Storie di provincia
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Anteprima del libro
Storie di provincia - Letizia Tomasino
633/1941.
L’annuncio
Dopo la morte del marito Adriana si era dovuta rimboccare le maniche perché Giorgio aveva lasciato solo debiti che stava cominciando a pagare quando un aneurisma cerebrale fulminante l'aveva portato via ai suoi cari, così era stata costretta a vendere la casa che con tanti sacrifici e rinunce aveva comprato. Con i soldi racimolati, aveva pagato chi vantava un credito nei confronti del marito commerciante e aveva preso in affitto una casa molto piccola, per lei e le sue due figlie, aveva anche cercato lavoro mettendo annunci, disposta a qualsiasi cosa purché le permettesse di tirare avanti.
Finalmente una ditta l'aveva assunta come segretaria e il primo giorno di lavoro Adriana era così contenta che le parse il suo primo giorno di scuola da quanto era emozionata, purtroppo dopo pochi giorni il suo datore di lavoro le mise le mani addosso e al suo rifiuto la licenziò in tronco dicendole che lui cercava una segretaria particolare. Dopo quella disavventura non si perse d'animo e continuò la ricerca fino allo svilimento. Non sapendo come pagare affitto, luce, gas e il mantenimento delle figlie mise un annuncio di lavoro ma molto particolare, dove offriva il suo corpo in cambio di soldi. Era da troppi giorni che ci pensava, aveva bussato alle porte di familiari e amici per chiedere un prestito ma aveva ricevuto solo rifiuti con scuse più o meno plausibili, disperata era entrata in un supermercato rubando qualcosa da mangiare e pensando al rischio che stava correndo, aveva posato tutto ed era uscita piangendo, si era seduta in una panchina a riflettere su cosa poteva inventarsi per sfamare almeno le sue figlie. Sulla panchina c'era un giornale lasciato da qualcuno che magari l'aveva già letto e abbandonato lì, lo prese e si mise a leggere poi il suo sguardo cadde su quegli annunci di prestazioni sessuali celate da offerte di massaggi. Fu così che provò quella strada che non le piaceva, ma ormai era troppo tardi per ripensarci. Nell'annuncio mise il numero del suo cellulare, ma sul dove operare ancora non aveva deciso niente, si sarebbe poi accordata con il primo cliente. Lo squillo del cellulare la fece agitare non poco, le tremava la mano, poi apri il telefono e disse Pronto
il primo cliente si era fatto avanti e aspettava di accordarsi solo sull'orario e sul luogo, lei farfugliò qualcosa che non fu capita dal cliente tanto che quello impaziente le disse Allora mi vuoi dire, dove ci vediamo?
, sempre più confusa dette un indirizzo a caso e un orario, quello chiuse il telefono convinto che fra poco si sarebbero visti e consumato il rapporto sessuale. Quello che non sapeva era che Adriana subito dopo aver chiuso il telefono tolse la scheda del telefono e la buttò nel primo contenitore che incontrò, poi a cuor leggero si avviò verso casa!
La farfalla
Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla
.
Non ricordava dove aveva letto quella frase così piena di significato, ma era convinta fosse stata scritta sicuramente da un saggio giapponese.
Il pensiero si adattava bene al periodo che stava vivendo. Succedevano fatti inspiegabili uno dopo l’altro, come quando mangiava gelsi da uno dei suoi alberi e non riusciva a smettere di mangiare che poi tutta quella frutta le causava indigestione, tolse dalla mente quella similitudine con i fatti accaduti in quel mese, effettivamente non c'entrava niente la frutta con i guai della sua vita che andava a rotoli. Antonia prese una pausa dal lavoro, cancellò il suo profilo di facebook, spense lo smartphone di ultima generazione, cercò nel disordine di casa sua uno dei tanti telefonini buttati nei cassetti, le serviva solo per ricevere chiamate urgenti e che la collegasse col mondo esterno. Si chiuse in casa e……punto.
I giorni passavano lenti, il primo giorno di solitudine forzata addirittura era stata tentata di riscriversi a facebook così da andare a sbirciare sui profili dei due: uno era del fedifrago, suo marito e l’altro profilo era di Giovanna la sua migliore amica, quella doppiogiochista. Tutte le volte che ripensava al male ricevuto dalle due persone a cui voleva più bene lacrime copiose, anzi, rabbiose inondavano il suo bel viso. Adesso si spiegava tante cose che al momento non l’avevano fatta riflettere, per esempio come mai gli amici non la chiamavano più per invitare lei e Massimo alle cene organizzate periodicamente. Loro sicuramente sapevano del tradimento perpetrato dal marito a suo danno e stavano giustamente zitti; certo, era meglio non immischiarsi nelle faccende altrui.
La cosa buffa furono le confidenze fatte a Giovanna sulla sua crisi di matrimonio, lamentandosi della poca attenzione del marito e quella stronza chissà come godeva nel saperla infelice. Si permetteva persino di darle consigli spassionati del tipo: fatti una bella vacanza da sola; oppure ancor peggio le consigliava di farsi un amante così da liberarsi la coscienza.
Quell’ultimo mese era stato decisivo per arrivare al bandolo della matassa, era accaduto di tutto: sua madre era deceduta causa un infarto; il loro cane era stato investito ed era morto fra atroci sofferenze, tanto che il veterinario aveva consigliato una puntura per farlo spirare e non farlo più soffrire e per ultimo, la classica ciliegina sulla torta, aveva scoperto, dopo varie analisi, che era affetta da un male incurabile e per questo motivo era entrata in un profondo stato depressivo. volutamente non aveva parlato con Massimo della sua recente scoperta, la sentiva una cosa sua, era stata tentata di confidarla alla sua migliore amica ma poi, all’ultimo momento ci aveva ripensato. Quel male che l’avrebbe portata alla morte l’aveva distratta dalle altre disgrazie successe in un lasso di tempo così breve. Solo per caso aveva scoperto il tradimento del marito con Giovanna. Quel pomeriggio era più malinconica degli altri giorni, era nella sua camera, come sempre sdraiata sul letto e con una benda scura sugli occhi poiché la luce le dava fastidio, suo marito era chiuso nel suo studio, lei pensava stesse lavorando come al solito. Un impellente bisogno di andare in bagno la fece scendere dal letto e poiché per andare in bagno doveva passare dallo studio non volendo captò una frase di Massimo, si bloccò lì fuori la porta ed appoggiò l’orecchio cercando di fare meno rumore possibile, non riuscendo a sentire granché della conversazione decise di guardare dal buco della serratura e quello che vide la sconvolse più della notizia della sua malattia; suo marito era nudo e non stava parlando al telefono come erroneamente aveva creduto, ma era davanti al pc, stava video chattando con qualcuno e nel mentre si masturbava. Quella visione le fece fare un passo indietro tanto che Massimo si accorse che c’era qualcuno dietro la porta, allora lei per autodifesa fu subito pronta a dire da dietro la porta Massimo sei qui? Pensavo fossi fuori, cosa vuoi mangiare stasera?
Lui forse si rivestì in fretta e furia ed aprì la porta mentre lei entrava nella stanza da bagno. Quando uscì non lo trovò più in casa, le veniva da ridere invece pianse.
Decise di darsi una mossa e si rivolse ad una agenzia investigativa, non le andava di seguire passo passo suo marito. Fu così che scoprì la tresca dei due amanti con tanto di foto esplicite sui loro incontri.
Adesso era contenta di non aver rivelato la sua malattia sia a Massimo che a Giovanna, non voleva commiserazioni da nessuno e specialmente da loro, chiaramente li aveva eliminati dalla sua vita. Il mondo le era caduto addosso, in tutti i sensi. Chissà perché ora ripensava a quella frase del saggio. L’unica consolazione era sapere che fra poco da bruco sarebbe diventata una farfalla, spiccando il volo per altre destinazioni.
Incontro
Mi ero scordata di te, no anzi, ti avevo riposto in un angolo del mio cuore insieme a tutte le belle persone della mia vita. è solo che dopo tanti anni sei cambiato, sei più maturo, con tanti capelli grigi che donano alla tua persona un fascino che solo gli uomini maturi sanno dare. Non ho faticato a ricollegare i ricordi. Io, studentessa e tu nella mia stessa classe, io, seduta composta ad ascoltarti rapita e tu, dietro la cattedra a spiegare matematica a tanti ragazzi poco attenti alla tua lezione, tranne me. Ti ho amato per tutti i cinque anni di liceo, senza svelare il mio segreto ad alcuno, nemmeno a te. Ho solo sognato e immaginato una vita assieme. Poi la vita ci ha divisi. Che emozione, siamo seduti nello stesso scompartimento del treno, stavo leggendo un libro quando sei entrato di nuovo nella mia vita, non mi hai riconosciuta, io invece, ho avuto un tuffo al cuore. Abbiamo scambiato qualche parola e poi ti sei immerso nelle tue carte, forse erano compiti. Arrivati a destinazione mi hai aiutata a portar giù la valigia come fanno le persone galanti e di vecchio stampo, ti ho salutato con un cortese buongiorno e tu sorridendo mi hai detto arrivederci Laura
, sono rimasta a bocca aperta e il cuore ha ricominciato a battere forte!
Il disgelo
Mai vista tanta neve in vita sua. La sera prima si era addormentata con una fiaba raccontata dal suo meraviglioso e paziente papà. Era andata così: quel giorno aveva litigato di brutto con la sua amica del cuore per questioni di gelosia. Irene, la sua amica, stava parlando fitto con Andrea, il suo amore segreto, non appena lei si era avvicinata loro avevano smesso subito di parlare ed Andrea si era allontanato con una scusa banalissima. Serena aveva preteso spiegazioni su quello che si erano detti i due ma conoscendo l’amica aveva capito che stava dicendo un’emerita bugia, l’aveva capito dal rossore improvviso sul viso, dagli occhi bassi mentre parlava e da quella risatina tipica di quando mentiva. Lei la conosceva bene la sua amica perché era da quando andavano all’asilo che si frequentavano ed