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Il Cavallo Nero
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E-book64 pagine37 minuti

Il Cavallo Nero

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Questo libro trae spunto da una fiaba raccontata da un nonno a suo nipote, in cui si narrava di un cavallino nero che si era perso in una grande foresta. Al di là della fiaba traspare la grande passione del nonno per il gioco degli scacchi e la sua intenzione di insegnarlo al nipote. Lo stratagemma del racconto fantastico viene usato dall’autore per introdurre le regole degli scacchi, gioco straordinariamente ricco di possibilità e di varianti. Nel racconto l’autore evidenzia l'opposizione simbolica tra Bianco e Nero, tra Luce e Tenebre, immagine del Bene e del Male e di tutte le forze contrarie che si contrappongono nella lotta per la vita e la supremazia sul Mondo. Nel gioco degli scacchi il mondo è la scacchiera, intessuta di ombra e di luce (64 caselle bianche e nere alternate) e il gioco stesso si ricollega chiaramente alla strategia di guerra. Il “combattimento” che si svolge tra i pezzi neri e i pezzi bianchi, tra difesa e attacco, fuga e assalto, in perenne dinamismo, si concretizza, nel gioco, dal movimento coordinato dei pezzi in base al pensiero creativo e strategico dei giocatori. Il gioco permette, tra l’altro, di sviluppare la conoscenza di sé e dell'avversario, il rispetto delle regole e la socializzazione, la concentrazione e la pianificazione della propria vita. Per tutte queste valenze educative, sociali e spirituali, meriterebbe maggiore diffusione. L'introduzione di un cavallo umanizzato e intelligente nel mondo fantastico del racconto, trascende le astratte geometrie del gioco antico e meraviglioso degli scacchi, suggerito come mezzo pacifico per dirimere le contese e inserirsi fra le speranze di pace dell'umanità tutta.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita26 feb 2018
ISBN9788871639567
Il Cavallo Nero

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    Anteprima del libro

    Il Cavallo Nero - Dario Colusso

    Il Cavallo Nero

    Libro autopubblicato dall’autore

    Il Cavallo Nero

    Diritti riservati – © 2018

    Composizione e impaginazione: Dario Colusso

    Illustrazione di copertina:

    Il Cavallo Nero Acquerello su carta di Andrea Colusso

    Postfazione: Il luogo degli scacchi di Paolo Pavin

    Quarta di copertina: testo di Hayat Francesca Palumbo

    Per contattare l’autore scrivere a: cavallonerodegliscacchi@gmail.com

    Alla memoria di mio padre Germano

    che mi ha insegnato a giocare a scacchi

    .

    PRESENTAZIONE

    Il Cavallo Nero è stato pensato nel 1988 ma iniziato a realizzare nel 1990 senza grosse pretese (furono scritte solo due pagine).

    Nel 1992 dopo aver a lungo riflettuto, decisi di riprendere a scrivere: impostai il progetto di un breve libro di facile e agile lettura affinché potesse avere una rapida divulgazione e per diffondere, soprattutto tra i giovani, il gioco degli scacchi.

    Strutturai il libro in 9 capitoli più una introduzione e una conclusione. Nel capitolo quinto, centro del libro avrei descritto le regole del gioco degli scacchi.

    Iniziai a scrivere verso Settembre del '92 nei ritagli di tempo dopo la scuola, impostando abbastanza velocemente i primi 4 capitoli. Giunto proprio al quinto capitolo mi posi il problema di scrivere con un linguaggio non solo appropriato ma anche semplice e chiaro in modo che chiunque potesse capire il gioco e imparare. Ritenendo l’impresa più grande delle mie forze, in quel momento particolare della mia carriera scolastica, abbandonai il libro per dedicarmi meglio alla scuola, non avendo il tempo libero necessario per coltivare e realizzare l'ispirazione.

    A Marzo del '93 avvenne un fatto che risvegliò in me la voglia di riprendere a scrivere. Mi trovavo in montagna per una settimana bianca e la sera in albergo si giocava a carte e a scacchi. Una di quelle sere, un bambino di 11 anni di nome Fabrizio stava da solo nella sala con una scacchiera tra le mani alla ricerca di qualcuno che giocasse con lui a dama. Capitai nella sala per caso e mi fu rivolta la domanda: Vuoi giocare con me a dama?. L'idea non era delle più allettanti, anche perché non sono un buon giocatore di dama, ma vedendo quel bambino tutto solo, non me la sono sentita di dirgli di no. Facemmo solo una partita; aveva capito che non si sarebbe divertito a perdere e mi chiese se sapevo giocare a scacchi e se potevo insegnargli a giocare (nella scatola c'erano sia i pezzi della dama che quelli degli scacchi). Lì per lì, quando accettai, non pensavo che la cosa sarebbe andata a buon frutto sia per me che per lui. Io accettai solo perché poter insegnare gli scacchi ad un bambino era un passo come un altro per diffondere il gioco e lui me lo chiese probabilmente solo per passare il tempo. Passammo 4 ore su quella scacchiera: gli insegnai tutto quello che un bambino di quella età, al primo impatto con il gioco, avrebbe potuto assimilare e facemmo due partite di prova commentando ogni mossa e ogni errore, partite che riuscii a fargli vincere senza fare errori ingiustificati o sviste ma conducendolo per mano fino alla vittoria, facendogli credere

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