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I segreti nascosti nelle opere d'arte
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I segreti nascosti nelle opere d'arte
E-book481 pagine5 ore

I segreti nascosti nelle opere d'arte

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Info su questo ebook


Quali sono i segreti della magia dell’arte?
Un’avventura immersiva nell’arte da godere con leggerezza e
mente aperta.
L’arte è una precisa via del sapere, trasmette la sua inesauribile forza con il potere delle impressioni che penetrano nel profondo di ognuno di noi. La dimensione misteriosa delle opere artistiche nasconde spesso una realtà celata, a più dimensioni, che suscita meraviglia, attrazione e
innamoramento. Un dipinto, infatti, ci racconta molte storie contemporaneamente, è una sfinge che può celare segreti; e veniamo rapiti da certe sculture, come se fossero in grado di parlarci e incantarci, per vie misteriose. Questo libro, non semplicemente una storia dell’arte, ci accompagna ad analizzare i diversi strati di lettura, codici, significati che le maggiori opere del genio umano contengono, alla scoperta di una nuova percezione artistica e quindi, per riflesso, della realtà.
 
LinguaItaliano
EditoreDiarkos
Data di uscita14 set 2023
ISBN9788836163236
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    Anteprima del libro

    I segreti nascosti nelle opere d'arte - Alessio Atzeni

    OPERED'ARTE_FRONTE.jpg

    Alessio Atzeni

    I SEGRETI NASCOSTI

    NELLE OPERE D’ARTE

    Grazie alla nostra insegnante di ebraico Mariangela Baroncelli.

    Alessio ed Evelyn

    בכל לבב

    Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano».

    Luca 8, 10

    Introduzione

    Quando si dice la verità, si è imbattibili, qualunque sia l’avversario.

    Tommaso d’Aquino

    L’arte è una precisa via di conoscenza, trasmette la sua inesauribile forza con il potere delle impressioni che entrano nel profondo di ognuno di noi. La dimensione misteriosa delle opere artistiche nasconde spesso una realtà parallela, multidimensionale, fonte di meraviglia, attrazione e innamoramento.

    Veniamo rapiti da certe sculture, baciati dall’armonia dei colori e abbracciati dalle frequenze musicali. Quali sono i segreti della magia dell’arte? Ci sono forse inserite formule e codici segreti?

    Se state leggendo questo libro e per qualche motivo lo avete preso tra le mani, assaporatene qualche pagina, con l’intenzione di trovare frasi, parole, segni, che risuonino con voi. Qualcosa che vi faccia sentire che è quello giusto; è lui che cercava voi e vi siete fatti trovare, un po’ come succede con i gatti che entrano improvvisamente nella nostra vita.

    Questo non è un testo di storia dell’arte, è tutt’altro. Non segue una linea temporale, non ha la sequenza logica, il fil rouge tanto caro agli storici; è un viaggio sulle ali dell’intuizione, fra le vette profonde e gli altissimi abissi dell’arte e degli artisti, senza cadere nella pesantezza della lettura accademica, senza entrare nel linguaggio lezioso e pedante di certi noiosi professori (non tutti ovviamente).

    Siete invitati a godervi l’avventura immersiva nell’arte con leggerezza e mente aperta, per liberarvi dalle sovrastrutture della mente razionale, perché liberarsi dell’avversario significa fare un percorso di risveglio illuminante ed entusiasmante; un lavoro alchemico vero e proprio che innesca un processo di trasmutazione.

    Mentre state leggendo, è caldamente consigliato tenere a portata di mano il computer o lo smartphone, in maniera da poter vedere istantaneamente le opere d’arte descritte e poter ingrandire i dettagli più piccoli e invisibili. In questo modo, potrete accedere in un istante a immagini in altissima risoluzione, entrare nelle crepe della pittura, e scoprire in tempo reale ogni gustosissimo particolare.

    Come diceva Albert Einstein: «Dio sta nei dettagli», e andando a cercare i dettagli, andremo a cercare Lui. La ricerca su internet diventa un potente atto di volontà. L’indagine parallela farà di noi dei ricercatori attenti, perché come diceva Socrate: «Una vita senza ricerca, non è degna di essere vissuta». Cercare è già trovare, e spesso si trova molto di più di quello che si cerca, ma chi non sa guardare non trova.

    Usare la tecnologia moderna a nostro vantaggio significa avere accesso alla maggior parte dello scibile umano; siti d’arte e immagini in alta definizione aprono scenari di lettura completamente nuovi. Se avete la fortuna di avere una bella libreria, vi potrete avventurare tra le immagini e le informazioni su carta, in questo caso la ricerca sarà più lenta e le foto non permetteranno di esaminare a fondo i particolari più piccoli, perché molti di questi dettagli proibiti vengono stampati in modo da non essere visti in maniera evidente. Sembra impossibile, ma spesso è così, ve ne accorgerete diventando cercatori. Alcune immagini eclatanti, spesso imbarazzanti, sono stampate con inchiostri scuri, le foto impastate fanno scomparire nell’oscurità il senso celato nel segreto. In fin dei conti, la maggior parte dei testi d’arte racconta sempre la stessa storia, a senso unico.

    In queste pagine viene offerta una lettura nuova dei dipinti più famosi, seguendo percorsi che difficilmente vengono intrapresi perché affrontano tematiche spesso scomode, da tenere nascoste, narrandoci una storia al contrario, completamente ribaltata: la storia segreta dell’élite. Le grandi famiglie hanno trasmesso una gerarchia di valori, la loro tradizione segreta nelle immagini e negli scritti degli artisti. Il tema è penetrato nell’opera dei pittori, dei poeti e dei musicisti più illustri del tempo, un particolare corpus di informazioni in codice; un fiume sotterraneo sta per affiorare alla luce, e vi porterà lontano, a naufragare verso nuovi lidi.

    Per rendere la lettura stimolante e benefica, è fortemente raccomandato diventare cercatori di parole.

    Perché, a volte, arriviamo in fondo a una pagina e non ricordiamo nulla di quello che abbiamo appena letto? Perché abbiamo oltrepassato un termine che non conosciamo bene e da quel momento il nostro cervello resetta e perde momentaneamente l’attenzione.

    Andiamo a cercare il vero senso delle parole, il loro valore semantico, i vocaboli tecnici dell’arte. Le sfumature dei termini sono importanti tanto quelle dei colori. Abbiamo a disposizione strumenti che ci collegano in un istante al sapere dell’uomo: usiamoli.

    Molti autori promettono, nel titolo del loro libro, di svelare segreti inconfessabili, invece fanno il solito riassunto di luoghi comuni in cui troverete le michelangiolesche dita del libero arbitrio, Leonardo l’inconcludente che non finiva mai nulla e Caravaggio l’assassino artista maledetto. Ecco i tre principali segreti che avrete letto in tutti i libri specializzati. Anche i professori recitano la stessa storia in coro, ci ripetono le informazioni che hanno studiato e ci riassumono i libri che hanno letto, senza farsi troppe domande e soprattutto senza dare troppe risposte. Sono sempre le stesse cose. Le loro riflessioni devono confermare quello che già si sa, per paura di chissà quale punizione divina che potrebbe colpire le loro carriere e, soprattutto, le loro tasche. Pochi sono i coraggiosi che osano. Chi esce dal coro con domande e informazioni nuove è sempre malvisto.

    Oggi però siamo nell’epoca dell’informazione, la conoscenza è alla portata di tutti e l’ignoranza ormai è diventata una scelta. Serve solo una cosa: la curiosità e uno spirito critico indagatore. È venuto il momento di osare qualcosa di degno, perché le opere d’arte più famose, quelle che guardiamo affascinati e con ammirazione, rivelano molto più che la bellezza, contengono codici segreti dalla grande sapienza esoterica, storie goliardiche e irriverenti. I nostri amati artisti non erano solo talentuosi e colti, ma anche ironici, spesso satirici. Un dipinto ci racconta molte storie contemporaneamente, è una sfinge; e noi diventeremo cercatori di verità, diventeremo re Magi.

    Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere, poi mettiti con passione a realizzarlo nella tua vita.

    Martin Luther King

    Il linguaggio dell’anima

    L’arte è una sfinge: il bello della sfinge è che devi interpretarla. Quando hai trovato un’interpretazione, sei già salvo. L’errore della gente è credere che la sfinge possa dare solo una risposta esatta. In realtà ne dà cento, mille, forse nessuna. Può darsi che l’interpretazione non ci porti alla verità, ma è un esercizio che ci salva.

    Saul Steinberg

    Tutti noi siamo convinti di essere speciali, di meritare molto di più da questa vita. Stiamo aspettando un preciso momento, quel miracolo che ci cambierà l’esistenza. Non sappiamo bene cosa accadrà e nemmeno quando, ma sappiamo che succederà. Siamo in molti a intuire che c’è qualcosa di più che non riusciamo a spiegarci, è una sensazione che non ricordiamo, una realtà che ci è stata messa davanti agli occhi per nasconderci qualcosa di enorme, immenso e pazzesco, alla Matrix.

    Proseguendo nella lettura, scopriremo quanto può essere profonda la tana del Bianconiglio.

    Nella vita di tutti i giorni siamo continuamente attratti da messaggi ingannevoli. L’informazione ci inganna, la propaganda dei media ci inganna, l’istruzione ci inganna, la nostra mente ci inganna.

    La mente razionale non è mai nel tempo presente: o pensa al passato o si preoccupa del futuro, portandoci nel territorio delle paure e delle ipocondrie. Siamo spesso in preda a ossessioni e manie, distratti per la maggior parte del tempo da strani pensieri fuori controllo. E intanto la vita passa.

    L’ansia moderna si basa fondamentalmente su preoccupazioni per cose che non accadranno mai; impensierirsi ci mantiene in uno stato di tensione che impedisce di vivere pienamente il tempo presente.

    La mente critica, con il suo dialogo interiore incessante, attiva l’emisfero dell’immaginazione, il quale inizia a fornire immagini, e il corpo reagisce a questi impulsi che diventano un tormento, perché si attiva la chimica del corpo. Siamo addormentati, ipnotizzati e confusi da infiniti stimoli.

    Giordano Bruno ci ha messo in guardia con queste parole:

    Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera che lo rende e lo tiene schiavo… l’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui, in questo mondo.¹

    I sensi sono ingannevoli e, parafrasando le parole di Giordano Bruno, l’ignoranza è la madre dei sensi beati. Proviamo a parlare di questo a una persona che non è in un percorso di consapevolezza, che non sta facendo un lavoro su di sé, e probabilmente verremo aggrediti, derisi o presi per matti.

    La nostra attenzione è continuamente catturata dai problemi pratici della quotidianità, dai compiti e dalle incombenze, dalle cose urgenti da fare e dimentichiamo quelle importanti. Siamo costantemente preoccupati di guadagnare e di possedere, di piacere agli altri, indirizzati verso il successo professionale, sballottati di qua e di là, tra compromessi, menzogne, ipocrisie e ripieghi. Distratti da questa situazione quotidiana, come possiamo osservare o percepire correttamente il nostro ambiente circostante?

    La realtà è fortemente influenzata dalla visione personale, dal modo in cui interpretiamo quello che osserviamo attorno a noi. Molti dettagli e particolari ci sfuggono per distrazione, automatismo e addormentamento da bassa energia. Se abbiamo poca energia, non riusciamo a riconoscere il vero dal falso. Per osservare totalmente il mondo che ci circonda, dobbiamo avere tanta energia, riuscire a ritrovare l’entusiasmo, la semplicità e la spontaneità dei bambini. Dobbiamo toglierci di dosso le infrastrutture, le incrostazioni razionali, i dogmi, le informazioni inutili che hanno dato vita a una personalità, un ego alterato che ha preso il posto della nostra essenza, e ci impedisce di vedere e sentire chiaramente. Per la maggior parte del tempo siamo identificati nel personaggio che interpretiamo, e ci siamo dimenticati chi siamo veramente. La vita è un’esperienza che si svolge come un film nella nostra testa. E nella testa c’è un organo incredibile e misterioso che si trova perennemente al buio: il cervello. Per vedere meglio, per fare luce, dobbiamo sapere che si vede anche attraverso la conoscenza, perché noi vediamo quello che sappiamo.

    Se il nostro sapere è sbagliato, saremo condizionati dai dati che abbiamo, dalle informazioni che ci sono state inculcate perché «noi non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo». Questa frase, presa dal Talmud ebraico, spiega bene che viviamo in una realtà complessa e variopinta, e questo vale per tutti i sensi, non solo per quello della vista. Sentire, toccare, percepire il mondo, pensare, intuire sono facoltà condizionate dalla conoscenza. Einstein disse:

    La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.

    Nel Vangelo di Luca c’è un brano illuminante:

    Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».

    Luca 23, 33-34

    Una lettura simbolica, trattandosi del luogo chiamato Cranio, vede nei due ladroni i due emisferi del cervello. Sappiamo che il nostro cervello è composto da due parti: l’emisfero destro creativo e il sinistro razionale. I due malfattori parlano con Gesù, uno lo insulta, come fa la mente critica, prepotente e reattiva, l’altro è buono e andrà con lui in paradiso. Sono due ladroni perché entrambi mentono, dividono e confondono. Sono i mezzi che confermano il mondo dell’illusione. Uno è l’emisfero sinistro, l’avversario secondo la cabala, la menzogna in persona, identificato nella materia e alleato della paura, colui che divide. L’emisfero sinistro parla spesso con voce arrogante nella nostra testa. Quando qualcuno commette qualcosa di violento e di folle spesso dice di aver fatto quello che gli ha detto la voce (o le voci). L’altro è l’emisfero destro, il buon ladrone, la mente intuitiva, il dono sacro, la mente creativa, artistica. Ma anche lui, senza l’emisfero sinistro, è fuori controllo ed è portato a dire bugie, perché è l’emisfero creativo, è bravo a inventare e, purtroppo, anche a mentire. Però è buono, sussurra, intuisce, ha una visione olistica delle cose. Barabba, in aramaico antico, è formato dall’unione di bar («figlio») e abba («padre»), e significa «Figlio del padre», un nome curioso per un ladrone crocifisso di fianco a Gesù. È l’emisfero destro, il figlio del padre, collegato intimamente alla nostra natura divina. I due ladroni sono nelle nostre teste, imprigionati nel luogo chiamato Cranio. E il Cristo crocifisso siamo noi, lo spirito che fa l’esperienza umana inchiodato nel corpo. Il Cristo con la croce che risale il Golgota, il monte del cranio, può essere visto come un viaggio iniziatico che si svolge dentro la nostra testa, per portarci all’illuminazione. È il testimone interiore, il divino dentro di noi. Conoscere Dio significa unirsi a lui. Qual è il nostro mandato? Rendere conosciuto lo sconosciuto.

    Il cervello è uno strumento prezioso e misterioso, è il più complesso organismo della creazione e non può essere altro che il veicolo di un Dio, così la pensavano Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti, che lo hanno dipinto, sezionato, studiato a fondo per sondare il mistero della creazione. Una cosa è certa: il nostro cervello è un riduttore di informazioni. Non ci permette cioè di vedere tutto. Dal buio della scatola cranica, i nostri occhi nascondono la realtà attraverso un velo. Michelangelo lo ha dipinto perfettamente quel velo cabalistico, avvolgendo il Signore nel drappo svolazzante a forma di cranio sezionato sulla volta della cappella Sistina (Fig. 1). Per permettere la sopravvivenza, il mondo là fuori viene filtrato attraverso la valvola riducente del cervello e del sistema nervoso umano. Le informazioni che i nostri sensi riescono a riconoscere sono, fondamentalmente, quelle necessarie alla sopravvivenza del nostro corpo e alla continuazione della specie. Viviamo con una scarsa consapevolezza, una capacità limitata di coscienza che tenta di esprimersi in questo mondo.

    Per comunicare in tale dimensione, l’uomo ha inventato miti, simboli, lingue, filosofie e storie. Ogni tradizione riporta un frammento di esperienze di realtà che non forniscono la totalità delle parti, ma solo un punto di vista. Molte vite scorrono senza che mai niente accada a risvegliare l’essere imprigionato libero nella nostra testa, a parte rari casi in cui ci si imbatte in qualcosa di stupefacente, incredibile e miracoloso. Questo accade, quando la valvola di riduzione, il cervello, viene esclusa parzialmente da fattori esterni: traumi, shock, droghe, pratiche spirituali. Si arrivano a vedere nuovi sprazzi di realtà, qualcosa di più, che esiste oltre il velo e veniamo rapiti da una forte emozione, un nuovo entusiasmo. Chi ha provato tale esperienza non farà fatica a comprendere le mie parole, chi ancora deve vedere oltre quel limite può prepararsi a questo fenomeno illuminante, perché potrebbe accadere in qualsiasi momento.

    Nei primi anni della nostra vita, l’entusiasmo si manifesta come un’energia inesauribile, una forza dirompente che trasmette un enorme e illimitato potere. Viviamo in profonda empatia con il creato, abbiamo ancora un forte legame, una profonda connessione con la divinità. Entusiasmo significa letteralmente «essere ispirati da Dio», essere in piena connessione, essere invasi da uno stato d’animo traboccante di amore, di gioia inebriante. È il risvegliarsi di una forza travolgente che non teme niente e nessuno. Siamo innamorati della vita, sempre sorridenti, Dio abbraccia la nostra essenza. Quando siamo così intimamente ispirati, proviamo un profondo sentimento di meraviglia, una curiosità verso le cose del mondo che stimola la nostra mente creativa. Questa strana forza ci fa osservare le cose con occhi nuovi, siamo intuitivi e ricettivi. È lo stato dell’essere attivo, sorridente che si schiude alle infinite potenzialità dell’affrontare la vita con curiosità e sincera passione. Leggendo queste parole tutti comprendiamo, ricordiamo chi siamo. Abbiamo sete e voglia di sapere, di comprendere. Gridiamo, cantiamo e ci facciamo mille domande. Poi, succede qualcosa, che in genere coincide con il primo giorno di scuola, e quell’entusiasmo, quella curiosità, cala fino a spegnersi quasi totalmente. L’istruzione distruttiva ci programma a nuovi comportamenti, a dogmi, regole, imposizioni che rendono la vita un luogo dove le domande sono scomode, fastidiose. Sono i grandi che fanno le domande ai piccoli. Le risposte devono essere ripetute a memoria, e diventiamo sempre più competitivi, rivali di quelli che una volta erano i nostri compagni di gioco. Invece che esprimere il nostro pensiero, è fortemente consigliato dire quello che il nostro insegnante vuole sentirsi dire, questo, per avere voti migliori, giudizi più alti su quanto siamo bravi a ripetere noiosissime storie a pappagallo. È questa la conoscenza? Imparare moltissime cose inutili con grandi sforzi, seduti immobili in aule asfittiche, costringendo il nostro spirito osservatore a ripetere invece che a cercare, a fare esperienza. Stiamo indagando così la realtà che ci circonda? Intanto gli anni passano, e da supereroi ispirati e pieni di curiosità diventiamo, senza accorgercene, soldatini razionali e materialisti. Dimentichiamo chi eravamo, anzi chi siamo. Quando ci guardiamo allo specchio, chi vediamo? L’essere gioioso che indagava il mondo con entusiasmo o chi siamo stati condizionati a credere di essere? Ci sentiamo liberi o imprigionati in qualche ruolo? Se la risposta è andiamo avanti, c’è chi sta peggio, stiamo solo sopravvivendo.

    Il bambino che eravamo non sarebbe contento di questa trasformazione, lui era venuto per essere felice, non per sopravvivere. Se siamo entrati nella logica della rassegnazione, dell’accontentarsi a un’esistenza al limite della sopportazione del quotidiano, solo perché c’è chi sta peggio e ci riteniamo fortunati per questo, stiamo cedendo all’inganno di questa società che ci ha formati, condizionati, programmati, abituati a una logica limitante. I politici, gli insegnanti, i preti, i genitori ci dicono tutti di fare sacrifici oggi, per stare bene domani. Se in qualche modo stiamo sperando in un futuro migliore, in attesa di quel giorno in cui tutto andrà meglio, stiamo semplicemente aspettando di vivere. Prima o poi avremo quello che desideriamo, ma non oggi. Manca sempre un giorno, un mese, un anno alla felicità. Se ci rivediamo in questo schema mentale, la nostra energia è sempre proiettata sul futuro e mai nel momento presente. Come ci parliamo nella nostra testa? Qual è il dialogo interiore? Perché l’energia segue il pensiero.

    Le parole hanno un enorme potere, quello di ispirare, esaltare, comunicare e creare la realtà. Sono frecce, dardi infuocati che penetrano nel segno, sempre, qualsiasi cosa diciamo. Bella o brutta, intelligente o stupida.

    Tu sei l’unico disegnatore della tua vita, sei il pastello che colora la tua strada, l’acqua che rinfresca la tua giornata, sei il musicista della tua colonna sonora, lo scrittore della tua storia, il pittore del quadro in cui vivi, tu sei tutto quello che ti circonda, la vita è tua, il resto è solo un contorno.

    Osho

    Dobbiamo fare tabula rasa delle informazioni che abbiamo accumulato e ripartire da zero, farci nuove domande, come se non sapessimo nulla. Ritornare come bambini, mettendo in dubbio le nozioni che ci sono state raccontate fino a ora. Dobbiamo solo sentire se ciò che ascoltiamo profuma di verità o puzza di menzogna, usare la nostra intuizione. Per fare questo appassionante viaggio insieme, useremo l’arte come mezzo per il miglioramento personale, per allenare la nostra mente critica a cercare e cogliere i significati nascosti. Perché l’arte? Perché prima di camminare, tutti noi eravamo già grandi artisti. Riprendiamo in mano la nostra vita, torniamo a prenderci cura di noi.

    L’arte cura l’anima, agisce su più livelli contemporaneamente. Nell’ammirare e nel goderne, le impressioni arrivano diritte al cervello, al cuore e alla pancia, e permettono una divina astrazione. Diventeremo curatori, perché l’arte fa parte del mondo dello spirito.

    Il cronista ferrarese Lodovico Carbone racconta un significativo aneddoto. In Toscana, nelle ville e nei palazzi, non mancano i divertimenti per i giovani di casa Medici. Era grande l’indulgenza nei loro confronti. Un giorno alcuni ambasciatori di Lucca stavano discutendo gravi problemi con Cosimo, quando ad un tratto, uno dei piccoli nipoti, fa irruzione nella stanza, porge al nonno un coltellino e una canna, chiedendogli di fabbricare uno zufolo. Interrompendo l’udienza, Cosimo de’ Medici modella il giocattolo e il bambino felicissimo corre via. Agli ambasciatori meravigliati, Cosimo risponde: «non sapete quanto si possano amare figli e nipoti? Vi scandalizzate che io gli abbia intagliato lo zufolo. Fortunatamente mio nipote non mi ha domandato di suonarlo, altrimenti l’avrei fatto davanti a voi».

    L’uomo è molto più vicino a se stesso quando raggiunge la serietà di un bambino che gioca.

    Eraclito

    La vera arte

    Il problema non è che sei ignorante. Il problema è che sei istruito quanto basta per credere a ciò che ti è stato insegnato, ma non abbastanza istruito da mettere in dubbio qualcosa di ciò che ti è stato insegnato.

    Richard P. Feynman

    Quando artisti come Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti o Caravaggio ricevevano l’incarico da un privato di realizzare un’opera d’arte, questa doveva essere un forte stimolo intellettuale e una fonte di piacere per il resto della vita del committente, e di solito anche dei parenti che l’avrebbero ereditata. Doveva eccitarne la fantasia, l’ingegno e l’intuizione. Se il committente era un’istituzione pubblica, il Comune o la Chiesa, l’opera doveva essere un’espressione eterna del costume, rispecchiare i comportamenti e i valori della società del momento, doveva essere una testimonianza chiara della moralità del tempo. Il principale compito era quello di istruire il popolo attraverso le immagini. Ma ognuno poteva prendere dall’arte solo in proporzione al suo sapere. L’arte era l’arma più importante, impressionava le masse, era la più grande manifestazione dell’autorità, del prestigio e della ricchezza. I maggiori committenti erano i papi, i cardinali e gli alti prelati. La Chiesa ha promosso una campagna di evangelizzazione delle masse attraverso l’arte religiosa, con l’obiettivo non solo di ispirare, ma soprattutto di istruire una popolazione analfabeta alla loro versione della storia. Un’immagine vale più di mille parole, e infiniti libri sono inseriti in queste figure meravigliose e ingannevoli. Nel Medioevo e nel Rinascimento molti erano analfabeti, ma attratti dall’arte. Oggi siamo istruiti, ma allontanati dall’arte. I luoghi di culto erano soprattutto posti di incontro, erano progettati per accogliere le persone venute ad assistere a interminabili messe. La funzione religiosa era lunga e il momento più emozionante, in genere, era l’ultima frase pronunciata dal prete: «La messa è finita, andate in pace». L’intento delle opere d’arte era quello di intrattenere, incuriosire, affascinare i fedeli e, allo stesso tempo, educarli. Spesso si legge nei testi di storia dell’arte della Biblia pauperum, la «Bibbia dei poveri» (e quindi ignoranti), quell’enorme libro le cui pagine erano le coloratissime pareti affrescate delle chiese. Inizialmente i mosaici, i dipinti erano semplici, apparentemente comprensibili a tutti. La semplicità però non appaga abbastanza la sete di meraviglia di cui l’uomo ha costantemente bisogno. Il rischio era quello di addormentarsi durante la messa, dopo infiniti sbadigli e dondolamenti del capo. Si forma così un’espressione artistica gradualmente più complessa, fino ad arrivare al risveglio del Rinascimento. L’arte dei grandi maestri si fa articolata, enigmatica e profonda. Le pareti affrescate sono emozionanti scenografie cinematografiche, a volte veri e propri film, come la volta della cappella Sistina o l’immensa parete del Giudizio universale, dove non bastano mille sguardi indagatori e centinaia di ripetute e persistenti osservazioni, nemmeno dei più eruditi esperti, per comprendere a pieno il significato nascosto e stratificato, neanche dopo cinquecento anni. Un po’ perché il pittore era affiancato dai più grandi sapienti della storia, e un po’ perché l’artista, quando dipingeva con questo pathos, canalizzava e attingeva all’infinita biblioteca del cielo. L’enigma della sfinge si riverbera ovunque: nei preziosi pavimenti, nelle pareti, nei soffitti decorati. Come per i testi sacri, così è per le immagini e le sculture. Le persone meno esperte d’arte si affidavano alle spiegazioni dei preti, a chi ne sapeva di più. Solo gli spiriti indagatori si avventurano nei tesori nascosti, nei segreti celati, negli strati profondi delle sculture e dei dipinti, ancora oggi non decifrati appieno. Purtroppo l’arte commentata a parole si rivela una delusione, perché il linguaggio è ambiguo e ingannatore. Chi interpreta l’arte è formato al pensiero unico delle istituzioni, che, non interessate a scandagliarne a fondo i segreti, la rendono noiosa e soprattutto fuorviante. L’arte per essere raccontata ha bisogno di voci libere, indipendenti e fuori dal coro.

    Quando ci fermiamo ad ammirare un’opera d’arte, cosa vediamo? Riusciamo a cogliere il messaggio che l’artista vuole comunicarci?

    Leonardo da Vinci presenta un interrogativo sull’argomento, spiegando che esistono al mondo tre categorie di persone: quelle che vedono, quelle che vedono quando viene loro indicato e, poi, ci sono quelle che non vedono.

    I grandi artisti erano mossi dall’amore per la ricerca, dallo spirito d’avventura, dal desiderio di conoscenza e, soprattutto, dal coraggio di osare oltre i limiti. Questi maestri sapevano comunicare, facevano esattamente ciò che avevano intenzione di fare, introducevano nei loro dipinti i codici, le idee, le formule e i sentimenti che volevano trasmettere. Ancora oggi, queste opere ci trasmettono lo stesso insegnamento, perché l’arte è fuori dal tempo, è in tempo presente. Parliamo di arte oggettiva, seguendo l’insegnamento di Gurdjieff:

    Tutto ciò che voi chiamate arte non è che riproduzione meccanica, imitazione della natura – o di altri artisti – semplici fantasie, o tentativo di originalità: tutto questo per me non è arte. La vera arte è qualcosa di assolutamente differente. In certe opere d’arte, in particolare nelle opere più antiche, siete colpiti da un qualcosa che non potete spiegarvi e che non ritrovate nelle opere d’arte moderne. Ma, dato che non capite dov’è la differenza, lo dimenticate subito e continuate a raccogliere tutto nella stessa rubrica. Tuttavia c’è un’enorme differenza tra la vostra arte e quella di cui parlo. Nella vostra arte, tutto è soggettivo: la percezione che ha l’artista di questa o quella sensazione, le forme in cui cerca di esprimerla, e la percezione che hanno gli altri di queste forme. In presenza di un unico e uguale fenomeno, un artista può sentire in un certo modo, un altro artista in un modo completamente diverso. Uno stesso tramonto può provocare una sensazione di gioia nell’uno e di tristezza nell’altro. Possono sforzarsi di esprimere le stesse percezioni con metodi o forme senza relazione tra loro; oppure percezioni completamente diverse sotto una stessa forma – secondo l’insegnamento che hanno ricevuto, o in opposizione a esso. E gli spettatori, gli ascoltatori o lettori percepiranno non ciò che l’artista voleva comunicare, o ciò che egli sentiva, ma ciò che le forme con le quali avrà espresso le sue sensazioni faranno loro provare per associazione. Tutto è soggettivo e tutto è accidentale, vale a dire basato sulle associazioni: le impressioni accidentali dell’artista, la sua creazione […] e le percezioni degli spettatori, ascoltatori o lettori.

    Nella vera arte, al contrario, nulla è accidentale, tutto è matematico. Tutto può essere calcolato e previsto in anticipo. L’artista sa e comprende il messaggio che vuole trasmettere e la sua opera non può produrre una certa impressione su di un uomo e un’impressione del tutto diversa su di un altro – a condizione naturalmente che si tratti di persone dello stesso livello. La sua opera produrrà sempre, con una certezza matematica, la stessa impressione.

    Tuttavia la stessa opera d’arte produrrà effetti diversi su uomini di livelli diversi. Quelli di un livello inferiore non riceveranno mai ciò che ricevono quelli di un livello più elevato. Ecco l’arte vera, oggettiva. Prendete per esempio un’opera scientifica – un libro di astronomia o di chimica.

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