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Hellfire love
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E-book75 pagine1 ora

Hellfire love

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Info su questo ebook

Quando le trombe dell’Apocalisse iniziano a suonare solo una squadra di persone speciali può evitare il disastro. Capitanati da un demone spia, abili sia nel corpo che nella mente, costoro sono scelti per difendere il bene contro le forze oscure. Irriverenti, esaltati e misantropi, questi soggetti vivono in una specie di realtà parallela tra fantasmi, demoni, zombie ed entità primitive. Il loro rapporto interpersonale è ambiguo, le loro relazioni inevitabilmente sbagliate. L’obiettivo è vincere ma l’oscurità vive in ognuno di noi ed il tempo stringe… sarà possibile salvare gli altri e se stessi nel momento del Giudizio Finale?
LinguaItaliano
Data di uscita16 giu 2018
ISBN9788867828241
Hellfire love

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    Anteprima del libro

    Hellfire love - Alessia Ranieri

    Alessia Ranieri

    Hellfire love

    Alessia Ranieri

    Hellfire love

    Editrice GDS

    Via pozzo 34

    20069 vaprio d’adda-mi

    www.gdsedizioni.it

    TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    Ogni riferimento descritto in questo romanzo a cose luoghi o persone sono da ritenersi in modo casuali.

    LA PRIMA TROMBA

    Non sono un tipo di persona che s’impressiona facilmente. Né lo sono mai stata.

    Voglio dire, nella mia vita ho visto davvero di tutto: angeli caduti, poltergeist, banshee, fantasmi, miracoli e matti. Tanti matti, a dirla tutta. Pazzi da legare che si divertono anche a fare a pezzi se stessi e/o la loro famiglia fingendosi posseduti. Roba da brivido? No, è solo quella quotidiana routine che chiamiamo lavoro. Succede qualche intoppo come una o due costole rotte, qualche taglio o qualche bruciatura, ma si finisce col farci l’abitudine. Quando sei una persona senza identità che lavora per la Sezione Speciale del Vaticano non hai più diritto a lamentarti. Ti serve una protezione dall’Alto? Cioè, dal Vero, Verissimo Alto? Ecco, con questa carriera ce l’hai, la paga non è male e tanti saluti ad altre eventuali pretese.

    Chi sono io? Scusate, avete ragione, non mi sono ancora presentata. Il mio nome era un appellativo tranquillo, di quelli più comuni, ma adesso sono solo Eye. L’Occhio. Un grande occhio di quasi un metro e ottanta coi capelli biondi e gli occhi nocciola, un pessimo gusto nel vestire e una vecchia Fiat Panda da guidare. Perché mi chiamano Eye? Perché sono, come dire, oculatamente brava nel mio lavoro: riesco davvero a capire e vedere cose che voi comuni mortali non è che non cogliete ma semplicemente, forse per difendere la serenità delle vostre stesse vite, preferite non cogliere.

    Comunque, tornando all’impressionabilità, alla fine dei giochi c’è una cosa che mi fa ancora schifo: gli esorcismi. Finché i posseduti si agitano, bestemmiano o parlano in lingue strane ancora li sopporto ma se cagano, vomitano o come in questo caso letteralmente rattrappiscono su se stessi riducendosi ad un cubetto ululante, beh… un certo fastidio coglie anche me!

    Sai quello che stai facendo, non è vero? chiesi sottovoce a mio fratello Rock, una vera Roccia contro i demoni. Nessuno restava più a strisciare in questo mondo se era così sfigato da incrociare lui.

    Rock non mi rispose. Tanto per cambiare. Rispondeva grugnendo solo quando era affamato. Per il resto, silenzio. Quando aveva deciso di farsi prete tutta la famiglia l’aveva creduto matto. Solo anni dopo avremmo capito l’importanza del suo mestiere.

    Comunque, tornando al nostro esorcismo quotidiano, dovevo ammettere che il vecchietto mi faceva pena. Tutto rattrappito, una volta esorcizzato sarebbe morto comunque. Ma a Rock non interessava. Lui era lì per il diavolo, non per l’uomo che lo conteneva. E quella era la sua guerra.

    Rock sudò nel recitare la parte latina del rito. Era stanco. Stava lavorando da ore e il bastardo zolfodipendente non aiutava: continuava a ringhiare, scuotere il palazzo (fortunatamente evacuato, i contatti con i vigili del fuoco e la polizia sono assai gestibili se ti presenti con un distintivo e un mandato firmato dal vescovo di Roma) e far saltare la luce. Ma non mollava il vecchio. Neanche fosse stato un modello di biancheria intima sexy! Ma in fondo, ai demoni, la sensualità non piace. O meglio, non gli serve. Sono loro la sensualità e non si ruba a casa dei ladri.

    Ecco che Rock s’incazza. Alza la voce, fa tre volte il segno della croce e inizia a dare la Bibbia in testa al vecchio, che ringhia come un leone. Per difendersi, ecco che il demone libera una mano e afferra Rock.

    Lo specchio, adesso! urla mio fratello. Io e Don Gino, il povero prete della casa di riposo dell’indemoniato, stacchiamo in fretta lo specchio dal bagno della stanza del vecchietto e lo posizioniamo davanti ai due lottatori. Rock lo nota con la coda dell’occhio e tanto gli basta per afferrare l’indemoniato per i capelli e costringerlo a specchiarsi.

    E’ ora che entro in scena io: solo io posso vedere nello specchio il vero aspetto del maligno. E vi giuro che non è bello.

    Nel caso del vecchio, poi, fu rivoltante: era una specie di gnomo con un unico occhio che gli pendeva dalle orbite, il corpo nudo e deforme gravemente ustionato e la bocca sdentata da cui colava pece.

    Vai! urlai a Rock, che con un solo calcio ruppe lo specchio. Un urlo di agonia riecheggiò per tutta la casa, poi venne il silenzio. Il vecchio si accasciò al suolo ancora accartocciato, gli occhi sbarrati. Era morto. Sì, mi fanno davvero schifo gli esorcismi.

    Diego, vieni a dormire! Sara era stanca.

    Faceva la bidella nella stessa scuola dove studiavano i suoi figli, due gemelli maschi di dieci anni, e stava spesso china a staccare gomme da masticare dai banchi o a cancellare insulsi scarabocchi. Odiava il suo lavoro ma almeno così poteva stare accanto ai suoi figli. Non che loro lo volessero, ma si sa, dieci figli non fanno per una madre ciò che lei fa per ciascuno di loro!

    Diego! nulla, il bambino non voleva venire a letto.

    Posso alzarmi anch’io, mamma? chiese Pietro, l’altro gemello che già era sotto le coperte.

    No! Tu non ti muovere che adesso sentirai come faccio correre tuo fratello! rispose Sara e Pietro rise. Evviva l’amore fraterno!

    La povera mamma era davvero arrabbiata: se c’era una cosa che la faceva infuriare più dell’essere disobbedita era l’essere ignorata! Ah, ma stavolta Diego avrebbe avuto una bella lezione! Una di quelle che non si scordano più per tutta la vita!

    E invece mi sa tanto

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