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Il rovescio della medaglia
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E-book48 pagine42 minuti

Il rovescio della medaglia

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Durante la campagna elettorale del 2014 per eleggere il sindaco di Bari un militante tiene il suo diario privato, e dopo quattro anni lo pubblica. Un contributo alla comprensione della distanza tra la politica propugnata e la vita reale. Il libro rispetta la consegna e non entra mai nel merito della discussione politica, è un diario privato e i personaggi e gli eventi pubblici restano sullo sfondo. Senonché oggi, dopo quattro anni da quella celebrazione e a pochi mesi dalla successiva, le cose sono profondamente cambiate. Rileggere il proprio diario e farlo leggere serve allora a vedere come certi risultati siano già scritti, e come il cambiamento sociale ha radici che la più volenterosa militanza arriva appena a sfiorare. A fine campagna l'autore confronta la sproporzione tra risultati sperati e voti raccolti e constata... **i miei concittadini vivono nel ventunesimo secolo, mica altrove. Ci voleva molto più tempo, più soldi, più televisione, più corruzione, per farsi votare. Si vedrà. **E' un'ammissione di inanità della lotta politica? No, è una testimonianza di inadeguatezza degli "amanti della Repubblica" e dei "volenterosi di Stato" - così nel testo - a realizzare il mondo dei loro studi e dei loro desideri.
LinguaItaliano
Data di uscita26 ott 2018
ISBN9788827852460
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    Anteprima del libro

    Il rovescio della medaglia - Saverio Massari

    2014)

    PREFAZIONE

    (esistere per affetto ed esistere per cognizione)

    Per un mese o due avrei voluto guardar meglio, ma non avevo il tempo per farlo - e ora chiarirò quest'affermazione - e così dunque ho risparmiato in questo diario i particolari meritevoli, per poterli riguardare dopo.

    Queste affermazioni sulla mancanza di tempo, chiarisco, sono sempre pelose, generalmente nascondono l'incapacità, in chi le proferisce, di ben pianificare i suoi mesi e ben programmare le sue giornate. Sono però autorizzato a una simile rivendicazione - questa che avanzo quando dico: non avevo il tempo... - per una precisa ragione: una campagna elettorale ci modifica, le incombenze del parlare in giro, convincere, argomentare, essere qui e dopo un po' essere là, cercare voti insomma, occupano le giornate e mettono all'angolo il nostro esistere per affetto. E poiché riusciamo comunque a tirar fuori dagli interstizi delle ore e dei minuti, sia pure con affanno, i momenti indispensabili per questo respirare vitale messo all'angolo, che chiamo l'esistere per affetto, ecco accade che, una volta che abbiamo computato anche le ore di quell'altro lato del nostro vivere, l'esistere per cognizione quale è una campagna elettorale, resta certamente fuori dalle ventiquattr'ore fatidiche il tempo che sarebbe necessario a ricontemplare le due esistenze insieme.

    Perché, non scordiamocelo mai, il nostro essere è uno, ma il nostro esistere può essere - ahimé - molteplice.

    E questa assegnazione della campagna elettorale al territorio della cognizione so che farà storcere il naso a molte, e anche a molti, che al contrario la attribuiscono in gran parte se non per intero al territorio dell'affetto. Ebbene anche a dirimere su questa attribuzione serve questo diario. Serve, superfluo aggiungere, per me e senza pretesa che valga per tutti e tutte, però a tutte e tutti può fornire, se ho fortuna, utili elementi.

    Ho dunque scritto quasi ogni sera, in quelle sette o otto settimane, gli avvenimenti del giorno, ho scelto - o meglio: ho lasciato che scendessero nella penna - i tratti e i fatti meno connotati politicamente, i più fragili sotto lo schiacciasassi del tempo che passa - ancòra il tempo! - e i più lontani dall'esistere cognitivo, li ho scritti per preservarli dall'oblio, proprio loro, poveri fatti dell'esistenza emotiva, e permettermi dopo, a cose fatte, a elezioni vinte o perse, di riguardarli e trovare il senso che le due esistenze si rimandano l'un l'altra.

    Il senso della nostra vita infatti risulta in larga misura ex post, dopo che tutte le nostre esistenze si sono azzuffate per anni, il senso della nostra vita emerge per armistizi successivi, che sempre dobbiamo tornare a firmare in noi. E non vi sfugga che un armistizio è cosa completamente diversa da un compromesso: fai un compromesso in te per prevenire un conflitto tra due parti di te stesso, l'armistizio lo fai dopo che il conflitto qualcuno in te l'ha vinto. E l'altro l'ha perso.

    Se guardate dunque le giornate di chiunque - le mie, le vostre - potete pensarle come documenti d'archivio, e dovete riconoscere che sono sempre minacciate da un’archiviazione troppo convenzionale: rischiamo, rischiate, di metterle via guidando la mano allo scaffale che viene abitualmente e automaticamente evocato dal titolo che ogni giorno della vita si dà o si riceve, proprio come in un archivio. In una campagna elettorale: oggi la tale assemblea, domani quell'altra, poi un breve viaggio per incontrare un tizio, poi si raccoglie il consenso di quel tal gruppo, si perde quell'altro, e via così: esistenza cognitiva. L'esistenza affettiva, lo stupore per le cose del mondo, e lo stesso lavoro, proprio il

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