o meglio l’impero romano d’Oriente durato undici secoli, che ha conservato e trasmesso ai popoli europei il retaggio del mondo antico, il diritto romano, la poesia ellenica, la filosofia e la scienza⁶, non ha avuto solo il ruolo di intermediario, ma anche una produzione propria di grande valore. Ha segnato con una significativa influenza vari ambiti della creazione spirituale dei Serbi nel medioevo, così che con la letteratura serba antica […] s’intende la letteratura di una cerchia tipica della cultura serba medievale, caratterizzata dalla civiltà bizantina ortodossa⁷. Gli storici della letteratura hanno sottolineato che, quando si parla della letteratura serba, non si può in alcun caso parlare di una semplice adozione, ma piuttosto di una specie di sovrastruttura creativa, sulla base della tradizione, della poetica e dell’estetica bizantina. È stata creata, quindi, una civiltà autentica, ma di tipo bizantino.

    Quello che vale per la letteratura bizantina e per gli altri ambiti dell’arte si può applicare in gran parte anche ai paesi del commonwealth bizantino, cioè alla cerchia culturale che si sviluppava nel contatto continuo con questa – la più evoluta – civiltà medievale. Gli slavi ortodossi sviluppavano la propria vita spirituale a contatto con la raffinata e superba Bisanzio, che sapeva apprezzare gli uomini di cultura⁸. Quando si tratta di religione e di tradizioni è chiara la similitudine tra Serbi, Bulgari e Russi per cui si può parlare della loro affinità culturale e di forti legami interni. Durante il medioevo, si possono considerare un insieme relativamente omogeneo. Nonostante la diversa esperienza storica e la divisione politica durante il lungo periodo medievale, gli Slavi ortodossi erano uniti dalla stessa fede e dalla stessa origine etnica. Poiché non esisteva la barriera linguistica, all’interno del mondo conosciuto come Slavia Orthodoxa, le idee si trasmettevano con velocità e facilità: "Essi avevano una lingua scritta comune, un corpus comune di diritto canonico, uno spettro comune dei testi istruttivi, la loro cultura popolare aveva le stesse origini, quindi, l’ortodossia bulgara, serba e russa erano le tre propaggini della stessa tradizione, cresciute intrecciate dalla stesa radice"⁹.

    Quando si parla delle scrittrici bizantine, subito viene in mente la famosa poetessa Cassia. A causa della sua intelligenza e della sua vivacità intellettiva, non poté diventare imperatrice, perché nel IX secolo, quando visse, era in vigore un’usanza denominata concorso di bellezza, attraverso cui i giovani principi sceglievano le mogli tra le ragazze più belle dell’impero, radunate per l’occasione. Il futuro imperatore Teofilo aveva scelto Cassia e le si era rivolto dicendole che tutto il male traeva origine dalla donna. Cassia gli aveva risposto che anche le cose migliori traevano origine dalla donna. Secondo alcuni, il loro dialogo si sarebbe svolto in questi termini: per colpa della donna il mondo è crollato, avrebbe detto Teofilo. La donna lo ha salvato, gli avrebbe risposto Cassia. Il futuro imperatore, ovviamente, si riferiva a Eva, colpevole di aver causato le sofferenze del genere umano, mentre Cassia alla Madre di Dio, simbolo della salvezza. Comunque sia, irritato dalla replica della giovane, Teofilo mutò decisione scegliendo come sposa un’altra di nome Teodora. In seguito, Cassia si fece monaca e fondò a Costantinopoli un monastero. Scrisse diversi componimenti poetici sacri, sentenze ed epigrammi su svariati argomenti¹⁰.

    La presenza di donne altamente istruite a Costantinopoli nel XII secolo è un fenomeno che merita la nostra particolare attenzione. Anna Comnena († 1148) era una delle principesse più importanti che avevano vissuto alla corte bizantina. La figlia erudita dell’imperatore Alessio Comneno, aveva scritto Alessiade, testo celebrativo del governo del padre. Aveva studiato letteratura, retorica, storia, filosofia, mitologia, scienze naturali presso migliori maestri del tempo. Conosceva latino, leggeva i poeti, gli storici e gli oratori dell’antichit๹. Anche l’imperatrice Irene (ca. 1110-ca. 1155), moglie di Andronico, figlio di Giovanni II Comneno, ha segnato il proprio tempo. Il cronista Costantino Manasse glorificava la principessa come colei che ama i libri e che alla

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