Un abbraccio sospeso
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Anteprima del libro
Un abbraccio sospeso - Luigina Parisi
Table of Contents
Luigina Parisi - Un abbraccio sospeso
Luigina Parisi - Un abbraccio sospeso
Premessa
Gloria
13 Gennaio 2018
14 Gennaio 2018
18 Gennaio 2018 h 23:00
h 23.30
h 23:40
20 Gennaio 2018
24 Gennaio h 23:15
h 23:30
Gloria
10 Febbraio 2018 h 12:00
Gloria
Gloria
15 Febbraio 2018 h 07:32
16 Febbraio h 00:01
20 Febbraio 2018 h 08:30
22 Febbraio h 00:37
Gloria
Castro 15 Aprile 2018
21 Aprile 2018 h 15:00
Luca
Linda
22 Aprile 2018 h 21:03
23 Aprile h 07:21
Luca
Postfazione di Chiara Armillis
Nota dell’autrice
L’Orto dei Tu’rat
Ringraziamenti
Luigina Parisi - Un abbraccio sospeso
Postfazione di Chiara Armillis
Musicaos Editore
Luglio 2020 | Narrativa, 25
Musicaos Editore, 2020
Via Arc. Roberto Napoli, 82 | 73040 Neviano (Le)
tel. 0836618232 | info@musicaos.it | www.musicaos.org
Ogni riferimento ai fatti, cose, persone, presenti nel romanzo, è da ritenersi puramente casuale.
Progetto grafico | Bookground
Fotografia di copertina | Chiara Vantaggiato
Isbn 9788894966848
Luigina Parisi - Un abbraccio sospeso
A mia Madre e a mio Padre
perché il mio grazie non sarà mai abbastanza
Tu sei come una terra
che nessuno ha mai detto.
Tu non attendi nulla
se non la parola
che sgorgherà dal fondo
come un frutto tra i rami.
C’è un vento che ti giunge.
Cose secche e rimorte
t’ingombrano e vanno nel vento.
Membra e parole antiche.
Tu tremi nell’estate.
Cesare Pavese
Premessa
Quello che appare come l’inizio della storia, non è l’inizio, ma è così che mi è piaciuto cominciare a raccontare, lo chiamo inizio uno
. Comincia con Gloria seduta a studiare, che mi ricorda una me di tanto tempo fa, che studiava e sognava, pur rivelandosi con mio grande stupore un personaggio con un carattere proprio e vivendo una storia diversa dalla mia.
E poi, chi mai può dire quale è l’inizio di una storia? È l’esatto momento in cui avviene un incontro? O l’inizio è da arretrare a qualche ora prima, quando abbiamo deciso ad esempio di uscire a comprare un giornale che poi ci ha portato a quell’incontro particolare? O magari il vero inizio è da far coincidere con la decisione di trovare lavoro nella stessa città in cui abbiamo studiato e dove poi è accaduto l’incontro? O ancora più indietro, al momento della scelta del liceo che ci ha fatto conoscere quel preciso professore, che ci ha fatto appassionare a una data materia, che poi ha determinato la scelta del corso di studi universitario e della città dove ora lavoriamo, che ci ha portato a quell’incontro successo perché eravamo usciti a comprare il giornale? O l’inizio è quella caduta dalla bicicletta quando avevamo sei anni e nostro padre ci ha preso in braccio, facendoci dimenticare le ginocchia sbucciate, soffiandoci su con una strana faccia buffa, che ci ha fatto tanto ridere e quindi ci ha rimesso in sella, dicendoci riprova, e noi abbiamo riprovato e non siamo più caduti e abbiamo corso verso gli anni del liceo con la fiducia necessaria per conoscere il professore di scienze, che poi ha determinato il corso dei nostri studi che ci hanno portato a Milano dove l’inizio zero
è cominciato?
Per toglierci d’impaccio stabiliamo un inizio a caso e da lì cominciamo. Buona lettura.
Gloria
Studiava seduta alla sua scrivania, di fronte alla finestra che si apriva sui terrazzi delle case di fronte. Faceva caldo quel giorno, molto, e l’arietta che entrava facendo ondeggiare debolmente le bianche tende di casa davvero non bastava a darle sollievo. L’esame di Patologia generale era imminente, pochi giorni ancora e tanto da ripetere su quel librone. Doveva studiare, studiare, studiare, ma la sua testa volava altrove. Non riusciva a non pensare a quell’amore nato per caso, tanto tempo fa, cresciuto e divenuto grande oltre le sue aspettative. Le si era incollato addosso, era penetrato in ogni anfratto del suo corpo e della sua mente. Tutto sapeva di lui. L’aria glielo ricordava, il vento, la luna, il sole, la notte, le campane di pasqua, le stelle di natale, i sassi del mare, i tramonti. Ripensava all’ultimo litigio. Frasi velenose nate come erbacce tra i crepacci di incomprensioni reciproche. Litigando si afflosciavano come palloncini al sole e tutto ciò che aveva innescato la discussione perdeva significato nella mente di lei; ciò che contava erano i suoi occhi, arrabbiati, avvelenati, che respingevano le accuse con foga, quella stessa foga che lui metteva quando la baciava appassionatamente, quando le faceva scordare di avere dei confini, quando solo loro contavano, niente altro. Lei allora gli prendeva le mani, quelle mani morbide e giovani che sapevano come accarezzarla, e le stringeva forte, mentre lui ancora continuava a difendersi dai suoi attacchi, ma sempre con meno convinzione e con gli occhi che cominciavano a tremare di desiderio. Ricordò una frase che aveva letto da qualche parte e che esprimeva bene ciò che erano loro in quel momento: … e litigavano e mentre lo facevano si stringevano le mani e con gli occhi facevano l’amore
.
Amava fissare con pensieri scritti le sensazioni che non voleva dimenticare. Era come collezionarle quelle emozioni, per poterle rivivere ogni volta che ne sentiva bisogno, ogni volta che la quotidianità toglieva magia ai giorni.
E lui? A seguirla nei suoi percorsi sempre più difficili, sempre più impervi, nei suoi ragionamenti che conducevano volentieri a conclusioni fantasiose o forse reali, chissà, ma concedendole lo sfogo e poi ricordandole coi suoi modi il motivo per cui lei era folle di lui. Sì, lei era folle di lui. La spaventava questo, la spaventava il potere che lui aveva su di lei. Qualsiasi cosa facesse, lei era pronta a perdonarlo, sempre e comunque, era sempre pronta a trovargli delle scuse o almeno delle attenuanti, fino a che riusciva a dimenticare il motivo per cui si era rattristata. Ma era giusto, questo? Si chiedeva spesso. Fin dove poteva arrivare a perdonare, a lasciar correre? E la sua dignità, quella che a volte vedeva calpestata non era forse importante?
L’amore era dunque un compromesso? Sì, doveva essere così. L’amore un compromesso. Tremava all’idea che quella passione potesse prima o poi finire, estinguersi come un fuoco sulla spiaggia, per stanchezza, assuefazione, pigrizia. Sapeva bene che sentimenti così forti, come quello, non potevano continuare con quella intensità. Si rischiava di impazzire altrimenti. Tutto sarebbe mutato nel tempo: passione che diventa amore, più profondo forse, ma con carattere di una minore urgenza, con la voglia di avere spazi propri dove poter esprimersi al di là di lui, al di là di tutti. Temeva l’abitudine che l’avrebbe indotta a non guardarlo più con gli occhi di oggi o peggio ancora temeva di arrivare a odiare ciò che ora amava di lui. Era successo a molta gente che conosceva, poteva succedere a lei. Ultimamente non faceva che succedere. Tante coppie, dopo anni di vita insieme, progetti realizzati, figli nati e cresciuti, a un certo punto, quasi senza motivo, dividevano le loro strade, lasciandosi dietro scie di doloroso rancore. Sentiva questo dentro di lei, in un punto così remoto che la razionalità non riusciva a raggiungere, per cui preferiva ignorare quelle sensazioni subdole che la inquietavano inutilmente, amava pensare.
Lo squillo della notifica la scosse dai suoi pensieri. Era Luca. Strano dire Luca
senza conoscerlo affatto, senza saper nulla di lui. Doveva troncare questo scambio di messaggi con uno sconosciuto. C’era già Michele a confonderle i giorni e lei doveva studiare e finire in fretta. Aveva bisogno di lavorare. Non poteva dormire sugli allori, che peraltro non aveva mai conosciuto. Le pesava dover dipendere ancora dai suoi, ormai anziani. Vivevano al sud, nel piccolo paese dove erano nati, Castro di sotto, dove conducevano una vita di lavoro e sacrifici per far studiare l’unica figlia in un posto così lontano come Milano. Non si erano mai allontanati dai loro luoghi, non riuscivano nemmeno a immaginare una città grande come quella. Quando lei raccontava loro di quello che faceva, di come era facile spostarsi in quella grande città, dove le distanze erano minimizzate dalla metropolitana che scorreva sotto terra, di quanta gente vedeva in una giornata, senza in realtà essere vista da nessuno, loro la guardavano increduli, come ascoltando una favola. Vivevano di campagna, di giorni all’aria aperta, di terra rossa, di sole e di mare quando prendevano un gelato sulla balaustra affacciata verso la Grecia. Era l’unico lusso che si concedevano. Quando li pensava, e capitava ogni volta, non poteva fare a meno di sorridere. Erano il suo punto fermo in un mondo in continua evoluzione. Lesse il messaggio di Luca.
L’inizio zero
13 Gennaio 2018
- Ciao, sono Gloria, ti ricordi di me?
- Gloria chi?
- Ma come non ti ricordi! Ci siamo conosciuti ieri, sul treno Lecce-Milano.
- Credo proprio si stia sbagliando. Non ho preso quel treno di recente.
- Non sei Guido?
- No, mi chiamo Luca.
- Ma... oddio avrò sbagliato a digitare il numero oppure...
- Oppure?
- Ho controllato, credo di aver sbagliato a segnare il numero del cellulare che mi ha dato.
- Succede, mi spiace.
- Sì, succede. Grazie e scusi ancora.
- Non si deve scusare, anzi mi piacerebbe parlare un po’ con lei, se le va...
- Di cosa?
- Non so, del tempo per esempio o di qualsiasi altra cosa che le aggrada. Il suo messaggio mi ha scosso dai miei pensieri che a dire il vero non erano granché felici.
- Mi scusi, forse sta facendo dell’ironia? Se è così non sono molto brava a coglierla. Comunque di solito non prendo numeri da sconosciuti e tanto meno lascio in giro il mio con facilità, ma Guido mi è sembrato tanto una brava persona. Tuttavia credevo davvero che non avrei mai più avuto bisogno di contattarlo. Ci si scambia il contatto per cortesia.
- E invece?
- Già, invece. Mi rendo conto che le sto dando l’idea di essere un po’ matta, di sicuro, ma anche lei, sa, non sembra proprio di grande assennatezza. Comunque quando ho raccolto la mia roba tra le mie dispense mi è capitato il libro di Camus che stava leggendo. È piccolo e non me ne sono accorta. E dentro c’è una busta chiusa indirizzata a una certa Silvia, così semplicemente per Silvia
.
- L’ha aperta?
- Ma davvero non mi sognerei mai di aprire quella lettera, assolutamente, non potrei. Volevo solo restituire ciò ho preso per sbaglio. Mi scusi le sto facendo perdere del tempo; mi capita di diventare logorroica, persino con gli sconosciuti. La ringrazio per la sua gentilezza. Buona giornata.
- Mi ha fatto piacere questo breve scambio di battute con lei, Gloria. A risentirla.
14 Gennaio 2018
Guido: Ciao, trovato il suo Guido?
Gloria: Ciao, sei Luca giusto? Mi compare ancora il nome Guido, ma ormai non ho speranze di ritrovare il proprietario del libro e della lettera.
Luca: Sì, dovrai modificare il nome e spero tu lo faccia, senza cancellarmi e confinarmi nella tua zona d’ombra.
Gloria: Mi scuso ancora per l’invadenza inopportuna di ieri e la lunga spiegazione non richiesta. No, certo, non potrò trovarlo ormai. So poche cose di lui; è di Milano, lavora in un ufficio di contabilità non meglio precisato, mezza età, tipo comune. Ah, aveva un piccolo tatuaggio sul polso, un sole sorridente.
Mi sembra davvero poco come traccia.
E poi ho quella lettera chiusa.
Magari se la aprissi...
Luca: