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Uno scandalo inaspettato: Harmony Destiny
Uno scandalo inaspettato: Harmony Destiny
Uno scandalo inaspettato: Harmony Destiny
E-book165 pagine2 ore

Uno scandalo inaspettato: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

L'eredità dei Lockwood 1
Un'eredità controversa, tre milionari senza scrupoli, tre donne pronte a cambiare la loro vita.
La vita di Nick Campbell è letteralmente sconvolta quando, al funerale della madre, scopre che il suo odiato rivale è in realtà il suo padre biologico e che Silvia Lane, l'architetto che aveva scelto per ristrutturare una proprietà di famiglia, è incinta di suo figlio!
Nick deve assolutamente riprendere in mano la propria vita, e il primo passo è convincere Silvia a sposarlo. Ma lei non ne vuole sapere, è una donna forte e indipendente, e quando si legherà a un uomo lo farà solo per un motivo: per amore.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2021
ISBN9788830527232
Uno scandalo inaspettato: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Uno scandalo inaspettato - Jules Bennett

    successivo.

    1

    La fredda pioggia primaverile picchiettava sulla schiena di Nick Campbell. La busta chiusa nella sua mano conteneva un segreto che non aveva ancora scoperto... e una parte di lui avrebbe voluto stracciarla e lasciare che il segreto morisse con la madre.

    In piedi accanto al feretro bianco di Lori Campbell, Nick lasciò scivolare lo sguardo sulla cascata di rose che ricoprivano la bara. Era stata lei a scrivere quella lettera, avvisandolo che altre due sarebbero state consegnate a due diverse persone.

    Quanti segreti e criptici messaggi sul letto di morte.

    Eppure in quel momento non gli importava niente di niente. Il dolore straziante per la perdita della madre soffocava qualsiasi altra emozione.

    Tuttavia, le aveva promesso che, quando lei se ne fosse andata, avrebbe letto la lettera. E lei era mancata da cinque giorni, ma lui non l'aveva ancora aperta. L'aveva sempre portata con sé in tasca, convinto che lo avrebbe fatto, però poi gli eventi si erano succeduti. I preparativi per il funerale avevano risucchiato ogni sua energia e ogni minuto delle sue giornate.

    Tensione e preoccupazione lo agitavano, tuttavia sapeva che era giunto il momento. Non aveva più niente di urgente da affrontare, niente da risolvere. E lo aveva promesso alla madre.

    Si obbligò a distogliere lo sguardo dalla bara e lo abbassò sulla busta spiegazzata tra le mani. Strappò il sigillo ed estrasse la lettera.

    Prese fiato e iniziò a leggere.

    Shock, rabbia, confusione... venne investito da un crogiolo tale di emozioni da non sapere da che parte girarsi. Rilesse la lettera, questa volta più lentamente, sperando di avere letto male.

    Che diavolo... Come avrebbe fatto a elaborare la sua morte, dovendo ora aggiungere anche questa novità? Era davvero troppo da digerire e lui non voleva accettare nulla di tutto ciò.

    Quando poche settimane prima aveva finalmente capito che la madre se ne sarebbe andata in breve tempo, si era chiuso in se stesso, rifiutando anche solo di immaginare un futuro senza di lei e, ancora meno, di portare a termine il resort che lei aveva cominciato a ristrutturare con il suo aiuto.

    Il resort che lo aveva portato da Silvia.

    Per una notte, Silvia Lane, architetto a capo del progetto, era stata più di una collaboratrice, più di una conoscente.

    Era stata appassionata, generosa, così dannatamente sexy che lui non riusciva a smettere di pensare a ogni singolo dettaglio. I suoi capelli che gli scivolavano sul corpo, il sorriso malizioso che gli aveva lanciato un secondo prima di abbassarsi il tubino lungo le forme armoniose. Non avrebbe mai dimenticato come aveva gridato il suo nome quando il piacere l'aveva travolta.

    Nelle ultime quattro settimane non aveva fatto altro che rivivere con la mente quell'incontro appassionato.

    Il mattino seguente, lei si era rivestita e avevano concordato che non ci sarebbe stato altro al di là di quella notte. Silvia era appena arrivata in città e si stava facendo un nome come architetto. Nessuno doveva sapere che era andata a letto con un cliente. E, per quanto lo riguardava, non era certo nella posizione di aggiungere un'altra complicazione alla propria vita.

    Tuttavia, lei lo aveva confortato nel momento in cui il dolore lo aveva travolto.

    E una parte di lui desiderava ancora averla accanto.

    Gli occhi di Nick tornarono a scrutare la pagina fino a quando le parole divennero una confusa macchia nera. Avrebbe voluto stracciare la lettera, come se quel gesto potesse bastare ad allontanare l'incubo. Se solo fosse stato così facile...

    Purtroppo Nick sapeva che la madre non avrebbe mai mentito. Era stata una donna leale, onesta, incapace di ingannare e non lo avrebbe fatto soffrire di proposito, tanto meno con quella notizia bomba con cui lo aveva lasciato.

    Ciò non significava che Nick capisse il motivo per cui lei gli aveva nascosto la verità così a lungo. O perché avesse scelto di condividerla con lui solo dopo la sua morte, quando lui non poteva più ricevere risposte. E le altre due lettere che significato avevano?

    Inspirò profondamente e rabbrividì sotto la pioggia gelida. Ora che l'aveva salutata, che le aveva detto addio, era giunto il momento di lasciarla andare. Lui doveva voltare pagina, doveva continuare a rispettare i desideri della madre e realizzare i suoi piani.

    Un fruscio di foglie lo fece girare di scatto e si trovò faccia a faccia con Silvia... la donna che non aveva più visto dopo quell'unica notte di passione.

    Silvia era rimasta nascosta dietro a un albero e aveva guardato Nick che si concedeva un ultimo istante accanto alla bara della madre, poi aveva estratto una busta dalla tasca ed era rimasta a contemplarla per alcuni secondi.

    Le dita chiuse intorno all'impugnatura dell'ombrello, Silvia aveva deciso che non poteva stare lì per sempre come una stalker. Doveva affrontarlo subito, prima di perdere il coraggio.

    Negli ultimi cinque giorni aveva cercato di contattarlo, poi aveva saputo della morte della madre e aveva capito perché lui non avesse risposto ai suoi messaggi o telefonate. Era consapevole di avere scelto il momento peggiore per dargli quella notizia, però non ce la faceva più a tenersela dentro.

    Lui stava soffrendo, proprio come aveva sofferto la notte in cui tutto era cambiato.

    Sarebbe voluta andare da lui, posargli una mano sulla spalla e confortarlo, consolarlo, invece adesso tutto era diverso.

    Negli ultimi mesi avevano lavorato a stretto contatto e poi, una sera in ufficio, lui era crollato a causa della madre e una cosa aveva tirato l'altra.

    Tra di loro c'era stata attrazione fin dal primo giorno, quando lui l'aveva scelta come capoprogetto per la ristrutturazione del resort della madre.

    Da seria professionista quale lei era, aveva tenuto per sé le proprie fantasie... fino alla notte in cui si era lasciata andare.

    Ed era bastata una notte di passione per cacciarsi nei guai.

    Perché aveva ceduto al fascino di Nick? Non era la prima volta che un uomo l'attraeva. Forse era stata la sua vulnerabilità di quella notte. Sommata a quel sex-appeal che era impossibile ignorare e contro il quale aveva cercato di combattere una battaglia persa in partenza.

    Aumentò la stretta intorno all'ombrello e infilò l'altra mano nella tasca della giacca. La pioggia e il cielo grigio ben si sposavano con il suo umore mentre avanzava un passo dopo l'altro.

    Nick si girò, gli occhi lucidi incontrarono i suoi e la mente corse alla notte in cui avevano spostato la riunione d'affari dalle poltroncine dell'ufficio all'enorme scrivania...

    Da allora non lo aveva più visto, tuttavia non aveva smesso di pensare a lui.

    «Che cosa ci fai qui?» le chiese, la voce impastata dall'emozione.

    Silvia non lo aveva mai visto così elegante. Di solito indossava dei jeans e una camicia con i bottoni sul colletto, mentre ora sfoggiava un completo grigio antracite con camicia bianca e cravatta scura. I capelli color castano chiaro erano ben pettinati e il viso perfettamente sbarbato.

    E quegli occhiali.

    Per quanto dolore leggesse sul volto di Nick, quegli occhiali la bloccarono di colpo. Quando quella notte gli aveva sfilato la camicia, gli aveva strappato la montatura scura dal viso.

    Concentrati, Silvia. Non sei qui per una rimpatriata, e lui sta soffrendo.

    Nessuno dei due poteva permettersi di lasciarsi coinvolgere più di quanto fosse accaduto in quelle poche ore.

    Poi lui era sparito e il cuore di Silvia aveva pianto per la perdita. Il tempismo nel dovergli comunicare ciò che aveva in serbo per lui non poteva essere peggiore. D'altra parte non aveva mai mentito in vita sua e non avrebbe iniziato allora, anche se con una bugia gli avrebbe risparmiato una notizia scioccante.

    «Aspettavo» gli disse con sincerità, «non volevo disturbarti durante la cerimonia. C'era così tanta gente e io non... c'entro niente, però dovevo venire.» Lo guardò per un breve istante, poi riprese: «Ti ho scritto e chiamato. Ho pensato che questo fosse l'unico posto dove avremmo potuto parlare».

    Gocce di pioggia gli scivolarono sui capelli che l'acqua aveva reso più scuri. Sembrava non accorgersi nemmeno di stare davanti a lei con l'acqua che punteggiava le lenti degli occhiali.

    Era ancora terribilmente attraente. Troppo attraente.

    «Parlare?» Nick scosse la testa e si tolse gli occhiali. Si passò una mano sul viso, per liberarsi dall'acqua. «Il lavoro dovrà aspettare. So che premevo perché tutto venisse realizzato rapidamente ma...»

    «Non sono qui per parlare di lavoro.»

    Gli occhi di Nick si spalancarono per la sorpresa. «Possiamo parlare in macchina.»

    Il senso di colpa la pervase. Lui era lì, accanto al feretro della madre a salutarla per l'ultima volta e lei lo disturbava pretendendo la sua attenzione. Se la notizia non fosse stata una di quelle che ti cambiano la vita, non sarebbe stata lì.

    «Posso andare ad aspettarti nella mia auto» gli disse. E indicando il feretro aggiunse: «Fai con comodo».

    Si girò e si allontanò senza dargli la possibilità di controbattere o di fare domande. Gli aveva detto che dovevano parlare e lui aveva acconsentito, per il momento, quindi, lei doveva solo allontanarsi e gestire il suo fascio di nervi fino a quando lui non li avesse raggiunti.

    Appena fu scivolata dietro al volante, Silvia chiuse gli occhi e s'impose di restare calma. Agitarsi non avrebbe cambiato la situazione e lei doveva mantenere il controllo. Lasciarsi prendere dall'emozione o da una crisi isterica non le sarebbe servito a niente, a lei che si vantava di essere una professionista. Sempre. Ora che la sua vita professionale era scivolata in quella personale, doveva mantenere comunque la propria compostezza.

    Era in auto solo da pochi minuti quando la portiera del passeggero si aprì e Nick si sporse all'interno.

    «Sono bagnato fradicio. Seguimi fino a casa mia. Dopo che mi sarò cambiato, potremo parlare.»

    Sbatté la portiera prima che lei potesse aprire bocca, e Silvia si lasciò andare contro il poggiatesta.

    Lo aveva seguito là, sotto la pioggia, per svariati motivi. Non voleva andare a casa sua, non voleva trovarsi nel suo territorio quando gli avesse dato la notizia, e non voleva aspettare.

    E non aspettò.

    Spalancò la portiera e uscì, senza ombrello. Strinse la cintura del trench e con passo deciso marciò verso l'enorme SUV nero di Nick. Nervosismo e paura andavano a braccetto, però soffocò qualsiasi emozione per concentrarsi sulla sua missione.

    «Ho bisogno di parlarti. Adesso» affermò alle sue spalle.

    Nick girò appena la testa, chiaramente stupito che Silvia non avesse obbedito al suo ordine di seguirlo a casa. Ma lei non ne poteva più di aspettare e di tenere quel segreto per sé. Era una donna che affrontava i problemi di petto ed era pronta per cominciare a pianificare i cambiamenti che sarebbero inevitabilmente sopraggiunti.

    Non esisteva il momento giusto per dirlo, così lo disse e basta. «Sono incinta.»

    Nick si girò lentamente per guardarla in faccia, gli occhi fissi su di lei. Silvia si scoprì a trattenere il fiato nell'attesa che lui dicesse qualcosa o reagisse in qualche modo. Qualsiasi cosa sarebbe andata meglio di quello sguardo vuoto.

    «Nick?» disse infine.

    «Ci vediamo a casa mia.»

    E, con quelle parole si voltò, salì in auto e si allontanò. A quanto pareva, alla fine avrebbe dovuto seguirlo a casa, tuttavia la prima cosa da fare sarebbe stata insegnare a Nick Campbell che lei non prendeva ordini da nessuno.

    2

    Peggio di così non poteva proprio andare.

    La giornata era iniziata con il funerale della madre. A seguire, aveva letto le ultime volontà di quest'ultima contenute in una lettera che lo aveva lasciato scosso e confuso.

    E infine la ciliegina sulla torta: l'architetto a capo del progetto multimilionario di ristrutturazione del resort, e unica donna con la quale era stato solo per una notte, lo aveva informato che era incinta.

    Imboccò il lungo

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