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Il pettine di Elasto
Il pettine di Elasto
Il pettine di Elasto
E-book38 pagine33 minuti

Il pettine di Elasto

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Info su questo ebook

Durante una seduta spiritica in una ricca casa del nord Italia si materializza un pettine di materiale sconosciuto. In realtà la scena si svolge in una realtà parallela e la proprietaria del pettine è una ragazzina dei giorni nostri, casualmente proiettata dell’universo steam punk.
LinguaItaliano
Data di uscita4 feb 2018
ISBN9788867827275
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    Anteprima del libro

    Il pettine di Elasto - stefano roffo

    Stefano roffo

    IL PETTINE DI ELASTO

    EDITRICE GDS

    stefano roffo

    il pettine di elasto

    editrice gds

    via pozzo 34

    20069 Vaprio d’adda-mi

    www.gdsedizioni.it

    www.gdsbookstore.it

    serie scritture aliene

    Il pettine di Elasto

    Stefano Roffo

    I raggi di sole della tarda primavera attraversavano la volta vetrata della Galleria Mazzini, disegnando arabeschi sulle lastre di pietra della pavimentazione, la cui nettezza era solo offuscata, qua e là, dalle orme fangose degli stivali dei cocchieri. Sotto lo sguardo indifferente dei grandi grifoni bronzei ai quattro lati della cupola, camminavo fianco a fianco con il mio amico e collega Elio Massallo, risalendo la lieve pendenza in direzione della collina dei Di Negro. In quella strada-salotto moderna e confortevole il rumore del via vai di carri e carrozze nella parallela via Roma arrivava attutito, poco più di un brusio.

    – Per edificarla – disse Massallo agitando polemicamente il bastone dal pomo d’avorio, che sapevo avere un’anima di buon acciaio – si sono demolite la chiesa e il convento di San Sebastiano, il conservatorio di San Giuseppe e quanto restava del convento di San Domenico.

    Lanciai un’occhiata al mio compagno; Massallo, una delle penne più acuminate del Caffaro, giornale al quale anch’io dedico il mio modesto contributo, è noto per il carattere impetuoso e per nulla conformista, non certo ostile al progresso. Forse la giornata trascorsa dietro la scrivania e non in giro a fiutar notizie lo aveva esacerbato, l’immobilità forzata aveva acuito i dolori alla sua gamba. Massallo era solito sostenere che il fastidio della vecchia ferita non era però del tutto inutile, perché gli ricordava, soprattutto con il tempo umido, come talvolta il sostenere le proprie opinioni pretenda prove ben tangibili e come occorra, in tal caso, passare dalla penna al fioretto. Si tratta peraltro di strumenti nell’adoperare i quali il mio amico ha sempre dimostrato uguale impeto ed eleganza.

    – Via, amico mio – dissi prendendolo sottobraccio – ci avviciniamo al volgere del secolo; possiamo ben rinunciare a qualche chiesa e qualche convento: il progresso, lo sai, pretende i suoi caduti!

    Intanto eravamo arrivati in piazza Corvetto, dove le besagnine, le venditrici di ortaggi, stavano smontando il mercato e riponendo la merce sui carretti, alle stanghe dei quali erano aggiogati, nel migliore dei casi, dei vecchi somari, nel peggiore il loro stesso marito o il più robusto dei figlioli. Vidi arrivare beccheggiando sulle grosse ruote l’omnibus per Albaro e saltai sul predellino, da dove feci un cerimonioso saluto al mio collega, cavandomi la bombetta, mentre lui rispondeva fingendo di tirarmi una fucilata con il bastone.

    Il robusto tiro a quattro dell’omnibus portò me e una decina di altri signori e signore fino alla sommità della collina di Albaro. Scesi di fronte alla maestosa Villa Paradiso e mi

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