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I passi del silenzio
I passi del silenzio
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E-book266 pagine4 ore

I passi del silenzio

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Info su questo ebook

Tra la sabauda Torino e la terra del Sol Levante si svolgono le vicende della vita travagliata e dolorosa di Yumi, affascinante e sommessa donna giapponese. La sua sofferta e difficile esistenza viaggerà parallela a quella di Fabiana, sua amica d'infanzia e il marito di questa, Raniero che si prenderanno cura di sua figlia Mihoko. Una bambina e successivamente giovane donna che mostrerà la particolarità di un forte potere insito dentro di sé, legato a una lontanissima leggenda giapponese dai toni misteriosi e antichi. Una forza che troverà la sua fonte in un amuleto antico tramandato da madre a figlia, custode di una storia legata a una donna divenuta poi demone, vittima della sua stessa gelosia."I passi del silenzio" è un romanzo fatto di amore, intrigo e colpi di scena che sorprenderà il lettore fino all'ultima riga.
LinguaItaliano
Data di uscita18 dic 2017
ISBN9788827801864
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    Anteprima del libro

    I passi del silenzio - Giovanni Floccari

    Aquilina)

    Capitolo primo

    Specchio riflesso

    Per Raniero era sempre un’emozione forte trovarsi al Musée d’Orsay, l’ex stazione ferroviaria parigina dalle bellissime volte vetrate. La luce che ne filtrava di giorno illuminava la grande navata centrale conferendo a quel luogo d’arte, un aspetto ancor più ricco di fascino. Raniero amava quel posto, ne amava la bellezza e la particolarità delle opere. Ogni volta che capitava a Parigi, trovava il modo di passarci e di respirare quella corrente impressionista che tanto lo affascinava. Da Claude Monet, Cézanne, Renoir, Degas, Gauguin fino al suo preferito: Van Gogh. Ma, tra tutti, era stato catturato da un’opera in particolare, L’origine du monde di Gustave Courbet. Un dipinto talmente realista del quale non era possibile non catturare i minuziosi particolari. La rappresentazione dell’intimità femminile in una prospettiva ravvicinata, talmente veritiera da suscitare i più arditi sogni erotici a qualunque osservatore.

    Raniero, quando se lo ritrovò di fronte, rimase lì, piacevolmente imbarazzato a osservarne ogni dettaglio, ogni sfumatura della pelle, ogni curva del corpo. Le cosce in carne e i floridi seni di quella donna adagiata su quel letto, una posizione così accogliente da invitare chiunque lo ammirasse a gustarne appieno la sua intimità. Ogni volta che tornava in quel museo, dedicava la maggior parte del tempo davanti a quell’opera e mentre la guardava, ricorreva nella sua testa la medesima domanda: chissà che volto aveva quella donna?

    A volte pensava che non avesse un bel volto, che fosse qualcosa di orrendo a tal punto che il pittore non lo avesse reso visibile per non contaminare in nessun modo la stupefacenza di quel dipinto. Nella sua mente aveva balenato anche l’idea che dietro a quel corpo si celasse il volto di una donna importante che aveva segnato la vita del pittore al punto da volerla lasciare nel mistero. Ogni volta, guardare quel quadro, era come assorbire emozioni e sensazioni diverse, le stesse sensazioni che provava in quel momento, mentre osservava la parte intima della donna che le era accanto, riflessa sullo specchio a parete, di fronte al letto. Uno dei tanti specchi, rigorosamente rifiniti da un’importante cornice barocca color oro, che arredava quel piccolo rifugio, un piccolo appartamento preso in affitto al quinto piano senza ascensore per i loro incontri, per tutte le volte che volevano isolarsi dal mondo e bearsi di loro. Quell’immagine riflessa nello specchio gli fece fare un tuffo nel passato quando, appena maggiorenne, in quel museo, aveva ammirato quel quadro di donna nella stessa posizione. Quell’immagine ora si era materializzata in quel corpo femminile ed esile che giaceva accanto a lui.

    Torino, 22 ottobre 2010

    Era un venerdì mattina, Raniero non andò a lavorare ma si prese un giorno di permesso, all’insaputa della moglie, per stare con la sua amante. La donna era distesa sul letto e lui le era seduto di fianco. Raniero si lasciò andare e si distese accanto. I loro fianchi si toccavano e avvertivano il calore dei loro corpi completamente nudi. Lui volse lo sguardo in alto riflettendosi nello specchio appeso sopra la sua testa sostenuto da quattro catene ancorate al soffitto. Era grande quanto tutto il letto tanto da fare impressione. Incominciarono ad aleggiare nella sua mente brutti pensieri.

    Che cosa avrebbe scritto la stampa se solo quello specchio si fosse sganciato? Un fatale destino, per i due amanti uccisi dal loro stesso corpo riflesso.

    Raniero immaginò la scena:

    La polizia sarebbe entrata in quella stanza e avrebbe trovato i corpi dilaniati dal vetro infranto. Una scena raccapricciante, il sangue schizzato in ogni parte, tra le lenzuola di seta e le tende bianche in chiffon che coprivano i lati del letto a baldacchino. Quando andarono a vedere l’appartamento situato in Corso Galileo Ferraris a Torino, non si sarebbero mai immaginati di trovare specchi ovunque. La proprietaria, la signora Evelina, gli aveva spiegato che l’inquilino precedente arredò la stanza in quel modo per avere un senso di spazio e di luce. Lei, quando la vide, ne fu estasiata, Raniero un po’ meno. Ricordando tutto questo, Raniero teneva stretta la sua mano e fissava quello specchio sopra la loro testa facendo sempre attenzione che non cedesse o facesse rumori strani tali da far presupporre un imminente pericolo. Guardava i loro corpi nudi riflessi e realizzava che nel caso fosse accaduto qualcosa, il tempo sarebbe stato poco per sfuggire a una morte certa. La mano di Raniero incominciò a sudare e quella di lei cercò di staccarsi dalla sua sentendola tutta bagnata. Raniero con impeto non glielo permise e strinse ancor di più la sua presa. Lei girò la testa verso di lui e vide che era come imbalsamato, rigido con occhi sbarrati rivolti in un'unica direzione. Raniero non riusciva proprio a darsi pace, a tal punto che l’assalì la rabbia. Per poco non si alzò per andare a telefonare alla proprietaria e dirle di togliere al più presto quello specchio da sopra la sua testa. Era stato assalito inspiegabilmente da una grande paura. Quel pensiero di telefonare, per un breve momento prese il sopravvento, poi pensò che fosse meglio non far nulla per non rovinare quel momento. Avrebbe rischiato di procurare ansia a entrambi.

    Avevano appena fatto sesso. Un amplesso brutale e forte come se fossero due sconosciuti, come due persone che s’incontravano per la prima volta al buio per un solo scopo, un’unica emozione. Ma loro non lo erano. Si conoscevano da tanto tempo e quella mattina si vedevano per la prima volta dopo un lungo periodo di distacco dovuto all’ennesima crisi matrimoniale di Raniero con la moglie. Nel loro ultimo incontro le aveva detto che forse era meglio evitare di vedersi per paura che la moglie potesse insospettirsi e potesse seguirlo le volte che usciva da casa. Nell’ultimo periodo, del loro stare insieme, Raniero aveva imposto alla donna di truccarsi e vestirsi in maniera da sembrare sempre una persona diversa dalla volta precedente, di indossare una parrucca e di cambiare ogni volta il suo nome a ogni loro incontro. Una mania che gli dava il gusto, ogni volta, di sembrare due sconosciuti, una novità a ogni loro incontro ma anche per non essere riconosciuta in strada le volte che andava da lui.

    Era sempre come farlo per la prima volta e lei era davvero molto abile a dargli piacere, creando sempre situazioni intriganti e nuove, come se vestisse un’altra lei. Una donna dalla magnifica passionalità e Raniero era stregato da questo suo aspetto. Viveva ogni suo amplesso con tutta se stessa, gemendo e urlando non curante del fatto che qualcuno negli appartamenti accanto l’avrebbe potuta udire.

    La donna, che quel giorno si faceva chiamare Amanda, cercava in qualche modo di staccarsi da quella mano sudata, ma Raniero continuava a non mollare. Ormai rassegnata, guardava il suo volto specchiato sul soffitto e sorrideva nel vederlo soddisfatto del momento di passione consumato pochi minuti prima. Pensava a quanto la eccitava vedersi riflessa in ogni angolo della stanza mentre lui afferrava il suo corpo soggiogato dalle sue mani. Le piaceva guardarsi in ogni scena, in ogni posizione, e lei, sorrideva sempre. Si sentiva appagata da quell’uomo che riusciva a colmare ogni suo desiderio.

    Lui era giunto nella sua vita in un tiepido giorno di primavera, in un periodo di negatività della sua vita. Un uomo sensibile, di modi gentili e riservati. Fu questo che la incuriosì fin dall’inizio. Non era come tanti che aveva conosciuto, era diverso, a volte fin troppo. Distaccato a giorni, presente in altri. Era cosa ardua capire cosa gli passasse per la testa. I suoi pensieri erano sempre un mistero, non riusciva mai a farsi confidare nulla di personale o a lasciarsi andare completamente. Aveva eretto un muro come quello delle fortezze Medioevali, spesso fatto di macigni e parole non dette e sembrava inespugnabile, sembrava…

    Lei riuscì a lasciare la sua mano e mettendosi inginocchiata sul letto prese il cuscino e incominciò a giocarci lanciandolo in aria verso lo specchio.

    <> disse Raniero seguendo con occhi atterriti quel gioco innocente. Lei fece un mezzo sorriso e continuò a lanciarlo sempre più in alto con più forza. Quando toccò lo specchio al soffitto, questo incominciò a dondolare. Raniero balzò dal letto e in un decimo di secondo andò a mettersi vicino all’ingresso della stanza, l’unico punto dove sopra la sua testa non vi era nulla.

    Amanda fermò il cuscino abbracciandolo e si mise seduta guardando Raniero con occhi sbigottiti mentre lo specchio continuava a dondolare sopra la sua testa e le catene si muovevano nell’aria creando cigoli da brivido.

    <> Disse Raniero irritato.

    <> domandò lei.

    <> indicando con il dito il soffitto sopra di lei.

    <<È quello che mi spaventa.>>

    <> accennando un sorriso.

    <>

    A quella domanda lei incominciò a ridere mettendosi la mano davanti alla bocca come per coprire quanto fosse divertita per quell’inspiegabile paura di Raniero. Poi cercò di cambiare discorso.

    <> cercando di distrarlo. Raniero abbassò lo sguardo e incominciò a guardarla accennando una smorfia.

    <>

    <>

    <> Disse Raniero esterrefatto per il suo repentino cambio di umore.

    <> disse lei. <> rassicurandolo con uno dei suoi bei sorrisi e con un atteggiamento dolce.

    Raniero non disse nulla, nella sua mente passavano ancora le immagini dei loro corpi morti mentre stavano consumando la loro passione. Poi prese coraggio e andò da lei molto lentamente senza mai staccare lo sguardo da quello specchio. E lì vide lei, che non aveva mai smesso di sorridere. Si fermò, abbassò il capo e chiudendo gli occhi disse:

    <>

    Lei allungò le braccia per accoglierlo nel letto.

    <>

    Raniero prese le sue mani e salì sul letto in modo convincente rimanendo inginocchiato davanti a lei. Decise che non avrebbe più guardato verso l’alto e se per qualche motivo i suoi occhi disubbidivano a quella decisione, li avrebbe chiusi all’istante.

    La donna aveva capito che quello specchio era diventato per lui un pensiero fisso e doveva fare qualcosa per distrarlo, per far sì che lui potesse pensare solo a lei e alla loro passione. Gli diede un bacio talmente intenso quasi da soffocarlo e sussurrandogli sulle labbra gli disse:

    <>

    Raniero amava quando era decisa, quando abusava di lui, ma quella volta non si sarebbe mai immaginato che lei si spingesse oltre ogni limite della sua immaginazione. Appena le loro labbra si staccarono, Amanda allungò un braccio e prese dal cassetto del comodino delle corde in juta e dalla sedia il suo foulard di seta rosso che lui le aveva regalato per il suo ultimo compleanno e lo bendò. Raniero rimase inerme, non si mosse e non disse nulla, anche se dentro di sé celava una certa paura per quei giochetti insoliti, a volte portati al limite della sopportazione. Lo fece distendere lentamente legandogli mani e gambe ai quattro lati del letto. La fitta trama di juta stretta intorno ai polsi e alle caviglie, sprigionava una piacevole sensazione di calore, mentre tutto il corpo, ormai in trazione, aspettava solo lei. Quel pomeriggio, tra le ore che correvano vertiginosamente, lui impazziva come non mai, tra dolore e piacere, tra stupore e senso appagato da un immenso godimento. Da sempre desiderava essere posseduto.

    Sul pavimento in parquet giacevano le corde di juta, protagoniste di quelle ore di forte passione. Lui era disteso sul letto preso da un’apparente sonno profondo, ma dallo sguardo sereno e appagato, il suo respiro era tornato alla normalità. Lei era in piedi davanti a lui e lo guardava. Era soddisfatta per averlo sfinito, per non avergli fatto avanzare un grammo di forza, gli aveva preso tutto ed era quello che voleva. Si tolse la parrucca e la lasciò cadere a terra, poi dalla borsetta prese il cellulare e scrisse un messaggio:

    Ciao amore, arriverò a casa nel pomeriggio tardi, si cena fuori. A dopo.

    Inviò il messaggio, si rivestì e mentre stava per uscire, Raniero la chiamò:

    <>

    <> Aprì la porta e se ne andò.

    Capitolo secondo

    La ragazza orientale

    Torino, 23 ottobre 2010, il giorno dopo.

    Di solito, il sabato pomeriggio, era consuetudine andare al centro commerciale per fare spese. Durante la settimana Fabiana, moglie di Raniero, era molto attenta nel fare l’elenco dell’occorrente da comprare. Annotava sul suo diario ogni cosa e ogni centesimo speso. Controllava sempre che nulla di quello comprato la settimana precedente, andasse a male. Non sopportava buttare via il cibo e non amava fare grandi scorte. Comprava solo lo stretto necessario e ogni cosa extra veniva valutava a tavolino. Questo stile di vita iniziò quando Fabiana perse il lavoro e prese la decisione di dedicarsi totalmente alla casa e a suo marito. Una donna precisa e attenta a tutto. Non amava il disordine e per qualsiasi cosa l’ultima parola doveva essere sempre la sua. In casa diventò la regina senza un re, con le sue regole e le sue fissazioni a volte maniacali. Così Raniero si ritrovò a dover sottostare a nuove abitudini con non poca fatica.

    Fu questo che nel tempo portò la coppia a una crisi coniugale. Venne a mancare l’amore, il dialogo e soprattutto, cosa non meno importante, il sesso.

    Raniero si sentiva oppresso dalla moglie che non gli dava respiro né modo di avere i suoi spazi. Si sentiva osservato in ogni cosa che faceva e voleva sempre sapere tutto di lui. Un paio di volte realizzò anche di essere stato seguito dalla moglie solo per essere andato a prendere il pane. Questo lo infastidì molto a tal punto che una sera sbottò contro di lei intimandola che se non fosse cambiata se ne sarebbe andato via di casa. Ma Raniero non era così forte e coraggioso da fare una cosa del genere.

    Tuttavia, nonostante la sua debolezza, con il tempo iniziò a tradire Fabiana. Non lo fece con tante donne ma solo con una. L’unica che gli interessava veramente, quella donna che cambiava nome e aspetto ogni volta che si vedevano, quella donna che lo faceva impazzire, quella donna che lo appagava in ogni sua fantasia erotica, quella donna da sesso, che non avrebbe creato complicazioni sentimentali. Era tutto ciò che desideravano entrambi, per questo i loro incontri si erano ricercati per anni, tanto che affittarono un piccolo appartamento tutto per loro, quello stesso luogo dove si erano visti il giorno precedente.

    Quella mattina, al consueto orario di apertura del centro commerciale, Raniero e Fabiana erano già davanti all’ingresso. Volevano avere la certezza di essere i primi a entrare, perché tardare solo di un’ora, avrebbe voluto dire lottare con la fiumana di persone che ogni giorno frequentavano i vari negozi dell’ipermercato. Avrebbero rischiato di perdere i prodotti migliori e più freschi, ma anche le offerte del giorno, solitamente a numero limitato. Dovevano giocare sulla rapidità! Era sempre una corsa contro il tempo che però Fabiana sapeva gestire benissimo, anche se, in effetti, non aveva nessun senso. Raniero comprendeva poco il suo accanimento nel voler fare le cose con un’ansiosa frenesia. In fondo non sarebbe stato meglio prendere le cose con più tranquillità? Fabiana si occupava della spesa alimentare mentre Raniero era delegato agli extra. Un fogliettino strappato da un volantino pubblicitario con su scritto l’elenco delle cose da prendere:

    -      Una lampadina da 40 Watt a luce calda

    -      Feltrini per le sedie di gomma

    -      Un cacciavite piccolo a croce

    -      Due pile a stilo per l’orologio della sala

    In realtà quelle quattro cose non erano altro che una scusa con il quale Fabiana riusciva a dileguarsi dal marito per almeno un’ora. Sapeva che Raniero si stufava a starle dietro e ben presto avrebbe iniziato a manifestare la sua insofferenza perdendosi tra le corsie del supermercato.

    I due si divisero, Fabiana si allontanò con il carrello verso i banchi dei generi alimentari e Raniero andò verso il reparto dell’hobbistica.

    Quello era il reparto che prediligeva. Sapeva dove si trovava ogni oggetto e ormai aveva abilità nel trovare velocemente quanto gli occorreva. Spesso si perdeva a guardare ogni cosa inutile, preso dalla curiosità tanto da dimenticarsi di cosa effettivamente doveva comprare. Quel foglietto, ormai stropicciato, era dentro la sua tasca sinistra e quando lo prese in mano sorrise per il grande compito che gli spettava. Preso le pile, il cacciavite e i feltrini, rimaneva ancora la lampadina.

    Una lampadina da 40 watt… lampadina da 40 watt… ripeteva a mente, mentre maneggiava una pinza a becco e riflettendo sulla possibilità di comprarla.

    Apriva e chiudeva le pinze così senza pensare a quel gesto meccanico quando, annoiato, vide passare davanti ai suoi occhi le immagini di Fabiana alle prese con la frutta. Stava vedendo una scena che conosceva benissimo e che accadeva ogni qual volta che sceglieva le sue mele.

    Granny Smith, comprava solo quelle. Verdi, croccanti ma soprattutto a basso contenuto di zucchero. L’unico frutto che si poteva concedere per la sua apparente dieta, una al giorno. Ne prendeva sette, una per ogni giorno della settimana e le selezionava minuziosamente facendo attenzione che non fossero bacate o che avessero delle imperfezioni, anche piccole. A Raniero opprimeva questa sua ossessiva precisione e questo suo modo di schematizzare la loro vita. Posò la pinza nel contenitore sullo scaffale e si diresse al fondo della corsia, dove c’erano le lampadine. Trovò subito l’articolo che gli interessava facendo attenzione che fosse a luce calda. Girò verso sinistra e si ritrovò nel reparto libri. Pile di libri di ogni genere, dalla narrativa alle ricette di cucina, autori italiani e stranieri. Raniero non era un assiduo lettore ma era da sempre un appassionato di manualistica sul fai da te. Non ne comprava mai uno anche perché, se Fabiana avesse saputo di un acquisto del genere, lo avrebbe cacciato di casa. Si limitava a guardare le figure, a sfogliare velocemente le pagine mentre gli occhi cercavano di rubare il più possibile e memorizzare nella mente. Era la stessa cosa che stava facendo in quel momento, aveva posato la lampadina e il resto della spesa sopra un libro e stava sfogliando il manuale pratico sulle tecniche della lavorazione del legno. Non voleva diventare falegname o intagliatore, voleva solo capire e conoscere alcune accortezze.

    Si lasciò assorbire da quelle letture e si rese poi conto che aveva perso abbastanza tempo ed era ora di raggiungere Fabiana prima che si domandasse dove fosse finito.

    Posò il manuale e proprio in quel momento, il suo sguardo fu catturato poco più in là da una ragazza intenta a sfogliare un libro. Era di spalle, dietro a una colonna, aveva lunghi capelli lisci, sembrava una striscia di seta che scendeva fin sotto il sedere. Vestiva un abito beige, di quelli larghi e lunghi che sfioravano i piedi e una giacchetta nera in pelle che fasciava la sua vita. Ad un tratto chiuse il libro e si voltò guardandosi velocemente intorno. Quando Raniero vide il suo viso, fu ammagliato dalla sua bellezza. Era una giovane ragazza dai tratti orientali con occhi di un verde smeraldo leggermente a mandorla e lineamenti del viso ben definiti e delicati. Raniero da sempre aveva un debole per le orientali ma non solo le donne, amava tutto di quel mondo che lo affascinava e incuriosiva. Più volte si era ripromesso che avrebbe fatto un viaggio in quel paese che desiderava visitare, conoscere, amare: il Giappone. Ma non era facile, doveva fare i conti con sua moglie e non solo! Quel viaggio sarebbe stato molto costoso e purtroppo, in quel periodo, il suo conto corrente era sempre sulla soglia del rosso.

    Mentre Raniero era assorto nei suoi sogni nipponici, la ragazza ad un tratto aprì un lato della giacchetta e ci infilò dentro il libro trattenendolo sotto l’ascella, poi la richiuse tirando su la cerniera e se ne andò. Raniero spalancò gli occhi e rimase esterrefatto

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