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Dal mio punto di vista: Sensazioni e pensieri di un comune cittadino
Dal mio punto di vista: Sensazioni e pensieri di un comune cittadino
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E-book137 pagine1 ora

Dal mio punto di vista: Sensazioni e pensieri di un comune cittadino

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Info su questo ebook

Chi non ha serie difficoltà nel fare anche semplici congetture su ciò che accade in Italia? Conoscenze sommarie, parziali verità, costanti depistaggi e i non detti, complicano la trattazione di argomenti nebulosi e intricati, legati alle indagini più delicate.
Il senso di smarrimento e d’impotenza genera spesso un risentimento istintivo. Fa cadere nel qualunquismo, nelle illazioni e in tutte quelle forme espressive d’impeto che critichiamo quando sono altri a usarle.
Capire dove sta la verità in modo inequivocabile, è veramente un’impresa titanica.
Il potere tenta sempre di esaltare quelle poche cose di cui andare fieri; queste positività, quando va bene, sono semplici variabili di tutto ciò che va male. Valutate con riferimento non alle cose migliori, ma a quelle peggiori.
Indipendentemente da ciò che c’è dato sapere o che ci fanno conoscere, un modo per difenderci c’è: non rinunciare mai e non delegare mai ad altri l'esercizio dei propri diritti.
Aldilà delle apparenze o dei tentativi all’uopo messi in atto, nessun politico o governante ha il diritto divino di rimanere tale a vita.
Anzi, il compianto Presidente Pertini diceva che: ”Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato anche con mazze e pietre”.
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2018
ISBN9788827564851
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    Anteprima del libro

    Dal mio punto di vista - Tino Sabaschi Dini

    criminalità

    Introduzione

    Chi non ha serie difficoltà nel fare anche semplici congetture su ciò che accade in Italia? Conoscenze sommarie, parziali verità, costanti depistaggi e i non detti complicano la trattazione di argomenti nebulosi e intricati, legati alle indagini più delicate.

    Il senso di smarrimento e d’impotenza genera spesso un risentimento istintivo; fa cadere nel qualunquismo, nelle illazioni, e in tutte quelle forme espressive d’impeto che critichiamo quando sono altri a usarle. Capire dove sta la verità in modo inequivocabile, è veramente un’impresa titanica.

    Il potere tenta sempre di esaltare quelle poche cose di cui andare fieri; queste positività, nel migliore dei casi, sono semplici variabili di tutto ciò che va male. Valutate con riferimento non alle cose migliori, ma a quelle peggiori.

    Indipendentemente da ciò che c’è dato sapere o che ci fanno conoscere, un modo per difenderci c’è: non rinunciare mai e non delegare mai ad altri l'esercizio dei propri diritti.

    Al di là delle apparenze o dei tentativi all’uopo messi in atto, nessun politico o governante ha il diritto divino di rimanere tale a vita.

    Anzi, il compianto Presidente Pertini diceva: Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato anche con mazze e pietre.

    Con invidia e ammirazione:

    dedicato a chi ha sempre

    il coraggio di dire quello che pensa.

    Pubblicato il 01.02.2018

    ISBN: 9788827564851

    Parte prima

    Tra il serio e il faceto

    Verrebbe da credere che la verità non possa che essere una sola. Però, pensandoci bene, mi rendo conto che nel quotidiano esistono tante verità: scientifiche, di fede, di parte, processuali; le verità nascoste e non rivelabili sono tantissime, di gran lunga superiori a quelle conosciute. E quella assoluta sembra non esistere, soprattutto se riferita a cose associabili a potere e politica.

    Poter dire e conoscere la verità oggettiva, relativa a tutto ciò che è di pubblico interesse, dovrebbe essere un diritto/dovere di ogni cittadino; invece è un lusso che pochissimi possono permettersi.

    Le tragicomiche vicende della politica italiana, degli ultimi venti anni, sono state raccontate nei modi e con i mezzi più diversi. Soprattutto con le finalità più differenti.

    Professionisti, addetti ai lavori e sedicenti tali hanno analizzando fatti e personaggi di questo periodo attraverso la comicità, la satira e i talk show; con articoli, programmi di approfondimento e libri.

    Alcuni lo hanno fatto con onestà intellettuale, precisione e dovizia di particolari; altri, invece, in modo grossolano, preoccupati più di trarre vantaggio dal proprio lavoro che del suo contenuto. Altri ancora con l’intento nemmeno troppo nascosto di ingannare e disinformare.

    I pinocchietti di regime esistono da sempre. Determinati nel perseguire il fine poco nobile di ossequiare, sempre e comunque, il potere e chi li paga, costoro se ne fregano della verità e della deontologia professionale.

    Abituati a spacciare opinioni, nemmeno proprie, come fossero fatti, se accusati, gridano alla censura e si appellano ai diritti della libertà di stampa. Dimenticando che l’informazione ha il risultato primario di far conoscere i fatti in modo obiettivo.

    Uno dei tanti motivi per i quali vivacchiano questi mistificatori è lo stesso che rafforza l’attuale sistema: l’importante assenza di una vera intellighenzia, credibile coscienza della nazione; fustigatrice laica e imparziale dei cittadini malandrini e delle malefatte del potere.

    Parte dell’attuale classe intellettuale è vecchia e omologata, dalla cultura sterile e fine a se stessa; e si trova più a proprio agio di fronte a platee radical chic, alle quali profondere bizantine analisi, seducenti proposte e teorie snob, che a stimolare riflessioni concrete e attuali. Tuttavia, la consapevolezza matura anche attraverso concetti semplici e facili da comprendere.

    Concetti che un comune cittadino dalla cultura spicciola e poco attento come me, gradirebbe certamente conoscere, comprendere e magari iniziare a parlarne, pur non avendo particolari abilità.

    Perché desidero farlo? Semplicemente come libero sfogo, per esercitare una sorta di generico diritto di replica. Proprio perché a nessuno interesserebbe conoscere il mio punto di vista.

    Credo che me ne farò una ragione se non riuscirò a evitare retorici pistolotti, luoghi comuni, populismo o altri errori.

    E perché no, visti i protagonisti di queste vicende, mi permetterò anche qualche sana battuta da bar.

    Ma veniamo a noi, anzi a loro:

    Donald Trump è il 45° presidente degli Stati Uniti. Smentendo sondaggi e previsioni ha battuto la candidata democratica Hillary Clinton.

    In molte città Usa ci sono state manifestazioni di protesta contro l’elezione di Trump e, a distanza di un anno circa, continuano ancora. Avranno pure ragione ma potevano pensarci prima.

    Gli amanti d’intrighi e complotti ancora non si rassegnano e insinuano che Hillary abbia perso per colpa d’interferenze russe. E potrebbe essere pure vero.

    Cronaca e pettegolezzi raccontano che alcuni stilisti si sono rifiutati di vestire la nuova First Lady. Poco male, vista la sua fisicità sono convinto che almeno i maschietti sapranno apprezzarla comunque.

    I burloni, invece, si divertono a diffondere la storiella che Trump, oltre ad aver conquistato la presidenza degli USA, sia anche riuscito a strappare lo scettro di Presidente più stupido a George Bush.

    Difficile dire se veramente è o diventerà il Presidente americano con il più basso quoziente intellettivo; ma incosciente e provocatore lo è davvero, soprattutto dopo aver annunciato l’inopportuna decisione di riconoscere ufficialmente Gerusalemme come capitale d’Israele e di voler spostare lì, l’ambasciata Usa.

    Quei territori senza pace non hanno bisogno di chi getta benzina sul fuoco. E, vista l’importanza geopolitica e religiosa di Gerusalemme, non sono tardate le manifestazioni di rabbia dei Palestinesi seguite dalle conseguenti reazioni degli Israeliani. Scontri che hanno provocato morti e feriti.

    Comunque, sappiano gli Statunitensi delusi che non sono gli unici ad avere un Trump in casa. E’ sicuramente una magra consolazione apprendere che anche Italia ed Europa ne hanno più di uno, ma potrebbe servire a farli sentire meno soli e abbattuti. Però ognuno si tenga i suoi senza tante storie: Chi è causa dei suoi mali pianga se stesso.

    Il decano dei Trump italiani versione short, al secolo Silvio Berlusconi, sta imperversando da più di venti anni e ancora non vuole mollare. Male che va, gli americani dovranno sorbirsi il loro per due legislature (8anni), poi non lo vedranno più in circolazione.

    A proposito del Cavaliere, la maschera più emblematica del teatrino della politica italiana: in occasione del suo ottantesimo compleanno, festeggiato il 29 settembre 2016, aveva ricevuto una marea di auguri da personaggi a lui vicini e no; attestati di stima ed elogi da parte dei suoi fedelissimi, ma così esagerati e inverosimili da sembrare veri e propri coccodrilli.

    Il buon Silvio, da persona navigata, avrà sicuramente fatto tutti gli scongiuri del caso; mentre, ascoltatori e lettori si saranno chiesti se tutto ciò si riferiva ad altra persona, oppure a pregi così nascosti da non essere noti ai più.

    I suoi gregari, in possesso della leccata più poderosa, sono arrivati a ringraziarlo per averci insegnato a guardare al futuro in modo diverso. Affermazione ambigua, ma con un retrogusto amaro di verità: sono anni che i nostri giovani stanno usando il binocolo per vedere il loro futuro.

    Tanti altri, per non incappare in adulazioni già usate, si sono limitati a esprimergli gratitudine per aver fatto tanto. Diciamo che se si fosse fermato prima avrebbe fatto un favore a se stesso e a tutti noi.

    Ma, più che aver fatto tanto, sarebbe corretto dire che ne aveva fatte tante, fino a essere condannato con sentenza passata in giudicato.

    Situazione che aveva spinto i senatori italiani, il 27/11/2013, a votare la decadenza di Berlusconi da parlamentare; ormai convinti di non poter attendere, dopo il terzo grado di giudizio, anche una sentenza Divina.

    Nel 2011 ci sono state le dimissioni poco volontarie dell'ultimo governo Berlusconi e, nel 2013, la decadenza da senatore dello stesso Cavaliere. Davvero troppo per lui e per i suoi accoliti che, colpiti da stress post traumatico e nel tentativo di creare un forte impatto mediatico, davano fondo a tutta la loro melodrammaticità.

    Hanno evocato tragici scenari come il colpo di stato, un giorno di lutto per la democrazia e l'omicidio politico.

    Chissà perché nessuno di questi signori ha pensato al suicidio politico? Eppure sembrava la definizione più conforme alla realtà. Negli anni, il caro Silvio ha infilato la testa nel cappio spesso e da solo, ma tutti sappiamo che obblighi di fedeltà e ordini di scuderia fanno dire e fare questo e altro.

    Inoltre bisogna capirli, la delusione è stata cocente: sorpresi e increduli che dopo il ventennio berlusconiano si parli ancora di legge e, soprattutto, di applicarla anche a qualcuno di loro.

    Col passar del tempo, insuccessi e dissidi interni hanno creato instabilità e minato l’ormai scarsa coesione del Pdl, sfociata poi nell’abbandono del partito da parte di Alfano, Fitto e diversi altri.

    Berlusconi, invece, sperando in uno scossone nostalgico è tornato al passato, a Forza Italia, forse l'ultima spiaggia.

    A rendere tutto più difficile è intervenuta la sua non buona salute e un delicato intervento al cuore.

    Situazione che lo ha sicuramente limitato, ma non tanto da abbandonare tutti i

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