Storie di Pollaio: Villaggio delle "Tre Lune"
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Info su questo ebook
Il capo del Villaggio era un gufo, che oltre a essere il sindaco aveva anche l’incarico di giudice a vita.
Tutti gli abitanti dovevano obbedire alle sue leggi, altrimenti venivano allontanati dall’aia, a brucare l’erba ai margini di un bosco molto pericoloso, abitato da una faina, famosa ladra di uova.
Soltanto un piccolo topo di campagna, alto poco più di un soldo di cacio, non aveva mai obbedito al gufo e alle sue leggi, neanche una volta. Viveva nella borgata lontano da tutti, in completa solitudine. Nessuno è mai entrato nel suo alloggio segreto, neppure il portalettere.
Ma perché, quando tutti lo incontravano, compreso il sindaco, provavano un terrore folle nel vedere quel piccolo roditore?
Quell’essere minuto aveva infatti una fama terribile e misteriosa, che verrà svelata soltanto ai lettori che avranno avuto il coraggio di leggere fino in fondo la storia della sua vita.
Egli era anche l’investigatore del villaggio, incaricato delle indagini sui reati che ogni tanto avvenivano nella comunità. Con lui, i criminali non la facevano mai franca. In questo era ed è ancora oggi il numero “uno”.
Se cercherete in Internet qualcosa su “Topo John”, non troverete nulla, perché la sua scheda è classificata “Top Secret” dai servizi segreti di tutto il mondo.
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Anteprima del libro
Storie di Pollaio - Giorgio Bastiani
Giorgio Bastiani
Storie di Pollaio
nel Villaggio delle Tre Lune
Storie di Pollaio nel Villaggio delle Tre Lune
Al tempo della nostra storia, il Villaggio delle Tre Lune
si trovava tra la Fattoria della Spiga Gialla
e la Masseria delle Castagne Secche
, in una valle verde e rigogliosa, con tante piante e fiori di ogni specie, attraversata da un piccolo e fresco torrente.
Il capo del Villaggio era un gufo, che oltre a essere il sindaco aveva anche l’incarico di giudice a vita.
Tutti gli abitanti dovevano obbedire alle sue leggi, altrimenti venivano allontanati dall’aia, a brucare l’erba ai margini di un bosco molto pericoloso, abitato da una faina, famosa ladra di uova.
Soltanto un piccolo topo di campagna, alto poco più di un soldo di cacio, non aveva mai obbedito al gufo e alle sue leggi, neanche una volta. Viveva nella borgata lontano da tutti, in completa solitudine. Nessuno è mai entrato nel suo alloggio segreto, neppure il portalettere.
Ma perché, quando tutti lo incontravano, compreso il sindaco, provavano un terrore folle nel vedere quel piccolo roditore?
Quell’essere minuto aveva infatti una fama terribile e misteriosa, che verrà svelata soltanto ai lettori che avranno avuto il coraggio di leggere fino in fondo la storia della sua vita.
Egli era anche l’investigatore del villaggio, incaricato delle indagini sui reati che ogni tanto avvenivano nella comunità. Con lui, i criminali non la facevano mai franca. In questo era ed è ancora oggi il numero uno
.
Se cercherete in Internet qualcosa su Topo John
, non troverete nulla, perché la sua scheda è classificata Top Secret
dai servizi segreti di tutto il mondo.
I racconti hanno come protagonisti animali comuni
, che tutti i bambini conoscono e che si incontrano per le strade di campagna, nei cortili e nelle aie delle fattorie.
Alla fine di ogni storia c’è una morale.
Concludono le favole due racconti: Le dimissioni
, un misto tra fiaba e favola, un po’ dissacrante, e Una scelta saggia
, fiaba classica.
Età consigliata: da 10 anni a…
Copyright
Copyright © 2018 - Giorgio Bastiani - Proprietà letteraria riservata.
Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata, riprodotta, tradotta o diffusa con qualsiasi mezzo senza autorizzazione scritta dell’autore.
Ogni riferimento a galline e oche esistenti o a episodi realmente accaduti è da intendersi casuale.
L’immagine di copertina è di proprietà dell’autore.
Le immagini, se non altrimenti indicato, sono tratte da Pixabay e modificate con software grafico.
In copertina: la Gallina Giuseppina e il Gallo Carlo: disegno a pennarello e pastelli di Virginia B. eseguito all’età di 8 anni.
Altri disegni all’interno sono stati realizzati da Ludovica P. all’età di 11 anni e da Virginia.
Realizzazione e-book a cura di Giorgio Bastiani.
Il bambino che non gioca non è un bambino
ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé.
(Pablo Neruda)
Personaggi principali in ordine alfabetico
Beccuccio d’Oro
giovane gallina
Capretta Ermidia
una capra tuttofare
Civetta
avvocato del villaggio e nipote del gufo
Coda Gialla
una pollastra speciale
Gallo Carlo
il gallo dell’aia
Gufo
sindaco, giudice e capo del villaggio
Isabella De Quacheris
oca di nobili origini
Macchianera
vecchia anatra brontolona
Madama Pilucca
l’oca cicisbea
Marcantonio
giovane galletto
Topo John
l’investigatore terribile del villaggio
Daffy
cagnetta sorda e orba
Indice
Il ladro di uova
L’uccello del Paradiso
L’anello rosso
La capretta e il papero confuso
Il guanto nero
Farfalla per un giorno
La leggenda del riccio con il mal di schiena
L’albergo dell’oblio
Le dimissioni
Una scelta saggia
Il ladro di uova
Il sole si affacciò caldo e vispo sopra la collina di oriente, ricoperta di piante e fiori di ogni colore e iniziò a intiepidire il Villaggio delle Tre Lune
, dopo una notte molto fresca.
Gallo Carlo
Il signor Carlo Gallo aveva già provveduto a svegliare tutti i concittadini con i suoi gorgheggi fastidiosi, buttando giù dal letto mezzo villaggio. Era un tenore molto bravo, nulla da eccepire, ma gli abitanti non lo sopportavano più.
I primi giovinetti stavano andando a scuola per la prima volta accompagnati dalla maestra, una giovane e baldanzosa anatroccola che indossava, di solito, una giacchetta di piume di tacchino e in testa una cuffietta intrecciata con spighe di grano e foglie di granturco. Ma quel giorno aveva adottato un look
molto strano, si era legata intorno alle spalle un vecchio grembiulino rosso, trovato chissà dove, come fosse una specie di mantello.
Dietro il secondo angolo del pollaio incontrò l’anatra brontolona Macchianera che le domandò, in modo poco urbano, per quale motivo si fosse messa un poncho
.
«Ma non vedi che è un mantello?» brontolò la maestra un po’ stizzita.
«Un mantello? Perché mai un’anatra dovrebbe andare in giro conciata in questo modo? Noi anatre non ci vestiamo così.»
«Lo vuoi proprio sapere? Beh, in questo modo mi sento una supergirl
, o meglio, una superduck
. Io penso in positivo, non sono come te che sai soltanto mugugnare dalla mattina alla sera.»
Macchianera si sentì punta sul vivo. Indispettita, le voltò la coda e se ne andò via brontolando a basso becco.
«Mi scusi signora maestra, ma perché il nostro villaggio si chiama Tre Lune
?» domandò Anacleto, un papero studente modello.
«Questo nome è venuto in mente al nostro Sindaco e ci ha obbligati a chiamarlo così.»
«Sindaco?»
«Sì, il Sindaco, che è il Capo del villaggio, nonché Giudice a vita.»
«Che cosa vuol dire Giudice
?»
«Il Giudice è quel tizio che ti sgrida e ti punisce se non segui le regole del villaggio.»
«Cosa sono le regole
?»
«Le regole sono le leggi che si è inventato il Consiglio degli Anziani e il Giudice fa in modo che tutti obbediscano, altrimenti sono guai.»
Il Gufo Sindaco e Giudice
«Che cos’è il Consiglio degli anziani?»
«Dovrebbe essere un gruppo di vecchietti saggi, ma finora l’unico consigliere, presidente, segretario, tesoriere e membro è soltanto uno, il gufo!»
«Perché bisogna obbedire alle sue leggi?»
«Perché altrimenti tutti farebbero quello che vogliono. E senza le regole la convivenza sarebbe difficile.»
«Maestra, non ha risposto alla mia domanda. Perché il nostro villaggio si chiama delle Tre Lune
?» insistette Anacleto.
«Se osservi la casa dove abitiamo tutti noi, vedrai che la grande finestra, formata da quattro vetri, ne ha uno rotto e nelle notti di luna si riflettono solo tre lune.»
«Oooooh! Adesso abbiamo capito» risposero gli alunni tutti in coro.
Il Capo del villaggio stava pensando di allontanare per sempre dall’aia Carlo Gallo, detto anche il Tenore Pazzo
. Quella mattina aveva radunato gli abitanti al completo presso l’abitazione di una certa Daffy, che aveva litigato diverse volte, in passato, con quel borioso di pennuto.
Tutti si erano lamentati, perfino la signora Gallina Giuseppina, che aveva sempre avuto pazienza nel sopportare quello smargiasso. Forse aveva resistito più degli altri perché il signor Carlo le faceva la corte, e lei non si era ancora sposata, a differenza di tante sue amiche non più nubili da un pezzo.
Sta di fatto che la riunione avvenne in un clima agitato e isterico.
«Signore e signori, la seduta è aperta. Chi ha qualcosa da dire alzi la zampa o l’ala. Potrete parlare tutti, ma facciamo in fretta perché a quest’ora, normalmente, vado a dormire, visto che sono un gufo» così il signor Giudice iniziò lo sproloquio. Il vecchio pennuto veniva chiamato in modo sarcastico il Pomatato
, poiché era solito spalmarsi sulle piume della testa il grasso per scarponi sottratto al fattore.
Parlò per prima la signora Macchianera, la vecchia anatra brusca e chiacchierona, che si vantava di sapere sempre tutto e si considerava la più furba tra le anatre. Aveva l’abitudine di truccarsi il contorno degli occhi con la fuliggine che buttava via la moglie del padrone, e quell’ornamento nero le dava un aspetto piuttosto minaccioso. «Siamo stufi di Carlo. Quel gallo non ci lascia più dormire. Pazienza d’inverno, quando l’alba arriva tardi, ma d’estate, quando il