Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Ufo: Obbiettivo Terra
Ufo: Obbiettivo Terra
Ufo: Obbiettivo Terra
E-book215 pagine3 ore

Ufo: Obbiettivo Terra

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Lo scenario preso in considerazione da Ufo:obiettivo Terra si inquadra nelle logiche di una osservazione di tipo militare accostata al fenomeno Ufo, rifacendosi in gran parte alla teoria portata avanti subito dopo gli avvistamenti che videro come protagonista Kenneth Arnold, ovvero uno scenario nel quale gli Ufo rappresentano una potenziale minaccia nei confronti del nostro pianeta.
Tale questione, sia pure in seguito ridimensionata, è ancora oggi una costante nel pensiero di molti militari e ricercatori, perfettamente assimilabile e in sinergia con una visione negativa della figura degli alieni, descritti e studiati come nemici del genere umano e, a volte, come vere e proprie incarnazioni del male.
La spinta alla colonizzazione potrebbe essere non soltanto una caratteristica dei popoli della Terra, nasce e si nutre alla fonte del progresso tecnologico e dell’avidità di potere, due costanti, che con estrema probabilità, possono trovare riscontro anche in civiltà al di fuori del nostro sistema solare.
Questa è la storia di una delle tante probabilità che ruotano intorno all’ipotesi extraterrestre, una piccola parte di un possibile scenario, all’interno del quale molti pezzi non hanno trovato ancora il loro giusto posto, altri sono stati forzatamente inseriti e altri ancora rimangono muti, in attesa che una nuova tessera si incastri rivelando uno dei tanti riflessi della verità stessa.
LinguaItaliano
Data di uscita11 gen 2018
ISBN9788869372858
Ufo: Obbiettivo Terra

Correlato a Ufo

Ebook correlati

Fenomeni occulti e paranormali per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Ufo

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Ufo - Roberto La Paglia - Salvatore Giusa

    Autori

    Nota introduttiva

    Lo scenario preso in considerazione all'interno di questo libro si inquadra nelle logiche di una osservazione di tipo militare accostata al fenomeno Ufo, rifacendosi in gran parte alla teoria portata avanti subito dopo gli avvistamenti che videro come protagonista Kenneth Arnold, ovvero uno scenario nel quale gli Ufo rappresentano una potenziale minaccia nei confronti del nostro pianeta.

    Tale questione, sia pure in seguito ridimensionata, è ancora oggi una costante nel pensiero di molti militari e ricercatori, perfettamente assimilabile e in sinergia con una visione negativa della figura degli alieni, descritti e studiati come nemici del genere umano e, a volte, come vere e proprie incarnazioni del male.

    In tal senso è opportuno riportare alcune riflessioni: in primo luogo sarebbe un grave errore scartare in maniera assoluta la possibilità di una potenziale minaccia aliena; anche se la primitiva ipotesi venne in seguito usata (e accade ancora oggi), come comodo paravento per sviare le ricerche o coprire le attività governative nei confronti del fenomeno Ufo, nulla ci porta a concludere che una razza aliena non possa nutrire intenzioni bellicose nei nostri riguardi.

    La spinta alla colonizzazione non è soltanto una caratteristica dei popoli della Terra, nasce e si nutre alla fonte del progresso tecnologico e dell’avidità di potere, due costanti, che con estrema probabilità, possono trovare riscontro anche in civiltà al di fuori del nostro sistema solare.

    Il rischio di una generalizzazione non può essere corso neanche quando si affronta il tema Abduction; affermare che la totalità degli alieni sia da rapportare ad una connotazione negativa degli stessi, sarebbe come dire che un intero sistema sociale è votato alla delinquenza soltanto perché, al suo interno, alcuni soggetti vanno intenzionalmente contro la legge.

    Così come accade molto spesso, la verità si trova sempre al centro dei due contendenti e, altrettanto spesso, non è sempre come ognuna delle due fazioni la dipinge.

    Questa è la storia di una delle tante probabilità che ruotano intorno all’ipotesi extraterrestre, una piccola parte di un possibile scenario, all’interno del quale molti pezzi non hanno trovato ancora il loro giusto posto, altri sono stati forzatamente inseriti e altri ancora rimangono muti, in attesa che una nuova tessera si incastri rivelando uno dei tanti riflessi della verità stessa.

    Presentazione

    Il 1947 rappresenta di certo una data storica, non soltanto perché catapultò letteralmente l’Ufologia nel circolo mediatico, ma anche e soprattutto perché segnò una linea di demarcazione tra due mondi.

    Da un lato della barricata prese posto l’idea di una dimensione divina che si manifestava attraverso segni quasi miracolosi, traducibili a loro volta in travi infuocate, carri di fuoco, navi volanti e altro ancora, dall’altro lato si posizionò un risvegliato interesse per quelli che, in quel periodo, venivano identificati attraverso una sola immagine…i marziani!

    Kenneth Arnold, volontariamente o meno, scatenò la stampa, i giornali veicolarono in maniera ridondante la notizia, e il nuovo scenario che andava man mano delineandosi infuse coraggio a centinaia di testimoni che, fino a quel momento, avevano taciuto colti dal timore (del tutto giustificato in quel determinato periodo storico) di essere additati come dei pazzi visionari.

    Con i dischi volanti di Arnold, che per amore della verità non erano poi così perfettamente discoidali come lui stesso ebbe modo di dichiarare durante alcune interviste, iniziò a mostrarsi all’orizzonte anche un nuovo modo di interagire con il problema; gli americani in particolare conoscevano bene gli Ufo (acronimo nato successivamente in ambienti militari) ma non si erano mai posti con sufficiente cognizione di causa alcuni quesiti che, da quel momento, divennero fondamentali: cosa erano realmente, con quale tipo di materiale erano costruiti, quale sistema di propulsione gli consentiva di sfrecciare velocemente nei cieli producendosi, tra l’altro, in assurde e spericolate manovre che sfidavano ogni tecnologia umana conosciuta, chi erano gli occupanti?

    Nasceva in poche parole l’Ufologia come materia di studio e ricerca, con lo scopo di dare una risposta agli interrogativi appena esposti e di spingersi magari oltre, su percorsi che l’avrebbero in seguito portata a confrontarsi con scenari imperscrutabili, incredibili reticenze, misteriosi incidenti, rimanendo sempre un piccolo passo indietro dalla famosa smoking gun, la prova definitiva, quella lampante e inoppugnabile che avrebbe spazzato via ogni dubbio e ogni resistenza all’ipotesi ufologica.

    Da quel periodo è passato ormai molto tempo, più di settanta anni, durante i quali si sono avvicendati numerosi personaggi che più o meno, nel bene e nel male, barcamenandosi tra umane debolezze e fantastici slanci di coraggiosa ricerca sul campo, hanno costruito su questa terra quelle solide fondamenta sulle quali poggia ancora oggi l’Ufologia stessa.

    Questa, molto sinteticamente, è la storia, questi i principali eventi, ma a quale tipo di scenario si riferiscono?

    Riflettendo attentamente su quanto appena scritto sarà facile accorgersi che non stiamo in effetti parlando della storia, bensì di una storia, di una visione del problema nata, cresciuta e inserita nell’ottica di coloro che osservavano e osservano ancora oggi questo tipo di fenomeni; se quindi i riferimenti riportati sono ascrivibili ad una parte dell’intera vicenda, dobbiamo necessariamente tentare di individuarne i pezzi mancanti.

    Questo tipo di ricerca e di riflessione non può che portarci ad un’unica considerazione: abbiamo parlato di una storia che si è sempre mossa usando come parametro e come punto di riferimento e di arrivo la concezione umana del problema; cosa facevano nel frattempo gli alieni?

    Saremmo tentati di dire che anche loro stavano scrivendo una storia, anche loro erano e continuano a rimanere protagonisti di un percorso ben delineato, che segue magari una diversa logica, ma che alla fine risulta essere sempre e comunque in sinergia con questo pianeta e con il vissuto dei suoi abitanti.

    In pratica, e con estrema semplicità dialettica, possiamo dire che noi, da quel periodo e fino ad oggi, abbiamo continuato ad osservare e studiare gli avvistamenti e i contributi fotografici mentre per gli alieni quegli stessi avvistamenti avevano e continuano ad avere un nome e un significato diverso: interazioni.

    Qualcuno a questo punto potrebbe obiettare che, in fondo, sempre di interazioni si tratta; gli Ufo si palesano improvvisamente nei nostri spazi aerei, si prendono gioco dei radar, svaniscono e riappaiono, in poche parole interagiscono con la nostra realtà; a questa obiezione, che di certo risulta valida ma soltanto quando rimane asservita al valore semantico dell’espressione, non è poi così difficile rispondere: gli Ufo, gli Alieni, sicuramente interagiscono nei modi e nelle forme appena descritte, ma anche in questo caso ci troviamo di fronte a due diversi modi di percepire il problema.

    Si tratta in realtà di una questione di ottica, bisogna abbandonare il pensiero che tutto ciò che ci accade intorno, sia esso riferito ai nostri cieli che alla terra, sia da valutare e rapportare alla fisicità del nostro pianeta e al parametro umano dei suoi abitanti; la storia degli Ufo e dell’Ufologia ha avuto un crescendo che è sempre stato rapportato all’intenzione da parte di forme di vita esterna di interagire con le nostre strutture e con il nostro mondo in generale, ma in realtà l’interazione era rivolta agli abitanti della terra intesi come singoli esseri umani, doveva avvenire all’interno delle loro menti e tra le pieghe delle loro più profonde emozioni, e tutta la serie di avvenimenti dei quali parleremo più approfonditamente nei prossimi capitoli non erano niente altro che la naturale evoluzione di questo progetto.

    Come tutto ebbe inizio

    Per quanto questo capitolo iniziale possa apparire come una affermazione in assoluto, il dato di fatto in nostro possesso smentisce la possibilità di stabilire una data iniziale in merito ai primi avvistamenti riferiti ad una attività Ufo nei nostri cieli.

    In realtà non sappiamo quando tutto ebbe inizio, abbiamo soltanto delle testimonianze provenienti dall’antichità, citazioni che riguardano tutte le civiltà che si sono avvicendate su questo pianeta, e alcune logiche riflessioni che ci portano a datare il fenomeno Ufo come estremamente antico e costante nel tempo.

    Questi in sintesi i punti di riferimento per una ricerca storica in tal senso:

    Anche se comunemente si parla delle antiche pitture rupestri, dei petroglifi e delle prime forme di rappresentazione artistica conosciute, come di raffigurazioni fantastiche legate a rituali di tipo religioso o superstizioso, bisogna tener presente che tale accostamento non rispecchia sempre la realtà dei fatti. Quello che i primi uomini tentavano di raffigurare sulla pietra era ciò che vedevano, avvenimenti che avevano colpito la loro attenzione, che possibilmente li avevano spaventati o pervasi di un profondo stupore; le prime forme di espressione artistica erano totalmente istintive, e soltanto in seguito assunsero caratteristiche creative.

    Seguendo le tracce che si riferiscono ai miti antichi esiste un costante riferimento a divinità discese dal cielo a bordo di mezzi volanti; questo elemento, spesso non valorizzato e poco approfondito nella sua corretta accezione, rappresenta un importante punto di demarcazione che separa le varie credenze e le motivazioni che portarono alla nascita delle mitologie e dei pantheon divini.

    La frequenza, l’omogeneità, l’insistere nel tempo e in luoghi ed epoche diverse, di figure divine con le stesse caratteristiche tradisce un innegabile presupposto di verità purtroppo difficile da identificare.

    Tralasciando molte forzature operate in questo particolare tipo di ricerca, non possiamo non notare quella che sembra essere una tradizione appartenente ad epoche delle quali si è ormai persa la memoria; esseri di altri mondi o diverse dimensioni si mostrano anticamente su questa terra, interagirono con i suoi abitanti, lasciando tracce del loro passaggio che confluirono in seguito nei miti, ovvero in immagini e narrazioni adattate ai vari livelli culturali e religiosi.

    Queste nozioni, introdotte in Italia ad opera di ricercatori e divulgatori quali Peter Kolosimo, non sempre riescono a far breccia nel mondo della ricerca ufficiale, quella che potremmo definire canonica; così come la scienza sembra avere paura del futuro, l’archeologia dimostra spesso di temere il passato, ma quanto realmente conosciamo di noi stessi, di chi abitò il nostro pianeta fin dalle epoche più remote, delle loro conoscenze e del loro quotidiano?

    Notoriamente lo studio dell’antichità si basa su quanto abbiamo avuto la fortuna di strappare agli artigli inclementi del tempo, una quantità di notizie, informazioni e reperti davvero esigua, eppure tanto basta per affermare senza ombra di dubbio una conoscenza quasi totale del mondo antico.

    Si tratta di un modus operandi accettabile?

    La risposta è sicuramente un secco no; così come non è accettabile pensare che lo sviluppo delle civiltà abbia seguito una linea retta, senza interruzioni, deviazioni o sinergie esterne.

    Erano forse dei selvaggi coloro che, 36.000 anni prima di Cristo, scolpirono quel raffinato esempio di arte che è la Signora di Brassempoury? Abbiamo forse la totale conoscenza del contenuto della biblioteca del Tempio di Gerusalemme, oppure dei 200.000 volumi contenuti in quella di Pergamo, o dei 500.000 che costituivano la biblioteca di Alessandria?

    Di cosa parlavano quei libri? Quali nozioni, storie e ricordi avevano il compito di conservare?

    Si potrebbe certo obiettare che molti dei testi antichi ritrovati sono stati in seguito decifrati, eppure ancora oggi i geroglifici Maya continuano a riservarci sorprese, lo stesso dicasi per le scritture della Valle dell’Indo e del popolo dei Sumeri; ci siamo mai chiesti se le informazioni finora decifrate siano state interpretate dando loro il giusto valore?

    La realtà è che lo svolgimento della storia è stato costruito in maniera del tutto arbitraria e su una base aprioristica, ovvero sull’idea di un concetto lineare e costante che ha caratterizzato le evoluzioni delle varie civiltà fino ad oggi.

    Si tratta di una visione errata della storia, che in seguito tende a minimizzare, e se il caso occultare, qualunque ritrovamento possa in qualche modo smentirla; un classico esempio è dato dalle famose Pile di Bagdad, etichettate dal Museo omonimo come oggetto di culto visto che nessuno sapeva cosa fossero o quale poteva essere stato il loro scopo, oppure, molto più semplicemente, perché alla luce della visione ortodossa non sarebbero mai dovute esistere.

    Si tratta in fondo della stessa paura del futuro alla quale accennavamo prima parlando della scienza, una paura che impedisce di capire il passato.

    Risulta quindi opportuno ritornare sui nostri passi e iniziare a chiederci chi fossero veramente questi Dei, quale fosse la loro funzione e il loro compito su questa terra.

    Proprio riferendosi a questo discorso, Erodoto definisce gli Dei, e le divinità in particolare, come coloro che un tempo erano conosciuti con il nome di Ordinatori, ovvero coloro che avevano ordinato l’Universo e presieduto alla ripartizione di tutte le cose.

    Si tratta di una nozione ben diversa da quella che comunemente attribuiamo al termine Dio, e la stessa Bibbia sembra accogliere questa differenziazione in alcuni passaggi degni di nota: "… vedi, ho fatto di te un Dio per i Faraoni… (Esodo VII, I), oppure: …ho detto: voi siete tutti degli Dei… (Salmi LXXXII, 6). Si tratta di caratterizzazioni del tutto particolari, quasi di un riconoscimento rivolto all’esistenza di altre creature" dalle connotazioni divine, forse i tanto famosi e dibattuti Elohim.

    Questo termine, a volte erroneamente confuso o associato a Javeh (il nome in questione venne in realtà rivelato a Mosè soltanto più tardi), potrebbe benissimo indicare gli Dei ricordati nelle tradizioni orali e scritte di ogni civiltà, creature estranee alla Terra, molto simili a noi nel comportamento ma in possesso di conoscenze superiori, due particolari, questi, che li hanno inseriti nel ricordo collettivo e tramandati come Dei.

    Carri celesti, figli del cielo, travi infuocate e scudi ardenti sono quindi, con ogni probabilità, tutte cronache di avvistamenti e contatti avvenuti già in epoche lontane e riportati con aggettivi, immagini e parallelismi tipici del livello culturale degli antichi testimoni.

    Nascono così alcuni dei racconti riportati in seguito, vere e proprie testimonianze da inserire nell’ampia casistica ufologica, ma anche spie di una presenza che da sempre ha accompagnato i nostri giorni su questo pianeta; un esempio di quanto appena affermato ci viene dalla lettura di una analisi pubblicata da Richard Stothers (vedi bibliografia), uno scienziato della NASA, il quale ha rilevato nell’antichità ben tre episodi riferibili, nell’ordine, alla categoria Distant Encounters, Luci Notturne e Luci Diurne.

    Durante l’inverno del 218 a.C., lo storico Tito Livio riferì in merito ad alcune navi volanti avvistate nel cielo alla presenza di numerosi testimoni.

    Questo particolare contenuto nei resoconti dello storico romano venne messo in discussione dallo studioso Franklin Krauss nel 1930; Krauss suggerì l’idea di una Isteria di massa e spiegò le navi come un miraggio oppure una particolare formazione di nubi. Inutile dire che in quel periodo i fenomeni meteorologici erano ben conosciuti e che difficilmente innumerevoli testimoni si sarebbero collettivamente sbagliati.

    Durante l’anno successivo, nel 217 a.C., una folla altrettanto numerosa osservò quelli che sembravano degli scudi rotanti nel cielo estremamente luminosi. L’evento venne riportato sia da Tito Livio che da Orosio; anche in questo caso il fenomeno è stato respinto e giudicato soltanto una falsa deduzione, ma ancora una volta si deve rammentare il fatto che gli antichi conoscevano molto meglio di noi

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1