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Curarsi con le erbe: Erbe Miracolose
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Curarsi con le erbe: Erbe Miracolose
E-book390 pagine7 ore

Curarsi con le erbe: Erbe Miracolose

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Info su questo ebook

In questo libro vi sono elencate alcune importanti caratteristiche, proprietà ed indicazioni sull'uso di erbe curative scelte dall'autore, dove viene evidenziato il loro utilizzo attraverso: tisane, infusi, tinture, creme e poltiglie per applicazioni, succhi, bagni, ecc.. Ben sappiamo che curarsi con le erbe medicinali è una delle attività che l’Uomo pratica da migliaia di anni, avendo imparato a riconoscerne le numerose proprietà e le virtù terapeutiche, cosmetiche e culinarie ed il clero in primis ne è stato da sempre un buon custode. Diceva il filosofo statunitense, saggista scrittore e poeta di Harward, Ralph Waldo Emerson: “Un’erbaccia è soltanto una pianta di cui non sono state ancora scoperte le virtù”. Le piante sono considerate, già da secoli le principali fonti di sostanze medicamentose per sostenere il benessere e la salute di uomini e animali, cosa che avveniva e avviene, attraverso la preparazione di impacchi, decotti, unguenti e pozioni considerate spesso perfino "magiche’. La ricerca scientifica in campo erboristico raggiunge il suo apice con la nascita della medicina tradizionale cinese, la tradizione ayurvedica indiana e la ricerca operata dalla tradizione occidentale che deriva dall’esperienza greca e romana. L’arte erboristica, ha per anni identificato, selezionato e classificato le varie tipologie di piante distinguendo le semplici erbe dalle piante officinali, le spezie e le piante aromatiche e orientando la loro coltivazione e il loro utilizzo a quei fini prettamente terapeutici, cosmetici e nutritivi. In effetti, le erbe costituiscono oggi perfetti rimedi naturali per molti dei disturbi e delle affezioni più comuni, evitando così, gli spiacevoli effetti collaterali dei medicinali ‘convenzionali’ moderni, che pur si basano sempre sui quei principi attivi presenti in Natura. Sono ormai da tempo provate alcune proprietà terapeutiche di molte piante, funghi e licheni che sono tradizionalmente, utilizzate dall’uomo come "erbe curative". Non è un caso che le odierne tecniche della moderna medicina hanno permesso di individuare medicinali fitoterapici veri e propri, distinti dai prodotti di erboristeria e dalle erbe semplici. Generalmente parlando, per quel che ne sappiamo vengono considerati medicinali fitoterapici tutti quei medicinali il cui principio attivo è una sostanza vegetale. Questi medicinali sono stati ufficialmente approvati dall’AIFA, che ne ha verificato le peculiarità con efficacia e sicurezza, e sono venduti esclusivamente nelle farmacie, alcuni dietro presentazione di ricetta medica ed altri come medicinali senza obbligo di prescrizione o medicinali da banco.
LinguaItaliano
Data di uscita22 ago 2019
ISBN9788834174159
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    Anteprima del libro

    Curarsi con le erbe - Lucio Giuseppe Tarzariol

    I REMINISCENTI  

    Curarsi con le erbe

     di Lucio Giuseppe Tarzariol

    (opere)

    Sopra Lucio Giuseppe Tarzariol presso l'Orto botanico dell'Università di Palermo che è una tra le più importanti istituzioni accademiche italiane. L'Orto è un enorme museo all'aperto.vanta oltre duecento anni di attività che gli hanno consentito anche lo studio e la diffusione, in Sicilia, in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo, di innumerevoli specie vegetali, molte originarie delle regioni tropicali e subtropicali. La peculiarità di questo Orto è, oggi, rappresentata dalla grande varietà di specie ospitate che ne fanno un luogo ricchissimo di espressioni di flore diverse.

    Sopra  sempre l'Orto botanico di Palermo, nella foto famigliari di Tarzariol.

    Cielo e Terra opera di Lucio Giuseppe Tarzariol da Castello Roganzuolo"

     Prefazione

       In questo libro vi sono elencate alcune importanti caratteristiche, proprietà ed indicazioni sull'uso di erbe curative scelte dall'autore, dove viene evidenziato il loro utilizzo attraverso: tisane, infusi, tinture, creme e poltiglie per applicazioni, succhi, bagni, ecc.. Ben sappiamo che curarsi con le erbe medicinali è una delle attività che l’Uomo pratica da migliaia di anni, avendo imparato a riconoscerne le numerose proprietà e le virtù terapeutiche, cosmetiche e culinarie ed il clero in primis ne è stato da sempre un buon custode. Diceva il filosofo statunitense, saggista scrittore e poeta di Harward, Ralph Waldo Emerson: Un’erbaccia è soltanto una pianta di cui non sono state ancora scoperte le virtù. Le piante sono considerate, già da secoli le principali fonti di sostanze medicamentose per sostenere il benessere e la salute di uomini e animali, cosa che avveniva e avviene, attraverso la preparazione di impacchi, decotti, unguenti e pozioni considerate spesso perfino magiche’. La ricerca scientifica in campo erboristico raggiunge il suo apice con la nascita della medicina tradizionale cinese, la tradizione ayurvedica indiana e la ricerca operata dalla tradizione occidentale che deriva dall’esperienza greca e romana. L’arte erboristica, ha per anni identificato, selezionato e classificato le varie tipologie di piante distinguendo le semplici erbe dalle piante officinali, le spezie e le piante aromatiche e orientando la loro coltivazione e il loro utilizzo a quei fini prettamente terapeutici, cosmetici e nutritivi. In effetti, le erbe costituiscono oggi perfetti rimedi naturali per molti dei disturbi e delle affezioni più comuni, evitando così, gli spiacevoli effetti collaterali dei medicinali ‘convenzionali’ moderni, che pur si basano sempre sui quei principi attivi presenti in Natura. Sono ormai da tempo provate alcune proprietà terapeutiche di molte piante, funghi e licheni che sono tradizionalmente, utilizzate dall’uomo come erbe curative". Non è un caso che le odierne tecniche della moderna medicina hanno permesso di individuare medicinali fitoterapici veri e propri, distinti dai prodotti di erboristeria e dalle erbe semplici. Generalmente parlando, per quel che ne sappiamo vengono considerati medicinali fitoterapici tutti quei medicinali il cui principio attivo è una sostanza vegetale. Questi medicinali sono stati ufficialmente approvati dall’AIFA, che ne ha verificato le peculiarità con efficacia e sicurezza, e sono venduti esclusivamente nelle farmacie, alcuni dietro presentazione di ricetta medica ed altri come medicinali senza obbligo di prescrizione o medicinali da banco.

     Avvertenze 

      Le informazioni contenute in questo libro non intendono in alcun modo sostituirsi al parere medico. Bisogna essere degli esperti per procedere all'impiego dei preparati erboristici. Anche se i preparati erboristici sono degli ottimi ausili nella prevenzione, e nel mantenimento del proprio stato di benessere, è sempre sconsigliato nel modo più assoluto provvedere all'automedicazione, in quanto i preparati erboristici sono dei veri farmaci e vanno assunti, consultando persone esperte, che sappiano per esperienza consigliare al meglio il giusto presidio privo di effetti collaterali e adatto al singolo caso preso in esame. Le piante ed il preparato elencati in questo libro non sono da considerarsi specialità farmaceutiche, ma una ricerca su un possibile coadiuvante naturale, che può concorrere al mantenimento dello stato di benessere. I consigli sono qui riportati al solo titolo di studio, non si intendono come suggerimenti e non vanno confusi nè con le diagnosi nè con le posologie, che spettano al medico di competenza. Le erbe non vogliono sostituirsi assolutamente ai farmaci allopatici indicati dal vostro medico, al quale va sempre rivolta la massima fiducia. Ad ogni sintomo è sempre bene rivolgersi al proprio medico di fiducia. Si raccomanda quindi di consultare sempre un medico, onde beneficiare con sicurezza degli effetti delle piante. I consigli qui riportati non vanno confusi mai con le diagnosi, che spettano al medico e allo specialista competente. Le erbe non vanno sostituite arbitrariamente ai farmaci indicati dal vostro medico, al quale va rivolta sempre la massima fiducia.

     Detto ciò, si declina ogni responsabilità se si fa un uso improprio delle informazioni date in questo libro.

     Caldamente si prega di non fare un uso improprio delle informazioni contenute in questo libro.

     Per farsi un idea delle problematiche a cui si può incorrere teniamo presente le seguenti precauzioni generali:

    I prodotti di erboristeria non hanno l’autorizzazione all’immissione in commercio e non possono essere definiti medicinali anche se talora hanno una qualche attività farmacologica.

    L’uso dei prodotti di erboristeria, soprattutto di quelli farmacologicamente attivi, deve essere, comunque, prudente: 

    Si ricorda che la quantità di prodotto assunto deve essere diversa, secondo le caratteristiche della persona (peso, età, condizioni di salute, ecc.).

    Se non si seguono le giuste precauzioni si può incorrere alle seguenti problematiche:

    • i loro principi attivi possono avere degli effetti collaterali o delle controindicazioni;

    • possono causare delle reazioni allergiche, non prevedibili;

    • possono provocare delle interazioni farmacologiche dannose con altri medicinali o con gli alimenti. Infatti spesso alimenti, erbe, integratori e farmaci vegetali possono facilmente interagire con i farmaci di sintesi, aumentandone la tossicità o riducendone l’efficacia, talvolta anche migliorandone sinergicamente gli effetti.

    • il loro uso può essere pericoloso durante la gravidanza o l'allattamento, periodi in cui il corpo della donna è in un momento delicato.

    • Le erbe si deteriorano e possono divenire pericolose, se sfuse vanno conservate in un contenitore scuro, poste in un luogo fresco ed asciutto al riparo dalla luce e non vanno congelate.

                                                                                                     Grazie dell'attenzione

     TRA STORIA E MITO

     Nel Libro etiopico e apocrifo di Enoch, che nell’antico testamento è citato come colui che ha camminato con Dio, risalente al II sec. a. C., derivante dal libro di Noè, e che fece parte, tra l’altro, della bibbia fino al II sec. d. C. riporta fatti precedenti il diluvio, che narrano: E ciò avvenne quando i figli degli uomini si moltiplicarono, quelli che in quei giorni vennero alla luce. Fra di loro erano belle e seducenti figlie. E gli angeli, i figli del cielo, le videro e le desiderarono e dissero fra loro Andiamo, scegliamoci delle mogli fra le figlie degli uomini che ci partoriranno dei figli. E Semyaza, che era il capo, disse loro Io temo che voi non siate concordi per compiere queste azioni ed io solo dovrò pagare la pena di un grande peccato. E tutti gli risposero e dissero Facciamo un giuramento e leghiamoci tutti con imprecazioni comuni […] E tutti gli altri insieme a loro presero delle mogli e ciascuno ne scelse una e cominciarono ad unirsi con loro e a sollazzarsi con loro e insegnarono loro vezzi ed incanti e a tagliare radici e a conoscere e distinguere le piante. Ed esse vennero fecondate e partorirono grandi giganti. Essi consumarono tutti i beni degli uomini e quando gli uomini non poterono più sopportarli, i giganti si volsero contro di loro e divorarono l’umanità […] Allora la terra mosse accusa contro i senza legge. E Azazel insegnò agli uomini a far spade e pugnali e scudi e corazze e fece loro conoscere i metalli e l’arte di lavorarli […] Semyaza insegnò loro incantesimi e il taglio delle radici, Arnaros a sciogliere gli incantesimi, Barakiel l’astrologia, Kokariel l’astronomia, Ezechiel la meteorologia, Arachiel i segni della terra, Sansiel i segni del sole e Sariel i corsi della luna. Probabilmente furono questi figli di Dio a impartire quel sapere che poi fu dei Sciamani, Simurgh (uomo uccello del mito Iranico), Taumaturghi, (una setta d’ebrei guaritori), e dei i Giudei d’Alessandria, che operavano con erbe, muffe, radici e minerali polverizzati, avevano come simbolo un bastone con avvolto un serpente, che probabilmente rappresentava il potere e la conoscenza attribuiti al rettile; ricordo che lo stesso dio della medicina Asclepio riportò in vita il figlio di Minosse con un’erba medicamentosa rivelatagli da un rettile. Secondo il Midrash, lo stesso Dio, o Elohim, Yahweh, assumeva forma di serpente per compiere le sue vendette, In Esodo (4, 24) è Yahweh, ad assalire, in forma di rettile, Mosè, nella sua dimora deserta, di notte, ingoiandolo fino ai lombi. Curioso a questo punto ricordare che gli scienziati sovrapponendo alcuni elementi della molecola del DNA nell’intento di individuare quale essere umano visse per prima sulla terra, giunsero all’ipotesi che tra i 150.000 e i 250.000 anni fa proprio nella valle dei sumeri sia comparso il primo uomo. Oltre ad una possibile origine fenicia, un’ulteriore intreccio con l’origine sumerica, si riscontra analizzando scritti tratti dal poema sumerico di Dazumi ed Enkimdu, una crudele saga tra allevatori simile a quella biblica tra Caino e Abele. Inoltre altre similitudini ci giungono anche dal poema dedicato a Gilgamesh re di Erech, o Uruk, l’odierna Warka, che influì sulla leggenda greca di Ercole, basti pensare alle dodici fatiche imposte ad Eracle per raggiungere l’immortalità, citate dallo Pseudo Apollodoro di Atene, erudito ateniese (180 -110 a.C.) nella Biblioteca, libro II 4,12-5: La Pizia (sacerdotessa oracolare) gli disse di stabilirsi a Tirinto, e di servire per dodici anni Euristeo compiendo le dieci imprese che gli sarebbero state ordinate: disse che in questo modo, dopo averle compiute, sarebbe diventato immortale. Udito ciò, Eracle si recò a Tirinto e si mise a fare quello che gli ordinava Euristeo. In particolare all’undicesima fatica, cioè l’appropriarsi delle mele d’oro del giardino delle Esperidi custodite da un Serpente immortale con molte teste nato da Tifone, il gigante che rubò i fulmini a Giove; racconti che influirono probabilmente, anche sull’albero della vita, della conoscenza del bene e del male, sulla nota storiella del Giardino dell’Eden di Adamo, Eva ed il Serpente, e sul Diluvio della Genesi; il fine è lo stesso l’immortalità. Nella Genesi (3,22) si legge chiaramente: il Signore disse: Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, conoscendo il bene e il male; e adesso che non tenda la mano, e prenda anche dell’albero della vita, e viva per sempre; fatto che ricorda anche il nettare dei Dei, l’elisir della giovinezza estratto dall’albero dell’haoma, amrita o soma, custodito dal Simurgh, la mitica figura piumata dei miti iranici. Di questa ambrosia, o miele che pare sia stato un tempo raccolto assieme alla sura dai Brahmani e dai Rishi veggenti, sui monti orientali nelle notti di luna piena, il Rig. Veda X. 85 ci riferisce: Si viene ad immaginare che si beve il Soma, quando si pesta la pianta. Ma il Soma conosciuto dai Brahmani, nessuno lo consuma. Custodito da quelli la cui missione è occultarti, difeso dagli abitanti dell’alto cielo, o Soma, tu ti conservi porgendo l’orecchio alle pietre: nessun essere terrestre ti consuma. Quando gli dei cominciano a bere te, o divino, allora tu ti gonfi di nuovo. Vayu è il giardino di Soma; Chandra è la norma degli anni. Nei Rig. Veda VIII. 48 si legge: Abbiamo bevuto il Soma; siamo diventati immortali; ci siamo avviati verso la luce; abbiamo trovato gli dei: Quale offerta potrà più provarci? E quale malvagità dei mortali? A noi, immortali!"

     BREVE STORIA DELLE PIANTE MEDICINALI

     La scoperta delle proprietà curative delle piante è avvenuta probabilmente per caso, o insegnata da qualche entità o essere superiore giunto in antichi tempi sulla nostra terra; del resto anticamente la conoscenza pratica delle piante era molto unita al credo di potenze sopranaturali. L'uomo in primis vide nella pianta il cibo per sostenersi in vita, quindi un alimento, una medicina; e avvalendosi di esperienze personali sia positive che negative e osservando anche il comportamento degli animali ne apprese lentamente l’utilità, del resto tutt’ora sappiamo che anche gli scimpanzé conoscono e usano una trentina di piante vegetali che usano per vari scopi. Presto l'aspetto istintivo dell’uomo divenne sempre più razionale dalle osservazioni, dagli esperimenti e dagli insegnamenti;così cercò di migliorare la qualità della vita umana ed apparvero stregoni e sciamani che agivano in stretto contatto con la natura, tramandandosi le conoscenze in modo orale.

      Le prime notizie dell'uso di erbe curative risalgono a 10.000 anni fa, in India. Tuttavia, i più antichi scritti relativi all'uso di erbe e veleni appartengono alla civiltà cinese: tra questi è assai noto l'Erbario di Shên Nung (circa 2700 a. C.), che annovera 360 droghe. Altri importanti documenti sono i papiri egiziani di Ebers1  e di Smith (ca. 1600 a. C.) che descrivono 160 droghe e piante medicamentose tra cui l'oppio, il giusquiamo e il ricino. Gli egizi conoscevano più di 700 forme di medicamenti, di natura sia vegetale che animale. Importanti sono anche i libri sacri della civiltà indiana (1000-800 a. C.), che elencano oltre 800 droghe medicinali; alcune tavolette cuneiformi della civiltà assiro-babilonese, tra cui quella di Assurbanipal che menziona la belladonna, la canapa indiana, la coloquintide, l'oppio, la cassia, ecc. La stessa Bibbia ci tramanda l'uso, da parte degli ebrei, di alcune piante, come l'issopo e il cedro, per curare le malattie. Non è un caso che le terre mesopotamiche siano sempre state ricche di sapienza medica praticata in modo teurgico da una sorta di sciamani medici sacerdoti.

      Nel V sec. a.C. con Ippocrate e nel IV sec. a.C. con Diocle di Caristo che si influenzarono gli scritti naturalistici del mondo greco Aristotelico. Il primo trattato sistematico di botanica farmaceutica, De historia plantarum, è per l’appunto del periodo greco e fu scritto da Teofrasto medico di Ereso e discepolo di Aristotele. Un testo di difficile lettura, in quanto i nomi delle piante sono completamente diversi dagli attuali. Il celebre medico dell'antichità greca rimane Ippocrate di Coo che, con i suoi aforismi, le sue ricette, i suoi metodi di dosaggio e le sue diete, influenzò il mondo romano e parte di quello medievale. Fu lui a classificare per la prima volta in modo organico 300 specie di piante medicinali. Tuttavia, le prime opere con carattere di veri trattati di farmacognosia e di farmacoterapia compaiono solo in epoca romana.  In esse i farmaci non vengono più riportati sotto forma di semplici elenchi o in appendice alle malattie, come negli scritti di Ippocrate, ma secondo criteri sistematici e descrittivi riferitesi all'uso, agli effetti utili o dannosi, al dosaggio, alle modalità di somministrazione, ecc. Sin dal I sec. d.C., a Roma, era uso comune coltivare orti con piante medicinali. Tra le più significative opere di quest'epoca vanno ricordate il De medicina di Celso (18 d. C.); l'assai importante opera in 5 volumi di Pedanio Dioscoride Anazarbeo (sec. I d.C.), De materia medica, che tratta del parametro per ogni malattia (Methodus medendi). Infine il medico bizantino Oribasio (325-403), che trattò di falsificazione delle droghe.  Prima di Galeno, nel II sec. a.C. Nicandro di Colofone scrisse due poemi sui veleni vegetali e sui loro antidoti, la Theriaca e la Alexipharmdi tale movimento. Essa, col Regimen sanitatis, diviene il centro di fusionaca, quasi sicuramente illustrati. Ma fu nel I sec. a.C. che visse Crateuas, rizotomo e medico di Mitridate VI Eupatore (120-63 a.C.) re del Ponto.  Crateuas ebbe molto successo come medico ma fu Mitridate a passare alla storia a causa della sua passione per i veleni ed i loro antidoti. Famosa è la creazione di una panacea, che porta il suo nome e che lo avrebbe dovuto proteggere da ogni veleno. Uno degli erbari più illustri è il De Materia Medica di Dioscoride, medico militare al tempo di Nerone (I sec. d.C.), frutto del lavoro sui campi militari romani. Il De materia medica è suddiviso in cinque libri che trattano le piante medicinali, un sesto libro viene considerato apocrifo ed è dedicato ai veleni. Il primo esempio illustrato del De Materia Medica appartiene alla Biblioteca Nazionale di Vienna ed è conosciuto come Codice di Giuliana Anicia, dal nome della principessa di Costantinopoli per cui fu prodotto nel 512 d.C.: è uno dei momenti più alti nella storia degli erbari illustrati.

     Un contemporaneo di Dioscoride, ma meno importante, è un autore romano, Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), che scrisse quella famosissima Naturalis Historia i cui ultimi diciassette libri sono dedicati alle piante, alle pietre e agli animali. Nel V sec. d.C. visse l’autore di un trattato che ebbe enorme fortuna nel Medioevo, accanto a quello di Dioscoride: egli viene identificato come Pseudo-Apuleio per differenziarlo dall’Apuleio autore dell’Asino d’oro ( II sec.).

     Con la caduta dell'impero romano e le invasioni barbariche, le conoscenze scientifiche vengono conservate nei monasteri (codici di Cassino, Scuola di Tours) o sviluppate dal mondo arabo, oppure ci si limita a far circolare i testi pagani più utili a un'operatività concreta, includente la manualità e che meglio si prestano alla diffusione di un sapere collettivo. Significativo in questo periodo è il Libro degli alimenti e dei rimedi semplici di Isacco Giudeo (850-950 circa), in cui vengono descritti gli aspetti pratici e applicativi dei medicamenti e dei veleni conosciuti, nonché il famoso Canone di Avicenna (980-1037). Lo spirito di solidarietà dei gruppi, laici e religiosi, fa nascere tutta una rete assistenziale - case per pellegrini, ospedali, ospizi - dove si uniscono svariate funzioni più o meno legali di esperti in vari campi, che la popolazione accetta senza molti problemi. A causa delle affinità linguistiche col greco, l'Italia meridionale è la prima ad essere interessata dal movimento di recupero e ritraduzione in termini d'uso degli scritti antichi. La Scuola salertinata, fra il VII e il IX sec., è il tramite più vivo e delle culture greco-romana e araba. Rilevante, all'inizio, l'importanza delle donne nella chirurgia e ginecologia. Dalla fine del XII sec., invece, si favorirà un insegnamento meramente teorico se non dogmatico. A questa scuola comunque si attribuiscono la scoperta di importanti erbe, nonché la ricerca di farmaci basati sulle virtù curative delle erbe. Esponenti più importanti: Gariopontus (Passionarius), l'arcivescovo Alfano I (De quator humoribus ex quibus constat humanum corpus), Nicolò Salernitano (Antidotarium).  Relativamente alla cultura araba occorre dire che ad essa si deve la nascita dell'alchimia (l'antenata della chimica), ovvero varie preparazioni farmaceutiche (tinture, distillati) sia per alambicco che per discensorium. (Gabir venne definito da R Agli arabi va anche  attribuito il merito d'aver elaborato il primo esempio di farmacopea, cioè una serie di ricette con proporzioni e composizioni, visionate e avvalorate da autorità superiori (Grabadin, scuola di Gondiscipaur, metà dell'XI sec.). Gli arabi furono i più esatti nell'indicare le piante con sinonimi e con termini di riferimento. I primi testi farmaceutici dei secoli XI-XII condensano l'esperienza greco-romana e araba (Antidotarium di Mesue il giovane; Compendium aromatariorum di Saladino d'Ascoli).  Ruggero Bacone, magister magistrum).Il Medioevo, specie nel periodo delle Repubbliche marinare, vede fiorire il mercato delle spezie e delle droghe: Venezia era diventata il punto di smistamento per tutto il mondo occidentale delle piante officinali. Notevole la quantità di libri di botanica in quella città, soprattutto i trattati di piante curative. Nel XIII sec. nascono le prime coltivazioni di piante medicinali (Viridarium di Matteo Silvatico e le coltivazioni del medico veneziano Gualtieri).

    La botanica come vera e propria scienza iniziò solo tra la fine del '400 e l'inizio del '500, grazie alle scoperte geografiche e all'invenzione della stampa. Il nuovo mondo fece conoscere nuove piante medicinali e commestibili, imponendo una revisione critica di tutte le conoscenze fin allora acquisite. Ermolao Barbo cercò sia di uniformare la grande varietà di vocaboli usati e che di creare paralleli fra gli antichi testi, permettendo una visione d'insieme più comprensibile (cfr. Castigationes Plinianae).

     Agli inizi del '500 nacquero i primi erbari secchi, che favorirono una più esatta identificazione delle piante (tra gli studiosi più noti: Luca Ghini, Ulisse Aldrovandi, Andrea Cesalpino, Giovanni Girault). La prima cattedra universitaria di Lectura semplicium (botanica sperimentale) fu istituita a Padova nel 1533, seguita subito dopo da Bologna.  Il primo vero orto botanico è sempre di Padova (1545), cui presto seguirono quelli di Pisa (1547), Firenze (1550) e Roma (1556). Lo speziale veronese Francesco Calzolari crea a Verona un museo per l'esposizione di erbe, animali, minerali. Il primo tentativo di stilare una nomenclatura botanica si deve a Leonardo Fuchs (1501-1566). Corrado Gessner (1516-1565) pare sia stato il solo, prima di Cesalpino, a dare importanza al fiore e al frutto. Gaspare Bauhin (1560) viene considerato un precursore di Linneo.  Pietro A. Mattioli (1500-1577) scrisse nel 1544 I Commentari al Dioscoride, vero repertorio di tutta la scienza medica e botanica del tempo. Andrea Cesalpino (1519-1603) nel libro De Plantis afferma, in polemica coll'aristotelismo, che le piante non solo assimilabili, nel cercare nutrimento, agli animali; esse non producono calore e hanno processi di crescita inspiegabili. Con Paracelso (1493-1541) inizia il periodo degli studi chimici, che precorre la sintesi dei prodotti. La scienza si concentra sul principio attivo della pianta. La droga diventa così un insieme di sostanze fra loro selezionabili ed estraibili, usabili separatamente o insieme. Lo speziale ora è un vero e proprio farmacista. I seguaci di

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