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E-book62 pagine52 minuti

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Info su questo ebook

Viaggiano per lavoro e per diletto per poi trovarsi a far chiarezza su scoperte altrui e a rispondere a quesiti che molti lettori si pongono.
Viaggiano, si muovono e si spostano per nazioni e continenti lontani i personaggi de Al centro della mappa: sette racconti firmati da Pietro Semino, travel writer e alimentarista tradotto in Spagna, Portogallo e Usa, che in questa raccolta di novelle brevi, surreali e arcane immerge il lettore in storie individuali singolari - con suspense, avventura, enigmi celesti - e misteri ancora da sciogliere con risvolti che spesso fanno pensare a spiegazioni lontano dalla realtà.
In anticipo sui tempi, viaggiano, si muovono e si spostano per lande e terre ricche di pathos i protagonisti delle vicende narrate da Semino, certo inconsciamente instradati verso dimensioni sconosciute attraverso coincidenze e conoscenze particolari,
pilotate da forze ignote.
Ancora, viaggiano, si spostano, si muovono i soggetti delle storie intriganti di Semino - tra i suoi libri pubblicati: “Tè ai fornelli” (Kiwi Ed.), “L’arte culinaria del cioccolato” (Progedit), “Vegetaliani a tavola” (Meravigli), “Sua maestà il caffè” (Vallardi), “Il trattamento dietetico dell’artrite” (Giunti) e “Manuale di sopravvivenza” (La Spiga) - tra interpretazioni, teorie e fatti che possono lasciare sconcertati…
LinguaItaliano
Data di uscita18 mag 2018
ISBN9788867828098
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    Anteprima del libro

    Al centro della mappa - Pietro Semino

    iolanda1976@hotmail.it

    Mistero… Réal

    Ecco l’ipotetica immaginaria storia di un giovane cittadino-del-mondo, allo stesso tempo amante dei mezzi toni e dei viaggi in posti dove pare ancora esistere la civiltà della conversazione e, in estate, l’ozio in piazza fino a tarda notte …

    Il giovane …

    Era di origine svizzera  ma viveva a Binghamton - quieto villaggio a nord di Manhattan - lungo la congiunzione dei fiumi Susquehanna e Chenango.

    Il giovane era un connaisseur virtuale di Beaucaire Port e del Canale del Rodano, solcato da piccoli yacht e battelli in vetroresina, nonché un frequentatore assiduo dei monti armeni del Ghegham e dell’Aragadz punteggiati di quelle misteriose enormi pietre modellate a forma di pesce, dette vishap.

    Il giovane era Nik Babaian di Savognin, nel Graubünden, (Grigioni); lui lavorava ovviamente a Nuova York, o meglio: nella New York City del business più sfrenato, distinguendosi nella carriera di whiz kid finanziario, vale a dire di fisico teorico in banca, perché lui eccelleva nella matematica degli strumenti finanziari complessi e nelle simulazioni in tempo reale sui supercalcolatori.

    Lui, all’età di 30 anni, aveva uno stipendio base annuo di centinaia di migliaia di dollari e un bonus a fine anno che spesso valeva milioni.

    A quell’età, lui, Nik Babaian, stravedeva per l’arte e per la Francia, dove vi capitava sovente in improvvisi blitz e weekend nella Tolosa rosa di Nogaro, sempre a caccia di melodie mai tramontate o di reliquie su tela e inediti realizzati all’obiettivo con pellicole e filtri e traitement de l’image a sorpresa al Forum bello di una strada (rue des Couteliers) parallela in parte all’avenue de la Garonnette,  all’Esquirol.

    Anche quel giorno d’estate, arrivando a Tolosa direttamente in jet dalla frequentata Roma, Nik Babaian a spasso nel cuore del quartier che più lo entusiasmava, effettuò il suo consueto ingresso al Forum al di là del lungofiume e del pont Neuf, facendo il suo inatteso incontro con Réal.

    Con Réal del Capcir; e cioè …

    No - intendiamoci - non con un essere umano capace di sedurlo, bensì con un luogo - di groppe erbose, laghi e pinete a non finire - disteso sul più bell’altopiano dell’Haute Catalogne.

    Quel giorno d’estate - Réal - in una magica Tolosa di sfumature porpora, corallo e rosa, faceva singolarmente breccia in Babaian in una miriade di clic d’autore e scatti siglati L. Valéry, Didier Sorbé, Maigné, Chantal Vey … che lo trasformarono.

    Proprio così, quel giorno …

    Quello strano giorno Babaian, di nuovo a zonzo per  quello straordinario sfondo per concerti che può essere l’Esquirol , sentì improvviso l’impulso di noleggiare un’auto e di dirigersi verso le alture della Catalogne, nell’Haut Conflent, cercando il Capcir e la remota Réal, davvero incurante di qualche difficoltà locale e di una segnaletica dove i cartelli blu stanno a indicare le autostrade a pagamento, mentre quelli verdi segnalano le RN, le routes nazionali, le comuni strade francesi, che l’avrebbero condotto, via la RN20, in vista del Madres, e della Catalogna.

    «Sì: del Madres primordiale, sui confini dell’Iberia - pensò tra sé il whiz kid finanziario - là dove il massiccio vide la luce ben 350 milioni di anni fa, certo prima dei Pirenei e del resto d’Europa; quasi come a voler essere madre di tutte le sorgenti, dei fiumi e delle acque di Nohèdes … nei luoghi di culto di Cibele… non lungi dai circoli megalitici, dolmen e menhir di una ancora oscura mappa di un ipotetico calendario solare che - ricordava di aver letto da qualche parte - lascia tutt’ora molto perplessi astronomi, archeologi e studiosi di fenomeni misteriosi, non foss’altro per quei dischi di luce bluastra che qualcuno sussurra di vedere viaggiare silenziosamente, appena più lenti di un aereo, dal Cambre d’Aze alle zone visigote, dallo scomparso abitato detto del Ravin del Tourrenteil al castello che un tempo, c’è chi lo ha affermato, doveva esistere dalle parti del lago Puyvalador e … di Réal».

    Sulla via del Madres, dell’altopiano del Capcir e di una Réal situata a 1500 metri d’altitudine …

    Nik Babaian, alla guida di una quattro ruote, si accorgeva di veder ampliate tutte le sue scarse informazioni del posto per mezzo di una realtà cosmica che sentiva manifestarsi in lui; «la stessa forza   - come ebbe a ipotizzare qualcuno - che poi lo pilotò sui campi di ricerca di monsieur Matabosch, nel mondo che fu dei conti di Carcasses Razes, ai piedi del Regalis e di profili innevati, sotto

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