Mai Ingannare Un' Intellettuale
Di Dawn Brower
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Info su questo ebook
Lady Carolina Senzacuore ha un grande sogno: frequentare una scuola di musica. La Pembroke Academy School of Music appena aperta sembra fare proprio al caso suo...ma c'è un uomo a crearle problemi, Wesley Cox, Il Conte di Sheffiled. Sarà lui il suo esaminatore, e a quanto pare non è uomo capace di mentire sul talento artistico dei suoi alunni. In fase di ammissione alla scuola, la boccia, reputandola non all'altezza. Carolina è furiosa: è convinta del suo talento e teme che il Conte non sia obiettivo. Probabilmente lui si è fermato all'apparenza, credendo che una donna bella non possa essere anche talentuosa. Ma lei gli dimostrerà che si sbaglia: non permetterà che degli sciocchi pregiudizi le sbarrino la strada. Così, gli propone di darle lezioni private di musica. Lord Sheffiled accetta con riluttanza, ma ben presto si ritrova in trappola. Il problema è: riuscirà a conquistare Lady Carolina e averla tutta per sé?
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Anteprima del libro
Mai Ingannare Un' Intellettuale - Dawn Brower
mai ingannare un' intellettuale
DAWN BROWER
TRADUZIONE DI
PATRIZIA BARRERA
indice
Ringraziamenti
Prologo
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO SECONDO
CAPITOLO TERZO
CAPITOLO QUARTO
CAPITOLO QUINTO
CAPITOLO SESTO
CAPITOLO SETTIMO
CAPITOLO OTTAVO
CAPITOLO NONO
CAPITOLO DECIMO
Epilogo
NOTE SULL’AUTRICE
Questa è un’opera di finzione. Nomi, persone, luoghi ed eventi sono frutto
della creatività dell’autrice o utilizzati in maniera fittizia, e in modo da non
avere alcun nesso con la realtà. Qualsiasi riferimento a luoghi e organizzazioni attualmente esistenti, o a persone, vive o morte, è da considerarsi puramente casuale.
Never Deceive a Bluestocking © 2021 Dawn Brower
Grafica di copertina a cura di Midnight Muse
Edito da Victoria Miller
Tutti I Diritti Riservati. Nessuna parte di questo libro può essere
riprodotta elettronicamente, per mezzo stampa o in qualsiasi altro modo, senza
il consenso scritto dell’autore o dell’editore, fatto salvo per alcuni stralci a
scopo promozionale o per recensione.
L’amore è un Dono. Abbine cura e non lesinare le parole, per far capire alle persone che ami quanto esse siano importanti per te. Potresti non avere una seconda possibilità.
ringraziamenti
Vorrei dire Grazie di cuore al mio editore e cover artist, Victoria Miller.
E’ impossibile spiegare a parole quanto lei mi abbia aiutata. Le sono grata per tutto ciò che ha fatto per me spingendomi a fare sempre meglio…a dare il meglio. Mille volte Grazie.
E anche a te, Elizabeth Evans. Grazie per il tuo supporto e per la tua
amicizia. Sei davvero preziosa, per me. Dirti Grazie non sarà mai abbastanza, ma è tutto ciò che posso fare, quindi grazie amica mia che sei sempre al mio fianco.
prologo
Lady Carolina Senzacuore, Carly per la sua famiglia, guardava fuori dalla finestra della biblioteca. La sua gemella, Christiana, era andata dalla modista con la madre per dei vestiti nuovi. Oggi toccava a lei sopportare quella tortura. In genere la loro madre ordinava un solo abito, che poi le due sorelle erano costrette a condividere, dato che erano gemelle identiche. In realtà avevano due personalità molto diverse l’una dall’altra, ma questo a quanto pare non era sufficiente per spendere il doppio. Un solo vestito sarebbe bastato, e i loro genitori avrebbero risparmiato. E poi le gemelle erano due pesti, e ciò non le rendeva particolarmente amabili.
Carly sospirò.
Doveva esserci qualcosa che poteva fare per passare il tempo. Di solito amava leggere, ma quel giorno si sentiva particolarmente inquieta. Uscì dalla biblioteca e si recò in corridoio. Davanti allo studio di suo padre, si fermò di botto: la porta era spalancata. Strano, in genere lui si chiudeva dentro. Ci passò davanti cercando di non fare rumore, per non farsi scorgere: Carly detestava il padre.
Si sentiva in colpa per non riuscire a provare affetto per lui, ma non poteva farci niente: non sempre ci si può forzare ad amare qualcuno. Lui era un farabutto e un fannullone. Pensava solo a se stesso, infischiandosene se le sue azioni avrebbero portato la famiglia alla rovina.
Carolina!
si sentì chiamare.
Dannazione, l’aveva vista! Adesso non poteva fare altro che entrare nello studio e vedere cosa volesse.
Sì, padre.
mormorò, varcando la porta dello studio. Si era sempre chiesta come facessero i suoi genitori a distinguere lei e la sua gemella di primo acchito. Forse, suo padre era al corrente che Chris era uscita con la mamma, ma probabilmente non lo sapeva. Tenne lo sguardo a terra, com’era suo costume, lanciandogli ogni tanto delle occhiate di sbieco. Notò che era pallido e aveva gli occhi infossati e vitrei, segno che si era ubriacato di nuovo. Stupendo. Era così piacevole guardarlo in faccia…
Dove stavate andando?
chiese lui, senza perifrasi.
Che rispondergli? Non lo sapeva nemmeno lei. Era solo uscita dalla biblioteca, ma non aveva le idee chiare su cosa avrebbe fatto dopo. Tuttavia, doveva dargli una risposta, una qualsiasi.
Andavo da Billie, per vedere se aveva bisogno di una mano con le faccende di casa.
Ormai non avevano più personale domestico, ed era soprattutto la sorella maggiore a tirare avanti la casa. La mamma invece non amava sporcarsi le mani: non erano cosa degne di un nobildonna decaduta come lei!
Ah, bene. - rispose l’uomo, distrattamente - Dovreste farlo più spesso. Billie è una brava ragazza, ma non può fare tutto da sola.
All’età di diciotto anni, Billie era ormai una signorina capace e più matura della sua età.
Aveva dovuto crescere in fretta per ovviare alle mancanze dei loro genitori, e non di rado era lei che riusciva a trovare i soldi per sfamare la famiglia. Le seccava ammetterlo, ma mamma e papà erano due persone assolutamente inutili.
E’ vero.
concordò.
Carly alzò lo sguardo e vide qualcosa che non aveva mai visto, in casa. Un violino, appoggiato con noncuranza sulla scrivania. Era di un bel legno lucido di mogano, e corde sottili ed eleganti. Sembrava chiamarla. Di colpo, si rese conto che voleva assolutamente quello strumento.
Padre.
disse, con leggerezza. Se quel violino era lì, probabilmente suo padre pensava di venderlo. Ormai vendeva qualsiasi cosa: se la mobilia di casa non fosse stata così pesante, si sarebbe liberato anche di quella. Che era l’unica cosa rimasta in casa, ormai. Carly non voleva che il padre capisse quanto fosse interessata a quell’oggetto, altrimenti c’era il rischio che lui non gliel’avrebbe mai dato.
Che c’è?
rispose l’uomo, con irritazione.
Che ci fa lì, quel violino?
Per quanto ne sapeva, suo padre non era capace di suonare uno strumento.
Il padre lanciò un’occhiata al violino. Ah, quello…- disse, con aria sprezzante - Era di mia madre. L’aveva lasciato a uno di voi, perché imparasse a suonarlo. E’ vecchio, ma avevo pensato di venderlo per farci qualche spicciolo.
Ah…
Se la nonna l’aveva lasciato a uno dei suoi nipoti, forse poteva chiederlo. Ma non doveva mostrarsi troppo eccitata. E perché non lo avete ancora venduto?
mormorò, schiarendosi la gola.
Suo padre scrollò le spalle. Non mi sembrava giusto. In fondo, è un ricordo di mia madre.
La guardò dritta in faccia. Lo volete voi?
Carly aveva paura di rispondere. Se lui avesse capito che ci teneva tanto ad averlo, oltre a non darglielo forse l’avrebbe anche presa in giro. O forse no, visto che era della nonna? Tutto era possibile.
Sembra davvero vecchio…e non è in ottime condizioni.
osò rispondere.
Infatti. Ho anche provato a darlo via, ma nessuno lo ha voluto. Ne farò legna per il camino.
Quindi, aveva cercato di venderlo. Carly alzò gli occhi al cielo. Non era per affetto di sua madre che se lo era tenuto. Era il solito farabutto di sempre. Davvero?
esclamò.
Se non lo volete, questa è la fine che farà. E’ così vecchio che il legno dovrebbe prendere bene, e ci scalderà per un po’.
Si versò un drink dalla caraffa che teneva fissa sul tavolo. Carly lo guardò con fastidio: chissà perché si ostinava a versarsi il Brandy nel bicchiere. Se si fosse attaccato alla bottiglia sarebbe stato lo stesso…Tanto, non si comportava mai da persona civile. Allora, volete quel dannato violino, o no?
esclamò il padre. Stava velocemente perdendo la pazienza.
Suppongo di poterlo prendere.- riuscì a dire Carly - Potrebbe essere divertente imparare a suonarlo.
Bene, prendetelo e levatevi dai piedi. E cercate di non rompermi i timpani, se provate a suonarlo. E ora filate ad aiutare vostra sorella!
sbraitò il padre.
Carly afferrò velocemente il violino e sgattaiolò via dallo studio. Si sforzò di non mettersi a correre in corridoio: sapeva che suo padre lo detestava. Se l’avesse vista troppo contenta, magari avrebbe cambiato idea e le avrebbe chiesto indietro il violino, e Carly non poteva rischiare che ciò accadesse. Quando arrivò alla tromba delle scale che portavano al piano di sopra, tirò un sospiro di sollievo, poi fece dietro front e si rintanò nella stanza che condivideva con la sua gemella. Chiuse la porta a chiave e crollò, esausta e felice, su una poltrona. Poi cominciò a far scorrere leggermente le dita sul manico del violino, pizzicando le corde. Si levò un suono strano e spiacevole, che le fece accapponare la pelle. Il cuore cominciò a batterle forte nel petto. Provò di nuovo, ma non ne uscì nulla di buono.
Non sapeva niente di musica, e non aveva mai preso in mano un violino; ma si ripromise di imparare presto a suonarlo, e di arrivare infine a padroneggiare ottimamente lo strumento. Se la nonna ci era riuscita, poteva imparare anche lei. Forse la nonna aveva un talento speciale, ma che importava…Era la prima cosa che fosse solo sua e che non dovesse per