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Passeggiate nel Lazio
Passeggiate nel Lazio
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E-book255 pagine2 ore

Passeggiate nel Lazio

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Info su questo ebook

La redazione di queste brevi “passeggiate” ha degli ispiratori. Il primo è un viaggiatore tedesco dell’ottocento: Ferdinand Gregorovius; innamorato dell’Italia, e di Roma in particolare, questo scrittore di origine polacca, dopo aver pazientemente redatto una monumentale “Storia di Roma del medio evo”, si dedicò a visitare i luoghi del Lazio più celebrati dagli antichi autori. Si avviava per strade apparentemente deserte, ma tremendamente pericolose, a cavallo o a dorso di mulo, svegliandosi in piena notte per evitare le ore più calde del giorno. Dalle sue note si evince una verità incontrovertibile: la storia e la geografia sono due facce dello stesso insieme; l’una lo rispecchia nel tempo e l’altra nello spazio. Chissà se anche Albert Einstein, nell’elaborazione della sua teoria della relatività, non si sia ispirato alle letture del Gregorovius, per affermare l’equazione spazio/tempo. L’altro ispiratore è il tuttologo Luciano Zeppegno; già plurivincitore del popolare quiz televisivo “Lascia o raddoppia?”, seppe mettere a profitto la sua erudizione e la sua popolarità, redigendo una serie numerosa di volumi sulle meraviglie dell’arte e i monumenti non solo di Roma e del Lazio, ma di tutta Italia. Il messaggio che scaturisce dalle sue letture non è meno importante: il particolare è più stupefacente dell’universale; i misteri e i segreti del microcosmo incuriosiscono più dell’immensità del macrocosmo. L’erudito lombardo, nelle sue opere, ha sempre privilegiato l’osservazione del capitello finemente lavorato piuttosto che la colonna di marmo che lo sorregge, il fine ricamo del rosone della facciata di una cattedrale, piuttosto che la magniloquenza dell’intero edificio. Forse inconsciamente, con tali ispiratori, nei primi anni ottanta, ho iniziato a occuparmi di turismo nel Lazio, conducendo e redigendo i testi della rubrica settimanale “Diario regionale”, nella TV privata “Tele Tevere”. Erano i tempi pionieristici dell’emittenza televisiva privata ed io pensavo di dedicarmi alla carriera giornalistica. Dopo di che, per quasi trent’anni, decisi di fare altre cose nella vita; ma non ho mai abbandonato le piacevoli gite domenicali fuor di porta. Un paio d’anni fa, invece, ho accettato di redigere quasi settimanalmente alcuni articoli turistici per la redazione laziale dell’Agenzia giornalistica DIRE. La rielaborazione dei testi di quei vecchi servizi per “Diario regionale” e la rubrica dell’Agenzia DIRE hanno costituito il nocciolo iniziale di queste brevi dissertazioni, integrate e ricondotte a una quindicina d’itinerari sulle vie consolari della nostra regione. La cosa più semplice è stata quella di individuare i luoghi magici da visitare: un numero veramente tale, nella regione Lazio, che – molto probabilmente – sceglierne “solo” 101 è stato riduttivo.
LinguaItaliano
Data di uscita13 feb 2016
ISBN9788869822384
Passeggiate nel Lazio

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    Passeggiate nel Lazio - Federico Bardanzellu

    Federico Bardanzellu

    Passeggiate nel Lazio

    101 luoghi magici da vedere almeno una volta nella vita

    – breve guida in 13 itinerari –

    Cavinato Editore International

    © Copyright 2016 Cavinato Editore International

    ISBN: 978-88-6982-238-4

    I edizione 2016

    Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. I diritti di traduzione, di mem-orizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi

    © Cavinato Editore International

    Vicolo dell’Inganno, 8 - 25122 Brescia - Italy

    Q +39 030 2053593

    Fax +39 030 2053493

    cavinatoeditore@hotmail.com

    info@cavinatoeditore.com

    www.cavinatoeditore.com

    Progetto grafico, copertina e impaginazione a cura di Simone Pifferi

    In copertina: Villa Adriana. Canopo

    Cartine e fotografie all'interno a cura di Federico Bardanzellu

    Indice

    Introduzione

    1 - Itinerario della Via Aurelia

    Uno scomparso paesaggio palustre e il monumento a un eroe.

    Un borgo fortificato e i suoi pergolati.

    La sagra del carciofo.

    La città dei morti e le fraschette dei vivi.

    Le lamine d’oro di Ishtar.

    Un suggestivo porticciolo.

    Un forte michelangiolesco sulle navi da crociera.

    La città d’origine dei re di Roma.

    Il castello dei templari e la tomba di famiglia di Servio Tullio.

    2 - Itinerario della Via Braccianese - Claudia

    La più famosa tra le città morte.

    Il laghetto alla moda con le rive ricoperte di prato.

    Un paese di lago che sembra una località marina.

    Un borgo attorno a un castello e il museo delle macchine volanti.

    Chi sostiene che il vulcano Sabatino è ormai spento?

    Quel fondale diroccato preferito dai registi del cinema.

    La città modello.

    La selva oscura dell’aldilà etrusco.

    Lo scavo archeologico del re di Svezia.

    Un percorso tra i sepolcri rupestri e una foresta impenetrabile.

    3 - Itinerario della Via Cassia

    Una statua così bella da essere baciata.

    Vino a profusione nella valle dello schiamazzo.

    Cascatelle di acqua ghiacciata nel boschetto dell’immaginario.

    Il lago vulcanico più piccolo del mondo.

    Tra un anfiteatro di tufo, un antico mitreo e la grotta dove nacque Orlando.

    Il borgo doppio dove brucavano le capre.

    Il monte dove si celebra lo sposalizio con gli alberi.

    Una macchina alta trenta metri per respingere Federico II.

    Nel mondo allucinante degli etruschi, uno stupefacente teatro romano!

    L’affascinante paesaggio lunare attorno al paese che muore.

    4 – Itinerario trasversale della Tuscia viterbese

    Il Monte Rushmore degli antichi etruschi.

    La maestà di due cattedrali e lo sguardo immoto di cento sarcofagi.

    Il paese della barabbàta e della cannaiola.

    Una gita in barca tra le isole di Amalasunta e il giro del lago, tra feste e rievocazioni.

    Fedeli al popolo di Roma e ammiratori delle statue pasquensi.

    Un tripudio di fontane e di cascate nella villa dei cardinali.

    Una sorridente fontana e una faggeta secolare.

    Un percorso iniziatico tra i mostri di pietra.

    5 - Itinerario delle Vie Nepesina e Cimina

    Un serpente divinatorio e le rovine della rocca dei Borgia.

    Una discesa di 144 gradini per risalire attraverso la strada dei santi.

    Una lepre, una roncola e un campanile più basso della sua chiesa.

    Il pentagono del Cardinale Farnese.

    Una foresta alpina sulle sponde di un lago vulcanico.

    Il rifugio di Donna Olimpia Doria Pamphilj.

    6 - Itinerario della Via Flaminia

    Un minuscolo ghetto interdetto alle donne cristiane.

    Una rupe pericolante che attrae associazioni e circoli culturali.

    Il monte delle passeggiate sui carboni ardenti.

    Una città abbandonata che appare poco alla volta tra i campi.

    7 - Itinerario della Via Salaria

    L’abbazia dove passarono i longobardi, i saraceni e i franchi.

    L’ombelico d’Italia.

    La montagna di Roma.

    A quasi mille metri tra sesti e sestieri.

    La patria degli spaghetti conditi con guanciale e pecorino.

    8 - Itinerario della Via Tiburtina

    Il ponte preferito dagli artisti.

    Una villa delle meraviglie per l’ispirazione dell’imperatore poeta.

    Quelle zampillanti fontane che piacquero tanto a Franz Liszt e ai danesi.

    La grotta dove si udì per la prima volta: Prega e lavora!

    9 - Itinerario della Via Casilina

    Un percorso attraverso le città dei Ciclopi.

    Sul tempio della fortuna, il mosaico del Nilo.

    Il circuito megalitico familiare a Innocenzo III.

    Mura preromane e capolavori medioevali.

    Un monumento così grandioso che stupisce più del Colosseo.

    Una farmacia del settecento e due enormi cavità sotterranee.

    Il capolavoro dell’architettura cistercense.

    Un’isola tra due cascate.

    La Civitavecchia di Cicerone e Caio Mario.

    Quattordici secoli di cultura ridotti in macerie nella Battaglia delle Nazioni.

    10 - Itinerario dei Castelli romani

    Il passatempo fuor di porta preferito dai romani.

    Una secolare arguzia dovuta al più buon vino dei Castelli.

    La vendetta dei romani del medio evo.

    Quell’inferriata dove s’insediarono i monaci greci.

    Un alberghetto della dolce vita sul monte sacro ai popoli latini.

    Dove sorgeva Alba Longa e vanno in vacanza i pontefici.

    Quante opere d’arte sui resti di un accampamento militare!

    La patria della porchetta.

    Il paese dell’infiorata.

    Lotta all’ultimo sangue per il possesso del ramo d’oro.

    11 - Itinerario della Via Appia

    Una città megalitica tuttora indecifrata.

    La Pompei del medio evo.

    Il balcone megalitico sulla Pianura pontina.

    Il baluardo di Bonifacio VIII.

    Una cattedrale nella palude.

    La rupe con il tramonto più spettacolare del Mediterraneo.

    Tra stalattiti e stalagmiti sino all’antro dei pipistrelli.

    La spelonca dove Tiberio ascoltava i versi di Omero.

    Una repubblica marinara sui fianchi della montagna spaccata.

    Anche negli insediamenti coloniali, i romani non disdegnavano il teatro!

    12 - Itinerario del litorale laziale meridionale

    Sulla darsena esagonale dell’imperatore Traiano.

    Il borgo di papa Gregorio e il castello di Giulio II.

    La città portuale di Anco Marzio.

    La Rimini del litorale romano.

    La spiaggia che metteva appetito a Tognazzi.

    Sui dodici altari dove si celebrava Enea.

    Quella fortezza sul mare, ultimo rifugio di Corradino di Svevia.

    Il lago della fatina di Pinocchio.

    L’architettura fascista che non spiaceva a Pasolini.

    Il promontorio neanderthaliano dove Circe incantò Ulisse.

    13 – Le Isole Pontine

    L’isoletta dei sogni.

    La terra emersa dal mare preferita da Folco Quilici.

    Lo scoglio disabitato dell’infelice marchese.

    L’esilio dorato di Giulia Augusta.

    Per chi vuole approfondire

    Introduzione

    La redazione di queste brevi passeggiate ha degli ispiratori.

    Il primo è un viaggiatore tedesco dell’ottocento: Ferdinand Gregorovius; innamorato dell’Italia, e di Roma in particolare, questo scrittore di origine polacca, dopo aver pazientemente redatto una monumentale Storia di Roma del medio evo, si dedicò a visitare i luoghi del Lazio più celebrati dagli antichi autori. Si avviava per strade apparentemente deserte, ma tremendamente pericolose, a cavallo o a dorso di mulo, svegliandosi in piena notte per evitare le ore più calde del giorno. Dalle sue note si evince una verità incontrovertibile: la storia e la geografia sono due facce dello stesso insieme; l’una lo rispecchia nel tempo e l’altra nello spazio. Chissà se anche Albert Einstein, nell’elaborazione della sua teoria della relatività, non si sia ispirato alle letture del Gregorovius, per affermare l’equazione spazio/tempo.

    L’altro ispiratore è il tuttologo Luciano Zeppegno; già plurivincitore del popolare quiz televisivo Lascia o raddoppia?, seppe mettere a profitto la sua erudizione e la sua popolarità, redigendo una serie numerosa di volumi sulle meraviglie dell’arte e i monumenti non solo di Roma e del Lazio, ma di tutta Italia. Il messaggio che scaturisce dalle sue letture non è meno importante: il particolare è più stupefacente dell’universale; i misteri e i segreti del microcosmo incuriosiscono più dell’immensità del macrocosmo. L’erudito lombardo, nelle sue opere, ha sempre privilegiato l’osservazione del capitello finemente lavorato piuttosto che la colonna di marmo che lo sorregge, il fine ricamo del rosone della facciata di una cattedrale, piuttosto che la magniloquenza dell’intero edificio.

    Forse, inconsciamente, con tali ispiratori, nei primi anni ottanta, ho iniziato a occuparmi di turismo nel Lazio, conducendo e redigendo i testi della rubrica settimanale Diario regionale, nella TV privata Tele Tevere. Erano i tempi pionieristici dell’emittenza televisiva privata ed io pensavo di dedicarmi alla carriera giornalistica. Dopo di che, per quasi trent’anni, decisi di fare altre cose nella vita; ma non ho mai abbandonato le piacevoli gite domenicali fuor di porta. Un paio d’anni fa, invece, ho accettato di redigere quasi settimanalmente alcuni articoli turistici per la redazione laziale dell’agenzia giornalistica DIRE.

    La rielaborazione dei testi di quei vecchi servizi per Diario regionale e la rubrica dell’agenzia DIRE hanno costituito il nocciolo iniziale di queste brevi dissertazioni, integrate e ricondotte a una quindicina d’itinerari sulle vie consolari della nostra regione.

    La cosa più semplice è stata quella di individuare i luoghi magici da visitare: un numero veramente tale, nella regione Lazio, che – molto probabilmente – sceglierne solo 101 è stato riduttivo.

    Rispetto alla prima edizione cartacea, la presente, in e-book, ha curato maggiormente l’aspetto eno-gastronomico e quello delle feste religiose.

    Roma, gennaio 2016

    1 - Itinerario della Via Aurelia

    La Via Aurelia, per i romani, è sinonimo di giornate estive trascorse al mare, sotto l’ombrellone o a nuotare. La Statale, infatti, costeggia il litorale nord della capitale, e costituisce il percorso obbligato per raggiungere le sue sabbiose spiagge. Nelle giornate meno soleggiate o di cielo coperto, è comunque indicato e gratificante soffermarsi sulle piccole località da essa lambite, per un turismo alternativo e, forse, anche più rilassante.

    * * *

    Partiamo da porta San Pancrazio (oggi sede del museo della Repubblica Romana), sul Gianicolo; imbocchiamo la Via Aurelia Antica e poi l’Aurelia nuova sino al km 21. Prendiamo quindi il bivio a destra per Fregene (Via del Fontanile di Mezzaluna) e seguiamo le indicazioni per Maccarese.

    Uno scomparso paesaggio palustre e il monumento a un eroe.

    Il borgo di Maccarese è situato sulla destra, dopo poche centinaia di metri dalla sua stazione ferroviaria e il cavalcavia che oltrepassa i binari. Qui, sulle rovine dell'etrusca Fregenae (antichissimo porto fluviale alla foce dell’Arrone), l'incuria dei secoli medioevali favorì il formarsi di vaste paludi, rifugio di bufali e di vacche allo stato brado.

    Col passar del tempo, il luogo fu ribattezzato Vaccarese (e poi Maccarese) dal nome, appunto, dei numerosi bovini. In seguito i Rospigliosi vi edificarono il loro castello che, fino a sessant’anni fa, si ergeva mestamente - ma con quale suggestione! - sul meraviglioso paesaggio palustre. Infine la bonifica degli anni trenta, che prosciugò le paludi e trasformò la zona nella più grande azienda agricola d’Italia, oggi gestita dalla Benetton.

    Torniamo indietro per Via del Fontanile di Mezzaluna; sottopassiamo l’Aurelia e la costeggiamo su una strada laterale (Via Pompeati Luchini), in direzione Civitavecchia. Dopo alcuni chilometri la strada prende il nome di Via Ferdinando Neri, sinché, costeggiando sempre l’Aurelia, s’ intravede un piccolo cartello che indica, sulla destra, il castello di Torrimpietra. Si tratta di un’antica residenza nobiliare dei principi Falconieri, anticamente meta di battute di caccia tra le paludi e oggi attivissima azienda agricola, tanto da produrre il vino a DOC Roma, erede dell’antica produzione vinicola dell’agro romano.

    Rientriamo sull’Aurelia e, se vogliamo, subito dopo un semaforo, fermiamoci a Palidoro, magari per un caffè. Il frettoloso viaggiatore che corre a velocità proibitiva, difficilmente si accorge del monumento fra le siepi, dedicato a un giovane carabiniere. Si tratta dell'eroico vicebrigadiere Salvo d'Acquisto che, nel novembre del ‘43, si autoaccusò di un attentato per salvare ventidue innocenti persone dalla rappresaglia nazista e fu fucilato. Chi si trova a percorrere questo itinerario intorno alla terza o quarta domenica di giugno, può invece deviare a sinistra per Passoscuro, dove si tiene la sagra della tellina e gustarsi, così, il tipico spaghetto con la tellina, al suono della musica.

    * * *

    Riprendiamo la Via Aurelia, e percorriamola sino al km 32,5. Poi giriamo a destra, seguendo le indicazioni per Ceri.

    Un borgo fortificato e i suoi pergolati.

    In un momento imprecisato dei secoli bui dell'alto medio evo, gli abitanti superstiti dell'antica Caere, per sottrarsi alla malaria e alle incursioni dei pirati, si rifugiarono su un cucuzzolo, alcuni chilometri più all'interno; su di esso edificarono un borgo fortificato che battezzarono con lo stesso nome della loro città d'origine: Ceri (in seguito all'antica Caere fu aggiunto l'aggettivo Vetus, e divenne l'attuale Cerveteri).

    Alla rocca di Ceri si accede tramite una ripida strada di accesso, tutta intagliata nel tufo che, con un paio di svolte, attraversa prima il portale di accesso, poi sottopassa un suggestivo ponte medioevale e infine muore nell'unica piazzetta dell'abitato. Da un arieggiato balcone la vista corre sull’orrido paesaggio dei valloni di tufo che circondano il cucuzzolo. L’impressione che si ha è quella di un profondo distacco dalle vicende umane.

    Una cortina merlata circonda la rocca, quasi a separarla anche temporalmente dal resto del mondo. Poi, se si guardano le casette del borgo, ci si accorge che è un ambiente genuino e godereccio quello in cui siamo capitati: sotto i pergolati delle non poche trattoriole locali è, infatti, sommamente consigliato il riempirsi lo stomaco con piatti di polenta o di fettuccine caserecce dal gusto eccezionale, carni arrostite e dell'ottimo vino locale.

    Nel penultimo week end di maggio, non si può mancare alla festa della Madonna di Ceri e sagra del buongustaio, che comprende – oltre alla funzione religiosa – mostre, eventi, spettacoli musicali e danzanti.

    * * *

    Tornati sull’Aurelia, al km 36,5, imbocchiamo il bivio a sinistra e giungiamo a Ladispoli.

    La sagra del carciofo.

    Fino agli anni sessanta era la località marina preferita dalla piccola borghesia romana (i VIP le hanno sempre preferito la più stressante Fregene), poi è andata sempre più decadendo, come località di villeggiatura. Oggi è quasi un riposante quartiere satellite della capitale.

    Sulla sua spiaggia ferrosa, domina in lontananza il moncone dell’antica Torre Flavia, quasi il simbolo di un passato che non tornerà mai più. Intorno al 1° maggio, però, il suo vialone principale è teatro della tradizionale sagra del carciofo, che ci riporta nostalgicamente alle tradizioni mangerecce di quegli anni spensierati. Il carciofo romanesco, infatti, fa parte dei prodotti compresi nella IGP (indicazione geografica protetta) e Ladispoli, insieme alla pontina Sezze, si vanta di produrne la varietà migliore.

    * * *

    Giungiamo al km 40 della Via Aurelia; poi prendiamo il bivio a destra e, dopo 3,5 km in salita, parcheggiamo a Cerveteri.

    La città dei morti e le fraschette dei vivi.

    L'etrusca Cisra (l'Agylla

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