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750 anni dalla nascita di Dante Alighieri [Apice 1/2016]
750 anni dalla nascita di Dante Alighieri [Apice 1/2016]
750 anni dalla nascita di Dante Alighieri [Apice 1/2016]
E-book118 pagine1 ora

750 anni dalla nascita di Dante Alighieri [Apice 1/2016]

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Il 10 novembre 1841, Giuseppe Mazzini inaugurava la scuola italiana elementare gratuita di Hatton Garden, Londra, con poche parole dedicate ai sessanta suonatori di organetto, venditori ambulanti, conduttori di scimmiette ammaestrate che aveva radunati insieme a rivoluzionari di ogni nazione e aristocratici inglesi, rivolgendosi ai presenti con queste parole: “i più tra loro ignorano il loro paese, la storia del popolo al quale appartengono, il nome dei Grandi che procacciarono nel passato alla Italia gloria e potenza. A testimonianze sì fatte, che si risponde?”.Che cosa rispondiamo noi a questa domanda? Non siamo forse di fronte al rischio gravissimo – pur nel relativo benessere – di perdita della memoria, della nostra storia e della nostra cultura?Noi della Società Dante Alighieri – Società Nazionale la volevano chiamare i fondatori, in maggioranza mazziniani – rispondiamo riprendendo il cammino dei grandi anniversari della nostra cultura; cercando di celebrarli al meglio, raccogliendo attorno a noi persone colte, giovani, accademici, “traduttori” nei mezzi di comunicazione globali.Cominciamo con il nostro amato Durante degli Alighieri, perché il 750° anniversario della nascita è la premessa per una completa rilettura della sua poesia che ha forgiato un popolo, in un cammino ininterrotto che maturerà nel 2021 con il 700° della morte, a Ravenna, antica capitale imperiale.
[estratto dall'editoriale di Paolo Peluffo]
LinguaItaliano
Data di uscita4 apr 2018
ISBN9788828300144
750 anni dalla nascita di Dante Alighieri [Apice 1/2016]

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    Anteprima del libro

    750 anni dalla nascita di Dante Alighieri [Apice 1/2016] - AA.VV.

    Peluffo

    Saluto del Presidente

    Di Andrea Riccardi

    Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a un rinnovato impegno per il rilancio della cultura in Italia. La politica e le istituzioni stanno attuando numerosi progetti per la valorizzazione del nostro patrimonio. Le imprese private, che hanno ben compreso il volano economico rappresentato da queste iniziative e che sono disponibili a essere parte attiva (anche con un sostegno finanziario) di questo rinnovamento; i cittadini che sempre più numerosi rispondono alle diverse proposte presso i musei, centri culturali, fiere, ecc. Anche la Società Dante Alighieri vuole fare la sua parte. La nostra Società ha nella diffusione della lingua e della cultura la propria missione statutaria. I nostri Comitati, sia in Italia che all’estero, hanno dimostrato nel tempo ricchezza di proposte per qualità e quantità; la Sede Centrale da questo anno ha realizzato un proprio programma strategico che proprio nell’approfondimento di temi e nella fruizione in favore dei soci ha uno dei suoi assi portanti. Apice quindi è uno strumento funzionale a questa nostra scelta che nasce dall’idea di Paolo Peluffo, il quale ne cura la redazione insieme a una squadra di professionisti della nostra Società.

    Sono certo che questa iniziativa incontrerà l’interesse di un pubblico sempre più vasto di lettori.

    Editoriale

    Di Paolo Peluffo

    Il 10 novembre 1841, Giuseppe Mazzini inaugurava la scuola italiana elementare gratuita di Hatton Garden, Londra, con poche parole dedicate ai sessanta suonatori di organetto, venditori ambulanti, conduttori di scimmiette ammaestrate che aveva radunati insieme a rivoluzionari di ogni nazione e aristocratici inglesi, rivolgendosi ai presenti con queste parole: i più tra loro ignorano il loro paese, la storia del popolo al quale appartengono, il nome dei Grandi che procacciarono nel passato alla Italia gloria e potenza. A testimonianze sì fatte, che si risponde?.

    Che cosa rispondiamo noi a questa domanda?

    Non siamo forse di fronte al rischio gravissimo – pur nel relativo benessere – di perdita della memoria, della nostra storia e della nostra cultura?

    Noi della Società Dante Alighieri – Società Nazionale la volevano chiamare i fondatori, in maggioranza mazziniani – rispondiamo riprendendo il cammino dei grandi anniversari della nostra cultura; cercando di celebrarli al meglio, raccogliendo attorno a noi persone colte, giovani, accademici, traduttori nei mezzi di comunicazione globali.

    Cominciamo con il nostro amato Durante degli Alighieri, perché il 750° anniversario della nascita è la premessa per una completa rilettura della sua poesia che ha forgiato un popolo, in un cammino ininterrotto che maturerà nel 2021 con il 700° della morte, a Ravenna, antica capitale imperiale.

    Lo faremo insieme questo viaggio, cari soci della Dante! E non smetteremo di sognare neppure le grandi imprese, come quella di realizzare il grande museo multimediale che Dante merita, perché Dante è il fondatore dell’Italia, come capirono bene Ugo Foscolo, Giuseppe Mazzini e Gabriele Rossetti, uniti idealmente, nella Londra degli anni Trenta dell’Ottocento, nella ricerca del segreto ultimo delle terzine del Paradiso.

    In sette anni, abbiamo completato il film della Divina Commedia, letta integralmente da Lamberto Lambertini. Chi altri ha tentato questa impresa? Una immersione onirica nell’Italia che oggi abbiamo smesso di osservare attentamente nelle sue pieghe più intime, nel lavoro degli artigiani, nei luoghi che stanno per essere abbandonati, perduti, ma non lo sono ancora. Ventuno ore di film, migliaia di chilometri di viaggi, centinaia di ore di immagini. Le vedremo e commenteremo insieme.

    Nel frattempo, con i professori dell’Associazione degli Italianisti (ADI) e con istituzioni, fondazioni, case museo, parchi letterari avvieremo una vasta riflessione su come realizzare l’incontro tra l’alta cultura, la ricerca, e la divulgazione contemporanea.

    Lo faremo celebrando degnamente anniversari come il 150° anniversario della nascita di Benedetto Croce, il cinquecentesimo anniversario della pubblicazione della prima edizione dell’Orlando Furioso e tanti altri appuntamenti che troverete via via segnalati nei nostri documenti di programmazione sul sito della Società, www.ladante.it.

    Apice, per noi, rappresenta il displuvio, il colmo di un’erta che guarda contemporaneamente su due lati della montagna: la ricerca, lo studio scientifico, metodico, e la divulgazione, il cinema, i mezzi di comunicazione globale, la capacità di spiegare perché vale ancora la pena studiare i nostri classici. Lassù, in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà, direbbe Montale, e noi cercheremo di starle dietro.

    La Divina Commedia, la miglior risposta agli interrogativi umani

    Di Alberto Asor Rosa

    Alberto Asor Rosa su Dante e Divina Commedia, a seguire una breve intervista al critico sulla letteratura contemporanea

    La perennità della Commedia è consegnata alla sterminata, anzi infinita, varietà delle sue risonanze, suggestioni, tematiche, sollecitazioni e risposte. Perché questo flusso continui a manifestarsi, occorre tuttavia che ci sia, da parte nostra – cioè da parte dei lettori di ogni tempo e paese – un’estensione altrettanto illimitata delle attese e delle richieste. È cambiata, naturalmente, la prospettiva da cui guardiamo – e possiamo guardare – allo straordinario poema. Ma quel che gli chiediamo non è forse molto dissimile, anche se in forme diverse, da quel che gli chiedevano i nostri predecessori dei secoli passati. E cioè di aiutarci a esplorare le profondità, i recessi più segreti, le forme elementari e al tempo stesso complesse della nostra esistenza, della umana esistenza. La Commedia non è, o non è soltanto – come pare sia diventata per molti specialisti del testo –, un gigantesco e pressoché inesauribile serbatoio di temi e di sollecitazioni intellettuali, culturali e talvolta perfino eruditi. È un tentativo, il più grandioso che sia mai comparso dall’inizio dell’era umana, di dare una risposta globale, nel male e nel bene, ai grandi interrogativi della condizione umana: perché ci siamo, come ci siamo e come potremmo esserci al meglio? L’ascolto di questa voce fondamentale e, ripeto, inesauribile del poema è ciò che dobbiamo praticare e coltivare di più. La lingua, perciò, è coefficiente indispensabile e fondamentale di tale processo. Tutto ciò che sinteticamente abbiamo detto finora assume la sua veste tangibile e comunicabile soltanto se prende forma in quell’inimitabile lingua, la lingua, appunto, di Dante, diversa da tutte le altre. Saper leggere, e ascoltare, tale voce è la strada che ci porta al cuore, all’essenza, di quell’apparentemente intangibile sublimità.

    Intervista

    a cura di Andrea Ciarlariello

    Ha dichiarato in un’intervista che gli scrittori contemporanei non sentono alcun debito, stilistico o concettuale, nei confronti dei classici. Come spiega questo scollamento dalle tradizioni e a quali effetti può portare sul lungo periodo?

    Questa è una domanda molto complicata. Innanzitutto bisognerebbe verificare se l’affermazione che io ho fatto sia esatta oppure no. Io penso di sì: per scrittori contemporanei intendo con maggiore esattezza quelli nati dopo il 1960 – la linea di demarcazione, anagrafica, è netta – la cui produzione è iniziata nel corso degli anni Novanta ed è ancora in pieno svolgimento. A me pare innegabile che questo gruppo di scrittrici e di scrittori abbia abbandonato il rapporto con la cosiddetta tradizione, anche quella più recente (io faccio i nomi di Calvino, di Pasolini, di Fortini, di Gadda), e abbia individualizzato fortemente la propria ricerca linguistica, appunto perché non ha modelli da imitare. Gli scrittori della tradizione precedente, pur esprimendo una forte inventività linguistica, si riferivano al tempo stesso a dei modelli, anche collettivi e di massa. Oggi ognuno tende a inventare una propria lingua. Se si dovesse esaminare questo fenomeno dal punto di vista linguistico generale si potrebbe dire che il circuito tra lingua parlata e lingua scritta è diventato molto meno efficace ed efficiente del passato. Questo, sul lungo periodo, potrebbe comportare una perdita degli ancoraggi anche del linguaggio parlato.

    Crede che ciò abbia in qualche modo effetti anche sul ruolo che gli scrittori

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