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In viaggio con me stesso. Prima parte
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In viaggio con me stesso. Prima parte
E-book585 pagine9 ore

In viaggio con me stesso. Prima parte

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Info su questo ebook

Il mio scopo in questo romanzo diviso in due parti è la rivalutazione di una professione come quella di un normale camionista che attraverso il sacrificio, l'applicazione ed il lavoro riesce a trasformarsi in un piccolo imprenditore di successo. Affetti, famiglia ed un po' di fortuna oltre un grande amore per la libertà sono elementi su cui riflettere per coloro che volessero intraprendere questa professione.

Paesi, culture e lingue diverse non sono altro se non una libertà individuale cercata attraverso viaggi ed esperienze che il protagonista insegue senza tralasciare doveri e passioni per le donne della sua vita.
LinguaItaliano
Data di uscita8 mag 2019
ISBN9788831613354
In viaggio con me stesso. Prima parte

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    Anteprima del libro

    In viaggio con me stesso. Prima parte - Vezio Borgonzoni

    parte

    Vezio Borgonzoni

    IN VIAGGIO CON ME STESSO

    Prima parte

    Un’infanzia tribolata

      Provengo da una famiglia di Rovigo, o meglio, da un piccolo paese della provincia dove il mio nonno paterno, durante e fine guerra, era riuscito a sopravvivere dapprima con una piccola proprietà terriera e successivamente industriandosi in quella che nell’infausto periodo storico post guerra era chiamata la borsa nera. Attività questa che ha permesso a mio nonno ed a mio padre, terzo di quattro fratelli ad intraprendere l’attività di traportatori in proprio e conto terzi. Inizialmente con un vecchio camion Dodge residuato bellico poi migliorando la situazione finanziaria della famiglia con l’acquisto del primo camion da parte di mio padre che purtroppo io e i miei due fratelli abbiamo dolorosamente perso per un infarto ancora abbastanza giovane.

        I miei due fratelli Giacomo e Camillo hanno intrapreso felicemente un’attività imprenditoriale agricola con la trasformazione di un’azienda famigliare in una Società s.r.l. mediante la quale importano ed esportano frutta e prodotti agricoli in tutta Europa; dimenticavo, il mio nome è Lucio il più piccolo, forse, modestia a parte, il più bello e meglio strutturato fisicamente. Le malelingue del paese hanno sempre pensato che io sia stato il frutto proibito di una relazione adulterina tra mia madre ed un suo datore di lavoro quando mia madre stessa lavorava presso un commerciante di prodotti ittici. A confermare quest’ impressione è la strana rassomiglianza tra me e quest’uomo che ancora vive a Rovigo; non altrettanto di può dire della mia povera mamma che è deceduta per un male incurabile dopo due anni dalla mia nascita e che io non ricordo affatto se non attraverso vecchie foto che la ritraggono con tutta la famiglia il giorno del mio battesimo.

        I primi anni della mia gioventù sono stati turbolenti sempre in guerra con i miei due fratelli che lavoratori indefessi vedevano in me, sempre a caccia di nuove avventure con ragazze e donne sposate, la pecora nera della famiglia. Quando poi i miei fratelli si sono sposati o accompagnati con ragazze del paese, a me non è rimasto che allontanarmi dalla vecchia casa paterna e cercare fortuna nella lontana Mantova, dove un fratello della mia povera madre mi ha ospitato per diversi anni e dove, crescendo, ho avuto le prime esperienze lavorative aiutandolo nel suo lavoro di traportatore, dapprima attraverso l’Italia del Nord poi in paese europei confinanti con il nostro paese. Tramite mio zio Pietro, la moglie Elena e la mia splendida cugina Daniela, alla quale sono morbosamente attaccato, ho riscoperto il valore della famiglia ed i suoi valori che purtroppo negli anni passati avevo perduto.

        Pietro, mio zio, che io ho sempre chiamato affettuosamente solo Pietro ha, in pochi anni insieme, sostituito il mio deceduto padre, considerandomi sempre come un figlio maschio tanto desiderato e la stessa mia zia, sempre pronta a coprire le mie scappatelle di gioventù, mi ha sempre fatto conoscere i veri affetti di una famiglia unita. Insieme a Pietro, conseguita la relativa patente di guida, ho imparato a guidare il camion di proprietà imparando tutti i segreti di un lavoro per molti ingrato e sottostimato, ma non per me che fino ad ora lo considero una delle migliori professioni per persone come il sottoscritto sempre pronto a conoscere persone di ambo i sessi di qualsiasi etnia e ceto sociale.

      Mio zio ha ricevuto molte offerte dalle grandi Aziende del Nord Italia pronte ad offrirgli stipendio ed incentivi vari per un’esclusiva collaborazione; ma il desiderio di indipendenza, ora che il camion  dopo anni di pagamenti rateali sta finalmente diventando di proprietà, ha avuto sempre il sopravvento preservando quel desiderio di libertà professionale alla base di ogni suo desiderio. Si è sempre considerato un padroncino pronto ad accettare ogni tipo di trasporto ma anche a rifiutare quando il lavoro che gli viene proposto non lo soddisfa pienamente e non solo dal lato economico. Certo ci sono stati e ci saranno sempre più momenti critici, quando il lavoro scarseggia, oppure spedizionieri senza scrupoli assoldano autisti sottopagati che permettono loro lauti guadagni. Fino ad ora Pietro ed io riusciamo a sopravvivere mantenendo la famiglia e consentendo alla mia cara cugina Daniela di studiare con una possibilità futura di laurearsi in Economia e Commercio a Milano.

        Parlando poi di me stesso, non posso che essere orgoglioso e decisamente vanesio per un aspetto fisico che spesso mi fa riflettere sulla mia nascita: mia madre era bassina, a ricordo delle sole foto in mio possesso, anche se con un gradevole viso, mentre mio padre era il tipico campagnolo padano. Talvolta ho incontrato il mio presunto padre a Rovigo, uomo alto prestante con un fisico atletico a discapito di un’età avanzata; qualche volta, in anni passati, ho avuto il desiderio inconscio di conoscerlo meglio, poi il rispetto per la memoria di mia madre morta mi ha sempre frenato.

        Sono affascinato dal mio lavoro! Anche se come autista sono sempre subalterno a Pietro, la possibilità di viaggiare, conoscere gente nuova, visitare luoghi e città sconosciute rappresenta per me il massimo che un giovane campagnolo possa desiderare. Come istruzione ho conseguito la sola scuola dell’obbligo che forse rappresenta molto poco, ma se mi guardo intorno vedo camionisti che a malapena sanno leggere e scrivere.

        Ultimamente ho avuto modo di sperimentare le mie possibilità di gestire piccoli viaggi da solo! Pietro che comincia ad avere acciacchi fisici dovuti allo stress di tanti anni di lavoro a bordo del Tir si è ultimamente ammalato con una forte bronchite, niente di grave, pur tuttavia il medico gli ha consigliato di rimanere in casa per una decina di giorni per non avere poi pericolose ricadute. Per ottemperare a commesse ricevute in precedenza, con tutte le raccomandazioni del caso, Pietro nel consegnarmi il camion, mi ha istruito su alcune consegna da effettuare tra Lombardia, Emilia Romagna e Veneto per una ditta romagnola di mobili. Gli Autogrill di queste tre regioni italiane. sicuramente le più interessate al traporto su ruote, li conosco abbastanza, con Pietro mi sono fatta una buona esperienza e diverse conoscenze; per mangiare però in genere usciamo dalle Autostrade e usufruiamo di piccole trattorie o ristoranti a gestione famigliare che lavorano principalmente con clientela affezionata e sempre la stessa. Ce ne sono alcune poi che sono particolarmente accoglienti, vuoi per come sono gestite e  vuoi perché ormai i stessi clienti sono quasi sempre i soliti. 

          Mi limiterò solo in questo mio primo viaggio da solo a descrivere un itinerario e la specifica merce che devo consegnare e scaricare affinché il cortese lettore entri nel mio personaggio di camionista; in seguito tutto ciò che racconterò, se avrete la compiacenza di leggere, riguarderà le mie vicissitudini personali attraverso il territorio e non solo, tralasciando le specifiche tecniche della mia professione che ognuno ormai conosce attraverso documentari Tv e riviste specializzate.

        Parto da Mantova con l’entusiasmo di una prima vota da solo, ma anche con giustificato timore;  carico interamente il camion a Guastalla con mobili di una fabbrica locale da consegnare  a Forlì per un costruendo Hotel nella periferia della città; mi fermo pochi minuti in un autogrill presso Bologna, poi concludo il viaggio in serata scaricando i mobili nel cantiere dell’Hotel; alcuni inservienti mi danno una mano altrimenti da solo non avrei potuto terminare il mio lavoro in serata. Inutile dirvi che Pietro, anche se allettato, mi tiene sotto controllo tramite cellulare; normale per un primo viaggio da solo. La mattina seguente devo nella stessa Forlì caricare scatoloni di medicinali e piccole apparecchiature elettromedicali da consegnare nella mia stessa Mantova presso un distributore specializzato nel ramo. Tutto molto semplice e meno impegnativo.

        Ora ho un discreto appetito e lo stesso Pietro mi ha consigliato di uscire dall’autostrada a Faenza e fermarmi presso una Trattoria a gestione famigliare sulla via provinciale dove tempo addietro, anche se io non ricordo, insieme a Pietro si eravamo già fermati. Li esiste la possibilità del parcheggio in sicurezza e passare la serata tra persone simpatiche ed accoglienti oltra che poter dormire nel camion in una zona tranquilla e custodita.

        Questa Trattoria Da Luna nello specifico è totalmente amministrata e gestita da questa signora di cui il nome del locale con l’aiuto del marito, di un aiuto cuoco marocchino extracomunitario, un cameriere a servizio da tanti anni e con la presenza in fine settimana dei due figli di Luna Roberto e Lisa rispettivamente di ventuno e diciannove anni che studiano a Bologna. Ho capito subito che i maggiori clienti sono proprio abituali  camionisti non solo italiani anche se una piccola zona del locale è frequentata da giovani coppiette alle quali proprio Luna evita, per loro intimità, la parte fumosa e chiassosa della Trattoria dove i camionisti generalmente bevono e discutono ad alta voce.

    E tu che vuoi da solo? sono le prime parole nei miei confronti; devo quasi giustificarmi di essere venuto a cena senza Pietro; dai accomodati conciliante la signora finisce col mettermi a mio agio in un piccolo tavolo abbastanza vicino alla cucina.

      Amico ci facciamo compagnia? un giovane camionista mi si avvicina simpaticamente.

    ma sicuro anche io sono solo e due chiacchiere fanno sempre piacere!

    Il mio interlocutore mi spiega che non è solo bensì’ viaggia insieme al suo capo squadra abbastanza anziano che dorme nel camion anzitempo dopo aver mangiato prima. Domani hanno una lunga tratta da percorrere verso l’est europeo ed ha bisogno di un corroborante riposo.

    sai, aggiunge Claudio, questo è il suo nome io non riesco ad addormentarmi presto e talvolta la sera a cena devo trovare come svagarmi, magari facendo due parole con qualche giovane come me e tu lo sei.

        Nel frattempo Luna senza neppure interpellarci, porta in tavola dei patatucci con fagioli ; si tratta per chi non lo sa di un antico piatto romagnolo, un tipo di pasta, fatto con farina di frumento e farina di mais, accompagnata con i fagioli, il piatto viene servito asciutto con fagioli caldi, aggiungendo a piacere in ogni piatto un po' di parmigiano grattugiato e a chi piace un filo di olio piccante. Questo è quanto successivamente letto sul mio smartphone.

    Questo passa la casa aggiunge la  signora Luna che assomiglia molto più ad un comando che ad un consiglio. "Guai a contraddirla aggiunge Claudio mentre porta alla bocca il suo primo cucchiaio.

        Comunque anche se ero passato da queste parti  con Pietro  mesi addietro non ricordavo nulla, e tanto meno avevo adocchiato questa bella proprietaria, una donna intorno ai 40/45 anni prosperosa, piena di vita con un fisico ben conservato a dispetto del lavoro faticoso e senza orario che questa donna compie nella lunga giornata. Tipica donna romagnola, sempre pronta alla battuta pesante in un ambiente che appezza moltissimo la sua vivacità e schiettezza.

        Subito dopo, tanto per gradire un abbondante piatto di formaggi ed affettati vari annaffiati con del buon Lambrusco. Mentre mi dilungo quasi sfacciatamente ad osservare Luna che ogni tanto esce dalla cucina per rivolgersi a qualche cliente, Claudio tanto per parlare, mi racconta una storia particolare proprio sulla signora Luna che accende la mia curiosità.

        Quando passo da queste parti sempre ci fermiamo qui per cena; il cibo è ottimo il trattamento anche e ,cosa che non guasta, i prezzi sono accessibili Luana ed il marito hanno ereditato questa trattoria dai genitori di lei; hanno generato due figli che, come sai studiano a Bologna Fino quì niente di particolare! La cosa che non sai mio caro Lucio è che Luna ed il marito da più di dieci anni dormono in camere separate in quanto la donna non ha mai perdonato al suo compagno una vecchia tresca con una cameriera; quando sembrava che si stessero riconciliando un incidente di caccia ha procurato un trauma ai testicoli dell’uomo tale da renderlo impotente per sempre. Claudia è stata è lo sarà ancora per chissà quanti anni una femmina romagnola molto calda a letto, pertanto non ha mai voluto considerato una rinuncia al sesso " da buona madre di famiglia per rispetto verso i figli non ha mai considerato l’ipotesi di un amante fisso, però in accordo con il marito al quale a suo modo deve rispetto ed amore, ha deciso di spassarsela quando sente queste necessità fisiologiche di fare l’amore con chi gli pare e quando gli pare.

        Quante volte passando qui di sera per cena ho fantasticato qualche ora da passare con lei, tanto più che ha una particolare predilezione per giovani aitanti e ben strutturati fisicamente; ed io purtroppo non lo sono conclude Claudio.

    Ora però mi sto accorgendo di come ti guarda, mio caro Lucio e non ci sarebbe da meravigliarsi se ha scelto te per passare qualche ora nel suo letto

      Dopo questi discorsi di Claudio non sto più nella pelle, ho un grande voglia di fare l’amore ed in questo periodo quando sono a casa mi struggo per Daniela che sono costretto a rispettare anche se vedo una particolare attenzione da parte sua, quando giro talvolta per casa a torso nudo e sinceramente senza falsa modestia sembro sono proprio un bel giovane di ventidue anni con un fisico niente male      Ma il rispetto per Pietro e la moglie non mi ha mai permesso di fare delle avance allo loro figlia che ripeto mi piace da morire. Quante volte poi nel momento  di massima eccitazione sono uscito di casa in sera tardi pagando qualche prostituta pensando a lei. 

    Ora questo momento particolare, i discorsi che questo mio nuovo amico Claudio mi ha fatto, mi hanno messo addosso una frenesia ed una eccitazione fuori dal normale.

        Ormai siamo intorno alla mezzanotte, il locale si è vuotato, siamo rimasti io con Claudio ed una coppia di giovani che sembrerebbero addirittura minorenni che non fanno altro che baciarsi.

        Poi su sollecitazione di Luna la coppietta lascia il locale e lo stesso Claudio decide di andare a dormire nel camion nel limitrofo posteggio. In quanto a me proprio nel momento che a malincuore sto alzandomi per uscire dalla trattoria, Luana mi fa segno di aspettare per poter bere un bicchiere insieme prima di coricarsi. Abbiamo conversato per circa mezza ora, mi ha chiesto di Pietro, della famiglia poi come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, Luana mi ha preso per mano trascinandomi, si fa per dire, nella sua camera da letto al piano superiore della trattoria, poi come se stesse togliendo dalla carta che lo avvolge un suo giocattolo, mi ha spogliato lentamente e per circa due ore ed abbiamo ripetutamente fatto l’amore. Mai fino ai miei ventidue anni avevo avuto l’occasione di avere sotto o sopra di me una donna così sensuale ed appassionata. Avevo avuto altre donne sposate. Ma erano stati sempre incontri fugaci e senza significato se non quello delle mie partner di tradire per vendetta o per altre sconosciute ragioni i propri mariti.

    Se poi penso che Luna non mi ha neppure chiesto come mi chiamo, ho capito perfettamente che i discorsi di Claudio corrispondevano alla santa verità; ormai questa donna, così particolare, bravissima cuoca e madre esemplare, a mo’ di virago usa i maschi a suo uso e consumo.

      Nonostante questo insperato incontro con Luna sia stato un rapporto totalmente privo di affetto e senza alcuna prospettiva futura, pur tuttavia questa serata rimarrà nella mia mente come un ricordo indelebile anche se ho la segreta speranza, che in un prossimo viaggio, si possa ripetere questo passionale incontro.

        Passare poche ore di sonno dopo un tour de force come quello con Luna e doversi nuovamente svegliare presto per poter in serata tornare nuovamente a Mantova non è cosa che si può fare tutti i giorni; ma la mia età e la mia forza fisica per ora lo permettono; carico i medicinali e le apparecchiature sanitarie a Faenza e via torno nella mia città dove presso un grossista di medicinali mi scaricano il camion per poi tornare a casa tranquillizzando Pietro che a letto aspetta di sapere di conoscere tutti particolari del mio primo viaggio da solo.

      Tutto bene? Trovato difficoltà? sono le prime parole di Pietro che io trovo, a solo un giorno di distanza, molto peggiorato con un colorito di viso che non lascia sperare una rapida guarigione; mia zia Elena, chiamandomi da parte, mi mette al corrente che, con una febbre molto alta, ha chiamato di nuovo il medico che ha diagnosticato a Pietro una subentrante polmonite con tutte le complicazioni che comporta questo nuovo caso di malattia infettiva. Niente di eccessivamente grave, ma una lunga terapia di antibiotici con tempi di guarigione e di conseguente convalescenza sicuramente superiore al mese nella migliore delle ipotesi. Divieto di fumare assolutamente e questo sarò un grosso problema conoscendo questo maledetto vizio di tuo zio

      Accanto al letto di Pietro lo relazione su tutto il viaggio; maliziosamente, come se nel suo inconscio presagisse qualcosa, mi chiede particolare sulla mia cena alla trattoria di Luna. tutto secondo le più rosee previsioni mentre mi guardo bene di parlare del mio rapporto particolare avuto con la proprietaria della trattoria.

        Comunque la mia prima esperienza è andata meglio del previsto!

    Ora però  si tratta tra due giorni di affrontare un viaggio programmato da Pietro da alcuni giorni fin nella lontana Sicilia, dove a Mazzarò la località mare di Taormina devo consegnare tutta l’attrezzatura balneare per uno stabilimento di nuova gestione; trattasi di lettini, ombrelloni, sdraio ed altre suppellettili da caricare a Bologna per poi proseguire per la Sicilia. Al ritorno a Messina dovrò caricare tutto il camion di arance e prodotti frutticoli locali da consegnare poi a Modena presso un grande centro di smistamento. Questa volta il viaggio sarà lungo anche se in una zona d’Italia per me sconosciuta; mai in tutto c’è una prima volta!

      Ora comunque ho due giorni di riposo per dedicarmi ai miei amici qui in città ed accompagnare Daniela mia cugina ad una festicciola per il compleanno di una sua collega dell’Università particolarmente benestante organizzata dai genitori della ragazza nella loro villa a Bergamo Alta.

        Mai e poi mai, i miei zii permetterebbero a Daniela di recarsi da sola ad una festa, anche se sono stati costretti a motivi di studio ad accettare che la ragazza alloggi spesso a Milano per frequentare la locale Università; in questo hanno avuto l’aiuto di una parente che lavora come laica presso un Istituto religioso e che ha trovato il sistema di far ospitare Daniela presso questo Istituto in affitto, per nulla economico, di una cameretta con bagno. Pietro e mia zia Elena hanno una grande fiducia in me; pertanto sanno di potersi fidare, quindi affidare la loro amata figlia a suo cugino è sicuramente una garanzia. Se solo sapessero con quali occhi, con quali pensieri nascosti e con quanto desiderio osservo il corpo di Daniela penso che avrebbero della mia persona ben altra considerazione.

        Mi raccomando non fate tardi l’unica superflua raccomandazione di Elena nel momento che io e Daniela usciamo da casa per raggiungere, che non è proprio qui dietro, Bergamo Alta.

        Daniela ha un bellissimo abito da sera color turchese, che unito al colore dei suoi splendidi e lunghi capelli biondi ne fanno una fata; del resto è stata diverso tempo a prepararsi, la festa a Bergamo non è la solita festicciola famigliare bensì un raduno di giovani sicuramente, ma di un livello economico sociale di prim’ordine. Per mio conto ho rispolverato una vecchia giacca nera, che mia zia Elena ha sistemato e stirata di nuovo con dei pantaloni grigi all’ultima moda. Mentre Daniela sicuramente si troverà a suo agio in un ambiente dove la maggior parte sono colleghi di Università non altrettanto sarà per me semplice camionista; la cosa che sicuramente mi aiuterà sarà la mia presenza fisica che, modestia a parte, spesso mi fa apprezzare in ambienti per me difficili da frequentare. Una cosa è certa ho il viso ed i lineamenti della mia povera mamma ma per il resto sono degno figlio di quel bell’uomo che dovrebbe essere mio padre mai dichiarato vivente a Rovigo.

        Raggiungiamo Bergamo che la festa è da poco iniziata; la zona della villa di questa amica di Daniela è nella parte alta della Città; sembra già nell’avvicinarsi alla villa di trovarsi in pieno Medio Evo, già posteggiare l’auto nel grande parco di pertinenza della casa significa entrare in una realtà che pochi mortali possono permettersi. Comunque le presentazioni sono rapide e concise; Simonetta questo è il nome della festeggiata è anche lei una bellissima ragazza, anch’essa giovanissima, corteggiatissima dall’elemento maschile presente; con me è molto accogliente anche se ha un sorriso malizioso quando Daniela mi presenta come suo cugino.

      I genitori di Simonetta, evidentemente ben preparati a questi eventi mondani, hanno pensato giudiziosamente a non essere presenti lasciando campo libero alla figlia di gestirsi nel migliore dei modi questa festa di compleanno che deve appartenere solo a lei. Simonetta ha un fratello, piuttosto piccolo e non particolarmente bello, ma con una carica di simpatia che lo rende gradevole a tutti. Alberto, questo è il suo nome, già grandino come età, è un ingegnere informatico con un grosso cervello che già lavora con il padre presso la piccola azienda di famiglia di componenti elettronici nella Val Brembana a pochi chilometri dal Capoluogo. In un ambiente, certo non mio, riesco a barcamenarmi abbastanza bene, nessuno mi chiede che lavoro faccio anche se, con estrema sincerità, dichiarerei testualmente sono un camionista.

        Un po’ di alcool oltre il dovuto, la musica e tutte queste belle ragazze profumate ed accoglienti hanno creato un ambiente dove anche mi sento a mio agio e dove questi balli scatenati o lenti verso i quali sono particolarmente predisposto, fanno si che molte ragazze mi chiedono di ballare con loro. Forse perché in una cerchia di amici dove tutti si conoscono io rappresento una gradevole novità. Quando poi riesco, purtroppo molto poco, ad avere tra le braccia Daniela non posso fare a meno di stringerla comunicandogli quell’eccitazione e quella euforia che lei molto discretamente apprezza. Ad onor del vero c’è un bel ragazzo di Milano un tal Fabio collega di studi all’Università che la circuisce con molto garbo, creandomi una sorte di gelosia repressa ma non compatibile al mio ruolo di cugino. In uno degli ultimi balli, sono circa le tre del mattino, qualche bicchiere di troppo  e l’ambiente trascinante fanno si che nello stringere al mio petto Daniela sento una tale eccitazione che se non fosse che siamo stretti uno all’altra sarebbe spiacevolmente visibile; ed è in questa occasione che guardo profondamente negli occhi Daniela che ha  gli occhi liquorosi ed un fremito di piacere che attraversa piacevolmente tutto il suo corpo. Sono attimi significativi di qualcosa di proibito che ci avvicina l’uno all’altra e che ci lascerà turbati non solo in questo fine serata, ma anche nei giorni che verranno. Nel viaggio di ritorno a Mantova, dopo esserci congedati con i doverosi auguri per la festeggiata, in auto non riusciamo a profferire parola, sfuggiamo quasi di guardarci negli occhi alla stregua di due persone che sanno di averne combinata una grossa con il pericolo di essere scoperti.

      Resta ancora un giorno da passare a casa per poi partire nuovamente per la Sicilia, dopo le opportune raccomandazioni  di Pietro, che io vedo purtroppo sempre peggio, senza nessun miglioramento fisico; da quando stiamo insieme non mi è mai  capitato di dovere pensare a tutto io. In questo mestiere è sempre bene avere degli amici sinceri che fanno la medesima nostra professione ed io ho avuto la fortuna di incontrarne uno Claudio nella trattoria di Luna con il quale scambiandoci il numero di cellulare so che posso contare su un disinteressato consiglio nel momento del bisogno. 

    Verso il profondo Sud

    Al terzo giorno salgo nuovamente sul camion e mi dirigo verso Bologna per caricare tutta l’attrezzatura per il nuovo Stabilimento Balneare a Mazzarò nel mare di Taormina. Il mio stato d’animo per quanto concerne i rapporti con Daniela sono decisamente migliorati: abbiamo avuto un chiarimento. Si è trattato di un momento di debolezza nella villa della sua amica a Bergamo, pertanto è importante non perdere di vista che siamo cugini carnali e che, io dico purtroppo, abbiamo per molti versi il medesimo sangue. Un abbraccio fraterno che nulla ha di simile a quello sensuale ed appassionato che nella sera della festa ci aveva contraddistinto. Comunque meglio così che rimanere con il rimpianto di quello che poteva essere e fortunatamente non è stato.

        A Bologna tutto normale, solo la meraviglia e la preoccupazione dei proprietari della fabbrica di attrezzature balneari per questa triste novità della malattia di Pietro che in tempi passati ha già usufruito di queste commesse provenienti da questa Azienda.

        So che non posso per legge guidare ininterrottamente per più di otto, nove ore, pertanto decido di rasentare la Capitale utilizzando la bretella senza incorrere nel caotico traffico del Raccordo Anulare; una pausa pranzo anche se leggero lo consumo in Autogrill presso Napoli per poi proseguire ininterrottamente fino a Reggio Calabria, dove passerò la notte in attesa del giorno successivo quando, attraversato lo stretto in Traghetto raggiungerò nella stessa mattinata Mazzarò.

        Sulla Salerno Reggio Calabria il traffico è decisamente minore di quanto avviene nella nostra parti, ed i servizi messi a disposizione dei viaggiatori sono più scadenti, pur tuttavia mi accorgo che la cordialità delle persone che incontro negli autogrill dove mi fermo talvolta per una semplice sosta per un caffè  non sono poi così differenti dai normali standard di noi gente del Nord.

    Mi accorgo che rappresento comunque una novità da queste parti; vedere un giovane, non a servizio dalle Grandi Società di Trasporti, ma proprietario del proprio camion, in parole povere un padroncino non è cosa di tutti i giorni. Ed è in queste occasioni che il mio orgoglio, e diciamo la verità la mia vanità,  rappresentano un punto a mio favore nei rapporti con il prossimo. 

        Poco dopo Cosenza, quando ancora c’è quasi tutta la Calabria da percorrere prima dell’arrivo  a Reggio, c’è una deviazione per il ribaltamento di un Tir proveniente dal Nord Europa carico di cassette di Birra che si sono sparpagliate sull’asfalto; traffico deviato e due ore abbondanti di ritardo con l’arrivo a Reggio Calabria quasi alle undici di sera. Tempo di mangiare qualcosa senza uscire dall’Autostrada poi a letto abbastanza snervato e stanco.

        La mattina presto, rilassato dopo ore di tranquillo riposo, mi imbarco sul Traghetto per la Sicilia a Villa S. Giovanni e dopo circa venti minuti di mare sono a Messina dove con il mio mezzo pesante prendo l’Autostrada per Catania e dopo un breve tragitto sono a Mazzarò, dove arrivo nell’orario previsto. Nel parcheggio dello Stabilimento Balneare ho la prima sorpresa: il personale alle dipendenze dello Stabilimento per le operazioni di scarico è scarso e decisamente poco pratico, pertanto la mia presenza sul posto è indispensabile per concludere il mio trasporto. Ho solo la possibilità, a scarico avvenuto, di dialogare con una signora dell’ufficio amministrativo dello stabilimento, ciarliera e molto ben disposto verso i miei confronti, che mi notare che questo Stabilimento Balneare, come molti altri della Sicilia a fine Marzo è già aperto ed in mare si notano turisti principalmente tedeschi e scandinavi che fanno il bagno.

      Mi consiglia inoltre di recarmi a Taormina, luogo che tutto il mondo conosce, dove Hotel e locali notturni sono aperti tutto l’anno invece di passare la notte a Mazzarò, località questa che è completamente deserta dopo le otto di sera. Con l’occasione mi suggerisce di recarmi a Taormina presso il Night Club il passero solitario dove lavora come cameriere un suo fratello Carmelo; sarò proprio rivolgendomi a lui che non solo mi farà spendere pochi soldi ma, introducendomi nell’ambiente, mi farà passare una serata fuori dal comune. Seguo il suo consiglio ed in serata parcheggiato il camion al sicuro nel parcheggio custodito dello stabilimento, mediante un traporto locale mi trovo direttamente a Taormina che con le luci notturne sembra un Presepio tanto è bella e caratteristica.

    Il bel ragazzo settentrionale! questo è il saluto amichevole di Carmelo: mia sorella mi ha telefonato accomodati a quel tavolo, goditi lo spettacolo poi mi libero e potremo un po’ parlare". Le luci soffuse del Night, una musica languida, uno spettacolo di spogliarello vecchia maniera, conversazioni sommesse di coppie o di amici in piccole comitive per lo più tedeschi, che verrò a sapere più tardi hanno un debole particolare per questa zona della nostra Italia. Quanta differenza con i nostri locali notturni o discoteche chiassosi e con una musica snervante; forse per molti sarebbe una delusione, ma per me è una piacevole scoperta, forse perché il mio pensiero, anche se cerco di evitarlo, è fisso a Daniela ed alla serata passata in quel di Bergamo. Come posso essermi innamorato di mia cugina ? E poi lei alla quale non sono certo indifferente!

        Terminato lo spogliarello, al riaccendersi delle luci, mentre coppie di uomini  e donne, sicuramente non di primo pelo, ballano in mezzo alla sala mentre il Disc Jockey di turno alterna balli lenti a motivi ricorrenti di musica latina americana, inizio a guardarmi intorno e subito mi rendo conto che la sala è estremamente variegata con categorie di uomini e donne che ricoprono specifici ruoli. Ci sono le entraineuse che cercano di far bere i clienti, principalmente i più anziani soli con desiderio di compagnia femminile; con le loro moine cercano di guadagnarsi da vivere attraverso le bottiglie di falso Champagne che riescono a far bere al cliente.

        Poi ci sono i cosi detti gigolò, bei ragazzi locali che fanno ballare le varie compagne e mogli dei turisti teutonici mentre loro bevono a più non posso. Poche coppie giovani, il posto non si addice a loro per i prezzi e per la musica che non è sicuramente il genere dei loro venti anni. Dal chiacchiericcio di queste coppie di tedeschi capisco che sono clienti abituali; la conferma mi viene da Carmelo che vedo con che sfacciata familiarità li interpella.

    Una di queste entraineuse niente male, vedendomi solo, sta avvicinandosi al mio tavolo, ma un’occhiata di Carmelo gli fa cambiare itinerario.

    Poi man mano che il tempo passa, Carmelo ha la possibilità di sedere accanto a me per poco tempo e come se ci conoscessimo da molto tempo, chiarisce che non ha voluto che l’entraineuse mi si avvicinasse in quanto, essendo questo il loro mestiere, avrebbe finito col farmi pagare a fine serata una grossa somma di denaro.

        Mi parla di lui e del suo lavoro: assunto come cameriere di sala guadagna il minimo sindacale. Il proprietario del locale che possiede altri due locali notturni è stato chiaro: da me si guadagna poco o tanto a seconda delle iniziative del singolo. Ed ora, capito il meccanismo, dopo tre anni di continuo lavoro, riesco a guadagnare abbastanza con mance e prebende varie che le coppie di tedeschi elargiscono facilmente, in special modo quando sono abbastanza brilli. Mi capita talvolta in tarda serata di portarmi a letto qualcuna di queste mogli o compagne che lasciano il marito a bere nei tavoli, magari in compagnia della entraineuse di turno;  queste donne per lo più intorno ai quaranta, cinquanta anni,  preferiscono ballare e poi approfittare del loro stato per permettersi un tradimento, che a mio parere trovo addirittura autorizzato dai rispettivi mariti Questo mi aiuta moltissimo perché’ questa gente del nord Europa viene in Sicilia con molto denaro e queste mogli insoddisfatte mi ripagano con grosse mance, talvolta con la sola compagnia in una cameretta al piano superiore del locale, che il proprietari dello stesso ci permette di usare.

        Non è stato facile per mia moglie gelosa, come solo sanno essere le donne siciliane, accettare questo mio lavoro in un simile ambiente, ma i due figli che stiamo allevando ed il mio modo di fare la mancanza atavica di lavoro nell’isola non mi hanno lasciato scelta. In fin dei conti aggiunge ridendo non è poi un grosso sacrificio no?

        Infatti a conferma di quanto detto, dopo un’occhiata complice con un altro collega in sala, Carmelo invita una donna, non so se tedesca, ma sicuramente non italiana, a ballare per poi sparire insieme dal locale e tornare dopo più di una ora, ridendo e scherzando ed accompagnandosi  al di lei marito per un brindisi unitamente a due entraineuse che si erano bel guardate dal lasciare l’uomo solo.

      Per me rappresentano queste esperienze nuove  una scuola di vita  che forse non condivido, abituato come sono a frequentare normali discoteche dove l’elemento femminile è decisamente più  giovane anche se talvolta l’ambiente è inquinato dalla droga e dal pericolo di risse per futili motivi; mi spiega Carmelo che in un locale come questo dove sono ora, se lascio sul tavolo il mio portafoglio o qualsiasi altro oggetto di valore non verrà mai rubato. I questi locali esiste una protezione del turista e dei suoi averi che ha dell’incredibile!;  quì non esistono  Polizia o Carabinieri, ma solo usanze e regole che per nessuna ragione possono essere disattese. Qualora accadessero episodi di piccola criminalità mi conferma Carmelo " i colpevoli sarebbero severamente puniti, ma non dalle forze dell’ordine.

        Per delicatezza non chiedo altro, ma penso di aver capito a sufficienza.

    A notte inoltrata torno a dormire nel mio camion a Mazzarò, non prima di aver ringraziato Carmelo della sua disinteressato aiuto in un ambiente per me fino ad ora sconosciuto.

        A Messina presso un grosso produttore di frutta e prodotto agricoli in pochissimo tempo quattro o cinque extracomunitari mi caricano il camion; è singolare vedere la rapidità con la quale tutto il carico è sistemato, quanta differenza con il personale italiano di Mazzarò!

    Comunque traverso nuovamente lo Stretto e torno sulla Reggio Calabria Salerno; questa volta non ci sono intoppi nel percorso. Ho intenzione di pernottare nelle vicinanze di Roma, anche se avrei molta voglia di visitare la città che ho visto solo da ragazzo in una gita scolastica.

        Nel parlare con Elena al cellulare ho la strana sensazione che a casa ci siano dei problemi che riguardano zio Pietro; quando si sta tanto vicino alle persone care anche delle pause  nel parlare al telefono fanno capire che non tutto procede per il meglio. Non vedo l’ora di tornare, ma non posso derogare dalle ore di guida e dai riposi che debbo rispettare per non incorrere in sanzioni pecuniarie.

      A Roma Nord posteggio e passo la nottata sul posto dopo una frugale cena in Autogrill, torno a dormire con un pensiero fisso! perché mai Pietro in questi tre giorni non ha mai telefonato? Anche Daniela è strana, infatti sarebbe dovuta tornare in Università a Milano invece è rimasta in casa.

        Il giorno seguente, superando talvolta i limiti di velocità parto da Roma e raggiungo Modena alle prime ore del pomeriggio; scarico il camion presso il centro smistamento ortofrutticolo della città emiliana ed in serata sono nuovamente a Mantova.

        A casa trovo una spiacevole sorpresa; Elena insieme a Daniela non convinte della diagnosi del medico di famiglia hanno ricoverato nella giornata odierna Pietro presso l’Ospedale Carlo Poma il più importante della città. Dopo una visita specialistica con l’ausilio di una lastra al torace, domani procederanno con le analisi del sangue una Tac ed eventualmente con indagini invasive dei polmoni. 

    Le prospettive non sono rosee, Pietro è molto debilitato fisicamente e certamente lo fanno capire in Ospedale il medico di famiglia avrebbe fatto meglio a farlo ricoverare subito senza diagnostica una possibile polmonite. 

        Queste prime indagini in Ospedale hanno messo in  apprensione Elena e Daniela, mentre io cerco di tranquillizzarle; per quattro giorni ho la possibilità di non lavorare essendo un nuovo trasporto programmato per la prossima settimana. Anche Daniela trascura per qualche giorno l’Università per essere vicino alla mamma.

    Dopo due giorni di degenza, mi faccio coraggio e anticipando Elena e la figlia chiedo un colloquio con il primario del reparto dove Pietro è ricoverato che, guarda caso, è il settore oncologico.

    Il Professore, molto gentile e disponibile, mi anticipa cha dagli esami fino ad ora effettuati ma ancora non completati hanno evidenziato un carcinoma ai polmoni con un principio di metastasi; tale male al 95% è dovuto al troppo fumare al quale mio zio Pietro non è riuscito mai a sottrarsi. Aggiunge qualora fosse confermata in toto questa diagnosi le speranze di sopravvivenza a questo male sono purtroppo limitate! Questa chiacchierata informale con il Primario Ospedaliero mi sa tanto di sentenza definitiva!

        Tornando a casa vedo Daniela, racconto questo mio colloquio col Primario cosa facciamo lo diciamo a tua madre? già so la risposta. no per carità, prendiamo tempo! mia cugina tra le lacrime.

        Ma quella che noi pensavamo l’anello debole della famiglia Elena , la più coinvolta affettivamente, sorprendentemente sembra aver capito la situazione prima di noi.

        Cari ragazzi e mi rivolgo a te in particolare mio caro Lucio, in attesa che tuo zio guarisca è necessario che tu prenda il suo posto in tutto e per tutto! Abbiamo ancora il camion da finire di pagare, quindi non mi sembra il caso di fermarsi! c’è il lavoro da mandare avanti, io stessa dovrò necessariamente stare più in Ospedale che a casa, pertanto Daniela, che ne ha le capacità si occuperà della parte amministrativa del nostro lavoro, Banche, Tasse,  incarichi e rapporti con le Aziende che ci commissionano tutti questi trasporti e tu Lucio avrai totale libertà nell’organizzazione operativa della nostra attività", La razionalità ed il coraggio di questa donna, che credo abbia capito la situazione prima di noi, mi tranquillizza; mi trovo improvvisamente a sostituire totalmente il mio caro zio a soli ventidue anni. L’orgoglio non mi manca, l’esperienza si! Cercherò di acquisirla a più presto nell’interesse della famiglia.

        In questo periodo, per pura combinazione, devo solo occuparmi di traporti di merci varie limitatamente alle tre regioni più importanti del Nord Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, pertanto tutti questi viaggi mi permettono di essere lontano da casa al massimo per due giorni, quando non riesco a completare questi viaggi dalla mattina alla sera. Daniela che in quanto a esperienza nel campo amministrativo di questo lavoro impara subito, del resto lo studio specialistico in materia l’aiuta molto; riesce anche molto diplomaticamente a parlare con i titolari di alcune Aziende del Mantovano con i quali Pietro da anni collabora, che messi al corrente dello stato di salute precaria di una dei più fedeli spedizionieri, decidono, per un lasso di tempo ragionevole, di incaricare altri traportatori per spedizioni di merci a lungo raggio.

        Se in questa situazione Daniela, deve necessariamente limitare la sua presenza all’Università a Milano allo stretto necessario, e questo mi da un immenso piacere ed uno stimolo maggiore  ad operare, è altrettanto vero che ho anche poco tempo per dedicarmi a lei tanto siamo presi singolarmente da queste nuove ed inaspettate responsabilità.

        Come volevasi dimostrare le peggiori previsioni per Pietro di sono avverate: ha un carcinoma con metastasi diffuse; la natura del male è purtroppo maligna, non resta che la chemioterapia e un nuovo farmaco venuto dagli Stati Uniti che il Primario Oncologico sta cercando di utilizzare in via sperimentale.

    Sofferto ritorno al lavoro

      Io a ventidue anni, Daniela a venti siamo ormai  l’unica risorsa possibile per conservare un bene di famiglia, un camion che fino ad ora ci ha permesso io di lavorare e Daniela di studiare; nelle visite periodiche in Ospedale c’è sempre la solita domanda di Pietro Come va? Riesci a fare tutto? E poi mille raccomandazioni alle quali rispondo sempre affermativamente anche quando ho mille perplessità in proposito. Elena passa le intere giornate in Ospedale, anche se in serata quando è in  casa non smette mai di pulire e cucinare per alleviare dai troppi impegni Daniela e  permettergli di continuare gli studi.

        In quanto a me, terminato un mese intero di lavoro locale, ho ripreso nuovamente i viaggi settimanali tra Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Il mio senso di libertà è totale e vengo sempre più apprezzato dalle varie Aziende con le quali opero. Gli impegni si sono moltiplicati e la presenza di Pietro non è più necessaria anche se io giudiziosamente lo relaziono sempre sulle varie spedizioni, sorvolando e minimizzando sempre su inconvenienti e problemi che sempre si incontrano nel nostro mestiere; tutto procede per il meglio, tranne la salute di Pietro che peggiora giorno per giorno. C’è una cosa che mi turba particolarmente, so con certezza che i miei fratelli Giacomo e Camillo con le rispettive mogli a Rovigo hanno saputo dello stato di salute precaria di Pietro, che è anche loro zio, e non si degnano di una visita in Ospedale, ma neppure di una telefonata informativa. Comunque più giorni passano e più mi convinco che i miei genitori veri sono e saranno fino alla morte Pietro ed Elena.

        Mi sento spesso con Claudio il mio amico camionista conosciuto alla trattoria di Luna a Faenza e da lui ricevo consigli e suggerimenti del mio prossimo viaggio che toccherà diverse città del Nord con meta più lontana un’importante Caserma Militare a Maniago del Friuli in provincia di Pordenone.

        E’ quì che dovrò consegnare l’intero carico di attrezzature e divise militari da ritirare nella vicina Verona dove vengono confezionate queste divise.

    In serata faccio una visita in Ospedale, questa volta insieme a Daniela; abbiamo lasciato a casa Elena per farla riposare perlomeno una giornata intera; troviamo Pietro sempre più debilitato anche a causa di questa chemioterapia che ultimamente è stata potenziata. Noto con tristezza che lo stesso Pietro non ha più quella grinta dei giorni passati, quando su qualsiasi argomento che riguarda il nostro lavoro voleva sempre conoscere ogni particolare, chiedo spiegazioni alla Capo Sala che mi spiega che questi alti e bassi caratteriali sono tipici del cancro. Dopo la visita, quasi per prendere una boccata d’aria, ci  fermiamo presso una pizzeria limitrofa all’Ospedale. Purtroppo i nostri discorsi riguardano principalmente la salute di Pietro, Elena ed in secondo ordine il nostro lavoro. Stiamo diventando troppo seri e noiosi mi salta in mente di dire, e finalmente dopo giorni, una parvenza di sorriso appare sullo splendido volto di Daniela.

        Il giorno seguente parto per Verona dove fo il pieno carico al camion; sorvolo per non essere ripetitivo sul viaggio fino alla caserma di Maniago, dove finalmente ceno alla mensa di tutti questi giovani militari di carriera che mi rallegrano con i loro discorsi futili, ma pieni di giovanile esuberanza. Passo la notte a Maniago, poi il giorno seguente carico alcune merci deteriorabili a Padova che debbono assolutamente essere consegnate a Ravenna; ed è proprio a Ravenna che mi torna in mente la signora Luna dell’omonima trattoria, perché non cenare lì? si tratta di tornare indietro di pochi chilometri da Imola. Comunque per rispettare le regole di traporto avrei comunque dovuto fermarmi per una notte. Tanto vale mangiare da Luna, mentre un segreta speranza mi assale! Mi vorrà ancora? In questo disgraziato periodo qualche ora di sesso sarebbe un toccasana!

      Questa l’accoglienza di Luna è decisamente più gradevole; improvvisamente mi chiama per nome:

    Lucio! finalmente ti sei deciso a tornare!. Se dal mattino si vede il buon giorno; da chi poi abbia saputo il mio nome resta un mistero.

        Solita manfrina: devo cenare cosa lei decide, ma questa è un obbligo che condivido con quasi tutti i commensali, pertanto inutile ribellarsi; questa volta poi Luna porta in tavola i Passatelli saprò in seguito che sono composti da pane grattato non condito, parmigiano, uova, un accenno di noce moscata e di limone, un pizzico di sale.  Una volta venivano preparati esclusivamente in brodo di carne, oggi vengono proposti anche asciutti con sughi di verdure, di carne o di pesce. Questo è quanto sommariamente mi spiega un vicino di tavolo quando mi vede perplesso; comunque guai a contraddire Luna.

        Luna questa sera nei miei confronti è particolarmente premurosa, mi comunica di aver saputo della malattia di Pietro e se ne dispiace moltissimo; si siede al mio tavolo in fine serata: vuole sapere tutti i particolari sulla malattia, di come stiamo risolvendo il problema lavoro ed anche della moglie di Pietro Elena che evidentemente deve aver conosciuto in anni passati; ironizza maliziosamente quando gli dico che ci stiamo occupando di tutto io e mia cugina Daniela. Sembra che questa donna riesca a leggere nelle menti altrui.

        Quando poi siamo rimasti soli, quasi imbarazzato, mi avvio all’uscita per dormire nel camion, mi sento richiamare, quasi con arroganza, ma dove credi di andare ? Salire al piano superiore, trascinato come un carrello della spesa in camera, dove con le sue mani sapienti mi spoglia con una lentezza studiata, tale da rendermi eccitato all’inverosimile, è il risultato di una nottata d’amore e di sesso. Direi più di sesso che amore tanta è la strumentalizzazione che devo sopportare da una donna che decide, impartisce ordini anche in questo campo. Forse è il tipo di donna che frequentata spesso finirebbe con lo stancarmi, ma ora mi crea un piacere sessuale talmente forte e desiderato in questi giorni che contrariamente al solito nelle mie fantasie sessuali non trova posto Daniela. Quando poi esausto sto per rivestirmi ed andarmene, Luna mi obbliga a giacere  con lei tutta la notte, cosa che non disdegno abituato come sono a dormire nel camion. A mente fredda, mi sorgono dei giustificati interrogativi: ma come fa questa donna a ricevere uomini nel suo talamo con il marito che dorme in un’altra camera a poca distanza da lei?

        La mattina seguente  ho anche il piacere  a colazione  di vedere  per la prima volta il marito di Luna; sembra quasi compiaciuto di conoscermi mentre anche lui mi chiede notizie della salute di Pietro.  Alle prime ore del pomeriggio sono nuovamente a casa.

        A casa non c’è nessuno, una vicina mi dice che Daniela è a Milano, torna tra due giorni, Elena è in Ospedale, tornerà in tarda serata.

    Sulla scrivania di Daniela sono presente diverse email che chiedono nuovi trasporti o ne codificano altri programmati in precedenza; tra le ultime c’è ne una che mi intriga particolarmente: una primaria Società di prodotti surgelati ci propone una sorte di franchising. Dovremmo consegnare, previo carico nel porto di Ancona tutta una categoria di surgelati in misura maggiore ittici in tutta Mantova e provincia con possibilità futura di allargare il nostro commercio alle province vicine. Questo però nel nostro caso presuppone l’acquisto di un nuovo camion refrigerato e l’assunzione di un altro autista. Al ritorno di Daniela ne parlerò con lei, la sola che può documentarsi e capirne qualcosa in più, anche se dato il momento particolare che stiamo attraversando a causa della malattia di Pietro, non so se sia il caso di occuparci di questo nuovo business.

        Improvvisamente da semplice aiuto autista con un’esperienza parziale nel ramo, mi trovo a dover prendere delle decisioni che potrebbero cambiare la mia vita in meglio o in peggio a secondo dell’impegno profuso, della mia capacità  professionale e perché no anche di una forte dose

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