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E-book126 pagine1 ora

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Laura è innamorata di Manuel, che l’ha coinvolta in un intrigante gioco erotico: provarsi biancheria sexy nei camerini dei negozi, fotografarsi e mandargli le foto. Un giorno viene scoperta mentre, in un negozio del centro di Milano, si riprende in un camerino. Mandata dal direttore, lui le intima di non farsi più vedere in quel negozio. Dopo questa figuraccia, Laura sconvolta arriva da Manuel con diverse ore di ritardo e lo scopre con un’altra donna Capisce di aver idealizzato la loro storia e, disperata e umiliata, scappa via. Settimane dopo un’amica le chiede di accompagnarla proprio nel negozio da cui è stata cacciata, lì rincontra il direttore, che le fa una scenata. L’indomani però lui la chiama per scusarsi e la invita per un aperitivo. Spinta dal desiderio di rivincita, Laura accetta. Iniziano a frequentarsi e lui, convinto che la biancheria intima sia una fissazione della ragazza, le regala capi pregiati e sexy, ma lei ne è infastidita. Dopo molti dubbi ed equivoci, Laura chiede all’uomo di trascorrere insieme un fine settimana sul Lago Maggiore: è l’ultima occasione per capire se la loro storia abbia un futuro.
LinguaItaliano
Data di uscita14 apr 2018
ISBN9788833280707
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    Anteprima del libro

    Lingerie - Demetra Kanakis

    biografiche

    CAPITOLO UNO

    Era una brutta giornata: cielo plumbeo, pioggia gelida, ma Laura si sentiva una nuvola di calore nel petto, una macchia rossa pulsante nel grigiore diffuso tutto intorno.

    Col sorriso di una donna bellissima, di quelle che si trovano sulle copertine delle riviste, si avviò verso il negozio. Manuel aveva dato indicazioni precise per quel giorno: biancheria nera e rossa, niente fiorellini, pochi pizzi, niente di lezioso. Entrò con passo sicuro, guardò la commessa e dopo pochi convenevoli le disse che intendeva provare una sottoveste e una guêpière.

    «Mi servono anche una canotta e alcuni slip a brasiliana», disse con voce sicura.

    La commessa prese i capi richiesti e la accompagnò verso il camerino, una nicchia quadrata nella parete, divisa dal resto del negozio da una tenda pesante. Laura mise il telefono in modalità silenziosa per non far sentire all’esterno il rumore degli scatti; intimorita, controllò che la tenda fosse ben chiusa e nessuno potesse vederla.

    Rimasta sola si guardò allo specchio. Nonostante il gioco fosse già cominciato da alcune settimane, lei aveva ancora paura di essere scoperta e si ritrovava a fare i conti con un vago senso di colpa.

    Si spogliò e cominciò a indossare i capi uno a uno, facendosi foto e inviandole. Alcune le accompagnava con parole allusive e richieste di apprezzamento, cosa che le portava via più tempo; si chiese se la commessa avrebbe notato quanto indugiasse, ma, scatto dopo scatto, cominciò a eccitarsi pensando al dopo e la preoccupazione scomparve.

    Si guardò allo specchio dopo aver infilato la sottoveste rossa. Le piaceva, voleva comprarla, ma Manuel non si decideva a rispondere. Trasalì quando la ragazza del negozio infilò il braccio oltre la tenda, porgendole lo slip abbinato. Lo infilò alzando la sottoveste sui fianchi e scattò altre due foto; le inviò aggiungendo: ti piace?

    Poi provò la guêpière nera. Non le sarebbe stato possibile chiudere da sola la lunga fila di gancetti sulla schiena, per cui fu costretta a chiamare in aiuto la commessa e lasciò il telefono sul pouf, con lo schermo ancora acceso. La ragazza scostò la tenda e la aiutò.

    Aveva visto il telefono? Aveva capito che si stava fotografando? Aveva capito a che gioco stava giocando? Finalmente Manuel si fece vivo: Prendi quella: sogno il momento in cui te la sfilerò.

    Laura gli scrisse che non voleva indossare quel capo; il suo seno non aveva abbastanza spazio e usciva prepotente da tutti i lati. Prendila! Mi piace proprio per questo! rispose lui e lei non poté che accontentarlo, pensando a quando lui avrebbe stretto i suoi seni tra le mani e le avrebbe torturato i capezzoli con le labbra assetate.

    Ti mando altre foto, ma fai presto a decidere. Provo ancora due brasiliane; sono dietro la tenda da venticinque minuti, troppo tempo! Se non mi scrivi nulla esco dal camerino e scelgo per te. Passarono ancora alcuni minuti; Laura raccolse tutto quello che si era provata e si avviò verso la cassa, pensando a quanto tempo avrebbe impiegato per arrivare a casa di Manuel. Le sembrava sempre un tragitto troppo lungo, consumata com’era dall’eccitazione e dal desiderio di essere sua.

    Non era la prima volta che Manuel, nel bel mezzo del gioco che li univa da settimane, spariva senza spiegazioni e lasciava Laura interdetta e confusa. Lui era quasi sempre perentorio nei suoi desideri; quando arrivava il momento di giocare e aveva voglia di un pomeriggio di sesso sfrenato, le faceva richieste categoriche sulla biancheria intima che lei avrebbe dovuto procurarsi, per poi farsela togliere poco dopo. Aveva dei gusti ben precisi: gli piacevano il pizzo, le guêpière, le calze autoreggenti. Niente leopardato, né paillettes, né lustrini.

    «Non ti voglio come una puttana di bassa lega», le diceva, poi impazziva di desiderio nel vederla con indosso abiti di tulle trasparente che lasciavano intravedere le natiche, o con aderenti bustini che spingevano il seno in alto, facendo scappare dal bordo i capezzoli a ogni minimo movimento.

    Questo gioco era cominciato pochi giorni dopo il loro primo incontro alla festa di Serena, la migliore amica di Laura. Manuel era lì come amico di un amico, Serena non lo conosceva né lo aveva invitato. Aveva chiesto alla sua amica d’infanzia di fare gli onori di casa perché era troppo occupata; in questo modo Laura si era ritrovata a fargli compagnia, anche perché l’amico che lo aveva portato con sé si era dato alla macchia per corteggiare una ragazza bionda e Manuel era rimasto solo. Avevano cominciato a chiacchierare del più e del meno e subito Laura era rimasta stregata dallo stile e dal fascino di quello sconosciuto. Aveva sempre riso degli uomini con la camicia slacciata sul petto e i pantaloni rossi, ma, nonostante questo abbigliamento, Manuel l’aveva intrigata moltissimo. Forse per quella parlantina continua ma sommessa di chi dice cose molto interessanti, forse per la pelle abbronzata e i capelli lunghi, o, più probabilmente, per quell’odore irresistibile di maschio che Laura sentiva quando si avvicinava per ascoltarlo meglio nel brusio di sottofondo.

    Così Laura aveva dimenticato che Serena le aveva chiesto di aiutarla nella gestione di tutti gli invitati, compresa una vecchia zia accorsa per i trent’anni della nipote e un paio di ex compagne di scuola noiosissime.

    Si era dedicata per tutta la sera a intrattenere quell’unico ospite, facendo finta di non vedere le occhiatacce che l’amica le lanciava ogni volta che passava dietro le spalle di lui. Cosa le aveva detto Manuel per una serata intera? Le aveva parlato dei suoi viaggi (pare ne facesse molti), della sua casa, una villa con piscina in mezzo al verde del Parco delle Groane, di quanto si annoiasse alle feste, «anche se qui stasera ci sei tu ed è un’altra storia!» aveva aggiunto, guardandola complice e sorridendole.

    Alla fine della serata lo aveva accompagnato alla macchina, rammaricandosi di aver promesso solennemente a Serena che sarebbe rimasta per aiutarla a riordinare, quando invece sarebbe scappata via con quel tipo sulla sua Mercedes bianca. Laura si sentiva ubriaca e in quel momento avrebbe fatto con lui qualsiasi cosa.

    «Fuori di sé, partita», così disse Serena guardandola e alzando gli occhi al cielo.

    Laura aveva continuato a pensare a lui per tutta la notte e si era addormentata solo all’alba, quando la stanchezza aveva avuto la meglio sull’eccitazione; aveva fatto sogni agitati, durante i quali le era sembrato di risentire quel suo odore virile misto a profumo, di rivedere le sue labbra schiuse sulla dentatura candida e circondate da una barba scura e curata, il collo e il petto incorniciati dalla camicia azzurro carico, aperta con sfrontatezza. Nel sonno si era eccitata e aveva smaniato. Al risveglio sapeva già che se lui l’avesse chiamata sul numero di telefono che gli aveva dato prima di salutarlo, gli si sarebbe concessa senza pensarci un momento.

    A colazione lo disse a Serena, che la guardò incredula.

    «Ma che ti ha preso? Non hai mai fatto così con un uomo da quando ti conosco, cioè da quando appendevi i poster degli attori sul muro sopra le mensole coi peluche», le disse.

    «Lo so! Non so perché mi ha fatto questo effetto. Devo confessare che non gli resisterei, qualsiasi cosa mi chiedesse», aveva risposto. E infatti così fu. Dopo pochi giorni lui la chiamò e le chiese di incontrarsi, ma in un modo particolare, più eccitante della solita prima volta: un’attesa, un gioco sottile, una messa in scena insinuante, prima di stringersi davvero.

    CAPITOLO DUE

    I giorni successivi alla festa erano stati giorni di lunghe conversazioni telefoniche e chat sempre più piccanti, ma i due non erano riusciti a incontrarsi perché Manuel disse di avere molto da fare. Man mano che gli appuntamenti telefonici si susseguivano, lei si era sentita sempre più eccitata; la sera in cui avevano deciso di vedersi, dichiarandosi di non resistere più a quella lontananza, lei si era ritrovata a toccarsi senza poterne fare a meno.

    Erano passati pochi minuti dalla fine della conversazione e mentre lei si accarezzava piano il sesso umido, lui le aveva scritto un messaggio dicendole che stava facendo la stessa cosa. Al suo invito lei gli aveva telefonato e aveva continuato ad accarezzarsi fino a godere, facendogli sentire i suoi gemiti. Dopo di che si erano decisi a darsi un appuntamento e, mentre Laura ancora affannava per l’orgasmo, con la sua voce insinuante Manuel le aveva detto: «Non sarà un qualsiasi incontro d’amore. Voglio fare un gioco che ti stupirà.»

    Poco dopo le aveva mandato indicazioni precise su che tipo di biancheria intima avrebbe dovuto indossare per il loro primo incontro, chiedendole di acquistarla poco prima di andare da lui.

    Doveva farsi delle foto nel camerino e mandargliele, affinché lui potesse

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