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Il Gioco dell'oca: I retroscena segreti al processo del riformatore Jan Hus
Il Gioco dell'oca: I retroscena segreti al processo del riformatore Jan Hus
Il Gioco dell'oca: I retroscena segreti al processo del riformatore Jan Hus
E-book141 pagine1 ora

Il Gioco dell'oca: I retroscena segreti al processo del riformatore Jan Hus

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Info su questo ebook

Pietro Ratto torna a scardinare la storiografia ufficiale con questa nuova edizione de Il Gioco dell'Oca, uno dei suoi saggi più originali e urticanti, analizzando questa volta i retroscena più censurati del processo intentato, nel 1415, nei confronti del grande riformatore boemo Jan Hus.

Un’occasione per riesumare anche svariati particolari inediti ed inquietanti relativi alla vita del suo principale rivale: il pontefice Giovanni XXIII, considerato antipapa soltanto dal 1958.

Un saggio unico ed irriverente, dai toni quasi noir, che analizza il periodo storico a cavallo tra XIV e XV secolo, navigando in netta controtendenza rispetto alla Storia che si impara a scuola.

LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2020
ISBN9788869346453
Il Gioco dell'oca: I retroscena segreti al processo del riformatore Jan Hus
Autore

Pietro Ratto

Pietro Ratto è filosofo, saggista, giornalista e scrittore. Laureato in Filosofia e Informatica, è professore di Filosofia, Storia e Psicologia. Pietro Ratto ha al suo attivo numerosi libri e ha vinto diversi premi letterari di Narrativa e Giornalismo ed ha partecipato a svariati Convegni filosofici. In ambito filosofico ha scritto La Passeggiata al tramonto. Vita e scritti di Immanuel Kant (2014-2019), la raccolta di suoi saggi BoscoCeduo. La Rivoluzione comincia dal Principio (2017) e il saggio Come mi cambiano la vita Socrate, Platone e Aristotele (2020). In ambito storico ha scritto: Cronache di una pandemia. I primi nove mesi di un incubo (2020), L'Industria della vaccinazione- Storia e contro-Storia (2020), Le Pagine strappate (2014-2020), I Rothschild e gli Altri (2015), L'Honda anomala. Il rapimento Moro, una lettera anonima e un ispettore con le mani legate (2017), La Storia dei vincitori e i suoi Miti (2018), Rockefeller - Warburg. I grandi alleati dei Rothschild (2019) e Il gioco dell’Oca. I retroscena segreti del processo al riformatore Jan Hus (2014-2020). Ha pubblicato anche i romanzi La Scuola nel Bosco di Gelsi (2017), Senet (2018), Il Treno (2019) e Il Testimone (2020), oltre alla raccolta di saggi polemici sulla degenerazione della scuola pubblica e le lobbies che la gestiscono, intitolata Programma dIstruzione (2020). Gestisce i siti BoscoCeduo.it e IN-CONTRO/STORIA, oltre a un affollatissimo canale YouTube e a una vivace pagina Facebook, chiamati entrambi BoscoCeduo. Dal 2019 amministra una piattaforma di contenuti di aggiornamento e approfondimento delle tematiche affrontate nei suoi libri, BoscoCeduoPro.

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    Anteprima del libro

    Il Gioco dell'oca - Pietro Ratto

    © Bibliotheka Edizioni

    Piazza Antonio Mancini, 4 – 00196 Roma

    info@bibliotheka.it

    www.bibliotheka.it

    I edizione, febbraio 2020

    Isbn 9788869346453

    È vietata la copia e la pubblicazione, totale o parziale, del materiale se non a fronte di esplicita autorizzazione scritta dell’editore e con citazione esplicita della fonte.

    Tutti i diritti sono riservati.

    In copertina: Jan Hus, XVI sec., autore sconosciuto

    Progetto grafico: Riccardo Brozzolo

    Pietro Ratto

    Filosofo, storico, giornalista e scrittore, Pietro Ratto ha al suo attivo numerosi libri.

    In ambito filosofico ha scritto La Passeggiata al tramonto. Vita e scritti di Immanuel Kant (2014-2019), la raccolta di suoi saggi BoscoCeduo. La Rivoluzione comincia dal Principio (2017) e il saggio Come mi cambiano la vita Socrate, Platone e Aristotele (2020).

    Oltre a Il Gioco dell’Oca, in ambito storico ha scritto: Le Pagine strappate. I trucchi della Chiesa rinascimentale per rimuovere la vicenda storica della Papessa Giovanna (2014-2020), I Rothschild e gli Altri (2015), L’Honda anomala. Il rapimento Moro, una lettera anonima e un ispettore con le mani legate (2017), La Storia dei vincitori e i suoi Miti (2018) e Rockefeller – Warburg. I grandi alleati dei Rothschild (2019).

    Ha pubblicato anche i romanzi La Scuola nel Bosco di Gelsi (2017), Senet (2018), Il Treno (2019) e Il Testimone (2020), oltre alla raccolta di saggi polemici sulla degenerazione della scuola pubblica e le lobbies che la gestiscono, intitolata: Programma dIstruzione (2020).

    Gestisce i siti BoscoCeduo.it e IN-CONTRO/STORIA, oltre a un affollatissimo canale YouTube e a una vivace pagina Facebook, chiamati entrambi BoscoCeduo.

    Distorica

    C’è solo un frutto che una cultura che vogli dirsi tale deve saper produrre. Tanto più in un tempo come il nostro: il tempo delle risposte a tutte le domande, il tempo delle certezze granitiche e incontestabili.

    E questo frutto, così prezioso, è il Dubbio.

    Ecco. Questa collana non vuole ottenere null’altro che questo. Dal dubbio scaturisce e al dubbio, inesorabile, conduce. Nella convinzione secondo cui l’uomo sia davvero tale soltanto se sa porsi domande, se sa e ama mettersi in ricerca. Se non smette mai di accontentarsi. Perché la cultura, diciamolo, sta nel tormentato e scomodo mettersi in discussione. Sta nella domanda, appunto. Nel cercar sempre, e nel possedere mai, la verità.

    Il libro in questione è un esempio di quello che intendo. Di ciò che avevo in mente quando ho proposto l’idea di questa collana a Bibliotheka Edizioni. Mette in discussione una verità per molti sacra e indiscutibile. La vaglia in modo intelligente, aperto. La accosta a una serie di domande, di ragionamenti, che ha il coraggio di elaborare solo chi ama il viaggio e non la meta. Chi, appunto, non si accontenta mai.

    Chi di gran lunga preferisce l’avventuroso rischio del dubitare al comodo accontentarsi della solita, rassicurante risposta.

    Pietro Ratto

    Perciò, o fedele, cerca la verità, ascolta la verità,

    apprendi la verità, ama la verità, di’ la verità,

    attieniti alla verità, difendi la verità fino alla morte:

    perché la verità ti farà libero dal peccato, dal demonio,

    dalla morte dell’anima e, in ultimo, dalla morte eterna.

    Jan Hus, Spiegazione della Confessione di Fede

    Prefazione dell’Inquisitore

    Per prima cosa, fammelo dire. Sono letteralmente allibito!

    Se sei arrivato fin qui e proprio in questo preciso momento stai cominciando a leggere queste mie stesse parole, significa che ho fallito. Mai Prefazione, infatti, fu scritta nella certezza – o quanto meno nella speranza – di non esser letta, come questa mia. E non solo perché si tratta, appunto, di una Prefazione.

    Ma perché a scriverla sono io, l’Inquisitore, colui che aveva il compito di impedire in tutti i modi che questo libro venisse letto da chicchessia. Naturalmente incluso te.

    Non creder mica che sia un lavoro facile, il mio.

    All’inizio ci facevano imbastir processi nelle zone stesse in cui risiedevamo ed esercitavamo il nostro potere. Conoscevamo benissimo accusati e accusatori. Bastava far la faccia un po’ cattiva, torturarli un poco e il gioco era fatto. Molti abiuravano, pochissimi resistevano e finivano arrosto. Ma in tutti i casi riuscivamo a far piazza pulita di manoscritti e libri blasfemi, con scenografici e incandescenti roghi. Certo, già che c’eravamo ci facevamo anche un po’ i fatti nostri. Qualche rivale un po’ troppo scomodo, qualche testimone eccessivamente ingombrante... Li facevamo tutti sparire facilmente, infilandoli nel calderone degli eretici. Hai presente quei cinque in più delle Fosse Ardeatine? Ecco, cosi. Cinque più cinque meno, dopotutto...

    Proprio per questo venne allora deciso che l’Inquisitore dovesse venir da fuori, essere forestiero, insomma. Un po’ come gli arbitri di calcio o i commissari esterni agli Esami di Maturità. Non era male: nessuno ti conosceva, nessuno sapeva cosa aspettarsi da te, quando arrivavi nei luoghi in cui si era sviluppata una certa eresia da radere al suolo. Ti temevano parecchio, già solo per il fatto di non conoscerti. Questa novità, però, aveva comportato un sacco di lavoro in più, perché la gente andava esaminata tutta da zero. Sempre più complicato, se non impossibile, insomma, giudicare frettolosamente sulla base di pregiudizi coltivati in decenni e decenni di convivenza. Che noia! Bisognava proprio ascoltarli tutti ‘sti testimoni, a quel punto.

    Non bastò neppure questo. Ci volevano anche i Manuali dell’Inquisitore, accidenti. È per la trasparenza!, ci dissero ai corsi di aggiornamento. Così le incombenze aumentarono. Bisognava studiare, applicare regole ferree, attenersi ai dettami dei cosiddetti esperti. Numero minimo di testimoni, certificati medici per imputati inabili alle torture... Una follia. Un’autentica follia!

    Da Bernardo Gui a Torquemada, da Bellarmino a Ratzinger ne abbiamo fatta di strada, in questa direzione. L’inquisizione ha subito nei secoli una lunga serie di modifiche, passando – senza soluzione di continuità – dal concreto all’astratto, dal materiale all’ideale, dal corpo alla psiche.

    Per questo, ora mi infastidisce alquanto il fatto stesso che tu mi stia leggendo. Il nostro lavoro si è complicato incredibilmente nel Novecento. Da Freud in poi, insomma. Si è fatto più subdolo, più sottile, per giunta in concomitanza con la crescente alleanza tra la Chiesa e Stati – laici di facciata ma confessionali di fatto – come l’Italia. Lavoro doppio, tutto sommato, non dovendo occuparci solo più di eretici religiosi ma anche politici. Non bastavano le moderne teorie della psicanalisi a renderlo difficile, capisci? Ci si è messa anche la comunanza di intenti di Papi e Presidenti ad affollare incredibilmente di cartacce le nostre già fin troppo ingombre scrivanie.

    Così abbiamo dovuto tornare tra i banchi, e imparare concetti a dir poco ostici come quello di rimozione, di sublimazione, inconscio, Es, Super Io. Abbiamo fatto il pieno delle teorie psicologiche più bizzarre, imparando a manipolare dottrine come quella dell’inconscio collettivo di Jung o a impratichirci con le dinamiche tipiche dei famosi messaggi subliminali. Parallelamente abbiamo dovuto far tesoro della filosofia hegeliana o delle allarmanti allucinazioni di Nietzsche; c’è toccato prender confidenza con la mostruosa Volontà di Schopenhauer o con le riflessioni estetiche sulla sensualità di Kierkegaard; abbiamo analizzato e approfondito con attenzione la tecnica sottile della propaganda di Hitler o dell’intimidazione stalinista.

    Soprattutto, ci siamo dovuti sparare integralmente 1984 di Orwell. E quello ci ha aperto davvero gli occhi su come sarebbe cambiato, di lì in poi, il nostro lavoro.

    Oggi teniamo continuamente in considerazione tutti questi preziosi insegnamenti. Oggi sappiamo che il vero censore non deve mai perdere il sostegno e l’approvazione delle masse; oggi siamo consapevoli del fatto che la prima censura debba essere quella che ogni soggetto si auto-impone inconsapevolmente, grazie alle sofisticate tecniche di comunicazione di massa con cui manipoliamo l’inconscio dei nostri popoli. Basta roghi, impiccagioni, ghigliottine. La censura va fatta in modo pulito, a cominciare dall’educazione e dalla scuola. Oggi formiamo persone che pensano pochissimo e che, quando capita, lo fanno come vogliamo noi. È molto difficile che ci sfugga qualcuno: la tentazione di farsi accettare dal gruppo, la paura di restare isolati nella grande era della Comunicazione, è troppo forte per tutti. Quando però capita, quando qualcuno diverge, deraglia dai rigorosi binari che abbiamo accuratamente preparato al suo inconscio, ricorriamo a nuovi, sofisticati strumenti.

    Uno di questi e l’ISBN.

    Prevenire è meglio che curare, no? Perché mai dover risultare impopolari distruggendo libri?

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