La bibbia del ristoratore di successo
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Anteprima del libro
La bibbia del ristoratore di successo - Alessandro Bartolocci
ardenti.
Prologo
8 Ottobre 2017, mezzanotte.
Sdraiato sul letto di un hotel di Bologna fatico ad addormentarmi.
Domani, che fra un minuto diventerà già oggi, sarà un giorno speciale, uno di quei giorni che ti segnano la vita e che difficilmente dimenticherai.
Nella mia vita, in realtà, di momenti così non ne ho vissuti tantissimi, sempre troppo indaffarato a soddisfare sogni e desideri altrui e ad evitare di uscire da quei binari che parenti e amici ti creano.
La realtà è che quei binari, ognuno di noi, se li crea da se, dando agli altri la colpa di averlo fatto e dando a se stesso l’alibi per non fare della propria vita un capolavoro.
Perché la difficoltà non sta nel crearli i capolavori, ma nel sopportare il loro peso una volta che si hanno fra le mani, soprattutto quando si cresce con la convinzione che l’importante è partecipare.
Non so bene quando sia successo ma un giorno ho capito che io invece voglio lottare per diventare migliore degli altri e migliore di me stesso, e che non ci sia nulla di male nel farlo.
Perché non c’è nulla di negativo nel voler vincere a tutti i costi e sono sempre più convinto che sia invece malato il pensiero opposto, il voler accontentarsi, il non essere troppo bravi per paura delle idee e dei giudizi altrui, l’uniformarsi a tutti i costi alla mediocrità della massa.
Ed ecco che mi ritrovo qui, ad un passo da uno degli esami più importanti della mia carriera, quello con il pubblico, quello con il mercato, quello con la realtà.
Quando è iniziata questa avventura, come accade spesso, tutto si limitava ad un’idea, ad un sogno, ad un progetto.
Progetto che ha faticato a prender forma e vita, che ha avuto alti e bassi, che ha dovuto superare momenti di sconforto e perdite di fiducia.
Quando hai un’idea in cui credi che va, anche di poco, fuori dagli schemi sei solo, completamente solo, e se non sei te a credere in te stesso e a motivarti ogni giorno, nessuno lo farà e in fondo forse è giusto così.
Probabilmente è il momento più difficile, quello in cui non si hanno riscontri né certezze, quello in cui devi solamente avere fede e coraggio, quello in cui niente e nessuno può assicurarti che alla fine della gara ci sarà una medaglia da mettersi al collo.
Domani vedremo se ci sarà un posto anche per me su quel podio in cui un secondo posizionamento non esiste, in cui o sei il numero uno oppure sei semplice spazzatura, uno dei tanti, uno dei troppi.
Tante volte sono entrato in aula negli ultimi dieci anni ed ogni volta l’emozione è stata differente, a volte si è chiama euforia, altre terrore ed altre ancora ansia.
Ricordo ancora la mia prima volta.
Entrai in aula senza sapere chi fossero i discenti, per scoprire all’ultimo che mi sarei trovato a spiegare la comunicazione efficace a dei neo laureati in psicologia.
Istantaneamente si è instillata in me la convinzione che sarebbe stato un bagno di sangue, chissà cosa mi chiederanno e come sarà semplice per loro mettermi in difficoltà.
Invece la sfangai. Niente standing ovation ma la sfangai.
Da lì in poi fu sempre un lento miglioramento ed ora siamo alla resa dei conti.
Paradossalmente non sono emozionato, pensieroso senz’altro ma non emozionato, al limite fra la certezza di far bene e l’incoscienza.
Sarà che quando trascorri gli ultimi anni a pensare, ragionare, parlare e confrontarsi solo ed esclusivamente su un singolo argomento diventi talmente padrone di quell’argomento da esorcizzare qualsiasi demone.
Ho trascorso ogni giorno, ogni singolo giorno da quando questo progetto si è instaurato nella mia testa, a parlare con voi ristoratori, dal vivo o via chat, su skype o via mail, su Facebook o all’interno dei vostri locali.
Ho bussato alle vostre porte spiegando la mia visione ricevendo a volte quelle stesse porte in faccia.
Ho fatto errori, tanti, dai quali ho estrapolato insegnamenti.
Sono entrate nel vostro mondo con l’umiltà di chi è consapevole di avere fra le mani tanta teoria e pochissima pratica.
Ho fatto consulenze, dato consigli, risolto problemi gratuitamente.
Ho studiato, ristudiato, creato, distrutto e ricreato, aggiustato, ottimizzato quello che domani sarà il viaggio che molti vostri colleghi ristoratori si accingeranno a percorrere.
Nella mia esperienza personale le soluzioni le ho trovate sempre attraverso un viaggio, ogni volta che qualcuno mi poneva di fronte a passi ben precisi da affrontare, a ostacoli da superare, a prove da sostenere.
Forse perché al di là degli obiettivi raggiunti un viaggio ti cambia comunque nel profondo, ti mostra nuovi orizzonti e nuovi confini da superare, forse perché il concetto di viaggio ti obbliga al movimento ed in natura tutto ciò che non si muove, inevitabilmente muore.
Ricordo ancora quando mi dicevano che portare dei ristoratori in aula sarebbe stato un’impresa impossibile.
Me lo dicevano colleghi con esperienze maggiori delle mie, me lo dicevano gli stessi ristoratori e a volte me lo diceva quella odiosa vocetta che sembra voler boicottare ogni tua idea brillante.
Un mio grande difetto, o il mio miglior pregio, è però quello di accanirsi verso ciò che sembra irrealizzabile.
Io non voglio che sia facile, voglio che sia possibile.
Mi Chiamo Alessandro Bartolocci, trasformo i ristoratori nei professionisti capaci di portare al successo il proprio locale.
Prefazione
Se stai leggendo queste righe e non sei un ristoratore e non vuoi diventarlo, mi dispiace informarti che hai decisamente sbagliato libro.
In questo testo infatti si parla di ristorazione, o per meglio dire, di marketing per la ristorazione.
Se invece hai comprato questo libro consapevolmente possiamo affermare che la ragione è principalmente una, che poi è la stessa che attanaglia ogni imprenditore al giorno d’oggi, quella di capire come poter fare più soldi.
Possiamo raccontarci tante belle cose, magari anche più poetiche del vile denaro, ma alla fine del mese la poesia sparisce se non si riesce a pagare i propri fornitori, i propri dipendenti e a poter regalare a se stessi ed ai propri familiari un’esistenza appagante.
Ma è ancora possibile guadagnare nella ristorazione?
C’è ancora modo di poter portare a casa un po’ più della semplice pagnotta?
Io credo proprio di si, anche perché altrimenti sarebbe inutile aver scritto questo testo e te staresti solamente perdendo tempo e denaro.
Credo fermamente che ci sia però un punto da decidere immediatamente, una necessità dettata principalmente dal mercato, un mercato che si polarizza sempre di più.
Lo vediamo tutti i giorni che non c’è più margine per le vie di mezzo, per la mediocrità.
Superlusso o super-economico.
Boutique di alta moda o mercatino di paese.
Ricchissimi o poverissimi.
Vincenti o sfigati.
E la recessione economica che tira una bella riga dritta che divide e dividerà sempre di più coloro che saranno capaci di sopravvivere da chi sarà destinato a fallire.
Ecco allora che sta a te decidere da che parte stare.
Fra quelli che oramai si sono rassegnati o fra chi ha deciso di cambiare?
Fra chi cerca di incolpare tutto e tutti dei propri fallimenti o fra chi ha deciso di prendere in mano il proprio successo professionale?
Se sei dalla parte di chi crede che non ci sia comunque nulla da fare, che non esista una via d’uscita, ti consiglio vivamente di lasciar perdere questo libro che purtroppo non è in grado di far miracoli.
Dopo aver letto questo testo, infatti, non avrai più scuse, il che non significa che ciò che leggerai è infallibile ma di certo il non provarci non ti porterà a niente di nuovo e quindi a niente di buono.
Potresti essere anche fra coloro, e ne ho incontarti tanti nel mio cammino, che credono nel cambiamento, che sanno che è necessaria un’inversione di marcia, che dicono che il marketing è fondamentale ma che poi, all’atto pratico, preferiscono non far nulla.
Anche in questo caso non potrò aiutarti e sappi che un imprenditore, nelle sue scelte, è sempre e comunque da solo e nessuno, tranne te, potrà mai spronarti ad agire.
Questo non è solamente un libro da leggere ma un libro da vivere, che vi costringerà a mettere in discussione alcune certezze e a mettervi in gioco nella revisione o nella costruzione della vostra identità professionale ed in quella del vostro locale, che vi costringerà ad un risveglio professionale.
Augurandomi di non avervi spaventato troppo non mi resta che augurarvi uno splendida lettura.
Capitolo 1 - Lo scenario attuale
Anno 2017, il paese Italia è in discreta difficoltà.
Da qualche anno siamo in recessione, una recessione finanziaria, figlia di una crescita esponenziale e continua che nel tempo ha convinto tutti della possibilità di permettersi qualsiasi acquisto.
Così le grandi aziende crescevano, dal punto di vista economico, mentre il nostro conto corrente scendeva, vicino allo zero o anche sotto se serviva.
Tanto era sufficiente una firma e poco più per garantirsi un prestito.
Un prestito che ci permetteva di avere fra le mani l’automobile dei nostri sogni o lo smartphone di ultima generazione.
Mio padre si vergognava di firmare quelle che un tempo venivano chiamate cambiali.
Oggi si chiedono finanziamenti perfino per andare in vacanza.
Fino a quando il giocattolo si è rotto, la giostra ha rallentato e ci hanno fatto capire che era tutto uno scherzo, tutto finto.
Avete mai visto il film The Truman show
?
Il personaggio principale di questo film, interpretato da Jim Carrey, fin da bambino, era il protagonista di un enorme reality show ambientato su un’isola.
Tutti attori, i suoi genitori e i suoi amici, i commercianti e tutti gli abitanti dell’isola erano attori.
Tutti, tranne lui.
Fino a quando, un bel giorno, per un casuale evento, riesce a capire cosa stava accadendo e decide di scappare dall’ isola, trovando la realtà, quella vera.
Lo stesso è accaduto a noi.
Esattamente come il protagonista del film, infatti, di punto in bianco ci siamo resi conto che l’operaio non può andare in giro con la Porche e forse non può farlo neanche il piccolo imprenditore.
Ce lo hanno dimostrato le immagini di uomini incravattati uscire da strutture ritenute infallibili con un cartone che conteneva tutto ciò che restava della loro vita professionale.
Ci hanno svegliato da un sogno meraviglioso per sbatterci in faccia la realtà e di certo non è stato piacevole.
Il grosso problema è che, come diceva il cattivone Gordon Gekko nel film Wall Street – il denaro non dorme mai,
Imparerai ragazzo che avere i soldi e perderli è molto peggio che non averli mai avuti
Allo stesso modo, permettersi un certo tenore di vita per poi perderlo non è certamente cosa facile.
L’ Italiano però è abituato al risparmio, ce l’ha nel DNA, è quello che faceva suo padre e suo nonno prima di lui.
Così, perché costretto o perché impaurito dagli eventi, ha iniziato a frenare la sua corsa, a spendere meno, a valutare se effettivamente esisteva l’esigenza di questo o quell’oggetto.
La moglie ha smesso di fare la messa in piega una volta a settimana, il marito si fa il caffè a casa invece di fermarsi al bar e insieme si va a cena fuori la metà delle volte.
La conseguenza è semplice, il denaro non gira e l’economia si ferma.
L’imprenditore guadagna meno e quindi licenzia, oppure, forse peggio, utilizza trucchi e stratagemmi per spendere il meno possibile per il personale e per le materie prime.
Chi è nel mondo della ristorazione lo sa bene.
Giornate di prova fatte fare solo per rimpiazzare il barista malato, paghe giornaliere bassissime e se si può a nero, camerieri costretti a fare da soli centinaia di coperti.
Una spirale negativa sia sull’economia in generale, sia sulla qualità dei servizi e dei prodotti offerti.
Si cerca di risparmiare, si abbassa la qualità, i clienti diventano sempre meno, l’utile anche.
Oramai sei nelle sabbie mobili e più ti muovi, più affondi.
Usciremo da questa situazione?
Non vorrei fare l’uccello del malaugurio ma la vera questione non è di uscire da una situazione ma di capire che ciò che abbiamo vissuto era solamente un’ illusione.
La realtà è questa e ci dobbiamo convivere, trovando magari strategie che possano migliorare la nostra condizione.
Uscire dallo stallo sarebbe possibile solo se chi ci governa trovasse il coraggio di creare una politica che possa realmente rendere il nostro un paese virtuoso.
Per far questo sarebbe necessario attirare le aziende nel nostro territorio, abbassare naturalmente la pressione fiscale e di certo puntare sulle tante eccellenza che abbiamo da offrire.