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Riscontri. Rivista di cultura e di attualità: N. 2 (MAGGIO-AGOSTO 2022)
Riscontri. Rivista di cultura e di attualità: N. 2 (MAGGIO-AGOSTO 2022)
Riscontri. Rivista di cultura e di attualità: N. 2 (MAGGIO-AGOSTO 2022)
E-book256 pagine3 ore

Riscontri. Rivista di cultura e di attualità: N. 2 (MAGGIO-AGOSTO 2022)

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Info su questo ebook

“Riscontri” è una testata unica nel suo genere che si caratterizza per l’approccio globale al mondo della cultura. Lontana dagli eccessi della specializzazione e al di fuori di ogni condizionamento che non consista nel rigore scientifico e nell’onestà intellettuale dei contributi, “Riscontri” mantiene da più di quarant’anni l’approccio globale al mondo della cultura e dell’attualità che l’ha resa celebre anche oltre i confini nazionali. In questo numero:

  • Elogio dell’astensione elettorale
  • Simbolismo e onirismo nella Digitale purpurea di Giovanni Pascoli
  • D’Annunzio e la vita interiore. Invarianti psichiche dal Piacere all’Innocente
  • Dante e l’Islam, l’Induismo e il Buddha
  • La lezione glocal di Jovine
  • Empatia, essenza ed esperienza
  • Le dinamiche letterarie dell’inconscio nell’opera di Carlo Di Lieto
LinguaItaliano
Data di uscita14 ott 2022
ISBN9791222012285
Riscontri. Rivista di cultura e di attualità: N. 2 (MAGGIO-AGOSTO 2022)

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    Anteprima del libro

    Riscontri. Rivista di cultura e di attualità - Riscontri

    AA.VV.

    RISCONTRI. RIVISTA DI CULTURA E DI ATTUALITÀ

    N. 2 (MAGGIO-AGOSTO 2022)

    Tutti i diritti di riproduzione e traduzione

    sono riservati

    In copertina:

    Giuramento della Pallacorda

    (Jacques-Louis David, 1791)

    © 2022 Il Terebinto Edizioni

    Sede legale: via degli Imbimbo 8/E

    Sede operativa: via Luigi Amabile 42, 83100 Avellino

    tel. 340/6862179

    e-mail: terebinto.edizioni@gmail.com

    www.ilterebintoedizioni.it

    Responsabile : Ettore Barra

    Registrazione presso il Tribunale di Avellino, n. 2 del 15/03/2018

    ANNO XLIII (Nuova Serie IV) - N. 2, Maggio-Agosto 2022

    Stampato in Italia

    Periodicità: quadrimestrale

    email: direttore.riscontri@gmail.com

    sito: www.riscontri.net

    UUID: 160e241b-75d1-4790-801d-2736a99f5268

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice

    EDITORIALE

    Elogio dell’astensione elettorale

    SPECIALE - Empatia, essenza ed esperienza

    Sinergie. Scuola Eleatica, Scuola Medica, Scuola Empatica: il triangolo culturale del territorio salernitano, da Parmenide a Lerro

    Empatismo. Movimento letterario-artistico-filosofico e culturale sorto in italia nel 2020

    La scuola empatica. Tra Empatia ed Empatismo

    LA VIA DELLA LUCE

    L’empatia nella medicina salernitana

    L’importanza simbolica della Piramide Culturale del Cilento ideata da Menotti Lerro

    STUDI E CONTRIBUTI

    Simbolismo e onirismo nella Digitale purpurea di Giovanni Pascoli

    D’Annunzio e la vita interiore. Invarianti psichiche dal Piacere all’Innocente

    OCCASIONI

    In viaggio con Dante. Due riproposte in occasione del Centenario

    Dante e l’Islam, l’Induismo e il Buddha. Legami ipotetici e tracce nella Commedia

    La lezione glocal di Jovine

    MISCELLANEA

    Le dinamiche letterarie dell’inconscio nell’opera di Carlo Di Lieto

    Per Giuseppe Panella, ricordi e sentita emozione

    ASTERISCHI

    La rivolta del Sud

    Un mondo ingovernabile

    RECENSIONI

    Essere liceale ed ebrea nel 1939. Il libro autobiografico di Marcella Olschki

    Viaggio letterario alla scoperta di Salerno

    Romanzi che dettano legge. Saggio sugli sviluppi culturali e giuridici dal Seicento a oggi

    Le risonanze dell’illimite di Corrado Calabrò nell’analisi di Carlo Di Lieto

    Ariosto e Kafka in salsa pop. A proposito di un romanzo tratto da un fumetto

    Novità editoriali

    Note

    immagine 1

    EDITORIALE

    Elogio dell’astensione elettorale

    In periodo di campagna elettorale non poteva mancare l’ampio ricorso a quel grande e antico repertorio di luoghi comuni sul voto. Infatti, si dice, chi non esercita il suo diritto di voto viene meno al suo dovere di cittadino, dimostra indifferenza riguardo il destino della comunità e poi – non contento – rivendica anche il diritto di parlare e di criticare, proprio lui che ha disertato la chiamata alla urne.

    Tutti ragionamenti che hanno il vizio – o forse il vantaggio? – dell’astrattezza, dato che chi li enuncia si guarda sempre attentamente dal tentare di calarli all’interno della realtà italiana. Se è vero, infatti, che il voto è uno dei momenti fondamentali della vita di una democrazia, resta ineludibile il problema di capire se quella italiana possa ancora considerarsi tale. Un qualunque commentatore televisivo, non dubitiamo, potrebbe agilmente liquidare la questione puntando sul binomio voto-democrazia. In altre parole, se è concesso il diritto di voto, vuol dire, sic et simplciter, che ci troviamo dinanzi ad un regime democratico.

    Eppure un minimo di cognizione storica sarebbe sufficiente per sapere che la democrazia è qualcosa di molto più complesso di una tornata elettorale. E che la partecipazione popolare per mezzo del suffragio non è un’esclusiva della democrazia liberale. Anche alcune forme autoritarie di potere, infatti, non solo la prevedono ma, si potrebbe dire, la prediligono come forma di legittimazione. Basti pensare ai plebisciti napoleonici, o alle elezioni politiche del 1934 che avevano come unico esito possibile quello del consolidamento del regime fascista.

    Comprendere quindi la natura del regime politico che indice le elezioni è fondamentale, al di là dei luoghi comuni, nell’ambito della vexata questio tra voto e astensione. Sorvolare su questo problema vuol dire esporsi al rischio di legittimare un sistema di potere autoritario per mezzo di uno strumento solo formalmente democratico, finendo col contribuire, anche in perfetta buona fede, al passaggio da una democrazia liberale a una democrazia totalitaria.

    Contro questo rischio, le invettive di politici e giornalisti – due categorie ormai difficilmente distinguibili – rivolte agli indifferenti non possono che risultare grottesche. Chi, infatti, al giorno d’oggi, potrebbe essere così ignorante da non rendersi conto che la politica influenzi in maniera rilevante il destino dell’intera comunità e dei suoi membri? E chi, di fronte a questa verità lapalissiana, potrebbe mai dichiararsi indifferente rispetto alla propria sorte? Dato anche il progressivo aumentare della platea degli astenuti, le istituzioni farebbero meglio ad interrogarsi sui veri motivi della disaffezione nei confronti della politica.

    Il voto, per poter risultare attraente, deve essere connotato da due caratteristiche: il potere decisionale e l’aspirazione ideale. Quest’ultima è venuta meno, ormai da molti anni, a vantaggio del cosiddetto voto utile, secondo cui le urne non debbano mai costituire l’occasione per l’espressione di una decisione valoriale. Il cittadino che non voglia essere bollato come traditore e nemico del popolo deve sempre orientarsi verso il partito che lo ha già deluso, in quanto meno peggio, nell’ottica della contrapposizione a quello che la propaganda mediatica rappresenta come il nemico di turno, perché ricettacolo di ogni male (dimenticando, magari, che peggio e meno peggio hanno, in realtà, già governato insieme – con risultati ottimi, almeno dal loro punto di vista – o lo faranno in futuro).

    Posto che non si possa definire politica quella basata sulla delegittimazione dell’avversario, a prescindere dallo spettro del pericolo fascista, il quale, curiosamente, non desta preoccupazione al di fuori del momento elettorale, come se il fascismo fosse un fenomeno meramente elettoralistico, non è chiaro cosa sia chiamato a decidere il cittadino elettore. La quasi totalità delle principali forze politiche si dichiara infatti depositaria della cosiddetta agenda Draghi, perfino, si badi bene, chi in Parlamento ha recitato il ruolo dell’opposizione all’ultimo governo. In gioco non c’è quindi l’adozione di un pacchetto di misure rispetto ad un altro, perché il percorso pare già deciso (e non certo a Roma): al massimo si può discutere su chi debba essere il conducente.

    D’altro canto, la storia recente mostra in modo difficilmente confutabile che, in virtù di inarrestabili forze interne ed esterne al Paese, la compagine del meno peggio sia comunque destinata a quel ruolo, a prescindere dalle effettive preferenze dell’elettorato (rispetto alle quali, con poco ritegno, essa si mostra infatti del tutto disinteressata). Basti pensare alle elezioni del 2018 che consacrarono lo straordinario successo dell’antipolitica euroscettica, salvo poi finire per esprimere il più europeo dei governi che, tra le altre cose, ha reso evidente – per mezzo di una decretazione emergenziale in aperta opposizione al dettato costituzionale – la marginalità del Parlamento, ormai svuotato di ogni potere.

    Quello meramente politico e istituzionale non è però l’unico versante a mostrare criticità. Basti pensare alla crociata fiscale che lo Stato ha appena bandito, in piena crisi economica, contro la sua stessa popolazione, con l’entusiastico invio di diciannove milioni di cartelle esattoriali (andando a colpire all’incirca la metà della popolazione attiva). Cartelle che non rappresentano una richiesta di chiarimento, in un ambito notoriamente complicato, ma una condanna preventiva del cittadino in quanto maramaldo, per mezzo di un algoritmo. Può risultare credibile uno Stato che, a fronte di uno dei sistemi fiscali più oppressivi al mondo, mentre si dimostra strutturalmente incapace di limitare gli sprechi per offrire servizi degni di un paese civile, scarica la responsabilità della sua inefficienza sulla popolazione? Una massa di maramaldi di cui però, allo stesso tempo, si ambisce, e anzi si ordina, la partecipazione al voto.

    Se da un lato l’astensione, come forma di delegittimazione dell’attuale regime, difficilmente potrebbe portare a risultati immediati, è vero anche che essa presenta almeno due vantaggi di rilievo. Da un lato, come evidenziato da Paolo Sceusa, Presidente emerito di Sezione della Corte di Cassazione, l’astensione, in quanto forza storica, non ha bisogno e non può avere né partiti né leader in senso stretto, scongiurando così i sempre più insinuanti fenomeni di gatekeeping, ovvero quei tentativi di intercettazione del dissenso al solo fine di depotenziarlo. Dall’altro, un’astensione consapevole che raggiungesse una massa critica di elettori sortirebbe l’effetto di smascherare l’attuale illusione, abilmente tenuta in piedi, della sovranità popolare. Perché solo una chiara presa d’atto della realtà, al di là di ogni rappresentazione e narrazione politico-mediatica, potrebbe rappresentare la pietra d’angolo di un progetto di rinnovamento generale che appare sempre più necessario.

    Ettore Barra

    SPECIALE - Empatia, essenza ed esperienza

    Francesco D’Episcopo

    Giuseppe Lauriello

    Menotti Lerro

    Luigi Leuzzi

    Antonello Pelliccia

    Sinergie. Scuola Eleatica, Scuola Medica, Scuola Empatica: il triangolo culturale del territorio salernitano, da Parmenide a Lerro

    Sembra ormai giunto il momento, decisivo e concreto, di congiungere e coordinare, più che di dividere e separare, come oggi, nella maggior parte dei casi è avvenuto, proposte, prospettive, pulsioni creative e critiche, legate a specifiche realtà territoriali, a posti e personaggi, che ne hanno segnato, e continuano a segnarne, la storia per un rilancio complessivo e congiunto delle loro più autentiche e autorevoli motivazioni.

    Siamo figli di Parmenide, nato ad Elea (Velia, poi Ascea), e il suo esempio straordinario di filosofo, poeta, medico, può e deve costituire la base di un movimento che tende a unire le arti e a confermare quel principio fondamentale del sentire pensando e del pensare sentendo, sul quale lo sfortunato Gian Battista Vico getterà le basi della sua nuova Scienza.

    La nostra proposta (partita dal leader e fondatore dell’Empatismo, Menotti Lerro, che, come con la sua opera creativa, si dimostra sempre degno erede dei grandi predecessori) è di rifondarla, congiungendola ad un’altra prestigiosa Scuola, meridionale e salernitana, che nel corso del Medioevo, insieme a Montpellier, città francese con la quale la nostra italiana è gemellata, ha rappresentato un faro imprescindibile di cultura interdisciplinare, in cui la stessa medicina rivendicava uno spazio, non autonomo ma compartecipe di altre discipline, volte a curare l’anima, oltre che il corpo.

    Tutto ciò, a cui molto altro si potrebbe aggiungere, doveva, in tempi moderni e contemporanei, convergere e sfociare nel grande mare dell’empatia, dono che nella vita è riservato a tutti coloro, che, dotati di una cultura da condividere con gli altri e, soprattutto, di una sensibilità spiccata a cogliere elementi comuni, e appunto condivisibili, del genere umano, tendono a sperimentarne i processi di collaborazione e di congiunzione estetica, etica e operativa.

    La Scuola, in tal senso, si connette, intimamente, intensamente, con la Vita, e non tanto e non solo quella istituzionalizzata e regolarmente praticata, ma quella che si inventa, ponendo in stretta relazione la triplice direttrice culturale che si è indicata.

    Francesco D’Episcopo

    Empatismo. Movimento letterario-artistico-filosofico e culturale sorto in italia nel 2020

    I l Nuovo Manifesto sulle Arti

    Il nostro millennio sta entrando nella terza decade, ed è tempo di costruire insieme una visione del mondo all’insegna della bellezza e dell’armonia. L’interdisciplinarità e l’idea di Artista totale (una singola persona o una combinazione di contributi da parte di persone impegnate in ambiti culturali diversi), proposti nel Nuovo Manifesto sulle Arti, si pongono come base per afferrare le frammentarie verità di questo periodo storico che, mai come adesso, necessita della figura dell’Artista come guida. A tal fine, dal 2019, opera il Centro Contemporaneo delle Arti, che dona al territorio nazionale e del Cilento molteplici e innovative iniziative artistico-culturali di grande rilievo, animate da un fondamentale sentimento comune: l’empatia, il sentirsi vicini gli uni agli altri, come esseri umani e come artisti. Per tale principale ragione il Centro Contemporaneo delle Arti fonda la Scuola Empatica, tenendo ancor più fermi i propositi educativi e formativi che lo contraddistinguono. Dal triangolo del Cilento antico (Vallo della Lucania, Omignano, Salento), partiranno nuovi impulsi per lo sviluppo delle Arti e della Cultura attraverso le emozioni.

    Menotti Lerro

    La Piramide e il Triangolo culturale del Cilento antico

    Un triangolo culturale racchiude la magia di un territorio, il suo geniusloci, ricco di mito, storia e tradizioni, luogo di unione tra umanità e natura: Omignano – Paese degliAforismi, Salento – Paese della Poesia e Vallo della Lucania – sede del Centro Contemporaneo delle Arti, che è custode di valori artistico-letterari svelati nel Nuovo Manifesto.

    Questo triangolo si inserisce idealmente nella proporzione e nell’armonia di un quadrilatero che ha l’apice piramideo nel Monte Stella, la cui porta d’accesso è Omignano, mentre i suoi nodi sono Paestum, Salento, Velia e Palinuro. La proiezione della luce dalla Stella sul piano di base del Cilento coincide con il Centro delle Arti. L’antica piramide rivela un’anima pulsante.

    Menotti Lerro

    Antonello Pelliccia

    immagine 1

    Nuovo manifesto sulle arti

    Ho deciso di unire le forze a quelle di cari amici ancorati da radici artistiche pur diverse dalle mie, poiché ho compreso che in fondo l’arte è solo apparentemente divisibile. Di fatto, se si accetta tale punto di vista, quasi tutti noi, e io per primo, siamo – per dir così – degli artisti incompleti, capaci per lo più di svilupparci e di approfondire un solo aspetto di ciò che forse l’Arte richiederebbe (lei che in verità non ha mai chiesto niente a nessuno e che solo dà a chi sa chiedere…). Del resto, a ben pensarci, avviene pressappoco lo stesso con tutte le nostre cose: non usiamo, ad esempio, troppo poco il corpo e la mente rispetto a come si dovrebbe e potrebbe? e non è forse la nostra conoscenza di ogni dottrina e del mondo oggettivamente limitata?

    Se penso a un medico mi accorgo che egli conoscerà bene (o comunque ne avrà una conoscenza maggiore rispetto alle altre) una sola branca della medicina. Non a caso, poi, tenderà probabilmente a specializzarsi proprio in quella specifica direzione; e, tuttavia, non resterà egli sempre medico, capace all’occorrenza di approfondire anche altri aspetti della sua materia? Il vero artista, dunque, credo segua simili criteri: è artista poiché possiede le caratteristiche fondamentali per essere tale – sensibilità, intelligenza, creatività, curiosità, strumenti tecnici innati o acquisiti, talento… – ma presto deciderà, per una ragione o per un’altra, di dedicarsi a un peculiare aspetto dell’ingegnosa attività umana finalizzata ad accrescere negli uomini la sapienza attraverso la bellezza o la bellezza attraverso la sapienza, identificandosi, poi, nel ruolo di romanziere, pittore, scultore, musicista…

    Sono giunto a tali conclusioni quando ho compreso che tutte le arti mi appartengono più o meno allo stesso modo o, almeno, io sento di appartenere loro in egual misura. Più di 20 anni or sono – fa un certo effetto quando a dir così è un quarantenne – sono approdato ai principi che inducono l’uomo a ricercare la parola esatta, alla poesia e alla prosa, ma mi accorgo, ora, di percepire non diversamente le altre espressioni estetiche che il mondo propone e che ho imparato a riconoscere sempre più a fondo. Sento la musica pulsare nel mio petto come un battito scomposto e confesso che devo tenermi lontano appositamente dagli strumenti musicali, poiché mi basterebbe una scintilla e potrei ritrovarmi a dedicare a quella tastiera (o ad altro) un tempo non sporadico, che dovrei, per dirla bruscamente, sottrarre alla mia scrittura. Tempo, in verità, che è già fin troppo limitato anche per questa sola arte, che furtiva si insinuò nelle mie carni lasciando lì il suo marchio salvifico e mortale quando ancora l’aria dei boschi non aveva peso sulle ombre che affollano i miei sogni.

    Sono quindi conscio del limite temporale che rende difficoltosa l’idea di voler tentare l’impresa e imparare altro come vorrei, per potermi, poi, esprimere rendendo onore e gloria all’arte senza farne scempio, come gli uomini sembrano in questo nuovo millennio aver deciso di voler, spesso, fare. Tutto questo mi suggerisce, almeno per adesso, di lasciar perdere, di non lasciarmi rapire, se non per mera curiosità, da ciò che non possiedo, evitando di mischiare le carte, rischiando in tal caso di non raccontare, in seguito, nel modo più alto ed efficace possibile, ciò che di volta in volta mi preme. Confesso, tuttavia, che forte è la tentazione e se la mia vita non fosse stata quella di un girovago, costretto a lavorare il triplo di tanti altri uomini che potrei definire di me più fortunati per quanto concerne i beni materiali, allora forse darei da subito libero sfogo allo sviluppo di nuove pulsioni. Credo che potrei esprimermi anche meglio di come faccia con le lettere attraverso pennelli e scalpelli (come da piccolo, in quella nostra falegnameria, che sempre ritorna): me ne accorgo dalla soffice follia che mi assale se vedo dei colori, una tela o trucioli sparsi, che già nei miei opali fioriscono mille sfumature sovrapposte, capaci di dar voce all’immensità di uno specchio nitido interiore.

    Tremo se vedo qualcuno danzare o cantare o progettare un oggetto – perché il design è arte, al contrario di ciò che dicono in molti – così come un fremito mi assale dinanzi a un fotografo o a un regista che tutto vedono diversamente da come si illudono di vedere altri uomini. Mi basta chiudere

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