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C'era due volte Cassandra
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E-book108 pagine1 ora

C'era due volte Cassandra

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Info su questo ebook

Alla morte dell’amata nonna Cassandra,  l’omonima nipote, sta attraversando il momento più difficile della sua vita.
Nella notte più buia, trova dentro di sé la chiave di volta con un progetto ambizioso: ristrutturare l’antico Palazzo che la nonna ha lasciato in eredità a lei, alle sue sorelle gemelle e alla cugina.
Durante i lavori di ristrutturazione del Palazzo, scivola nei sotterranei dove trova alcuni quaderni della nonna.
La storia prosegue con la narrazione dalla nonna: una donna che ha perso il marito con due figlie piccole e si adopera per farle crescere, ai tempi della Seconda guerra mondiale.
Rievoca l’incontro e la passione per Mattia che si tramutano in una storia d’amore di coraggio.
Un alone di mistero avvolge il racconto della nonna.
Cassandra nipote, spinta dalla curiosità per la storia appena letta e per il mistero che la avvolge, riuscirà a rintracciare il pronipote di Mattia e la storia d’amore sembrerà ripetersi.
LinguaItaliano
Data di uscita25 mar 2021
ISBN9791220283038
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    Anteprima del libro

    C'era due volte Cassandra - Loredana Ghidelli

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    LOREDANA GHIDELLI

    C’era Due Volte

    Cassandra

    Romanzo

    Loredana Ghidelli

    C’era Due Volte Cassandra

    I edizione - Ottobre/2020

    ISBN 978-88-3343-286-1

    Illustrazione di copertina realizzata da Anna Di Laora

    Quest’opera è frutto di fantasia ogni riferimento a fatti,
    persone o luoghi è puramente casuale.
    LFA Publisher
    Lello Lucignano Editore
    Via A. Diaz, 17 -80023-
    Caivano -Napoli, Italy
    Partita Iva 06298711216
    www.lfaeditorenapoli.it --- info@lfaeditorenapoli.it
    Distribuzione cartacea Libro Co. Italia - Firenze -

    A Papà

    A c f c c p s

    PROLOGO

    Come ogni sera, facevo il giro del Palazzo, per chiudere porte e finestre. Iniziavo dalle vuote mansarde, per poi scendere al primo piano per chiudere le camere da letto ed infine al piano terra, salone e cucina, dove ero solita rimanere fino a tarda notte.

    Forse mi soffermai più del solito a chiudere l’imposta della mansarda che dava sulla strada, era fine febbraio, le giornate si stavano allungando, finalmente.

    La Primavera stanca di aspettare, quel giorno si era affacciata a ricordare all’Inverno che erano le sue ultime settimane.

    Mentre ammiravo i colori del tramonto, mi sembrò di vedere da un finestrino della casa disabitata di fronte, un bagliore che illuminò due occhi.

    Sorpresa e colta da un senso di inquietudine, chiusi in fretta la finestra.

    Poi, la curiosità e suppongo la mia razionalità, mi imposero di capire meglio.

    Così quando chiusi la finestra della stanza accanto, guardai a lungo. Nulla.

    Scesi a chiudere il resto delle stanze prima che la notte, e sperai null’altro, ci raggiungesse.

    Il senso di inquietudine si ripresentò e mi fece compagnia per tutta la notte.

    Le sere successive, nel ripetere il medesimo giro, controllavo quella finestra, finché, qualche sera dopo, incrociai nuovamente quegli occhi.

    Erano gli occhi di un uomo che in quel momento vedevo per la prima volta, il cui cadavere è rimasto sepolto sotto questa casa per anni, finora e spero per sempre.

    PARTE PRIMA

    Capitolo I

    Sono rientrata da lavoro e svoltato l’angolo vedo un manifesto funebre.

    Nel vico abitiamo solo io e Olga e mentre le mie labbra pronunciano il suo nome, lo leggo sul manifesto.

    Un tuffo al cuore, lascio le borse a terra e corro verso casa sua incredula. Ci sono le figlie e tanti altri parenti.

    Ma come? Quando?

    Ci ha lasciato stanotte.

    Sono rientrata ieri sera da un viaggio di lavoro, mi sono affacciata per salutarla, era tardi e vedendo il portone chiuso non ho bussato, pensavo dormisse.

    Negli ultimi tempi era diventata quasi un’altra nonna: da quando entrambe abbiamo perso Cassandra, mia nonna e la sua più cara amica.

    La sera rientrando passavo a salutarla, qualche volta mi fermavo a scambiare due chiacchiere, spesso mi faceva trovare un piatto di verdure; era sempre preoccupata, non a torto, che non mi cucinassi abbastanza.

    Nelle ultime settimane mi ero fermata poco, ripromettendomi di farlo quanto prima.

    L’avevo salutata prima di partire; come suo solito, si era raccomandata Divertiti cara, che sei giovane.

    In cucina ci sono tutti i nipoti che l’adorano, come lei adorava loro.

    Si sono riunite nel giro di un’ora, oltre cinquanta persone.

    Devi essere stata una persona meravigliosa se è venuta cosi tanta gente a salutarti e se tutti i tuoi nipoti sono qui, uniti nel dolore e fra di loro.

    A un tratto mi ritrovo in un’altra cucina, con altre nipoti riunite ed altre figlie che piangono Cassandra.

    Mia nonna.

    La donna dalla quale ho ereditato il nome, le mani e chissà cos’altro.

    Più tardi mi telefona Kalista.

    Come stai?

    Le rispondo di getto:

    Si sta come d‘Autunno sugli Alberi le Foglie ¹

    Stai messa bene sorella, non solo per la citazione in sé, ma proprio perché rispondi con una poesia.

    Scusa è che… è morta Olga. Sono appena rientrata da casa sua.

    Mi spiace.

    Olga e la nonna si conoscevano da una vita, entrambe hanno vissuto in due palazzi confinanti in questo vico che le ha viste nascere, crescere, innamorarsi, sposarsi, lavorare, crescere figlie e nipoti e che le ha salutate dopo una vita piena a due anni di distanza l’una dall’altra.

    Alle mie sorelle, i miei genitori, presi ai quei tempi dalla Grecia, dove trascorrevano le vacanze, volendo in parte mantenere, in parte innovare, la tradizione di famiglia di dare alle figlie nomi che iniziassero con la lettera C, sono toccati: Kaliope e Kalista.

    Strano che non le abbiate chiamate Kalimera e Kalispera, diceva ironica la nonna.

    Agli inizi anni ottanta, in una piccola provincia della Campania, dire che erano inusuali ed originali è a dir poco un eufemismo.

    Le mie sorelline, col caratterino che si sono sempre ritrovate, hanno portato con orgoglio i loro nomi belli e particolari, e facevano sentire ignoranti chi le derideva e non conosceva l’origine dei nostri nomi.

    Figure della mitologia greca, Cassandra aveva facoltà di preveggenza, Caliope era la musa della poesia, Calista, sembra fosse il nome di una ninfa bellissima.

    A me era rimasta la C italiana: in Grecia, i miei genitori iniziarono ad andarci dopo la mia nascita.

    Nonna Cassandra è stata la figura di riferimento, il centro ed il cuore stesso della famiglia.

    Da piccola, praticamente, vivevo con lei. Inizialmente per scelta pratica di mia madre impegnata con le gemelle, successivamente per mia scelta affettiva.

    Se l’ho amata da sempre, da adulta, ho iniziato ad ammirarla.

    Era una donna forte e coraggiosa.

    Perse il marito appena nata la seconda figlia, Caterina, poco dopo l’inizio della seconda guerra mondiale.

    In un periodo difficile, senza poter contare che su sé stessa, senza null’altro che il Palazzo dove ha vissuto da sempre, non si arrese alle difficoltà, e, visto che le piaceva cucinare, aprì una piccola Trattoria.

    Dai racconti di mio padre, più che di mia madre o della nonna stessa, la gestione della Trattoria le permise, dopo la guerra, di dare alle figlie una vita benestante.

    Negli anni della guerra, invece, sembra, offrisse pasti gratuiti a chi non poteva permetterselo.

    Dopo il matrimonio delle figlie, mia madre Carmen e zia Caterina, non ebbe più bisogno di lavorare.

    Decise di chiudere la Trattoria e dedicarsi alle nipoti; voleva passare più tempo con noi, diversamente da quanto aveva fatto con le figlie.

    Alla morte della nonna, attraversavo già un periodo difficile.

    Il lavoro non mi dava più soddisfazioni.

    Il mio fidanzato mi aveva lasciata mentre progettavamo di sposarci.

    Le gemelle si erano stabilite definitivamente negli Stati Uniti.

    La morte della nonna fu la classica goccia che fece traboccare il vaso.

    Crollai.

    Con lei perdevo la forza e la mia stessa famiglia.

    Tenni tutto per me, per non far preoccupare nessuno, né mia madre che aveva perso sua madre e la cercava più nel rapporto con la sorella, né mio padre, che ormai viveva negli Stati Uniti da anni, né le gemelle che avevano faticato a prendere la decisione di stabilirsi a New York e avviare la loro società.

    Andavo in ufficio, lavoravo, rientrata a casa piangevo fino a notte fonda.

    La mattina successiva, in uno stato pietoso, mi trascinavo nuovamente in ufficio.

    Il fine settimana era quasi un pianto unico fino al lunedì mattina.

    Poi ricominciava la settimana, nello stesso identico modo.

    Dolore, abbandono, solitudine, inquietudine, frustrazione.

    Il senso di solitudine, forse mai provato prima, mi assalì e mi spaventò.

    L’amore della nonna mi aveva protetta da tutta la vita,

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