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Racconti nello zaino: Ventitré storie fuoriclasse
Racconti nello zaino: Ventitré storie fuoriclasse
Racconti nello zaino: Ventitré storie fuoriclasse
E-book303 pagine2 ore

Racconti nello zaino: Ventitré storie fuoriclasse

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Info su questo ebook

Amicizia, amore, paura, felicità, incoscienza, freschezza, innocenza e aspettativa colma di speranza, emozioni che esplodono con vigore narrativo in questi racconti, la cui potenza, visionaria e leggera, è quella tipica della giovane età degli scrittori, tutti adolescenti. I ventitré giovanissimi autori, protagonisti di questa antologia, hanno dato vita a ventitré racconti in cui la scrittura diventa la porta d’ingresso in un mondo nascosto e interiore, tutto da esplorare per i lettori. Sono racconti per quegli adulti che non hanno dimenticato quanto importante sia l’attesa del domani, e per quei giovani lettori che vogliano scoprire quanto bello sia lasciarsi andare alla scrittura, esplorarla e sperimentare se stessi dentro ogni parola.
Vania Russo
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2018
ISBN9788893780933
Racconti nello zaino: Ventitré storie fuoriclasse

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    Anteprima del libro

    Racconti nello zaino - AA.VV.

    intenzionale.

    PREFAZIONI

    Non ci aspettavamo certo di arrivare a questo, quando abbiamo pensato e poi proposto agli alunni un corso di scrittura creativa. La finalità del progetto era di consentire agli studenti di mettere in pratica le nozioni di analisi del testo narrativo studiate e di far verificare loro la diversità tra l’analisi e la scrittura.

    Così ci siamo affidate alla preziosa collaborazione di Vania Russo, che ha saputo coinvolgere gli studenti, accompagnandoli nell’affascinante mondo della scrittura, guidandoli alla ricerca dell’ispirazione e suggerendo loro le tecniche più efficaci di cui si avvalgono gli scrittori professionisti.

    I ragazzi hanno lavorato con assoluta libertà, cercando e trovando suggestioni, luoghi, personaggi e trame dentro di loro, nelle loro passioni, nelle loro aspirazioni, nelle loro esperienze di adolescenti. E pian piano i racconti hanno trovato la loro forma, alcuni con particolare spontaneità, altri con più difficoltà, ma tutti con qualcosa da comunicare.

    La possibilità di pubblicare questi racconti in un vero libro è, dunque, arrivata inaspettata, accolta con entusiasmo, ma anche con un po’ di ritrosia, naturale in chi non è abituato a esporre se stesso e il proprio lavoro. Per questo ringraziamo l’editore, Andrea Tralli, che ha creduto nell’impegno di questi scrittori alle prime armi e ha permesso loro di vivere un’esperienza significativa e gratificante.

    Paola Olivieri

    Far vivere ai nostri ragazzi un’esperienza di scrittura e di narrazione al di là del vincolato mondo della scuola è stato il motivo che ci ha spinto in questa avventura.

    Proprio di avventura, legata alle lezioni con Vania (scrittrice e collaboratrice tecnica del nostro percorso), alle parole combinate all’inizio in bozze di racconti, alle storie costruite singolarmente e poi insieme, possiamo parlare. Ciò che abbiamo raggiunto è stato un dialogo più intimo, spontaneo e personale prima con lo scrivere e poi con i personaggi e le vicende che hanno preso vita. Ventitré intrecci animati da adolescenziali punti di vista, da emozioni e dal naturale modo dei ragazzi di guardare al mondo. Ogni racconto si configura come una realtà immaginata, pensata e delineata secondo le scelte e le preferenze di ciascuno verso i differenti generi narrativi. Emergono quindi particolari vicini al racconto giallo o all’horror oppure al racconto sentimentale, ma anche atmosfere d’ambiente legate alle proprie origini e alla diversa appartenenza culturale di ciascuno.

    Si tratta di un’antologia miscellanea di ventitré piccoli mondi interiori che i ragazzi hanno realizzato, con il desiderio di vedere alla fine le proprie storie stampate su carta con la forma grafica e ordinata della pagina di un libro.

    Il libro è il loro compagno di scuola, è l’oggetto cartaceo che si tiene sui banchi, che li fa soffrire, ma è pure l’interlocutore che, comunque, aprirà loro le porte verso un futuro migliore e una realizzazione personale.

    Il nostro desiderio era proprio quello di offrire a questi piccoli scrittori un’opportunità legata a un libro che non fosse l’ostile compagno di scuola ma l’amico intimo e fedele costruito, con creatività, e condiviso con i coetanei di scuola e non solo. Con il singolo racconto, e con l’opera complessiva, ogni ragazzo potrà continuare, in futuro, questo viaggio nella narrazione leggendo la propria storia, raccontandola pubblicamente e rivivendo le emozioni di scuola.

    Questo è il nostro affettuoso augurio per i nostri piccoli ventritré scrittori.

    Magalì Schievenin

    DOPPIA INDAGINE

    di Davide Alban

    Andrea, 24 luglio

    La luce del tramonto dava alla stanza di Andrea un’atmosfera particolare; sembrava vi aleggiasse una leggera nebbiolina arancione che immergeva l'intera camera in una dimensione paradisiaca.

    Pa' dovrebbe tornare da un momento all'altro, pensò il ragazzo, con l'irrefrenabile voglia di vedere suo padre Lucas che contraddistingueva le sue sere da un paio di settimane. Per la precisione dal giorno in cui suo padre, spronato da lui e da Nicholas, si era fatto strappare quella promessa tanto sperata da Andrea: portare il figlio sulla scena di una nuova indagine.

    All'improvviso, un'auto svoltò nel vialetto. Era quella di suo padre. Il tempo di uscire dalla cameretta e scendere le scale, e l’uomo era all'ingresso, con le mani piene delle solite scartoffie e la spesa. Andrea lo fissò con il solito sguardo interrogatorio e suo padre pronunciò le parole tanto sperate.

    «Buone notizie per te, ragazzo.»

    Nicholas, 21 gennaio

    La pioggia batteva sui vetri della banca, invadendo l'ambiente con un suono persistente e ritmico. All'esterno gli ultimi pendolari ritardatari correvano sotto la pioggia tentando inutilmente di ripararsi con le loro cartelline. D’un tratto Nicholas, chino sulla scrivania, sentì le sirene della polizia che attraversavano la via. D'istinto si domandò cosa stesse succedendo e dove stessero andando le forze dell'ordine, quando sentì le auto cessare la loro corsa con una sgommata proprio davanti alla società nella quale lui era rinchiuso a lavorare. Mente si dirigeva alla finestra, percepì il vociare concitato dei poliziotti e la porta spalancarsi di scatto.

    «Cerchiamo Lorenzo Marzucchi,» furono le ultime parole comprensibili colte da Nichloas prima che tutto precipitasse nel caos.

    Nicholas, 24 luglio

    Quel pomeriggio Nicholas non era riuscito a sollevarsi il morale dopo l'ennesima schedina persa. Era nel suo ufficio a fare il resoconto degli ultimi casi risolti, perlopiù piccoli furti subiti da qualche sprovveduto che aveva dimenticato la finestra spalancata durante la notte. Nonostante la scarsità di casi interessanti, trovava il suo nuovo lavoro molto più stimolante del precedente. Prima di essere assunto come aiuto-investigatore, era amministratore delegato di una banca. Il lavoro precedente poteva sembrare il classico impiego ricco di vantaggi e comodità, ma portava anche un'infinità di lavoro e un accumulo di stress oltre misura. Essere un apprendista investigatore era invece molto più piacevole del precedente impiego, per il frequente contatto con la gente comune e l'enorme stimolo portato dai casi da risolvere nei quali aveva trovato quasi un accattivante passatempo.

    Pochi minuti dopo di lui, nell'ufficio entrò il capo cui era stato assegnato, Lucas, dopo che questi si era recato in caserma con convocazione urgente.

    «Abbiamo un bel caso,» dichiarò. «Un ricco bancario assassinato nell'hotel dove stava trascorrendo un viaggio di lavoro. Partiamo domattina. Prepara le valigie, alloggeremo nell'hotel fino al termine delle indagini.»

    Andrea, 25 luglio

    Sul luogo del delitto nulla era stato toccato da quando era stato rinvenuto il cadavere. L'uomo era a terra col volto completamente inespressivo, immerso in una pozza di sangue rappreso. I colpi avevano penetrato la carne, uno al petto e uno alla gamba. Probabilmente nessun organo vitale era stato danneggiato, perciò l'uomo era presumibilmente morto dissanguato pochi minuti dopo essere stato colpito.

    «Si chiamava Marco Cenci, era un noto affarista. Conduceva affari con industrie di vario genere, più raramente con banche e assicurazioni,» spiegò il padre, mentre Andrea fissava la scena.

    «Qualcuno ha visto l'assassino?» chiese Nicholas.

    «Nessuno. Non ci sono tracce né testimoni. L’assassino sembra essere sparito nel nulla.»

    «Questo assassino scomparso… non potrebbe essere un qualche imprenditore rimasto insoddisfatto degli affari conclusi con lui? Sappiamo se la vittima aveva nemici in ambito lavorativo?» domandò Andrea.

    «Le tue sono ipotesi assolutamente infondate,» lo attaccò, pur con garbo, Nicholas.

    Quelle parole colpirono nel profondo il ragazzo, perché l'uomo aveva sempre avuto un atteggiamento amichevole nei suoi confronti, e Andrea si aspettava che avrebbe appoggiato le sue ipotesi durante le indagini. Ma in quella domanda Nicholas sembrava aver messo qualcosa di simile all’astio.

    «Eviterei di cercare in quel settore. Dopotutto, ho già raccolto informazioni sui suoi affari. Le società coinvolte sembrano tutte soddisfatte,» continuò, probabilmente dopo aver pensato di essere stato troppo brusco nel parlare.

    Il comportamento di Nicholas è veramente strano, si ritrovò a pensare Andrea.

    Dopo quella conversazione, decise di cercare Marco e raccontargli tutto. Questi era un ragazzo della sua età che alloggiava nel loro stesso hotel da un paio di settimane, essendo la sua famiglia benestante. Lo trovò sdraiato su una delle sedie della piscina, intento a leggere un noioso tomo sulla felicità. Insieme, andarono a fare due passi per la cittadina e Andrea gli spiegò l'accaduto. L'amico non gli fu molto d'aiuto. Gli disse soltanto di non legarsi troppo alle indagini, di non far pesare la cosa.

    Così, lo salutò e decise di tornare in camera a riposare.

    Entrando, sentì dei rumori provenienti dalla suite. Allarmato, corse a controllare.

    La finestra del bagno era spalancata e il locale era sottosopra. L'istinto fu quello di correre alla finestra a controllare se il fuggitivo fosse ancora in vista. Una volta lì, vide un'ombra sparire dietro a un furgone. Poi, più nulla.

    Andrea, 30 luglio

    I giorni passavano e le indagini proseguivano. Suo padre aveva una traccia riguardo a un uomo che aveva lasciato l'hotel la sera stessa della morte dell'affarista. Andrea, però, non era per nulla soddisfatto di quell'indiziato. L'uomo non aveva un movente per uccidere e, sopratutto, come aveva fatto ad andarsene senza lasciare alcuna prova? Non era convinto che quello fosse l’assassino che stavano cercando. A ogni modo, suo padre era immerso nelle ricerche dell'indiziato e non aveva il tempo di ascoltarlo. Così Andrea trovò dei passatempi alternativi, decise di condurre delle indagini per conto suo. Era ancora convinto che l'omicida potesse essere stato mosso da qualche torto commesso da Cenci in ambito lavorativo. A quel punto, cominciò a navigare nella Rete in cerca di informazioni sul tipo di affari condotti dalla vittima. Non figurava nulla di strano. Come aveva detto Nicholas: coloro che avevano concluso affari con Cenci sembravano tutti soddisfatti. Decise allora di approfondire la questione. Copiò la lista delle società che avevano avuto contrattazioni con la vittima e decise di indagare su ciascuna di esse. Ma le società erano molte, e sembravano tutte in ottimo stato.

    Tutte tranne una che aveva avviato la vendita di nani da giardino in plastica e una banca. Andrea non era sorpreso che la prima avesse chiuso, vista l'utilità dei prodotti. Ma la banca sembrava essere una grande banca, e pareva fosse quasi arrivata a farsi quotare in borsa.

    Un'ottima traccia.

    Nicholas, 30 luglio

    La sua prima, vera, scena del crimine lo aveva colpito. Dopo ore a cercare ininterrottamente prove intorno al cadavere con quel corpo immobile che lo fissava, attonito, Nicholas era distrutto sia psicologicamente che fisicamente. Così se ne tornò nella sua camera e approfittò del frigobar. Era stato fortunato a capitare in un hotel a 5 stelle. Le bettole a 3 stelle mica mettevano a disposizione una bottiglia di prosecco in camera. Accese il televisore e decise di riposarsi immerso in un mieloso programma della domenica pomeriggio, quando qualcuno bussò alla porta. Era il capo.

    «Cosa pensi, di poter riposare dopo un paio d'ore sulla scena del crimine? Ho una traccia, ti aspetto nella reception tra venti minuti.»

    La reception era dotata di un salottino con delle poltroncine anni Ottanta poste in cerchio intorno a tavolini in vetro perfettamente lucidati. Le pareti di un rosa tenue calavano la stanza in un'atmosfera romantica. Ma non era per nulla romantico il motivo per cui era lì. Il capo aveva già occupato una delle poltroncine e appoggiato il suo portatile sul tavolino. Di fianco al computer apparivano due hamburger da fast food e due lattine di birra. Da questo capì che sarebbe stata una lunga serata.

    Andrea, 31 luglio

    Lo aveva trovato. Dopo ore di ricerche su Internet lo aveva trovato. Aveva trovato il vecchio sito di quella società bancaria fallita. E, nell'elenco del dipendenti, compariva anche un nome che lo aveva colpito. Allibito, corse a dirlo a suo padre, intento a indagare. Precedentemente gli aveva già parlato della sua traccia, e lui aveva annuito senza dimostrare troppo interesse. Ma ora, se non lo avesse ascoltato, si sarebbe dimostrato un superbo, incompetente nel mestiere.

    «Papà, ho una notizia scioccante. Metti via il portatile e ascoltami, subito.»

    «Sai che non posso ascoltare sempre i tuoi capricci, Andrea. Ti ho portato fin qui, ora calmati. Non puoi pretendere che ascolti ogni tua cosiddetta notizia.»

    «Ma, papà, potrebbe portare alla risoluzione del caso.»

    Dopo quelle parole, suo padre lo aveva accusato di cercare sempre il centro dell'attenzione e lo aveva rimandato in camera sua.

    In quel momento Andrea prese una decisione. Avrebbe continuato le indagini per conto suo fino a scoprire il colpevole e avere le necessarie prove.

    Così, si mise al lavoro. Cominciò a cercare informazioni sul colpevole. C'era solo una cosa che non lo convinceva: come aveva fatto a uccidere l'uomo senza essere né visto né sentito e a scappare dalla scena del crimine senza lasciare traccia? Così, decise di cercare informazioni sulla scena del crimine.

    Il corridoio dove era stato trovato l'uomo era molto diverso da come lo aveva visto la prima volta. Innanzitutto, il cadavere non c'era e il sangue era stato ripulito dalle pareti e dal pavimento. Notò, però, una cosa che nessuno aveva visto prima. Era rimasta una leggera striscia di sangue sul muro. Il ragazzo si avvicinò per vedere meglio e notò una minuscola fessura. Una leggera pressione ed ecco, si aprì una piccola porticina che, dietro di sé, nascondeva delle scale a chiocciola. Senza esitare e preso dall'entusiasmo, richiuse la porta alle sue spalle e scese le scale per scoprire dove portavano. In fondo alla rampa, trovò un'altra porticina che portava nientemeno che all'esterno. Ecco scoperto come il ladro era fuggito dalla scena del delitto senza lasciare traccia.

    Il ragazzo pensò di rintracciare i fondatori dell'albergo e di cercare informazioni su ciascuno di essi. Si preparò a un'enorme mole di lavoro, ma non fu necessario. Appena aperta la lista, saltò in evidenza lo stesso nome che era risaltato nell'elenco dei dipendenti della banca. A quanto pare, aveva collaborato al piano di evacuazione dell'albergo.

    Ora, rimanevano due interrogativi: come aveva fatto l'assassino a non farsi sentire? Ma, soprattutto, chi era Francesco Bianchi?

    Nicholas, 1 agosto

    Il capo ha trovato un'ottima traccia, pensò Nicholas. Lui troverà il fuggitivo, tutto andrà per il meglio.

    Nicholas aveva una sensazione stupenda, si sentiva come un genio. Si stava godendo dell'ottimo whisky seduto sulla poltrona della sua camera, quando la porta della camera si spalancò con un sonoro slam! Nella stanza fecero irruzione due poliziotti con le armi puntate, seguiti dal capo e da suo figlio: il moccioso. Colto dalla sorpresa, l'uomo sputò tutto lo whisky a terra e rovesciò il bicchiere, alzandosi in piedi. La prima cosa che sentì furono le parole di uno dei poliziotti

    «Sei in arresto, Francesco Bianchi.»

    Andrea, 1 agosto

    Era stato un piano quasi perfetto. Quasi. Ma era bastata una scintilla, un'intuizione, per scoprire il colpevole. Quando Nicholas, o meglio Francesco, aveva chiesto come avessero fatto ad arrivare a lui, Andrea aveva spiegato tutto.

    «Il tuo errore è stato quando mi hai mandato a prendere gli occhiali in camera tua, ieri. Mentre stavo cercando fra la tua roba per trovarli, mi sono imbattuto in questo,» spiegò, mostrando il silenziatore di una calibro 9. «A questo punto ho capito tutto, e sono corso da mio padre a esporgli le mie teorie. Fino a quel momento non mi aveva ascoltato

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