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H-ombre-S
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E-book80 pagine1 ora

H-ombre-S

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H-ombre-S è la versione teatrale dell’omonimo romanzo dell’Autore. La vicenda prende l’avvio da K., protagonista del romanzo “Il Castello” di F. Kafka, rimasto incompiuto. Egli, a differenza di quanto avviene nel romanzo kafkiano, sarà accolto nel Castello che, qui, rappresenta il luogo della scrittura, dove incontrerà molti altri personaggi di opere di autori famosi. Essi acquisteranno coscienza di essere delle “ombre”, frutto della creazione umana e tenteranno, allora, il salto dal mondo della scrittura al mondo della realtà, per vivere una vita vera, autentica e migliore, della quale vogliono essere gli artefici, fuori dal sogno dei loro rispettivi autori. Rimarranno a lungo sospesi tra il sogno e la realtà, desiderosi di realizzare il loro progetto.
LinguaItaliano
Data di uscita3 apr 2019
ISBN9788831611893
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    Anteprima del libro

    H-ombre-S - Guglielmo Peralta

    633/1941.

    PERSONAGGI

    K. - Il Padre - Sigismondo - Sonja - Beatrice - Pinocchio - Ulisse - Amleto - Don Chisciotte - Sierva María -

    Euridice - Teseo - Montag

    ATTO PRIMO

    SCENA I

    Un piccolo locale surriscaldato. Alle pareti più corte un leggío e una cassaforte di ferro, alle altre due un armadio e un'ottomana. L'armadio è lungo quanto tutta la parete ed essendo molto profondo rimpicciolisce la stanza. Davanti al leggío una sedia girevole.¹

    (K. ² è seduto sull'ottomana e lascia scorrere lo sguardo intorno alla stanza fissando con insistenza ora il leggío, ora la sedia, ora la cassaforte, ora l'armadio... Dopo avere così passato in rassegna gli oggetti, si alza, muove pochi passi per la stanza, si ferma accanto alla girevole, siede compiendo mezzo giro, si alza di scatto, mostra evidenti segni d'impazienza. Infine parla con voce che tradisce uno stato d'ansia, di disagio.)

    K.: Era tarda sera quando arrivai qui, in questo villaggio. Una sera di tanto tempo fa. Sono trascorsi esattamente 93 anni³ e ancora attendo di essere chiamato. Anche l'ostessa mi ha dimenticato. Ricordo le sue ultime parole: «Domani mi portano un vestito nuovo, forse ti manderò a chiamare»⁴. Qui, in questo ufficio, mi fece questa mezza promessa ed io ancora attendo, ancora spero...Forse lei avrebbe potuto aiutarmi...Possibile che nessuno voglia concedermi un po' di fiducia?!...Quanto dovrà ancora durare quest'attesa?...La mia infinita pazienza non è forse prova sufficiente della mia ferma intenzione di guadagnarmi da vivere svolgendo seriamente e con onestà il mio lavoro di agrimensore?...Quali credenziali migliori di questa mia fiduciosa e generosa attesa?...Il mio desiderio di essere ricevuto al Castello dal signor Conte è cresciuto fino ai limiti estremi della mia sconfinata pazienza e sta ormai per superarla...Nulla può fermare una tale brama, sostenuta dall'urgenza di sapere la causa dell'impedimento, di conoscere il mio destino e il mio nome!...(Su quest'ultima parola si fa all'improvviso pensieroso. Riprende a parlare dopo una lunga pausa e nei suoi occhi c'è un'espressione nuova: tra la sorpresa e l'interrogazione) Già, il nome!... È forse un nome K.?... Quale garanzia dà una simile iniziale al posto del nome... una lettera scarlatta?!... Sì, è per via di questa lettera che sono tenuto lontano dal Castello!...Ma quando, come, e di che cosa ho peccato?... Voglio saperlo, ho il diritto di conoscere la verità che mi riguarda, che tutti conoscono e mi tengono nascosta!...Perché tutto questo mistero intorno a me?...Quando finirà quest'incubo, quando mi sveglierò da questo sogno?...Perché sì, me ne convinco sempre più, solo un sogno può giustificare e dare senso a questa assurda vicenda!.. Che fine hanno fatto le persone che ho qui incontrato:...l'oste, Pepi, Frida⁵ e tutti gli altri?...Svaniti, proprio come un sogno! Sì, forse ho sognato tutto, e ora sono sveglio e non faccio che ricordare questo sogno!...Devo, dunque, solo dimenticare...Ma questa stanza, questi oggetti, quest'armadio, quest'ottomana, questa sedia...sono reali, io posso toccarli!...Ma forse fanno parte del sogno che continua, mentre io credo di essere sveglio, oppure è tutto vero, reale, ed io credo di sognare!...Com'è labile il confine tra la vita e il sogno!...Sogno o non sogno, devo uscire assolutamente da questa insostenibile situazione lasciando subito questo ufficio, dove in ultimo sono stato confinato...(guardando intorno) Ma non vedo via d'uscita!..(indicando) Qui, c'era una porta che dava sul vestibolo e in fondo, di fronte a questa stanza, mi ricordo bene, c'era la sala di mescita...Oh, che mi succede ora!...Quale leggerezza provo e quale improvviso torpore! (barcollando si lascia cadere sull'ottomana. Parla con voce impastata) Dunque, sto per addormentarmi...e se dormo, se ho coscienza di dormire, allora sono sveglio!... Forse farò sogni migliori...e quando mi desterò, del vecchio sogno non resterà neppure un'ombra! (cade in un sonno profondo. Il buio inghiotte, lentamente, la scena).

    SCENA II

    Un luogo semibuio, uno spazio circolare appena rischiarato da un debole lucore che non lascia distinguere bene l'ambiente. In fondo s'intravede un'apertura ad arco, attraverso la quale si scorge la sagoma di una scala.

    (K. è disteso e addormentato sul pavimento, di pietra grezza. Si desta, volge lo sguardo intorno a quell'ambiente immerso nella penombra, senza mostrare sorpresa o curiosità. Si alza, tira un profondo respiro, quasi ad accogliere dentro di sé lo splendore di quell'oscurità.)

    K.: Splendida notte che mi accogli dentro queste mura! Io sono appena sveglio e ho la netta sensazione di essere stato, infine, chiamato al Castello, ma non so come e per quali vie vi sia giunto...Quell'improvvisa leggerezza che provai poco prima di cadere addormentato nell'ufficio, dove rimasi per lunghissimo tempo sospeso e incompiuto, non ha abbandonato il mio corpo e ciò mi fa supporre che io abbia levitato durante il sonno e che un nuovo sogno mi abbia portato fin qui! Ora spero di restare in questa veglia, dove pure mi sento perso dentro un corpo d'ombra. Una così strana sensazione, una simile esperienza, tuttavia, non può che preludere a un cambiamento, a una svolta positiva riguardo la mia incredibile storia. Se sono qui è perché, sì, sono stato chiamato. Dunque, dopo tanta estenuante attesa mi è stato dato finalmente il permesso di accedere al Castello e presto conoscerò il Conte e il motivo del mio tanto penare!...Ma come orientarmi in questa notte?...Di certo verrà qualcuno a prelevarmi, a tirarmi fuori da questa specie di sottosuolo per condurmi al cospetto del signor Conte. E sono sicuro che questa volta non dovrò attendere molto!

    (Il palpito lieve di un cuore fa sussultare K., che si pone in attento ascolto. Subito dopo il palpito si fa nettamente distinguibile ed è seguito da altri palpiti. Al graduale e lento cessare dei battiti segue un lungo e profondo respiro. La notte si anima, nella penombra s'intravedono alcune figure. Poco dopo, la penombra cede a un chiarore irreale e si distinguono alcuni Personaggi che K. mostra subito di riconoscere e perciò non è meravigliato della loro improvvisa presenza. Ora la scena è ben visibile ed è l'ingresso di una torre circolare, dove, in piccoli gruppi, sono disposti: sulla sinistra, Euridice, Sierva Marìa e Sonja Marmeladova ; sulla destra, Sigismondo, don Chisciotte e Il Padre: uno dei Sei Personaggi pirandelliani; al centro, isolato dagli altri, Amleto, in atteggiamento pensieroso.)

    Il Padre: (parla a nome di tutti) Sapevamo che saresti arrivato prima o poi, perché qui ci s'incontra tutti un bel momento e perché molto ha pregato e implorato per te la nostra dolcissima Sonja, alla quale si sono unite, per intercedere in tuo favore,

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