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La quiete e la tempesta
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La quiete e la tempesta
E-book67 pagine25 minuti

La quiete e la tempesta

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Per essere chiamate poesia le parole debbono essere incatenate insieme dal ritmo e dalla scansione ma al tempo stesso richiedono pause improvvise, troncature, sospensioni; le frasi poetiche, legate tra loro come i ritornelli delle canzoni, sono continuamente interrotte per l’esigenza di consentire a chi legge le soste necessarie per percepire – e gustare – le emozioni e le sensazioni che le pieghe dei versi contengono e custodiscono, che altrimenti resterebbero celate nella foga della lettura.
Le parole di Simone Raffaelli sono piene di anfratti, di rifugi per la riflessione, di nascondigli ricchi di tesori poetici: ne è un esempio la reiterazione di una stessa parola o di una frase, usata con dolce scaltrezza per comunicare un’immagine e al tempo stesso imprimerla e consolidarne la robusta presenza nella narrazione lirica (in cima al vecchio molo, proprio in cima). Stupisce e ammalia, in questi versi in cui non è raro scorgere qualche accenno di rima ben intessuta nel contesto o qualche allitterazione, la presenza omnipervasiva, fin al titolo, dei temi della natura: il trascorrere del tempo è cadenzato dalle stagioni, vive nel tripudio dei colori autunnali la sua esistenza più vistosa ma poi sonnecchia il torpore dell’esistere che pare quasi preludere con serena fatalità all’ineluttabile scadenza (il tempo della neve e della perplessità).
dalla prefazione della dott.ssa Marcella Malfatti
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2017
ISBN9788832920338
La quiete e la tempesta

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    La quiete e la tempesta - Simone Raffaelli

    Bovary

    Prefazione

    Per essere chiamate poesia le parole debbono essere incatenate insieme dal ritmo e dalla scansione ma al tempo stesso richiedono pause improvvise, troncature, sospensioni; le frasi poetiche, legate tra loro come i ritornelli delle canzoni, sono continuamente interrotte per l’esigenza di consentire a chi legge le soste necessarie per percepire – e gustare – le emozioni e le sensazioni che le pieghe dei versi contengono e custodiscono, che altrimenti resterebbero celate nella foga della lettura.

    Le parole di Simone Raffaelli sono piene di anfratti, di rifugi per la riflessione, di nascondigli ricchi di tesori poetici: ne è un esempio la reiterazione di una stessa parola o di una frase, usata con dolce scaltrezza per comunicare un’immagine e al tempo stesso imprimerla e consolidarne la robusta presenza nella narrazione lirica (in cima al vecchio molo, proprio in cima). Stupisce e ammalia, in questi versi in cui non è raro scorgere qualche accenno di rima ben intessuta nel contesto o qualche allitterazione, la presenza omnipervasiva, fin al titolo, dei temi della natura: il trascorrere del tempo è cadenzato dalle stagioni, vive nel tripudio dei colori autunnali la sua esistenza più vistosa ma poi sonnecchia il torpore dell’esistere che pare quasi preludere con serena fatalità all’ineluttabile scadenza (il tempo della neve e della perplessità); la vita, anzi, la vitalità della natura rende antropomorfi gli eventi atmosferici – il vento è dotato di mille parvenze come mille anime, è capace di suscitare immagini talvolta potenti, rissose, altre tenui, gentili, fatue e possiede l’affascinante potere di evocare i ricordi legati ai suoni e ai profumi che trasporta con impercettibile leggerezza e, insieme, quello di spaventare quando sibila in frustate; anche la pioggia ha mille forme la pioggerella […] si fa grandine […] si fa silenzio e arcobaleno […] carezze lente d’acqua dolce così come le onde del mare, effimere (siamo e non siamo già più) e a un tempo spavalde […] come puledri allo sbando […] e sommesse.

    La natura con l’alternarsi delle stagioni e dei cicli vitali è strettamente legata al tema del tempo che passa (il tempo nella danza dei suoi giorni), l’altro grande argomento che attraversa le poesie di

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