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Non sognarmi
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E-book210 pagine2 ore

Non sognarmi

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Info su questo ebook

Non sognarmi è il racconto della giovinezza, di avventure sbagliate, di incontri che tolgono il fiato senza essere destinati a durare a lungo e di quegli sguardi che si incrociano per non lasciarsi mai più. A fare da colonna portante del libro ci sono le storie individuali di Michela, di suo fratello Graziano e, anche se più sullo sfondo, della loro famiglia. C’è il confronto costante con i loro amici, la voglia di ribellarsi a una vita statica, il tentativo di crescere con le gioie e i dolori che questo comporta, e il desiderio folle di amare e far trionfare l’amore sopra ogni cosa. Lucilla Berti ci presenta queste vicende con un ritmo incalzante, che ci invita a leggerle tutte d’un fiato.

Lucilla Berti è nata a Roma nel 1974 in una famiglia composta da cinque persone. Ha sempre vissuto a Roma, dove ha frequentato il Liceo Ginnasio Giulio Cesare, che è stata un’ottima palestra in cui coltivare l’amore per la lettura e per la scrittura, e l’Università La Sapienza di Roma, dove si è laureata in Giurisprudenza nel 2001.
Dopo la Laurea, la sua vita lavorativa si è svolta prevalentemente in aule di Tribunali civili, dove ha effettuato il tirocinio obbligatorio per la professione di avvocato. 
Si è sposata nel 2012 e suo marito l’ha sempre incoraggiata a scrivere, avendo intuito il suo desiderio di farlo.
Non sognarmi è il suo primo romanzo.
LinguaItaliano
Data di uscita31 lug 2020
ISBN9788830624696
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    Non sognarmi - Lucilla Berti

    Lucilla Berti

    Non sognarmi

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2020 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-2469-6

    I edizione elettronica luglio 2020

    Nuove Voci

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Questo libro è dedicato alla mia famiglia,

    nessuno è migliore di voi e mi ha aiutato più di voi:

    marito Giovi, papà Cesare, mamma Betta, sorelline Maria e Laura, cognati Gaetano e Giulio,

    e unici in tutto… nipoti Ale, Lila, Gigi, Bea, Giorgi, Eli…! E poi di seguito tutti i carissimi parenti e amici,

    nessuno escluso dal mio cuore!

    Toast to the ones here today

    Toast to the ones that we lost on the way

    ‘Cause the drinks bring back

    all the memories

    And the memories bring back

    Memories bring back you

    Adam Levaine, Maroon 5

    PROLOGO

    Sto guardando dalla finestra. Fuori piove. È strano come questa pioggia, che cade piano, a intermittenza, questa pioggia che per chi cammina fuori, all’aria, sia quasi calda, sempre così anonima, sempre quasi uguale. È la pioggia di Roma, poi percepita da me, che sono in casa immobilizzata, come una ventata di aria fresca in una stanza calda di malattia, una mattina di sole che illumina la notte lunga a passare, un ticchettio piacevole alla Fred e Ginger, in un silenzio rotto solo da qualche telefonata di cortesia e dai miei sospiri. Vorrei che questa acqua caduta dal cielo si mischiasse alle lacrime che non riesco a far scendere, eppure mi sforzo, ma niente.

    Michy è stata a sciare, un momento bello per lei, peccato che questa volta sia andata male e sia caduta, una brutta caduta. Questi momenti in cui è sola, senza la sua famiglia a casa e senza il suo prezioso fratello Graziano, lasciano la mente di Michy volare lentamente e porsi interrogativi piuttosto impegnativi.

    Perché crescere vuol dire anche non sapere più piangere, non sapere più dire quello che si ha nel cuore, che sia una cosa bellissima oppure orrenda? Arrabbiarsi fino a diventare viola in viso, ma non riuscire a dire la parolina magica: ‘Mi dispiace’, e dire ‘Ti amo’, senza pensare magari, anche solo per un secondo, di aver esagerato.

    A volte serve essere immobilizzati a letto, mi viene da pensare, se riesci a capire che il tempo sta cambiando, che il mondo sta cambiando e che tu stai cambiando. E quest’ultima cosa a te proprio non piace.

    Dovevo nascere nel medioevo, si cacciavano le streghe, ma si credeva ancora in Dio.

    Che botta che ho preso, forse la mia mente è così attiva, scossa, per l’incidente sugli sci.

    Per quanto tempo sono stata in stato di incoscienza? Credevo di essermi svegliata in Paradiso, il viso sorridente di mia mamma, la carezza sul viso di mia zia, i rumori ovattati, l’infermiera che mi chiama Signorina, termine per me desueto e da abolire, ma, nonostante sia una signorina e mi sia frantumata sugli sci, battendo la testa sul ghiaccio, sono ancora qua, un po’ come gli uomini duri alla Vasco.

    Michela, una donna dura. Ma ci credo davvero?

    Quello che mi viene da dire, in tutto quel vaneggiare unito al vagheggiare della mia mente, è Grazie!

    È proprio quel grazie che mi permette di vedere una leggera pioggia, come una leggera brezza che entra dalla porta principale e decide di girare un po’ per casa, di impregnare le pareti, i quadri impolverati nelle loro cornici, i cuscini del sofà sempre belli gonfi, le camere da letto calde, fino a svanire uscendo da una finestra socchiusa, senza però prima aver cambiato aria anche nella vita degli abitanti della casa; senza aver portato quella novità nella mia vita che nuova non è, quantomeno per il destino che ci guarda dall’alto come un gentleman snob e già sa che cosa accadrà a me, a ognuno dei protagonisti di queste pagine.

    Io non so nulla, posso solo vivere. Si convince Michy.

    Ma sento che quell’uomo alto, che mi guarda dall’alto, non mi voglia portare cose tanto spiacevoli. Perciò mi faccio coraggio.

    Non vedo mio padre da due giorni, un viaggio di affari, un bacio sulla fronte e sparisce. Ma la mamma, la mamma che canta in cucina, che poi è nell’immaginario tipico della allegra famiglia americana e forse anche italiana, c’è sempre.

    È bello avere certezze nella vita. Sì, il brivido dell’imprevisto (e si vede il mio!), l’incontro inaspettato con una amica e, perché no, un ragazzo, sono cose piacevoli della vita, ma non enfatizziamole sempre. Con l’imprevisto ci si può far tanto male e, almeno per questa volta, parlo per esperienza molto personale.

    Ma la sveglia che suona sempre alla stessa ora e tu, che sei già piuttosto sveglia, respiri l’aria del mattino come se facessi un tiro alle tue Philip Morris, bada bene extra-light, dopo il caffè, la voce di tua mamma e tuo fratello che risuonano nella casa, tuo padre è già uscito per lavoro e la radio sveglia che strilla, ma c’è sempre il giornale radio, ci sono ancora. Anche per questo la vita sembra sempre uguale.

    Però è un trucco.

    Infatti è un nuovo giorno e proprio perché nuovo non potrà mai essere uguale al precedente. E questa è una verità per nulla banale, soprattutto per i noiosi e gli annoiati.

    Perciò, lasciatemelo dire ragazzi, fate finta che io sia una speaker della radio.

    La vita non è noia… tutt’altro.

    E anche dopo questa verità, che ho appena svelato, non smetto di affermare che la canzone di Vasco La Noia, mi fa venire e mi farà sempre venire i brividi per l’emozione…

    Qui inizia questa storia, è una storia come tante, una storia di ragazzi, ma non tutte le storie sono uguali e non tutti i ragazzi sono uguali. Perciò se volete chiudere il libro, okay, ma se vi va di andare un po’ avanti, siete sicuri che non riuscirete a emozionarvi, a scoprire qualcosa di voi?

    Vediamo un po’.

    CAPITOLO PRIMO

    Allora hai capito perché abito qui?

    «Vuoi chiudere questa porta del cazzo?» tuona Michela, ma suo fratello col volume a palla della PlayStation nelle orecchie neanche si volta a guardarla.

    «Coglioni di turno», replica Michela, ma nessuno se la fila, tantomeno suo fratello Graziano.

    Sono cose di uomini, e sì, immagina, una birretta bella fresca, la Play che detta legge.

    Quattro chiacchiere, dove la parola figa è la più gettonata…certo, quando si fanno punti allora si trasforma in figo.

    «Lala è troppo figa con quei pantaloni di pelle e quel top verde smeraldo, lei sì che me la farei… e come se me la farei… secondo me è sexyissima.»

    «Ma che cazzo stai dicendo?» si accoda Maurizio, Lo storto, sempre pronto a partecipare ai discorsi pregni di vacuità. «Il fatto è che Lala per me è pure brava a letto.»

    «Sei geniale, peccato che non potrai mai scoprirlo, e smettila un giorno o l’altro di farti le seghe…»

    «Ha parlato il Primo premio del Campionato Seghe al giorno d’oggi», aggiunge Manuel.

    Tutti tuonano in una risata rumorosa.

    Sì forse sono cose da uomini, proprio come diceva Michela… e di chi altro?

    Graziano non ha una bella faccia, vedere il suo sogno così bistrattato dai suoi amici non gli fa piacere. E pensare che l’altra notte l’ha davvero sognata Lala. A lui batteva forte il cuore, non aveva lo stesso vestito sexy, anzi sembrava uscita da un college inglese. «Allora hai capito perché abito qui?», non diceva nient’altro, poi spariva nel nulla.

    Ovviamente Graziano si sveglia, ma a differenza dei soliti sogni, che dimentica immediatamente, si siede sul letto e ripete «Hai capito dove abito?»

    E non prende più sonno, proprio più. Si alza dal letto e va a strappare la foto di Belen super sexy dall’armadio. È assurdo, ma una parte di lui pensa che Lala sia reale.

    Ci si può innamorare della protagonista di un videogioco? Forse no.

    Però ci si può innamorare di un sogno, e forse Graziano è davvero innamorato di un sogno.

    A questo punto mi domando se sognare è una cosa da uomini mezzi sfigati o è una cosa unisex e non ha nulla a che vedere con gli sfigati?

    Io penso che il sogno appartenga alle persone sensibili, romantiche, a cui non piace la realtà circostante e si rifugiano nella dimensione del sogno.

    L’importante è non restare fermi nel solo sognare, perché la vita è un sogno che va vissuto. È un sogno davvero troppo bello per non essere vissuto.

    Certo dopo un pomeriggio intero passato alla Play con quei matti di Manuel e Maurizio, e due o tre birrette in vena, la scuola il giorno dopo non può essere che un trauma.

    Due ore di italiano, una di matematica, e, vabbè può pure starci, una di arte e finalmente, all’ultima ora, last but not least, educazione fisica.

    Fortuna che non è stato interrogato, anzi ha pure avuto il permesso di andare al bagno. E si era infatti dato appuntamento con Lo storto, che forse era troppo storto per il 2 preso in italiano, praticamente scena muta, e non è uscito di classe. Graziano si siede sul termosifone scrostato. «Questa scuola è ghiacciata», pensa un attimo, sbadiglia, gli viene sonno, vorrebbe restare lì, in quel bagno poco attraente, poco pulito, piuttosto che tornare in classe.

    Mentre è lì fermo, a un certo punto i suoi pensieri nebulosi vengono interrotti da un ticchettio… ma no, è davvero un rumore di tacchi. Graziano è stupito, incuriosito, le sue compagne vanno a scuola solo con le Stan Smith, al massimo con le All Star. È più forte di lui seguire quel tic e tac con l’udito… e quando si fa vicino alla porta del bagno, improvvisamente, il suo cuore comincia ad accelerare

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