Frasi Brevi: promemoria per complottisti
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Frasi Brevi - Mauro Toscano
Mauro Toscano
Frasi Brevi
promemoria per complottisti
Complottare significa ordire piani ai danni di qualcuno; in tempi recenti con il termine complottista per una strana inversione di significato si indica non colui che complotta ma colui che vede o cerca il complotto nelle azioni di altri, e al giorno d'oggi si parla parecchio di teorie complottiste e di complottisti, ma come ognun sa le teorie complottiste sono stramberie che non recano danno a nessuno, neanche tutte le volte che fanno centro, e un complottista alla peggio è soltanto uno un po' strano e nel migliore dei casi semplicemente uno che cerca di vedere dietro le apparenze.
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Indice dei contenuti
Prefazione
L'effetto soldato
Del buon ristorante
Meglio stare allegri
Liturgia
L'albero di pere
Delle poesie e delle miniere
Il saggista in erba
La regola delle patate
Il Liparota
L'Artigiano
Giardini fioriti
Organizzazione e gestione delle risorse umane
Organizzazione e gestione delle risorse umane 2
Assiomi
Sotto l'elefante c'è la tartaruga
Lancillotto e la carretta
Alti e bassi
Indovinello 1
Indovinello 2
Wall E, la profezia
Per finire
Postfazione
Un'aggiunta
Ringraziamenti
Prefazione
ovvero delle risposte
Voglio parlare di Gialli.
Con questo nome sono conosciuti quel genere di racconti o romanzi polizieschi, inventati tra la fine dell'800 e i primi del '900, che trattano di delitti misteriosi e apparentemente irrisolvibili.
Nei Gialli la soluzione, per tutti noi comuni mortali, è difficile da trovare, ma per le fantastiche cellule grigie dei Miss Marple, Hellery Queen, Bencolin, e sopra tutti Sherlock Holmes è sempre chiara e lampante come un azzurro cielo d'Agosto.
Il bello dei Gialli è che arrivati a fine libro, al punto in cui il detective svela tutto l'arcano, scappa sempre detto " ma è vero, e ra semplice!".
Perché nei Gialli è così, la soluzione è sempre semplice, nascosta nella trama tra le righe, nelle parole e nei dialoghi dei personaggi, nella descrizione precisa e minuziosa della famosa camera chiusa dall'interno
.
E' sempre un particolare quello che sfugge ai comuni mortali (ma non al dectective) e che risolve il rebus, un particolare che l'autore abilmente riesce a nascondere tra le frasi che narrano i fatti.
Il Giallo è come un gioco di prestigio, il trucco c'è ma non si vede.
Ora, perché parlare di Gialli?
Perché nella realtà accade un po' come nei Gialli. In ogni cosa c'è spesso un qualche particolare che non si scorge fuori dalla giusta prospettiva; persino andare al lavoro, incontrare amici, giocare la partita di calcetto o sorseggiare una birra possono essere rebus che richiedono l'esatta chiave di lettura e sorseggiare una birra è veramente sorseggiare una birra fintantoché la birra è birra e il pub è un pub.
Torniamo quindi ai Gialli.
La prima domanda da porsi per provare a trovare la soluzione (che comunque non troveremo) è: chi aveva qualcosa da guadagnarci
, chi aveva interesse a compiere l'omicidio
, ma a questa i più smaliziati ne aggiungerebbero subito un'altra: "cosa è accaduto , realmente?", perché nei Gialli vi è sempre tutta una serie di azioni all'apparenza più o meno innocue o a volte sconclusionate che poi si rivelano, sempre nelle ultime pagine, perfettamente logiche e necessarie a qualche fine, che però non sempre coincide con ciò che è accaduto, o sembrava essere accaduto, nella prima pagina, e ciò che è realmente accaduto si rivela in realtà altro da ciò che appariva.
Quindi perché
, chi ci guadagna
, è la domanda che i grandi detectives si pongono ma sempre insieme a "cosa è accaduto , realmente?".
Ora, se basta porsi le domande giuste, qual'è la differenza tra noi comuni mortali e i grandi detectives?
Semplicemente il tempo a disposizione.
I grandi detectives, in maniera diversa e ognuno a suo modo (sferruzzando a maglia, fumando la pipa, occupandosi di orchidee o semplicemente stando seduti in poltrona) hanno del buon tempo da dedicare alle proprie celluline grigie (come le chiama Poirot).
Noi comuni mortali in genere no, tra famiglia, lavoro e rogne varie, non abbiamo certamente tempo ed energie per restare ore a meditare chiedendoci i perché.
Tutti quelli che trovano una risposta ad un enigma ci riescono perché si prendono, calmi, il loro tempo, e osservano calmi la realtà e, notate bene, qui è l'altro punto cruciale, osservare bene la realtà
, quindi osservare bene la realtà e capire cosa è successo realmente
.
I comuni mortali occupati a guadagnarsi giornalmente la pagnotta non hanno questo tempo, ma non avendo tempo e quindi non avendo mai provato, spesso ritengono di non avere neanche le capacità.
Lasciamo ora perdere un attimo i Gialli.
Lo scrivente, non ha alcuna particolare competenza nè esperto in alcunché, un comunissimo cittadino semplicemente occupato nel vivere quotidiano.
Un Homer Simpson.
Questa particolarità di non avere alcuna competenza di rilievo, non capire nulla di economia nè di politica e tanto meno di scienza, pone lo scrivente, e quelli che abbiano le stesse caratteristiche, nella felice condizione di poter dire di tutto senza dovere rendere conto di ciò che si dice a patto ovviamente che ciò sia fatto sempre nel rispetto dell'altrui persona e parere, abitudine questa ora dimenticata ma un tempo nota sotto il nome di buona educazione, sarebbe a dire che può educatamente far quattro chiacchiere per passatempo (1).
Ora, i comuni cittadini sono spesso tacciati di non possedere le capacità e conoscenze adeguate e necessarie a dibattere seriamente e approfonditamente questioni importanti, nonché complicate, quali ad esempio quelle di politica o economia o scienza, e quindi di conseguenza tacitati; e in effetti è sicuramente vero che noi comuni mortali non possiamo conoscere gli artifici nè i dogmi della grande economia, della politica o della scienza, quindi quelle che seguiranno sono da considerarsi semplici chiacchiere senza alcuna pretesa di sicurezza dogmatico-scientifica nè sottigliezza economico-politica, solo le semplici chiacchiere che un qualsiasi cittadino può ben fare al bar mentre è seduto davanti una buona pinta di chiara o scura, e insieme ad un altro paio di buontemponi, potrebbe trastullarsi a scimmiottare i grandi detectives immaginari e prendersi la briga, e insieme la libertà e il piacere, nonchè il diritto (ops!) di asserire cui prodest scelus, is fecit
(2).
Quindi faccio un banale esempio di una comune chiacchiera da cittadino al bar, un esempio sicuramente errato per cui già me ne pento e me ne scuso, ma si tenga presente che è solo un esempio.
Il bosone di Higgs.
Mi spiego. Quando anni fa vidi alla Tv, non ricordo per quale occasione, la prova tangibile ottenuta al CERN del bosone, mi sovvenne che in anni ancor precedenti avevo smesso di dilettarmi con la fotografia proprio perché scintille e lampi così me ne venivano spesso sulle pellicole e mi ero convinto che tale passatempo non mi fosse congeniale; ciò a dire che se fossi al bar con una fresca birra e due amici buontemponi con le loro birre, o con birre e buontemponi su una panchina al parco o perchè no, su una spiaggia sempre coi due buontemponi e tre birre, o infine anche soltanto con la birra, per me, comune cittadino e incompetente di fisica, quella scintilla che avevo visto in TV sarebbe solo una foto venuta male. Ma il peggio è, a dirla tutta e non parlando più di birra che sennò poi sembra che sto sempre lì a bere, che mi confermo ancora in questa mia villipendica ostinazione pensando che in un macchinario complesso qual'è un acceleratore ci sarà pure ogni tanto un cavo, una presa, un raccordo allentato da dove una scintilla scappa e ti rovina una pellicola, tanto di più che l'invenzione data dall'epoca dello swing e del jazz, felici giorni per la musica ma con idee bislacche per tutto il resto a veder cosa successe dopo, e neanche di produzione roswelliana, potrebbe pertanto presentare qualche pecca progettuale o costruttiva, e anche se tra bassa e alta energia, lineari e circolari, di acceleratori a sparar particelle c'è ne in industrie e laboratori di mezzo mondo e quindi sicuramente collaudati, funzionano pur sempre con campi elettrici e magnetici (o qualcosa di simile) e si sa che quanto c'è l'elettricità
di mezzo è plausibile se non probabile che ogni tanto una scintilla o qualcosa ci scappi (3).
Dunque spinto dalla bionda mi chiedo perché è un bosone, chi lo dice che è un bosone. Bien sûr, les scientifiques, mon ami!
.
Lo dicono gli scienziati che hanno utilizzato quella enorme macchina proprio per ottenere quella scintilla, da cui, essendo ottenuta la scintilla, vuol dire che la scintilla esiste e quindi esiste il bosone; e allora cosa è un bosone? Un bosone è una teoria nata negli anni sessanta. E a cosa serve un bosone? Mah! E' troppo mi ci vuole un'altro sorso (4).
Però gli scienziati hanno la giusta prospettiva e il tempo necessario per affermare ciò che affermano, quindi chiariamo perché questo scellerato esempio.
Ovviamente non mi sognerei mai di permettermi di mettere in dubbio l'importanza della scoperta, e non mi permetterei mai intanto perché non ne ho minimamente capacità e competenze, e comunque perché non servirebbe a nulla, solo uno scienziato accreditato presso la scienza internazionale può mettere in dubbio una scoperta, c'è tutta una procedura da rispettare, ripetere l'esperimento, i calcoli e così via.
Questo vaneggiare è un esempio di un ragionamento errato e superficiale in cui può incorrere il comune cittadino nel tentativo maldestro, non avendone le competenze, di rispondere alla domanda chi ci guadagna
o cosa è accaduto realmente
. E' dunque un'esortazione a non prendere certe iniziative e star calmini in attesa che le risposte arrivino da altre fonti o dall'ultima pagina? No, tutto al contrario, ribadisce proprio il diritto di prendersi la briga di porsi certe domande e cercare le risposte, ovviamente risposte da comune cittadino che in quanto tali potrebbero anche essere errate, ma alla fine sforzandosi di ragionare, e cercando di risvegliare le celluline grigie intorpidite dalle abitudini moderne, qualche fatto in testa resta, e vale la pena cercare del tempo da perderci, e in ogni caso la possibilità dell'errore non può annebbiare il piacere della ricerca; ciò che caratterizza l'uomo, come ci insegna l'Ulisse, non