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Gli Illuminati: Le dimensioni della mente, #3
Gli Illuminati: Le dimensioni della mente, #3
Gli Illuminati: Le dimensioni della mente, #3
E-book300 pagine5 ore

Gli Illuminati: Le dimensioni della mente, #3

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Info su questo ebook

Rapito. Coscienza espansa. E quello è stato solo l'inizio della mia giornata.

Ho sempre pensato di essere un ragazzo abbastanza a posto. Il tipo d'uomo che non avrebbe mai voluto commettere un omicidio.

Invece ho scoperto che semplicemente mi mancava la motivazione.

Alcuni crimini non possono essere perdonati.

LinguaItaliano
Data di uscita21 mag 2019
ISBN9781631424519
Gli Illuminati: Le dimensioni della mente, #3
Autore

Dima Zales

Dima Zales is a full-time science fiction and fantasy author residing in Palm Coast, Florida. Prior to becoming a writer, he worked in the software development industry in New York as both a programmer and an executive. From high-frequency trading software for big banks to mobile apps for popular magazines, Dima has done it all. In 2013, he left the software industry in order to concentrate on his writing career. Dima holds a Master's degree in Computer Science from NYU and a dual undergraduate degree in Computer Science / Psychology from Brooklyn College. He also has a number of hobbies and interests, the most unusual of which might be professional-level mentalism. He simulates mind-reading on stage and close-up, and has done shows for corporations, wealthy individuals, and friends. He is also into healthy eating and fitness, so he should live long enough to finish all the book projects he starts. In fact, he very much hopes to catch the technological advancements that might let him live forever (biologically or otherwise). Aside from that, he also enjoys learning about current and future technologies that might enhance our lives, including artificial intelligence, biofeedback, brain-to-computer interfaces, and brain-enhancing implants. In addition to his own works, Dima has collaborated on a number of romance novels with his wife, Anna Zaires. The Krinar Chronicles, an erotic science fiction series, has been a bestseller in its categories and has been recognized by the likes of Marie Claire and Woman's Day. If you like erotic romance with a unique plot, please feel free to check it out, especially since the first book in the series (Close Liaisons) is available for free everywhere. Anna Zaires is the love of his life and a huge inspiration in every aspect of his writing. Dima's fans are strongly encouraged to learn more about Anna and her work at http://www.annazaires.com.

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    Anteprima del libro

    Gli Illuminati - Dima Zales

    Capitolo Uno

    «Non posso credere quanto faccia schifo la vita senza la Quiete. Le ultime due settimane sono state davvero un incubo,» dico a Mira, mentre le spalmo l'ultimo strato di crema solare sulle lunghe gambe perfette. Il caldo sole della Florida mi scalda la schiena, il suo effetto rilassante che si unisce al piacevole ronzio della Piña Colada.

    «Sì, orribili.» Sbuffa pigramente. «Noi russi abbiamo sbagliato tutto a mandare tutte quelle persone in Siberia come punizione. Avremmo dovuto invece mandarle a South Beach.»

    Mi guardo attorno, prendendo nota dell'azzurro dell'oceano e delle splendide ragazze, la più sexy delle quali è seduta proprio accanto a me. Forse ha ragione a essere sarcastica. Magari le cose non sono poi così brutte.

    «Sai cosa intendo. La tua compagnia e il luogo sono ciò che lo rende tollerabile,» dico, mentre i dettagli delle bevute, delle cene, del rilassarsi sulla spiaggia e, soprattutto, del dormire assieme – occorrenza quotidiana – mi si susseguono davanti agli occhi. «Ma non mi piace la sensazione di non essere in controllo del mio destino.»

    «Vuoi delle illusioni, è questo? Sei abbastanza vecchio da sapere che non sei mai stato in controllo di nulla,» ribatte lei, sollevandosi gli occhiali da sole dal naso. «La cosa migliore che puoi fare è goderti ciò che di buono ti porta la vita, e sopportare al meglio quando ti porta il solito cumulo di merda.»

    So che è meglio evitare di discutere la sua cupa filosofia. Abbiamo già avuto quella conversazione, prima. Se continuo, mi ricorderà che quasi tutti i Lettori passano la maggior parte del tempo incapaci di effettuare la transizione nella Quiete a causa della loro scarsa Profondità, e che la maggior parte della gente non è proprio in grado di farlo. Poi potrebbe arrivare a darmi dell'ingrato e/o del viziato. Naturalmente il fatto che io taccia non significa che sia d'accordo con lei. Anche quando ero bambino, quando Sara usava la motivazione del 'ci sono persone che muoiono di fame nel mondo' per farmi sentire colpevole, non funzionava mai.

    Quindi, invece di intraprendere la solita discussione, cerco strategicamente di cambiare argomento. «Hai fame? Vado al bar a prenderci qualcosa.»

    «Certo,» mi dice in tono più caloroso. Sta accettando con grazia la mia sconfitta. «Portami una di quelle quesadillas al formaggio. Sarò in acqua quando tornerai.»

    La guardo camminare lungo la spiaggia, verso l'oceano. La vista di Mira in un minuscolo bikini mi risolleva l'umore.

    D'accordo, forse ho esagerato la mia situazione. I nostri sforzi per spendere tutti i soldi che Jacob aveva nella sua valigetta – la valigetta che Mira ha avuto la prontezza di prendere mentre scappavamo da uno scontro a fuoco – è stato piuttosto divertente. O almeno lo è stato finché non ho guadagnato un paio di milioni con le azioni di cui mi sono liberato, grazie a quella fortuita Lettura di Jason Spades, l'amministratore delegato della banca. Ciò che ho visto nella sua mente, quel giorno in palestra, si è svolto perfino meglio di quanto mi fossi aspettato; il governo ha dovuto abbandonare la banca, e le sue azioni sono colate a picco, facendomi incassare parecchio con i miei affari. Il lato negativo di essere un multimilionario, però, è che toglie parte del divertimento allo spendere in modo frivolo, o almeno è ciò che succede a me.

    Non appena non riesco più a scorgere Mira, mi alzo, mi spazzo via la sabbia dalle gambe e mi dirigo verso il bar Tiki. Mentre mi avvicino, mi viene ricordato un altro fattore che mitiga queste settimane infernali: il mio migliore amico Bert e mia zia Hillary sono seduti al bancone, assieme, intenti a bere dei drink fruttati con gli ombrellini. Bert è arrivato qui quattro giorni fa, mentre Hillary alla fine della settimana scorsa.

    «No, non sto parlando di buchi neri,» le sta dicendo Bert. «Questa Singolarità è un punto della storia in cui la rapidità degli avanzamenti tecnologici aumenterà in modo esponenziale. Potrebbe portare all'intelligenza artificiale, o a dei trans-umani o a persone che si uniscono con la tecnologia. Le IA, o gli umani potenziati, impareranno presto come costruire una generazione successiva più intelligente, e la generazione dopo farà lo stesso, e così quella successiva, il che creerà una reazione a catena. Sarà un'esplosione di intelligenza al di là della quale non possiamo prevedere ciò che succederà. E questo è un po' come la singolarità della fisica.»

    «E questi presunti Luddisti tecnologici stanno cercando di prevenire questo scenario da Apocalisse?» chiede Hillary, apparentemente affascinata.

    «Sì. Solo che è uno scenario da Apocalisse unicamente nella loro ristretta visione del mondo. Nella mia, se siamo così decisi a usare un termine delle Scritture, per descriverla, la singolarità è più come l'Estasi: un evento grandemente positivo dove tutti i problemi del mondo, come la morte, possono essere risolti. Ma sì, è ciò che penso stiano cercando di impedire. Quello, e in generale ogni cambiamento.»

    «Ciao,» dico, interrompendo la teoria di cospirazione preferita di Bert.

    «Oh, Darren.» Hillary mi sorride. «Bert mi stava giusto raccontando questa storia così affascinante.»

    Lo intende davvero, il che mi ricorda come mai Bert sarà indebitato nei miei confronti per il resto della vita. Quando sono arrivati entrambi a Miami, li ho presentati senza alcuna idea di creare una coppia. Pensavo solo che mia zia e il mio migliore amico si dovessero conoscere. Non mi sarebbe mai venuto in mente, nemmeno in un milione di anni, che a Hillary Bert potesse davvero piacere. Il contrario non è una sorpresa; mia zia è davvero carina, nel modo in cui lo sono tutte le cose piccole, come i cuccioli e i gattini. E poi la sua taglia può essere stato ciò che ha dato a Bert il coraggio di approcciarla in quel modo; lei è quel rarissimo tipo di ragazza che sembra piccola accanto a lui. Il suo cosiddetto corteggiamento di Hillary è stato un'enorme fonte di divertimento in questi momenti bui. Che lei abbia accettato di uscirci assieme è l'evento più simile a un miracolo a cui io abbia mai assistito, e da qui il debito. Mi prendo tutto il merito di questa situazione. Lui ha chiesto di essere presentato a una ragazza e io ho dato avvio a una catena di eventi che è terminata con Bert che ha ottenuto la donna dei suoi sogni: questione di causa e (accidentale) effetto.

    «Sono qui solo a prendere del cibo,» dico subito, per trattenere Bert dal lanciarsi nel suo discorso cospiratorio.

    «D'accordo, ma prima o poi ne dovremo davvero parlare,» commenta Hillary con un piccolo broncio. «L'idea che alcune persone davvero tradizionaliste uccidano degli scienziati perché non vogliono il progresso è molto interessante.»

    Ora ha la mia attenzione. Intende dire che o i Tradizionalisti della comunità delle Guide, o i Puristi di quella dei Lettori abbiano qualcosa a che fare con la teoria cospiratoria di Bert sui Luddisti che uccidono scienziati? No, non può essere. È molto più plausibile che abbia subito un po' troppo lavaggio del cervello da parte di Bert. Sì, quello spiegherebbe molto.

    In ogni caso, le rispondo: «Sembra qualcosa di cui dovremo parlare, in effetti. Ma ora non è il momento migliore.»

    «In tal caso,» Bert sogghigna, «immagino che tu sia anche troppo occupato per sentire i progressi che ho fatto con la chiavetta USB che mi hai dato.»

    Bastardo. Questo è un ricatto in piena regola. «Credo di poter trovare un po' di tempo nel mio impegnatissimo programma per ascoltare le novità riguardo a quello,» gli rispondo, facendo cenno al barista, che mi ignora in favore di una bionda sexy.

    «Bene, questo ci riporta allo stesso argomento,» dice lui in tono trionfante, «perché i primi tre nomi nella lista che mi hai dato appartengono a degli scienziati prominenti.»

    Oh merda. Sembra che queste due cose possano davvero essere collegate. Il che complicherà la storia, o più precisamente, la mancanza di spiegazioni che gli ho fornito riguardo alla chiavetta. Non posso certo dirgli che Jacob, un Lettore Purista, voleva che la mafia russa uccidesse queste persone, no? È una domanda seria. L'unica persona che mi ha fatto il discorsetto del 'non rivelare di noi alla gente normale' è stato Jacob, non qualcuno di cui fidarsi dopo la morte.

    Per un momento, Hillary adotta l'aria di chi si sta concentrando.

    Bert sembra confuso prima di dire: «Ne parleremo più tardi. Ciò che volevo chiederti davvero era se tu e Mira voleste andare a un doppio appuntamento questa sera. C'è questo posto di cibo vegano crudista che Hillary ha trovato su Yelp.»

    D'accordo, questo è strano. Sono convinto che Hillary l'abbia appena Guidato, anche se, in questo contesto, direi che è più accurato dire che lo ha Manipolato, e lo ha fatto per cambiare argomento. L'ironia in tutto ciò è che, a sua insaputa, Bert si trovi in mezzo alla più grande teoria cospiratoria di sempre. Il suo nuovo interesse amoroso può letteralmente fargli fare tutto ciò che vuole. È vivere la cospirazione di 'la mia ragazza può controllare la mia mente', in un modo che nemmeno un cappellino di alluminio può prevenire. Hillary non è nemmeno stata discreta, al riguardo. Bert che chiede di andare in un ristorante vegano? Ho avuto difficoltà a convincerlo a provare il sushi, e quello è appetitoso pesce crudo. È un tipo da carne con patate nel cuore. O magari Hillary ha incluso quel piccolo tocco per rendermi palese il fatto che l'abbia Guidato? La sua volontà di Guidarlo rende ancora più strano che non l'abbia bloccato dal fare il nerd fino a pochi istanti fa. Se non fossi Inerte, ovvero incapace di entrare nella Quiete, dopo che lì sono morto, probabilmente lo avrei fatto. Questo mi convince che, a dispetto di ogni logica, le piaccia davvero sentirlo parlare di teorie cospiratorie.

    «Sì, certo, glielo proporrò,» rispondo, chiedendomi cosa Mira penserà di quest'idea di cibo vegano. Anche se con Hillary va sorprendentemente d'accordo, tutto considerato, il cibo vegano potrebbe essere un problema, per lei. Mira è decisamente una carnivora. Se fosse un animale, sarebbe una pantera, al contrario di Hillary, che sarebbe un criceto.

    Quando alla fine riesco a ottenere l'attenzione del barista, faccio la mia ordinazione.

    «Per favore, torni tra quindici minuti, signore,» mi dice lui.

    «D'accordo, ragazzi. Mira mi aspetta in acqua,» commento. «Sarò di ritorno tra qualche minuto per prendere il cibo.»

    Comincio a incamminarmi verso l'oceano, impaziente per una nuotata. Per la millesima volta, cerco di effettuare la transizione nella Quiete. Uso come catalisi la paura di fallire, solo che mi scontro con il solito muro mentale.

    A metà strada verso l'acqua, noto qualcosa di strano: un uomo imponente, che indossa dei vestiti di taglio militare, su una spiaggia. Sorpreso, lo guardo con più attenzione... e il cuore comincia a galopparmi nel petto.

    Riconosco quell'uomo.

    È Caleb, che chiaramente mi sta cercando. Non appena i suoi occhi si puntano sui miei, il suo sguardo si fa più tagliente e comincia a camminare verso di me.

    In una scia verde, percorre la distanza che ci separa.

    In preda al panico, mi giro, deciso a scappare via, ma lui è già accanto a me. Prima che io possa fare un passo, sento la gelida canna della sua pistola premuta contro le costole nude.

    «Adesso ci facciamo un giro, ragazzino,» mi dice in tono brusco. «Non emettere un suono.»

    «Cosa sta succedendo?» Cerco di tenere la voce tranquilla, a dispetto della paura che mi sta invadendo le vene. «Sono nel bel mezzo di qualcosa.»

    «Taci e continua a camminare,» mi risponde, guidandomi lontano dall'oceano.

    Camminiamo in silenzio lungo la striscia di spiaggia che appartiene al nostro hotel e usciamo in strada, dirigendoci verso la Collins Avenue. I piedi scalzi mi fanno male per il contatto con l'asfalto caldo, ma sono troppo preoccupato per la mia situazione per soffermarmi sul dolore.

    Dopo un paio di minuti, raggiungiamo una Honda rossa, che è parcheggiata accanto al marciapiede. «Entra.» Caleb mi spinge la pistola contro il fianco.

    «Lascia almeno che prenda dei vestiti,» gli dico, rendendomi conto che sto per allontanarmi in macchina coperto solo da un costume da bagno.

    Invece di rispondermi, Caleb tira fuori una siringa e, prima che io abbia la possibilità di urlare, me la pianta nell'avambraccio.

    «Fai sul serio, cazzo?» riesco a dire, le parole biascicate, e poi perdo i sensi.

    Capitolo Due

    Sono consapevole di muovermi. Sono in una macchina, e sta andando veloce. È tutto ciò che riesco a percepire. Per qualche motivo non riesco a vedere e non sono sicuro di come io sia arrivato qui – ovunque sia questo 'qui'. Mi sto anche congelando. Poi, poco a poco, mi torna in mente.

    Caleb mi ha drogato. Questa è la sua macchina. Dove mi sta portando? Che diavolo sta succedendo?

    Sto straripando di adrenalina, a questo punto, e anche se so che è futile, cerco di effettuare la transizione nella Quiete.

    Quando succede, sono così sorpreso che non riesco a credere sia reale. Ma deve esserlo. Sono sul sedile posteriore. La macchina non si sta più muovendo. Il ruggito del motore è scomparso e non ho più freddo. Un Caleb congelato è seduto al posto dell'autista e, accanto a lui, vedo un sacco nero che copre la testa al me stesso congelato. Quello spiega per quale motivo non potessi vedere. Trovo interessante il fatto che il sacchetto non mi abbia seguito nella Quiete. Di solito i vestiti lo fanno, ma immagino che chiunque decida 'cosa portare' nella Quiete abbia stabilito che il sacchetto non facesse parte dei miei vestiti. Ottima scelta, e un altro piccolo indizio che supporta la teoria di Eugene, sul fatto che tutta questa faccenda della Quiete succeda davvero nelle nostre teste.

    Quindi, dopo tutto il tempo che ho trascorso preoccupandomi al riguardo, sono finalmente tornato nella Quiete. E, tuttavia, non posso godermela. Non senza sapere in cosa diavolo mi stia cacciando Caleb.

    Apro la portiera e scendo dalla macchina. Non ho più freddo, anche se mi piacerebbe indossare qualcosa di più di un costume. Guardo nel bagagliaio. A Brooklyn, l'Hummer di Caleb aveva ogni tipo di pistola e coltello lì dietro, mentre questa macchina, che immagino sia a noleggio, non ha proprio nulla. Deluso, mi guardo attorno.

    Siamo nel bel mezzo di una statale che si inoltra in quella che sembra una foresta. Un fitto schermo di alberi si allarga per miglia e miglia su entrambi i lati della strada. Non c'è modo per capire dove mi trovi. Di certo non sembra Miami.

    Cerco di inoltrarmi nella foresta, ma dopo alcuni graffi e delle schegge, decido che camminare attraverso quell'ostile territorio boscoso è un'idea stupida, soprattutto per scoprire dove Caleb mi sta portando. Seguire la strada a ritroso si dimostra insensato allo stesso modo. Malgrado cammini per miglia e miglia, non trovo alcun segno della nostra attuale ubicazione.

    Tornando alla macchina, cerco di esplorare la parte frontale. Tolgo il me stesso congelato dal sedile, lasciando che il corpo con la testa coperta da quel sacco nero ricada senza cerimonie a terra, e guardo nel vano portaoggetti.

    Finalmente trovo qualcosa di utile.

    Fedele a se stesso, oltre a qualunque tipo di arma che probabilmente ha addosso, Caleb ci ha riposto una pistola.

    La prendo e la uso per aprire il suo gilè. Non voglio toccarlo; l'ultima cosa che voglio è averlo nella Quiete con me. Avevo ragione, però. Ha una pistola e quell'enorme coltello che ama portare con sé è allacciato all'interno del gilè.

    Okay. E adesso?

    Decido di tornare e fare finta di essere incosciente. Ora che non sono più Inerte, posso effettuare la transizione di tanto in tanto per guardarmi attorno. Magari tra un altro paio di miglia posso scoprire dove stiamo andando.

    Tocco il me stesso congelato ed esco dalla Quiete.

    Il rumore torna all'istante, assieme al freddo dell'aria condizionata. Ma, più importante, provo di nuovo la nausea, o per la guida di Caleb, o per gli effetti della droga che ha usato per farmi perdere i sensi. O magari per un misto di entrambi. L'ultima cosa che voglio è vomitare, soprattutto con un sacco sulla testa, così utilizzo un trucchetto che uso da quando ero bambino e respiro a fondo. Dentro. Fuori. Dentro. Fuori.

    La nausea poco a poco diminuisce.

    All'improvviso, la macchina si ferma con uno stridio di freni, rovinando tutti i miei sforzi. Quasi mi ritrovo a vomitare.

    In un flash accecante, mi viene tolto il sacco dalla testa. Tengo gli occhi chiusi, fingendo di essere incosciente. Spero che Caleb spenga il motore, ora che ci siamo fermati, perché il freddo dell'aria condizionata mi fa rabbrividire, la chiarissima prova del fatto che sia cosciente.

    Poi il mondo diventa silenzioso in modo sinistro. Caleb mi ha attirato nella Quiete. Tengo comunque gli occhi chiusi.

    «Smettila con questa stronzata, ragazzino. Sto che stai fingendo,» mi dice Caleb. «Ti ho attirato qui dentro, quindi vuol dire che se anche eri incosciente prima, ora sei cosciente. Dimostra anche che non sei più Inerte. Allora, perché non ci facciamo una chiacchierata?»

    Merda.

    Ha ragione. Il processo di attirare qualcuno nella Quiete lo sveglia; è ciò che è successo con Mira, quella volta che l'ho distolta dal suo sonno di bellezza e mi sono ritrovato con una pistola puntata alla testa. Prima che possa soffermarmi ancora su quel piacevole ricordo, delle mani forti mi afferrano per i capelli e per il costume. In una mossa rapida, mi ritrovo a volare fuori dalla macchina, graffiandomi i gomiti, e atterro in un'esplosione di dolore.

    «Cazzo, Caleb.» Tossendo, cerco di alzarmi sulle ginocchia. «Che diavolo stai facendo?»

    «Ah, quindi sei cosciente,» mi dice, e mi dà un calcio alle costole.

    L'aria mi fuoriesce dai polmoni di scatto, e mi sforzo di riprendere fiato.

    Mi colpisce con un altro calcio. E un altro.

    Annaspo alla ricerca di ossigeno, quasi vomitando per il dolore, quando alla fine si allontana. Mi chiedo se stia prendendo una pistola per finire il lavoro. Almeno questa volta so che sopravvivrò all'essere ucciso nella Quiete, anche se sarò di nuovo Inerte per chissà quanto tempo. Con tutta la forza che mi resta, comincio a strisciare via, anche se le mie costole fratturate urlano in protesta.

    All'improvviso, sono di nuovo in macchina nel tempo reale, con il ruggito del motore e il freddo dell'aria condizionata che mi avvolgono. Sono beatamente privo di dolore, ma poi tutto si fa di nuovo silenzioso.

    Guardo Caleb, che adesso è sul sedile posteriore con me. Che diavolo sta facendo? Mi ha tolto dalla Quiete solo per farmici tornare?

    «Vai. Fuori,» mi dice, attraverso i denti serrati.

    Con una brutta sensazione, mi rendo conto di non averlo mai visto furioso, prima. Non fino a ora, se furioso è ciò che è.

    Con il cuore che mi martella nel petto, mi inerpico fuori dalla macchina. Scende anche lui e si toglie il gilè con le armi, lasciandolo cadere a terra.

    Sembra che voglia combattere.

    Ignorando quella situazione senza speranza, mi concentro, preparandomi.

    La mia mano destra si muove per bloccare il suo primo pugno prima che il mio cervello glielo dica davvero. Poi con la sinistra cerco di colpirlo alla mascella. Caleb riesce a bloccare il mio gancio e, il momento successivo, vedo delle stelle.

    Il mio naso è l'epicentro di un dolore indicibile. Sento un liquido caldo che mi scorre sul mento e, quando cerco di inspirare, qualcosa impedisce all'aria di entrare. Il mio naso dev'essersi rotto. Mentre quella consapevolezza mi raggiunge, blocco un pugno al plesso solare.

    Poi Caleb effettua una mossa che posso solo descrivere come un placcaggio di football. Corre contro di me e, siccome non me lo aspetto, perdo l'equilibrio, cadendo a terra.

    Mi dà un calcio alla testa. Il crack che accompagna l'impatto risuona come se si fosse spaccato l'intero universo. Dev'essere una frattura al cranio, penso lontanamente, mentre una dolorosa luce bianca mi riempie il campo visivo.

    Caleb sembra fare una pausa, e la mia coscienza comincia a spegnersi.

    Sono di nuovo nella macchina gelida. Il dolore è sparito, ma la mia confusione è moltiplicata di un centinaio di volte. Che diavolo...?

    E poi sono di nuovo attirato nella Quiete.

    «Vuoi continuare a giocare, o sei pronto a parlare?» mi chiede Caleb, dopo che sono uscito dalla macchina, con le gambe tremanti.

    È per questo che lo sta facendo? Un qualche tipo di tortura creativa di sua invenzione? Pestarmi a sangue nella Quiete, cancellare le ferite quando ne esce e poi attirarci di nuovo il me illeso, picchiarmi, e ricominciare tutto da capo?

    «Che cazzo vuoi?» dico, con più coraggio di quello che mi sento.

    «Puoi cominciare a spiegarmi come sia possibile che Jacob sia stato ucciso dalla pistola che ti ho dato,» mi dice, e allora so di essere davvero nella merda più profonda.

    «Jacob è stato ucciso?» chiedo, facendo del mio meglio per suonare sorpreso, il che è semplice, perché in effetti sono sorpreso – sorpreso che Caleb abbia scoperto della pistola. Thomas, il mio nuovo amico e l'unica altra Guida adottata che conosco, era così convinto che fossimo puliti. Ma mi ero dimenticato che la pistola che ho usato me l'avesse data Caleb in persona. Deve aver avuto accesso alle perizie balistiche del caso dell'omicidio di Jacob e si dev'essere così reso conto che era stato il suo

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