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Gharam
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E-book168 pagine2 ore

Gharam

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Gharam è la storia di un amore per il quale pagheresti qualsiasi prezzo – significato della stessa parola in arabo - , è la storia di un cambiamento, di una presa di coscienza di se stessi. È la storia di un singolo ma di tutti, è la storia di maschere che usiamo per coprirci il volto quando essere noi stessi ci spaventa o pesa troppo.
Gharam è un cammino nel cuore del deserto fra le cui aridi dune fiorisce un amore diverso per alcuni ma allo stesso tempo naturale ed altrettanto passionale.
Gharam è la storia di Marco, è una lunga lettera in cui ogni capitolo è dedicato ad un amico, un familiare a cui rivela la propria vera identità, un luogo affinché custodisca un attimo prezioso o semplicemente a se stesso. È una lettera attraverso la quale il giovane pugliese ci racconta finalmente la verità, ci prende per mano e ci porta fra i grattacieli, le diwaniya del Kuwait e dei baci fugaci nascosti agli occhi di un paese in cui l'omosessualità è illegale.
Gharam è una storia di pianti, risate, litigi e molte menzogne, non è solo la storia di Marco, è la storia di tutti noi.
LinguaItaliano
EditoreYoSoyPepe
Data di uscita15 gen 2018
ISBN9788827552445
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    Anteprima del libro

    Gharam - Giuseppe Guiduccio

    Ahmad

    Gharam

    Giuseppe Guiduccio

    Introduzione

    Gharam è la storia di un amore per il quale pagheresti qualsiasi prezzo – significato della stessa parola in arabo - , è la storia di un cambiamento, di una presa di coscienza di se stessi. È la storia di un singolo ma di tutti, è la storia di maschere che usiamo per coprirci il volto quando essere noi stessi ci spaventa o pesa troppo.

    Gharam è un cammino nel cuore del deserto fra le cui aridi dune fiorisce un amore diverso per alcuni ma allo stesso tempo naturale ed altrettanto passionale.

    Gharam è la storia di Marco, è una lunga lettera in cui ogni capitolo è dedicato ad un amico, amante,un familiare a cui rivela la propria vera identità, un luogo affinché custodisca un attimo prezioso o semplicemente a se stesso. È una lettera attraverso la quale il giovane pugliese ci racconta finalmente la verità, ci prende per mano e ci porta fra i grattacieli, le diwaniya del Kuwait e dei baci fugaci nascosti agli occhi di un paese in cui l'omosessualità è illegale.

    Gharam è una storia di pianti, risate, litigi e molte menzogne, non è solo la storia di Marco, è la storia di tutti noi.

    Ps.: Non posso chiudere senza ringraziare il mio amato Andrés per la meravigliosa copertina!

    Giuseppe Guiduccio

    6 gennaio 2018

    Dedicato alla forza in ognuno di noi di rinunciare ad un'illusione per guardare dritti in faccia la realtà.

    1 Foggia

    Mi sono appena seduto alla scrivania ed ho deciso di raccontarvi tutta la verità. Ho vissuto quest'ultimo anno a nascondermi, a celare la verità dietro stupidi silenzi e a fuggire. Se stai leggendo questa lettera è perché mi conosci e in qualche modo le mie bugie hanno toccato anche te.

    Probabilmente non te lo sarai neanche chiesto ma sì, sono tornato a Foggia, non vivo più con i miei, ho lasciato il lavoro e vivo in una stanzetta a Candelaro, che non è certamente il miglior quartiere della città. È arrivato il momento di raccontarvi cosa è successo ma soprattutto di raccontarlo a me stesso.

    Poco più di un anno fa ero a casa con la mia famiglia a Borgo Croci, il quartiere della mia infanzia, dove non mi mancava nulla, il posto perfetto. Da piccolo giocavo sul balcone con i miei vicini a Sarabanda, cantavamo a squarciagola per tutto il pomeriggio canzoni anni '90 dietro le urla disperate dei nostri genitori. Mio padre era a lavoro, mia madre stava leggendo una rivista ed io ero sul divano con Lucia, la mia promessa sposa. Era una di quelle giornate in cui non mi aspettavo nulla dalla vita almeno finché non hanno bussato alla porta. Vado io! ha gridato mia sorella lanciandosi per le scale e fiondandosi sul povero postino. È arrivata questa per tuo fratello, Cat. No, mia sorella non ha un nome orribile, si chiama Cataleya come l'orchidea rosa. Mia madre aveva un negozio di piante molti anni fa e da quando scoprì la bellezza di quel fiore decise che, se avesse avuto una femminuccia, l'avrebbe chiamata così. Per fortuna poco dopo ha dovuto chiudere l'attività altrimenti mio fratello si chiamerebbe Geranio. Tornando alla mia storia, quella lettera – che non mi aspettavo assolutamente – ha cambiato radicalmente la mia vita. Cos'è? le ho chiesto, non aspettavo nulla, tantomeno una lettera. Mia sorella mi ha sorriso e mi ha dato la busta, mi si sono fermati i battiti al leggere l'emittente : Al-Ahmadi & Co. una delle imprese di architettura più grandi al mondo, con sede principale nel lontano Golfo Persico, in Kuwait. Foggia stava assistendo alla mia prima menzogna, non avevo detto a nessuno che avevo inviato il mio curriculum alla Al-Ahmadi, soprattutto a Lucia, la donna che avrei dovuto sposare qualche mese dopo. Allora? Belle notizie? mi ha chiesto proprio lei guardandomi con aria interrogativa. Le ho sorriso ma non sapevo cosa rispondere. Mia madre ha chiuso la rivista ed aveva adottato la sua solita posizione da detective: mani sulle ginocchia, schiena leggermente ricurva in avanti ed occhi ridotti a due indagatrici fessure. Non mi sono mosso dalla posizione in cui mi trovavo quando ho detto Un'importante, importantissima, impresa di architetti stava cercando dieci stagisti in tutto il mondo, non credevo mi avrebbero accettato.... Lucia si è alzata con uno scatto felino ed è venuta ad abbracciarmi felice, anche mia madre ha tirato un sospiro di sollievo, ha riposto la rivista sul tavolino accanto al divano e, alzandosi, mi ha fatto la fatidica domanda Dove si trova questa impresa? . L'ho guardata, ho guardato Lucia e sentivo lo sguardo di mia sorella alle mie spalle, il suo respiro quasi sul collo mi stava innervosendo. Con un filo di voce ho detto I-in Kuwait. Dove? ha chiesto sussultando Lucia con il sorriso spezzato come i ramoscelli di un arbusto durante una tempesta estiva. Dove si trova questo Kuwait, Marco? il tono di mia madre mi ha letteralmente raggelato il sangue nelle vene. Non sono riuscito a risponderle. Sai dove si trova, Anna? Lo vuoi sapere? è intervenuta Lucia già esasperata – c'è da sottolineare che la pazienza non era fra le sue migliori qualità - Si trova nel Golfo Persico, sotto l'Iraq! Sono tutti musulmani. Giuro che in dieci anni di fidanzamento non l'avevo mai sentita dire " musulmani" con quel tono così razzista, considerando per altro che molti nostri amici sono di origini arabe e che sono delle persone meravigliose. In quel momento mia madre deve aver sentito tutto il peso del mondo sulle spalle perché si è tuffata di nuovo sul divano e guardandomi perplessa ha iniziato a farmi centinaia di domande. Ma l'Isis? E' sicuro? Che impresa è? Quanto tempo starai via? Il matrimonio?Non è pericoloso per te in quanto cattolico? . Io ero inerme, mi sono lasciato travolgere dalla marea di domande finché la sottile voce di Lucia mi è entrata nelle orecchie con la stessa forza di un martello pneumatico Perché non ne sapevo nulla? , non avevo il coraggio di guardarla in faccia. Sai che fra cinque mesi ci sposiamo? Non meritavo di saperlo?. Non sapevo come giustificarmi ed ho iniziato a balbettare qualcosa che ricordo a malapena. Non credevo mi avrebbero preso. Dieci posti in tutto il mondo, quante possibilità avevo?. Non capisco perché ma a quelle mie parole Lucia è esplosa. A quanto pare avevi almeno una possibilità su un milione e, guarda un po', ti è capitata. Avevamo il diritto di saperlo prima, porca p... le stava sicuramente scappando una parolaccia ma si è trattenuta e senza dire nient'altro è uscita di casa. Ho promesso di essere sincero e lo sarò fino in fondo, devo ammettere che al vederla uscire di casa ho sentito una strana sensazione;

    Non ero triste né arrabbiato, ero felice, mi sono sentito libero ed è per questo che non mi sono mosso per raggiungerla. È per questo che non ti ho seguita Lucia, so che è stata una delle prime cose che non hai compreso del mio nuovo atteggiamento , l'idea che in qualche modo potesse finire fra noi non mi ha scalfito né rattristito.

    Ho passato il resto del pomeriggio rassicurando mia madre che ha capito quanto fosse importante per me quel posto, l'abbiamo anche detto a mio padre e a mio fratello che, sorprendendomi, ne sono stati felici sin da subito.

    La lettera invitava tutti i candidati a confermare la propria partenza entro massimo tre giorni perché saremmo partiti la settimana successiva. Non ho esitato neanche un secondo ad inviare quell'email, non ho pensato neanche per un momento al matrimonio, alle conseguenze. Prima che mi giudichi, prendere quella decisione non mi ha reso più stronzo, più egoista o un senza cuore, mi ha reso una persona che ha studiato una vita intera e che sa cosa si merita dall'universo. A volte dobbiamo essere un po' egoisti con la nostra vita, perché è la nostra, non è la tua, non era di Lucy né di qualcun altro, è la nostra vita.

    Spinto anche un po' dai miei genitori, quella sera sono andato proprio da lei, viveva dietro la Cattedrale, non lontano da casa. Ho aspettato per mezz'ora che mi aprisse la porta e quando è uscita sembrava essersi calmata. Sai cosa mi fa male? Che tu non abbia preso in considerazione la mia opinione, dopo dieci fottuti anni insieme mi meritavo almeno un – Ehi, me ne vado, ciao! - no? .

    Mi dispiace

    Sei sicuro che ti dispiaccia davvero? Ho notato come hai cercato di fermarmi stamattina

    Ero confuso, scusa. Sai quanto ci tenga a te

    L'ho visto... odiavo quando faceva la sarcastica. Quel tipo di sarcasmo, soprattutto durante una discussione, mi mandava in bestia ma quella volta ho mantenuto la calma. ...quindi parti?.

    Ho fatto spallucce con la testa bassa, Ho tre giorni per confermare la mia presenza in azienda e si partirebbe la settimana prossima.

    Eccezionale, giusto una settimana prima dell'anniversario di morte di mia nonna. Ti togli un bel peso, mh?.

    Ancora non ho inviato la mia conferma, l'ho fatto per te. Ci rifletterò su . Onestamente quella volta ho mentito perché credevo l'avrebbe fatta sentire meglio, l'idea di avere un fidanzato che sta pensando di mettere da parte il proprio sogno per te, che potrebbe rinunciare alla possibilità della sua vita per amore credevo potesse essere romantico. Mi sbagliavo. Ecco, pensaci bene. Pensaci prima di domani perché, se non lo ricordi, pranziamo da mio nonno. Ciao . È tornata in casa senza voltarsi neanche una volta. L'idea di dover andare a pranzare con tutta la sua famiglia mi ha messo così tanta angoscia che non ho dormito tutta la notte. Non erano cattive persone, ogni famiglia ha i suoi difetti ma la mia testa era già in Kuwait, volevo smettere di mentirle e andare via. Riconosco che questo è sempre stato un mio grande problema: davanti a grandi problemi ho sempre avuto l'istinto di fuggire, mi è sempre costato molto affrontare i problemi.

    Al pranzo del giorno successivo erano tutti a casa del nonno Mario, zii, cugini e tutta la famiglia di Lucia. C'era un silenzio imbarazzante, nessuno aveva il coraggio di parlare come se ci stessimo nascondendo da un serial killer. Non faccio di tutta l'erba un fascio, ma una delle caratteristiche di molte famiglie foggiane è proprio il perbenismo. Preferiscono far finta di nulla, ti sorridono al massimo, poi alle spalle ti pugnalano sparlando con chiunque. Non so cosa avessero detto di me ma ero certo avessero parlato della mia partenza. Eppure quel silenzio non mi infastidiva particolarmente, stavo solo aspettando che il pranzo finisse per tornare a casa e preparare le valigie, ero – e sarò sempre – felice ed orgoglioso di me per l'opportunità che in qualche modo mi sono guadagnato e sentivo la necessità condividerlo con il mondo, volevo gridare all'universo quanto fossi felice per me. Sapete, ho ricevuto un'ottima proposta di lavoro... non potevo tenermelo dentro, volevo dimostrare a Lucia che l'esperienza che avrei potuto vivere era qualcosa di positivo e di grande per la mia carriera, mi aspettavo che qualcuno della sua famiglia potesse capirlo. Lo sappiamo e abbiamo avuto la prova del tuo enorme egoismo mi ha detto schietta e dura la sorella di Lucia. L'ho guardata perplesso, non credevo alle mie orecchie, ho guardato sua madre cercando un qualche supporto. Ada ha ragione, Marco mi ha detto Ti stai comportando come un bambino viziato ed egoista e si è rimessa a mangiare. C'erano dieci fottuti posti in tutto il mondo ed avevano preso proprio me eppure da parte loro non ho sentito neanche un solo bravo, complimenti . Nulla. Solo sua zia mi ha dimostrato il suo supporto con un sorriso complice. A Foggia ci sono, in generale, due grandi gruppi: quelli aperti, liberali e che amano viaggiare e, sapendo che quella città non ha molto da offrire, hanno sempre le valigie pronte per andare via e quelli invece che " Foggia nu cor", morirebbero piuttosto che lasciare le proprie abitudini e la propria amata città. Non che io la odiassi ma non l'ho mai amata particolarmente. Per quel gruppo di foggiani, se lasci la città sei un traditore, sei egoista, li hai abbandonati come poveri cuccioli in autostrada. Quel pranzo mi ha indispettito tanto che in macchina, di ritorno a casa, ho detto a Lucia È un'opportunità troppo grande per la mia carriera, partirò mi ha guardato fredda senza rivolgermi la parola. È un sacrificio di un solo anno, significa tutto per il mio curriculum. Quando torno ci sposiamo e ti farò fare una vita meravigliosa. Non so se quelle parole l'hanno rilassata ma furono proprio quelle parole che fecero capire a me che non volevo sposarmi, non volevo stare con lei e che avevo smesso di amarla forse già da molto tempo. Tuttavia non volevo ascoltare i miei sentimenti, temendo di essere offuscato dall'emozione della partenza ma oggi posso confermare che avevo detto quelle parole solo per farla felice.

    I giorni precedenti alla partenza sono stati folli e carichi di tensione. La famiglia di Lucia mi parlava il minimo indispensabile, lei fingeva – male – d'esser contenta per me e di aver superato il duro colpo ma d'altra parte ho avuto i nostri amici e la mia famiglia a supportarmi. È vero, partivo per un'esperienza cruciale nella mia vita professionale ma non ho mai detto che sia stato facile per me. Non ho mai detto che non mi terrorizzasse lasciare il mio continente per trasferirmi nel deserto, in un paese islamico – non particolarmente moderato

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