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Placebo
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E-book78 pagine38 minuti

Placebo

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Placebo è una bambola di porcellana dal nome veramente insolito, ella passa il suo tempo libero vendendo siringhe piene di illusioni, cibo clandestino che ormai nutre gli animi stanchi delle persone, divenute nel corpo e nell’anima nient’altro che esseri di plastica e materiali sintetici. C’è però un motivo se Placebo, con il suo volto aggraziato e le sue delicate movenze, ha scelto proprio questo mestiere: deve guadagnare almeno cento monete d’argento per potersi avvicinare a Frisson, giovane danzatore di carillon del quale è follemente ossessionata e dimostrare a lui e a tutto il suo mondo che sotto il peso di una pelle sintetica può ancora battere un cuore e scorrere del sangue, sinonimi di vita, ma di vita vera.
Assieme alla sfrontata bambola di porcellana incontreremo: il suo amico clown, la bambina che disegnava fumetti, le maschere apatiche, una schiera di soldatini di piombo e tanti altri personaggi che percorreranno luoghi bizzarri e decadenti impersonando le metafore di questioni molto attuali, quali il problema della tossicodipendenza, della prostituzione e della sete di potere.
LinguaItaliano
Data di uscita21 nov 2018
ISBN9788832040500
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    Anteprima del libro

    Placebo - Giulia Savarelli

    http://write.streetlib.com

    PREFAZIONE

    " Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito... perché la lettura è un'immortalità all' indietro ."

    Con queste parole, Umberto Eco definiva la proprietà intrinseca delle grandi storie di spalancare nuovi mondi, e di offrire molteplici vite a chi le legge. E sono vite pulsanti, che intersecano quelle reali e vi si intrecciano così saldamente, che diviene quasi impossibile distinguere tra le esperienze vissute e quelle sperimentate attraverso la carta stampata. Ricordo che il cielo era grigio, il giorno che Giulia mi prese per mano: come nell’incipit di tanti racconti scontati. Mi disse che doveva andare in farmacia, e preoccupato le chiesi cosa le servisse. Mi rispose ‘siringhe’ e tale risposta mi preoccupò ancora di più: allora vivevamo a Roma, e le siringhe usate erano una vista tristemente comune fra gli steli di crespino, in quegli angoli dei marciapiedi dove raramente giunge la luce del sole. Andammo quindi in farmacia e ne comprammo alcune, piccole ed economiche, che finirono nella capiente borsa della ragazza. Giulia mi prese nuovamente per mano, e mi portò in un parco sotto il cielo che volgeva alla pioggia: seduta sull’erba umida, estrasse dalla stessa borsa un bambolotto, un pezzo della sua sterminata collezione di giocattoli antichi. La vidi armeggiare con la bambola, che mise seduta su un ceppo di legno, le braccia distese come nella posa del Bagatto nei tarocchi. E dinnanzi al giocattolo, dispose una ad una le siringhe appena comprate. La scena era tanto semplice quanto raccapricciante: la bambola, simbolo dell’innocenza infantile, che offriva la corruzione di giovani e adulti, la droga. Giulia estrasse la macchina fotografica dal fodero che portava al collo, e la immortalò nell’eterna freddezza del digitale. Quella foto, così come molte altre dalle stesse tinte, ritraggono le vicende che troverete tra le pagine di Placebo.

    Il piccolo involto di fogli che stringete fra le mani ha la qualità delle grandi storie decantata da Eco: cela anch’esso un mondo preciso, dominato da una meccanica intrinseca e coerente. Un mondo in cui le città sono composte di case di bambole, i cui colori stinti rivelano un’antica bellezza ma che si sgretolano sotto il peso della decadenza fisica e morale. Ecco che queste case si accalcano l’una all’altra, lasciano delle strade strette e geometriche nelle quali si aggirano rigidamente delle figure umanoidi. I movimenti scattosi e la pelle immacolata, luccicante ai raggi di un sole artificiale, ne rivelano la natura di automi: bambole capaci di pensare, parlare, camminare, perfette riproduzioni senz’anima degli esseri umani. Stoffa, plastica o metallo decidono il destino e il censo di queste creature, in un ordinamento sociale rigidamente diviso in caste e dominato dal potere del denaro. Tutto è meccanico in questo mondo: niente fiori, niente alberi, persino gli animali sono giocattoli a molla. E non esiste morte nella città delle bambole, perché l’esistenza è ridotta a integrità strutturale; la fine è rappresentata dalla rottura delle parti.

    Che sentimenti è concesso provare ad una bambola? Quali emozioni possono riscaldare ingranaggi e cuciture? L’amicizia è incatenata dalle convenzioni sociali, qui, e l’amore un peccato leggendario scritto sui

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