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Il dio della scienza
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E-book246 pagine3 ore

Il dio della scienza

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Info su questo ebook

In questo saggio l’autore si propone un compito arduo e – possiamo affermare con certezza – assolutamente riuscito: ripercorrere una storia che, dall’origine della materia, conduca fino alle futuribili stazioni spaziali in cui gli uomini potrebbero vivere in un domani non troppo lontano. Il tutto realizzato con un linguaggio semplice, scevro da tecnicismi, che si pieghi all’intento divulgativo dichiarato sin dall’incipit. Un testo dunque, capace di avvicinare la gente comune a tematiche solitamente considerate troppo complesse per essere fronteggiate e comprese. Ma non solo, Roberto Palumbo riesce incredibilmente a spingersi anche oltre, proponendo una teoria circa l’origine e l’evoluzione futura dell’Universo in grado di conciliare le posizioni scientifiche e quelle religiose.
Un libro importante, che regala ai non addetti ai lavori la possibilità di allargare i propri orizzonti e aprire gli occhi su una Storia di cui siamo al contempo protagonisti e, purtroppo, anche antagonisti.

Roberto Palumbo è nato a Casacalenda, nel Molise, e vive da sempre a Latina, dove per quarant’anni è stato medico di base. Da un anno è in pensione, ma coltiva ancora interessi e passioni che lo hanno accompagnato durante l’esercizio della sua professione. Ha scritto diversi libri di poesie, tra cui Quartine e sonetti e Dentro un cassetto. Un poema in versi sul suo paese d’origine, Mnemosine, e uno sulla sua città d’adozione, Un sogno lungo cinquant’anni. Un saggio sull’universo dal titolo Figli delle stelle. Due romanzi: Magari fosse vero e Senza capo né coda, e il prosimetro Sonetti d’Italia.
LinguaItaliano
Data di uscita26 lug 2018
ISBN9788856792539
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    Anteprima del libro

    Il dio della scienza - Roberto Palumbo

    © 2018 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-567-9253-9

    I edizione marzo 2018

    www.gruppoalbatros.com

    Libri in uscita, interviste, reading ed eventi.

    IL DIO DELLA SCIENZA

    A mia moglie Rosetta,

    per me di grande aiuto morale

    e di stimolo per non mollare e

    portare a termine

    questo mio ambizioso progetto.

    "Quanta arroganza c’è

    nel tacito presupposto che

    tutti gli enigmi della natura

    debbano adattarsi

    all’orizzonte della nostra

    capacità immaginativa".

    Hoimar von Ditfurth

    Premessa

    Mi sono chiesto spesso perché questo mondo in cui viviamo sia così complicato, difficile e quasi impossibile da capire, e ho trovato la giusta risposta nella frase di un libro di un divulgatore di nome John D. Barrow, intitolato Impossibilità (I limiti della scienza e la scienza dei limiti). La frase dice: Un mondo che fosse tanto semplice da poter essere compreso sarebbe troppo semplice per contenere osservatori in grado di comprenderlo. È per questo che qui parlerò di cose molto difficili, di fisica, di chimica, di biologia, di astronomia… ma ne parlerò in maniera del tutto semplice, evitando i paroloni e i concetti difficili. Cercherò di usare un linguaggio accessibile a tutti, perché tutti possano capire come si è svolta questa storia che, in definitiva, ha portato alla nascita di noi uomini, per ora. Essa, più che la storia dell’universo, è la storia della materia, a cominciare dai suoi più piccoli costituenti, fino ad arrivare alle sue forme più evolute. In queste pagine cercherò addirittura di banalizzare alcuni concetti, e gli addetti ai lavori mi scuseranno, ben sapendo che le cose, naturalmente, sono molto più complesse e non così semplici come cercherò di mostrarle. Lo farò per cercare di renderli comprensibili ai più, e ben consapevole che, spesso, la semplicità nulla toglie alla perfetta spiegazione dello svolgimento dei fatti. A nulla serve entrare in particolari difficilmente comprensibili, e nulla aggiunge una descrizione più dettagliata di quella che farò. Non occorrerà parlare pertanto di problemi che assillano i fisici oggi e che tuttavia riempiono le pagine dei giornali, come bosoni, buchi neri, attrazione gravitazionale e altri argomenti per specialisti. Per cui, niente paura, non ci sarà niente d’insormontabile e, per quanto possibile, cercherò di accompagnarvi nei meandri di materie oscure che in parte si schiariranno davanti ai vostri occhi. In parte perché penso che in tutte le cose difficili ci sono diversi livelli di comprensione, di conoscenza e d’apprendimento. L’essenziale è fermarsi in tempo, senza dover per forza approfondire, usando un linguaggio per addetti ai lavori. Oggi una persona di media intelligenza ha una capacità di apprendere le cose, se gli vengono spiegate in modo opportuno, superiore a quella di qualche millennio fa. Grosso modo siamo tutti istruiti, chi più e chi meno. E poi ci sono più stimoli. Fin da bambini siamo bombardati da parole, notizie, pubblicità. Chi vuole, e soprattutto può, ha libri a profusione, romanzi, saggi, enciclopedie, oggi anche in confezione virtuale, cose che una volta non c’erano. Internet, a saperlo usare bene, è una fonte inesauribile di notizie. Una volta per fare una ricerca dovevi uscire e andare in biblioteca. Oggi abbiamo, letteralmente, il mondo in casa a costo zero. I quiz televisivi di un tempo, quelli di Mike Bongiorno, erano difficilissimi. Vi partecipava gente con una cultura al di sopra della media che aveva studiato e approfondito alcuni argomenti e… faceva anche spettacolo. Noi che non sapevamo nulla di quelle cose restavamo sbalorditi dall’erudizione di quei concorrenti. Oggi i quiz sono diversi perché è cambiato tutto, e tutti vi possono partecipare. La gente legge, s’interessa, ha studiato di più e mediamente è più intelligente. È quindi in grado di rispondere a domande più semplici e alla portata di tutti. Basta informarsi. Ciononostante, la storia che narrerò, quella dell’universo e, in fin dei conti, della materia, ha dei lati oscuri che pazientemente cercheremo di superare o accantonare, quando si presenteranno, sapendo, però, che esistono, ma che non è necessario comprendere per capire la storia in sé. Ci sono argomenti, penso ai buchi neri, ai neutrini, alla materia oscura, ai campi gravitazionali, argomenti di cui si parla tanto in questi anni, che serviranno per sapere molto di più, in futuro, di quello che gli scienziati sanno oggi. Ma, ripeto, capire queste cose non è essenziale per un pubblico mediamente intelligente, e nulla aggiunge alla comprensione dell’universo per gente che si accosta timidamente a tali argomenti. Allora, l’intento sarà di banalizzare la storia dell’universo, di semplificare nozioni che altrimenti costituirebbero ostacoli insormontabili, ma soprattutto inutili. Un esempio: la fisica quantistica. Mi spiego, per secoli gli scienziati, gli studiosi della materia, hanno costruito un castello fatto da un insieme di leggi che potessero spiegare l’universo. Non le hanno create loro, ma erano e sono insite all’universo stesso, nato e vissuto proprio grazie a queste leggi, facenti realmente parte del nostro universo, del quale regolano la vita. Una fisica, in poche parole, deterministica quella che governa il nostro universo. Determinismo è una concezione per cui in natura nulla avviene per caso, tutto accade secondo ragione e necessità. Esiste cioè una spiegazione di tipo fisico per tutti i fenomeni, e tutto avviene secondo la relazione causa-effetto. E questa è la fisica che ci hanno insegnato i vari Galilei, Newton e altri. Quando poi, all’inizio del secolo scorso, le apparecchiature in dotazione permisero di vedere dentro gli atomi che compongono la materia, quindi nella sua intima struttura, si scoprì che a livello microscopico quella fisica non era più valida. A livello di elettroni, due più due non faceva più quattro, non c’era più nulla di determinato. Potremmo stare a parlare per ore di questa fisica strampalata e piena di stranezze, ma vi dico subito che per ora non è necessario, e tutto dipenderà da quanto lontano vorremo andare. Però non possiamo nemmeno ignorarla del tutto. Ora è sufficiente sapere che, così come a livello microscopico, anche oggi è valida questa realtà quantistica, così diversa da quella in cui viviamo, a maggior ragione questa strana realtà poteva esistere quando l’universo stava per nascere, quando ancora era tutto di là da venire, e l’universo non aveva che la grandezza, si fa per dire, di un miliardesimo della capocchia di uno spillo. E noi, per cominciare a narrare questa storia, dovremo iniziare proprio da lì. È da lì che si è evoluta tutta la materia andando a formare l’universo. Vorrei a questo punto fare una precisazione. Chi sono io per dire ciò di cui mi accingo a parlare? Lo spiego subito: non sono nessuno, non sono uno scienziato, né un fisico, né un chimico, né un biologo. Sono stato fino a poco tempo fa medico di base, e ora sono in pensione, ma in quaranta e passa anni di lavoro a stretto contatto con la gente comune, ho imparato a rapportarmi con essa usando un linguaggio semplice, senza mettermi in cattedra, nutrendo sempre profondo rispetto per le storie e le aspettative delle persone. Sono quindi in materia, un autodidatta, da sempre appassionato ai problemi concernenti le domande esistenziali. Ma questo fatto penso costituisca una garanzia per voi lettori. Garanzia che non userò parole difficili, non parlerò di argomenti dal significato incomprensibile. A me piace essere un divulgatore, e spero di riuscirci, uno di quelli che sono felici se riescono a trasferire il proprio sapere alla gente comune, con parole semplici, perché sono certo che il sapere è di tutti.

    La storia che mi accingo a narrare – la storia della materia – in queste pagine diventa abbastanza semplice, come è semplice la mia storia. Erano gli anni Sessanta del secolo scorso, ero poco più che un ragazzo, facevo il liceo, di educazione cattolica, Messa alla domenica e tutto il resto. Tra amici si parlava, passeggiando la sera, di banalità ma anche di cose serie. Un caro amico di allora, che si professava ateo, un giorno ci sbalordì dicendo che aveva letto su Le Scienze che l’universo non era stato creato da Dio, ma era scaturito da un’immane esplosione, il cosiddetto Big Bang. La teoria infatti era nata i primi del secolo, cioè del Novecento, ma solo allora cominciava a essere resa di dominio pubblico, e le riviste specializzate cominciavano a parlarne. Io e altri amici che frequentavamo la parrocchia restammo di sasso, cercando di superare il primo momento di sconcerto (in parrocchia non avevamo fatto altro che sentire: Dio è l’essere perfettissimo, Egli ha fatto cielo e terra… E i conti nella nostra mente non tornavano più). Ero però abbastanza grande da decidere di approfondire in altri luoghi, lasciando stare la parrocchia per il momento. Andai in biblioteca qui a Latina, ma il bibliotecario capì male e mi portò libri che parlavano del Big Ben di Londra. Ci facemmo una risata sopra. Ma allora quasi nessuno conosceva questo scoppio. A Roma per l’università fu diverso. Mi tuffai negli studi di Medicina e, quando non mi andava di stare sui libri, il pomeriggio andavo in biblioteca o, soprattutto, in qualche libreria. Ce n’erano di belle e di grandi, la Rizzoli, la Mondadori, la Feltrinelli, e soprattutto ne avevo scoperta una sulla via Appia, dopo l’Alberone, con tanti libri disposti per argomento. Lì mi era consentito consultare o leggere anche senza comprare, visto che i quattrini scarseggiavano. Da lì cominciai a farmi una cultura scientifica sui vari argomenti, conobbi i nomi di diversi divulgatori italiani e stranieri e, spesso, mi appuntavo i titoli e gli autori.

    Dopo la laurea, iniziata la professione, cominciai anche a comperarli fino a farmi una biblioteca di tutto rispetto, tra cui spiccano i primissimi libri di Piero Angela, che per me ha avuto grande importanza nella comprensione di tali argomenti. Grazie a queste letture mi sono fatto un’idea su quella che ho chiamato storia della materia, e ho perfino elaborato una teoria su come potrebbero essere andate le cose. E ho cominciato anche a scriverne. Tutto è iniziato quindi negli anni Settanta, e di questo ora parlerò. La storia della materia dunque, cioè la storia di come essa sia nata, dal Big Bang, appunto, e di come si sia evoluta, dando origine a innumerevoli forme, trasformandosi, qui sulla terra e, probabilmente anche altrove, da inanimata a vivente. Dando luogo a esseri viventi di diversa forma e grandezza fino a originare, con l’uomo, l’intelligenza, la coscienza e la autocoscienza. Ma vedremo che la storia non finirà qui. Proseguirà per altri miliardi di anni… e anche di questo parlerò. Ho scritto questo saggio, quindi, per divulgare alla gente comune quello che ho capito dopo aver letto numerosi libri, che nel corso della vita mi hanno affascinato. Come detto, non sono né scienziato, né comunque un addetto ai lavori. Per cui se ci sono delle inesattezze, e qualcuno più esperto di me le rileva, è pregato di farmelo sapere. Chiedo scusa pertanto se ho scritto qualcosa di non rispondente al vero. Soprattutto penso sia probabile la presenza di qualche concetto ormai superato, anche se, per il possibile, ho cercato di rivedere molte cose all’ultimo momento. La bibliografia comunque può essere utile per chi voglia approfondire. Ad ogni modo, sia ben chiaro che io non ho voluto assolutamente mettermi in cattedra. Sono qui anch’io per imparare. Infine voglio ringraziare tutti coloro (quattro o cinque, o forse qualcuno di più) che sono stati già miei lettori, in quanto hanno letto i miei libri precedenti e hanno avuto la pazienza e la costanza di arrivare fino alla fine. Con questo saggio, che spero sia letto anche da qualcun altro, parto dal presupposto che oggi la scienza sia in grado di spiegare l’esistenza di Dio, dare una risposta alle domande esistenziali e capire, finalmente, il senso della vita. Partendo da questo assunto, arrivo a delle conclusioni sorprendenti, che lascio al giudizio dei posteri.

    Roberto Palumbo

    Le domande esistenziali

    L’Uomo è il primo essere vivente in grado di porsi le note domande esistenziali che lo pongono sull’ultimo gradino della scala evolutiva. E questo vuol dire che è l’essere più intelligente della terra e, per quanto ne sappiamo, dell’universo, il primo in grado, per ora, di porsi queste domande: chi siamo, da dove veniamo, qual è il senso della vita, ecc.

    Senz’altro siamo esseri molto intelligenti, ma anche molto stupidi. Diciamo che nella nostra perfezione siamo ancora abbastanza imperfetti. Ma penso che col tempo, i secoli e i millenni diventeremo, anzi diventeranno, abbastanza perfetti. Non è una cosa quindi, che riguarda noi. L’evoluzione, la tanto bistrattata evoluzione, così come oggi ha portato una semplice cellula a diventare homo Sapiens, così porterà l’uomo di oggi a diventare un essere dotato di perfezione totale, in grado di capire tutti gli enigmi della natura e finalmente di risolverli. Ma non corriamo. Più che andare avanti, bisogna tornare indietro per vedere come mai siamo giunti fin qui da una semplice cellula. E anche questo non basta per capire tutta la storia. Perché è della storia delle storie che parlerò, sperando che qualcuno abbia la bontà di seguirmi. E allora, da dove bisogna iniziare se si vuole parlare della storia che ha portato alla nascita dell’uomo qui sulla terra? Dalla nascita della vita, quattro miliardi e mezzo di anni fa? Parlare del fenomeno vita e di che senso essa abbia, in effetti non ha senso. A nulla serve arrovellarsi sul perché siamo su questo mondo, se parliamo degli esseri viventi come di qualcosa avulso dal mondo materiale da cui la vita è nata. La vita nasce, qui sulla terra, come trasformazione della materia da inanimata a animata, nel mare primordiale dove la chimica inorganica si trasformò in organica, grazie a delle condizioni ideali presenti nell’ambiente di quattro miliardi e mezzo di anni fa.

    La vita quindi, è una proprietà della materia. La vita è materia al più alto livello, è materia con una proprietà che la rende superiore, perché in grado di fare una cosa che la materia primordiale non era in grado di fare: vivere, cioè nascere, nutrirsi, riprodursi e poi morire. Per cui, prima che della vita, occorre interessarsi della materia, che nasce molto tempo prima della vita. La materia prende origine infatti più di tredici miliardi di anni fa, in occasione del Big Bang. Quando da un’enorme quantità di energia prese origine una minuscola quantità di materia. Così piccola che molti la paragonano a un germe miliardi di volte più piccolo della capocchia di uno spillo. Ma dentro quel minuscolo germe originario, nato da una enorme quantità di energia, era compresso tutto il futuro universo. Quello che in seguito all’esplosione scaturì da quel minuscolo germe di materia.

    Due recenti scoperte scientifiche del Novecento, ci permettono oggi di delineare questo scenario e di parlare della nascita della materia. Innanzitutto la formuletta magica di Albert Einstein, cioè E=mc², con la quale il grande scienziato aveva capito che tra massa ed energia c’era un rapporto diretto. Più precisamente una piccolissima quantità di massa equivaleva a una grandissima quantità di energia, e ci poteva essere trasformazione dell’una nell’altra e viceversa. Non occorre essere dei fisici per capire la cosa. Pensiamo alla bomba atomica: dopo tanti studi si ottenne che facendo cozzare con forza due protoni, uno dei due si rompeva e da quella piccola quantità di massa, cioè di materia, scaturiva l’enorme energia responsabile dei disastri su Hiroshima e Nagasaki. Era possibile anche il contrario, ma sarebbe difficile reperire una enorme quantità di energia per ottenere quella piccola quantità di massa. E allora ci ha pensato il Padreterno che, col suo accumulo di energia, ha provocato il Big Bang di 13,73 miliardi di anni fa.

    Un breve commento a quanto detto ci vuole. La formula di Einstein è molto semplice, anche per chi non ha le basi di fisica o non ha studiato. In pratica ci dice che l’energia E è uguale al valore della massa, piccolissimo, moltiplicato c² che è la velocità della luce al quadrato. La c, velocità della luce, è un valore elevato che al quadrato diventa elevatissimo (per la precisione 300.000 moltiplicato per se stesso) quindi m x c² dà un valore elevatissimo che si ottiene da una piccolissima massa, e chi ha letto qualcosa sulla bomba atomica lo sa. È anche grazie a questo fattore che, nelle centrali nucleari, si può produrre l’energia che serve per un anno a un’intera città, trasformando in energia la massa di poche centinaia di kilogrammi di uranio (mentre per ottenere lo stesso risultato sarebbe necessario bruciare migliaia di tonnellate di carbone). Nel Big Bang, 13,73 miliardi di anni fa, è successo il contrario, fatte le debite proporzioni. Un’energia immensa si è trasformata in un pezzetto di materia. Ma ve lo immaginate il Padreterno che, con la miccia in mano, provoca l’esplosione necessaria per ottenere il piccolo germe di materia?

    È qui che cadiamo in errore. Noi uomini, che pretendiamo di sapere tutto, pensiamo anche di poter spiegare il Padreterno, secondo il nostro metro di giudizio. Pensiamo di poterlo rendere simile a noi. E raffigurarlo come noi. Dio si trova fuori dal nostro mondo e risponde a tutta un’altra logica, che noi non possiamo e non sappiamo capire né spiegare. Possiamo solo parlare di un’enorme quantità di energia, ai limiti della nostra realtà, che origina il piccolissimo germe di materia. In questo momento siamo al limite tra due realtà totalmente differenti. La nostra, quella futura, che conosciamo bene, è determinata, precisa, e tutto risponde alla legge di causa-effetto. Quella precedente, di cui non sappiamo nulla e che è il regno di Dio. Nel mezzo, una realtà di passaggio che conosciamo solo in parte. La conosciamo come una realtà quantistica e sappiamo che è piena di stranezze. Oggi è valida nel mondo microscopico subatomico e potrebbe benissimo essere valida come interfaccia tra la realtà della creazione e quella del nostro mondo.

    Oggi quindi, grazie alla scoperta del mondo quantistico, un mondo pieno di stranezze, possiamo ipotizzare un’altra realtà prima di essa per noi ancora più ‘strana’, di cui non sappiamo e non possiamo sapere nulla. Allora sia ben chiaro: noi conosciamo, bene, la nostra realtà, ma la scoperta della fisica quantistica ci dice che esiste anche un’altra realtà, diversa dalla nostra, che è valida nel mondo microscopico di oggi e quindi poteva essere valida anche quando l’universo aveva dimensioni infinitesimali, molto più piccole di un elettrone, diciamo un miliardesimo della capocchia di uno spillo. Ma, allora, nulla toglie che possa esistere una realtà totalmente diversa e per noi inconoscibile. Quella di un creatore, per noi impossibile da immaginare. Non è filosofia, ma scienza, e non so nemmeno chi possa essere d’accordo con questa teoria, ma è un dato di fatto. È un’idea che ho partorito leggendo numerosi libri sull’argomento. Quindi: realtà del creatore - realtà quantistica - nostra realtà. Tra la prima e la seconda c’è il Big Bang, che trasforma una enorme quantità di energia in un germe di materia piccolissimo, ma in grado di originare tutto il futuro universo, la realtà quantistica poi cambia man mano che aumentano le dimensioni di quel germe iniziale. Solo ciò potrà spiegare il significato di tutta la

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