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Cara – Le ragazze fantasma sono verdi
Cara – Le ragazze fantasma sono verdi
Cara – Le ragazze fantasma sono verdi
E-book161 pagine1 ora

Cara – Le ragazze fantasma sono verdi

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Info su questo ebook

Ha la pelle verde e luminosa, un gran bel caratterino e niente peli sulla lingua: è Cara, la ragazza fantasma che ha messo sottosopra la vita di Jonathan! Con i suoi scherzi spiritosi e un po’ impertinenti difende l’amico dalle cattiverie dei compagni di classe e dà del filo da torcere anche alla signora Polpostorto, l’amministratrice del condominio che detesta i bambini. Con la sua nuova amica verde, Jonathan finalmente si diverte e riesce ad affrontare con più leggerezza la nuova vita a Berlino. Un giorno, però, Cara perde improvvisamente i suoi poteri e Jonathan dovrà fare tutto il possibile per salvarla...

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita4 dic 2021
ISBN9781547567690
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    Anteprima del libro

    Cara – Le ragazze fantasma sono verdi - Ralf Leuther

    Cara – Le ragazze fantasma sono verdi

    Capitolo 1

    Una visita inquietante

    Improvvisamente si sentì un forte rumore. Dovevano essere mamma e papà. Jonathan, che era seduto alla scrivania, saltò in piedi contento, ma un attimo dopo si fermò. Erano solo le tre e mezza. Non potevano essere tornati così presto dal lavoro.

    Di nuovo sentì qualcosa. Che fosse un ladro? Ora viveva a Berlino e non più a Finkelbach, che era solo un piccolo paesino di campagna. In una città così grande dovevano esserci certo molti ladri.

    Prese il cellulare per telefonare alla mamma, ma poi ci ripensò. Probabilmente se l’era solo immaginato e non c’era nessun ladro. Magari era rimasta aperta una finestra e il vento aveva fatto cadere qualcosa. Sarebbe stato sciocco farla preoccupare solo per questo.

    Prudentemente sgattaiolò fuori dalla camera per vedere di cosa si trattasse. La casa era immersa nel silenzio, faceva paura! Se solo ci fosse stato Tobi... Insieme a lui non aveva mai avuto paura di nulla.

    Dal corridoio diede un’occhiata nella stanza dei genitori. I due imballaggi di cartone contenenti i pezzi del nuovo armadio, che papà avrebbe già dovuto montare da tempo, erano caduti. Sotto gli scatoloni c’era qualcosa di nero. Si avvicinò e si accorse che era il vestito preferito della mamma, quello che papà le aveva regalato per il suo ultimo compleanno.

    Improvvisamente gli scatoloni cominciarono a muoversi. Spaventato, fece un balzo indietro.

    «Mamma? Sei tu?»

    «No, sono Babbo Natale» disse una vocina. «Aiutami un po’.»

    Perplesso, si fermò. Certo quella cosa sotto gli scatoloni doveva essere un ladro. Conveniva davvero liberarlo? No, sarebbe stato piuttosto stupido farlo. Però non poteva nemmeno lasciarlo là, i pannelli del mobile erano piuttosto pesanti.

    «Ehi, sei ancora lì?» chiese di nuovo la voce. Sembrava che qualcosa cercasse di sollevare i pezzi del mobile, ma senza riuscirci.

    «Sei un ladro?»

    «Io abito qui, citrullo!»

    «Non è vero! Qui ci viviamo io, mamma e papà. Adesso chiamo la polizia!»

    «No, non qui nel tuo appartamento, qui in questo palazzo! Ora aiutami per favore, non riesco a respirare!»

    Jonathan esitava. Se quello era davvero un ladro, non era molto forte, altrimenti avrebbe potuto sollevare i pannelli di legno da solo. E se fosse davvero soffocato? Sarebbe stata colpa sua.

    «Va bene, ti aiuto.» Cercò di sollevare gli scatoloni. Erano più pesanti di quanto pensasse.

    «Dai, mettici più forza! O hai muscoli di gomma?» si sentì gridare da sotto le scatole.

    Jonathan contrasse tutti i muscoli e alla fine riuscì a sollevare un po’ gli scatoloni.

    Da sotto ne uscì una cosa che indossava il vestito preferito della mamma, aveva i capelli rossi e la pelle color verde muschio. Per lo spavento gli caddero quasi gli scatoloni di mano. «Amico, era ora» disse la ragazza. Era alta circa quanto lui, piuttosto snella, aveva un nasino all’insù e lentiggini viola. Sotto il vestito di sua madre indossava una cosa che sembrava un abito bianco da principessa mangiato dalle tarme. «Mi verranno di nuovo i lividi arancioni» disse strofinandosi la spalla.

    «Quel vestito che indossi è di mia mamma, vero?» chiese lui.

    «Sì, e allora? L’ho solo preso in prestito. Volevo provarlo... Magari me ne compro uno uguale.»

    «Ma ora è tutto stropicciato. La mamma si arrabbierà.»

    «Oh, la mamma si arrabbierà...!» lo scimmiottò la strana ragazza verde.

    Ora però Jonathan stava perdendo la pazienza. L’aveva aiutata e lei lo stava prendendo in giro. «Ridammelo subito!»

    «Vieni a prendertelo!» gridò beffarda la ragazza.

    Che cosa doveva fare? Non poteva certo permetterle di prendersi gioco di lui in quel modo. Cercò di afferrarla, ma le dita non strinsero nulla. Improvvisamente la ragazza si trovava ad almeno un metro di distanza da lui, e non aveva idea di come avesse fatto. Fece un salto per prenderla, ma la mancò e finì per urtare contro il comodino di papà.

    «Pops!» gridò ridendo lei.

    Jonathan si strofinò il ginocchio.

    Era molto innervosito.

    «Si dice ops, tu oca saltellante!»

    «Davvero? Come fai a saperlo?»

    Jonathan era furioso. Rapido come il fulmine, afferrò la ragazza per il polso, che era davvero freddo. «Ora tu mi dai subito il vestito di mia mamma!»

    «Qua qua qua» disse lei sorridendo.

    Poi successe qualcosa di misterioso: la ragazza sgusciò via e lui si sentì improvvisamente strattonato. Proprio come un’anatra giocattolo tirata da un cordino. Cercò di liberarsi, ma non ci riusciva. Si stavano dirigendo dritti verso un muro.

    «Aaaahhhh...!»

    Chiuse gli occhi.

    Capitolo 2

    Allarme vampiri

    Quando Jonathan riaprì gli occhi, erano in cucina. Stava sognando? Era svenuto? Sentiva un rumore metallico. «Tong... tong... tong.»

    Era la ragazza verde. Stava seduta sul piano di  lavoro in marmo nero, a cui papà diceva sempre che bisognava stare molto attenti, e sbatteva le scarpe di sua madre contro il frontale in acciaio inox.

    Si toccò piano il viso e il corpo. Non gli sembrava di essere ferito. Nemmeno la ragazza aveva un bernoccolo o qualcosa del genere, eppure dovevano essersi schiantati contro il muro a tutta velocità.

    «Cos’è successo?» chiese confuso.

    «Niente.»

    La ragazza aprì un armadietto e tirò fuori una confezione di cereali soffiati al miele.

    «Come siamo finiti in cucina?»

    «Come, secondo te? Attraverso quel muro, no?» rispose indicando a destra. «Le porte sono noiose da morire.»

    «Ma che sciocchezze dici? Non si possono attraversare i muri.»

    «Ci scommettiamo questo pacchetto di cereali?»

    «Se vuoi» rispose lui e si chiese se quella ragazza fosse non solo pazza, ma anche pericolosa.

    «Bene, allora guarda» disse alzandosi sul piano di lavoro. Fece un salto, sparì a testa in giù all’interno del piano della cucina e rispuntò dalla parte anteriore in acciaio inox. Poi saltò attraverso un muro e riapparve a terra proprio davanti a lui.

    Jonathan si sentì come

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