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Sherlock Holmes non è morto
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E-book142 pagine1 ora

Sherlock Holmes non è morto

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Info su questo ebook

Con una raffica d’interventi l’Autore scava nell’attualità dei nostri giorni. Dalle vane promesse della politica agli innocenti in attesa del patibolo, dalle distopie al rimprovero alla Fiom di...difendere i lavoratori. Dalla pubblicità sempre più incalzante dei casinò on line ai ragni e scorpioni che finiranno sulle nostre tavole. Dal monito del Pontefice agli sfruttatori al referendum-trivelle fallito. Dalla comunicazione falsa e inquinata alla Muraglia Usa.
Le nuove tecnologie digitali, Internet, gli smartphone e le tracce biologiche hanno influenzato le trame dei romanzi gialli, anche se quelli della cronaca confermano che alla fine fa la differenza il vecchio e personale acume dell’investigatore di razza che nessun laboratorio elettronico o biologico potrà soppiantare. Sherlock Holmes non è morto.
Questa non-fiction politicamente scorretta non risparmia critiche al potere e affonda i suoi giudizi, appuntiti come la lama di un coltello, nel tessuto sociale più scottante. Il libro, scritto in uno stile non convenzionale, si legge d’un fiato come le pagine di un romanzo. Il romanzo della vita dove la realtà supera sempre più spesso la fantasia.

LinguaItaliano
Data di uscita6 feb 2017
ISBN9781370545865
Sherlock Holmes non è morto
Autore

Massimo Siviero

My parents were Neapolitans, I was born in Rome and I live in Naples.When I was a child I wanted to be a diplomat or a doctor. Then I had the good fortune to read “Of mice and men” by John Steinbeck and two days later I obtained “The Grapes of Wrath”. A few months later, a classmate of mine gave me “Death in the Afternoon” and “Across the River and Into the Trees” of Hemingway and I realized that the craft of writing would become my great love. I liked knowing the facts of the day , I read many newspapers and began to attend the drafting of a newspaper. I started writing articles and at age 19 I went as an envoy on the football fields and I studied at university. Then I became a reporter. One day I was struck by a news of crime, a double murder. In the garden of a restaurant in Naples were found the bodies of a man and a woman, it was discovered that they were drug couriers . Until then Naples was seen mainly in the imagination as the city of mandolins and songs , pizza and hospitality. In addition to the neighborhood thugs . I realized that the city had dramatically changed and it became an important crossroads of crime. Although in more than two thousand years of history had been a place of philosophers and scientists, writers and poets (Giambattista Della Porta invented the telescope before Galileo...). So I decided to write my first crime novel , "Il diavolo giallo" which was published in 1992 . There followed " Il terno di San Gennaro" " Un mistero occitano per il commissario Abruzzese", "Vendesi Napoli", " Mater munnezza " and in 2012 " Caponapoli " published in the historic editorial series Il Giallo Mondadori . In 2015 it was published the detective novel "Scorciatoia per la morte". I wrote several essays , including " How to write a Neapolitan crime novel" ("Come scrivere un giallo napoletano"). In this manual I have revealed that the first Italian crime novel was written in Naples in 1852. Several of my books have been published in the convenient eBook editions that I think an effective instrument of freedom of authors and readersI miei genitori erano napoletani, sono nato a Roma e vivo a Napoli.Quando ero un bambino volevo essere un diplomatico o un medico . Poi ho avuto la fortuna di leggere " Uomini e topi " di John Steinbeck e due giorni dopo ho ottenuto in regalo " The Grapes of Wrath " . Pochi mesi dopo, un mio compagno di scuola mi ha dato "Death in the Afternoon " e "Di là dal fiume e tra gli alberi " di Hemingway e ho capito che il mestiere di scrivere sarebbe diventato il mio grande amore. Mi è piaciuto conoscere i fatti del giorno, ho letto molti giornali e cominciai a frequentare la redazione di un giornale. Ho iniziato a scrivere articoli, all'età di 19 anni sono andato come inviato sui campi di calcio e ho studiato all'università. Poi sono diventato un giornalista. Un giorno sono stato colpito da una notizia di reato, un duplice omicidio. Nel giardino di un ristorante a Napoli sono stati trovati i corpi di un uomo e una donna, si è scoperto che erano corrieri della droga . Fino ad allora Napoli è stata vista soprattutto nell'immaginario come la città di mandolini e canzoni, pizza e ospitalità. Oltre ai guappi di quartiere . Mi resi conto che la città era drammaticamente cambiata ed era diventata un importante crocevia della criminalità. Anche se in più di duemila anni di storia era stata la terra di filosofi e scienziati, scrittori e poeti ( Giambattista Della Porta ha inventato il telescopio prima di Galileo ... ). Così ho deciso di scrivere il mio primo romanzo poliziesco, "Il diavolo giallo " che è stato pubblicato nel 1992. Seguirono "Il terno di San Gennaro ", "Un mistero occitano per il commissario Abruzzese ", " Vendesi Napoli", " Mater munnezza " e nel 2012 " Caponapoli ", pubblicato nella storica collana editoriale Il Giallo Mondadori. Nel 2015 è stato pubblicato il romanzo poliziesco "Scorciatoia per la morte". Ho scritto diversi saggi, tra cui " Come scrivere un giallo napoletano ". In questo manuale ho rivelato che il primo romanzo poliziesco italiano è stato scritto a Napoli nel 1852. Molti dei miei libri sono stati pubblicati nelle edizioni eBook che penso siano un efficace strumento di libertà di autori e lettori.

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    Anteprima del libro

    Sherlock Holmes non è morto - Massimo Siviero

    Con una raffica d’interventi l’Autore scava nell’attualità dei nostri giorni. Non risparmia critiche al potere e affonda i suoi giudizi appuntiti come la lama di un coltello nel tessuto sociale più scottante. Questa non-fiction politicamente scorretta è scritta in uno stile non convenzionale e si legge come le pagine di un romanzo. Il romanzo della vita, dove ormai la realtà supera sempre di più la fantasia.

    Capitolo 1

    Agorà e social network

    Torna all’Indice

    La prima rete sociale è stata l’agorà, parola greca che significa radunare. Ed era appunto la piazza di raduno e di scambio di opinioni, il luogo più importante della polis. O se invertiamo l’ordine degli addendi, gli ultimi esempi di agorà in epoca globale e post-moderna sono i social network come Facebook, LinkedIn, Twitter, Instagram per indicare solo alcuni tra i più popolari. Complessivamente sono una cinquantina, un paio di dozzine i più conosciuti tra la gente.

    Facebook ha avuto la capacità di estendere la conoscenza e la potenzialità del servizio in maniera popolare e globale. E di consentire di scrivere post brevi o lunghi senza limiti concreti di spazio. Il sottoscritto, oltre al profilo, ha una pagina non solo di diffusione dei libri ma delle idee più originali o sciocche che ti passano per la mente. Opinioni serene o tenaci arrabbiature provocate da interventi convenzionali e conformisti. Anche le incazzature devono sempre osservare un linguaggio civile. In caso contrario ti cancellano il post.

    Il social Fb, fondato da Zuckerberg e compagni nel 2004, ha avuto il merito di allargare senza limiti di spazio la socializzazione universale in tutte le case e di ripristinare l’agorà perduta in chiave moderna e forse il demerito, come tutti gli altri fenomeni dell’universo web, di tenere occupato il mondo a trastullarsi con pensieri e spesso con enormi strafalcioni in libertà, tra i più originali o banali che l’essere umano possa concepire. Il tutto in danno della lettura che rimane sempre più ai verbi difettivi. Diceva il mio primo editore che in Italia (non solo in Italia) tutti vogliono scrivere e nessuno vuol leggere.

    Comunque, come ormai la rete globale ci ha abituati, importante è esserci, anzi apparire. L’accresciuto fenomeno della comunicazione veicola conoscenze e in ultima analisi cultura popolare, quando non ci perdiamo nelle banalità di tutti i giorni e di tutte le ore.

    I social network ci mettono in condizione di dialogare con il mondo. A me però interessa soprattutto che in questa gigantesca agorà del web è possibile manifestare in modo più o meno compiuto il mio pensiero senza essere interrotto. La replica e i dissensi sono ammessi solo dopo aver scritto una frase di senso compiuto, completa di proposizione principale e subordinata. Allora la festa è in pieno svolgimento. Come dice l’imbonitore, «venghino, venghino, siore e siori, avanti c’è posto per tutti».

    Vi presento le mie arrabbiature in libertà. Il tutto politicamente scorretto, of course.

    La donna va festeggiata ogni giorno

    Ve lo dico senza mezzi termini, con la mia metà non ho mai festeggiato l'8 marzo per rispetto del gentil sesso. La donna e non la festa si deve celebrare e si celebra ogni giorno. In che modo? Rispettandola. La retorica di Palazzo ha già fatto troppi danni per seguire l'ipocrisia e il potere delle feste di piazza con annessa farina e forca. Con femminismi e sessismi rovesciati. Anche questo un modo per controllare, blandire, condizionare.

    Ancora peggio l'argomento delle quote rosa per come si sta gestendo. Sulle percentuali fifty-fifty ho già detto in altre occasioni come la penso. Perché 50 e non 70?

    Anche per l'assonanza mi ricordano le quote latte. Si tenta in tutti i modi di confondere le quote rosa con le pari opportunità costituzionalmente garantite. Un principio sacrosanto, ci mancherebbe. Ma capacità personali e intelligenza non possono essere riconosciute con percentuali per legge. Todos caballeros?

    Pari opportunità significa apertura senza limiti per tutti e tutte.

    Una delle possibili conseguenze è l'effetto Barnum. Lo sappiamo tutti chi era P.T. Barnum. Il fondatore del più grande circo dove ognuno sapeva di trovare lo spettacolo su misura. Da qui il fenomeno psicologico chiamato anche effetto Forer. Ogni donna crede che le quote rosa siano state costruite espressamente per lei. Con aspettative, esclusioni e delusioni finali ancora maggiori.

    E con transessuali e omosessuali come la mettiamo? Li facciamo restare fuori? L'art. 3 della Costituzione garantisce l'uguaglianza di tutti, ci mancherebbe. Quote di genere da riservare anche a loro.

    Quanti innocenti in attesa del patibolo?

    La liberazione dell’uomo di colore ingiustamente condannato 30 anni fa per omicidio, rimasto per 25 nel braccio della morte, riapre il dibattito sulla pena capitale. Glenn Ford, 64 anni, ritenuto colpevole nel 1984 di aver ucciso un gioielliere, ha il primato di detenuto rimasto più a lungo nell’anticamera della morte. Il condannato è stato scagionato da un giudice della Louisiana in seguito alla scoperta di prove che confermano la fondatezza della sua versione dei fatti e della sua innocenza. Ma non sempre succede così. L’uomo si era sempre dichiarato estraneo al delitto di cui era stato accusato. Il suo avvocato ha dichiarato che la condanna era stata possibile per l’inesperienza dei suoi difensori e l’utilizzo di elementi di prova da ritenere inammissibili.

    Attualmente in 76 stati si pratica ancora la pena capitale contro i 120 che l’hanno abolita. Gli schieramenti contrapposti dell’opinione pubblica hanno sempre avuto validi argomenti a favore o contro il patibolo. Non si contano gli episodi clamorosi avvenuti nel corso degli anni di imputati accusati ingiustamente di gravi reati e condannati alla pena di morte. Diversi avvocati americani hanno sollevato un notevole aspetto negativo del sistema penale. Prima dell’esecuzione ci sono cinque gradi di giudizio tra gravami e ricorsi alle autorità fino alla domanda di grazia. Ma non meno del 40 per cento degli imputati non va oltre il primo grado perché non tutti hanno la possibilità di pagarsi un avvocato. L’inesperienza o l’inefficienza di un difensore d’ufficio spesso ha contribuito alla condanna di un detenuto. Un professionista in grado di far evitare un’accusa di omicidio costa anche più di centomila dollari.

    In un rapporto del 1998 Amnesty sottolineava che un omosessuale di colore Calvin B. nel 1984 era stato condannato a morte con l’accusa di aver ucciso il suo compagno. Nel corso del processo il suo difensore d’ufficio avrebbe fatto riferimento agli omosessuali con termini triviali e offensivi, non avrebbe interrogato alcun testimone per preparare la difesa e si sarebbe addormentato diverse volte durante le udienze. Il condannato doveva avere un angelo custode tra le nuvole perché, per sua fortuna, la Corte d’appello federale di New Orleans annullò in secondo grado la sentenza di condanna a morte in forza del VI emendamento. Il condannato accettò poi di dichiararsi colpevole in cambio dell’ergastolo evitando un nuovo processo che avrebbe imbastito a suo carico una corte del Texas.

    Per questi limiti del sistema penale e anche grazie alle pressioni del giurista e scrittore di legal thrillers Turow, l’ex governatore dell’Illinois, George Ryan come farmacista si intendeva dell’uso di bilancini e nei quattro anni del suo mandato ha risparmiato la vita a 171 persone (160 negli ultimi due giorni del suo ufficio). Tutto era cominciato nel febbraio del 1999 quando alcuni studenti di giornalismo in collaborazione con un detective privato, hanno ridato la libertà ad un uomo condannato a morte. L’esecuzione sarebbe avvenuta due giorni dopo. Eppure Ryan, nei primi anni della sua carriera politica, era favorevole alla pena di morte.

    Come ha detto il docente della Columbia University James Liebman, autore di numerosi articoli sulla pena di morte, troppi innocenti finiscono sul patibolo. Dalle sue ricerche è venuto fuori che negli Stati Uniti più della metà delle condanne a morte contiene vizi sostanziali o procedurali di vario tipo. Quanti innocenti hanno percorso il miglio verde senza ritorno? Impossibile stabilirlo con esattezza. Difficilmente vengono istruite revisioni dopo la morte di un condannato.

    Tra i paesi occidentali, il contesto sociale e politico degli Usa diventa un efficace «laboratorio» sull’argomento. Negli Usa sono 18 gli stati abolizionisti più Porto Rico

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