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Gli alberi bianchi
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E-book26 pagine15 minuti

Gli alberi bianchi

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Info su questo ebook

Fra Mitteleuropa e modernita’, quasi un diario intimo dell’autore, sul mare e nelle citta’.

Nato a Trieste nell’immediato dopoguerra, Carlo Petronio vive lo scorrere del tempo fra i ricordi di un confine dimenticato e le immagini di una vita attraverso le bellezze e le contraddizioni nel mondo.

Fisico nucleare in gioventu’, ufficiale di Marina e dirigente d’azienda internazionale, l’autore ci racconta di incapacita’ e nostalgia.

Mentre gli alpini tentano di sopravvivere sul Don, le vele si gonfiano di vento e il tempo scorre a coprire le tracce della nostra vita.
LinguaItaliano
Data di uscita13 feb 2015
ISBN9786050357035
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    Anteprima del libro

    Gli alberi bianchi - Carlo Petronio

    Gabriele

    Prologo in Austria-Ungheria

    Con la sua asta di legno, l’uomo dei lampioni camminava nella notte sotto le raffiche di bora. Continuava a riaccendere i fanali a gas che il vento spegneva inesorabilmente, nelle strade buie, verticali di Trieste. Di giorno, piu’ lontano, andavano i tram a cavalli.

    Ricordo i racconti di mio nonno, inginocchiato ai piedi del mio letto di bambino, prima di addormentarmi.

    Noto architetto, volontario di tutte le guerre e disertore dall’esercito austriaco, due campagne di Russia con l’Austria e con l’Italia, irredentista triestino e terrorista, in quegli anni dimenticati.

    La casa

    La casa era grande, col giardino e la mansarda rivestita di legno, verde degli alberi, gialla di albicocche, bianca dei fiori di ciliegio.

    Era stata costruita da mio nonno subito dopo la pensione, con la liquidazione come un tempo usava, e ci eravamo trasferiti in quella che ci sembrava una cittadina di campagna.

    Quando l’ho venduta, il giardino era coperto di un vasto, pesante manto di neve, ovattata e senza rumore. Tutto era freddo e bagnato mentre caricavo le poche cose che riuscivo a traslocare. Le altre all’antiquario o alla discarica.

    Nel giardino giocavo con i compagni di scuola sotto la magnolia. La grande magnolia, che e’ stata poi l’angoscia di mio padre con le sue

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