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Dio ti ama così come sei
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Dio ti ama così come sei
E-book98 pagine1 ora

Dio ti ama così come sei

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Info su questo ebook

"Dio ti ama così come sei" è una raccolta di testimonianze cristiane divisa in due parti: la prima contiene quelle di persone aderenti alla comunità LGBT, la seconda quelle dei sacerdoti che le hanno accolte così come sono (o che si stanno avvicinando a loro).

In questo viaggio pieno di ascolto, l'autore cerca tramite queste testimonianze di trasmettere il messaggio che anche le persone LGBT sono figlie di Dio e che il loro modo diverso di amare è un dono meraviglioso che non deve essere discriminato.
LinguaItaliano
Data di uscita3 set 2019
ISBN9788831637718
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    Anteprima del libro

    Dio ti ama così come sei - Matteo Tamai

    amare

    Introduzione

    Questo libro è una raccolta di testimonianze divisa in due parti:

    La prima parte contiene le esperienze cristiane di persone aderenti alla comunità LGBT (Lesbiche Gay Bisessuali Transessuali), la seconda raccoglie quelle dei sacerdoti che in questi ultimi anni hanno saputo accoglierle e abbracciarle per quello che sono.

    Queste testimonianze hanno arricchito molto il mio cuore e mi hanno fatto imparare a non dare nulla per scontato e a non avere pregiudizi sulle persone. Ogni pezzo di vita che mi è stato raccontato ha un insegnamento profondo e voglio lasciare che sia tu carissimo/carissima a percepirlo. Tutti questi percorsi hanno pressoché un inizio comune, ma con l’avanzare del tempo ciascuno si è diramato nelle vie più diverse che la vita ci propone ogni giorno.

    Queste persone hanno sofferto molto perché considerate estranee agli altri solo per il loro modo diverso di amare (che lo considero un dono), ma la maggior parte ha ancora una piccola lucina di speranza nella Chiesa. Ecco, tutte queste piccole fonti luminose le voglio condividere con te, carissimo/carissima, e spero tanto che questo libro ti possa far capire che il sottoscritto e i miei fratelli della comunità LGBT non siamo mostri, ma umani e tutti figli di Dio che vogliono vivere la loro vita felici ed essere inclusi senza pregiudizi e senza distinzioni nella Chiesa cattolica.

    Ringrazio finora tutte le persone che hanno aperto il loro cuore condividendomi le loro perle di fede, e tutti i sacerdoti che con l’accoglienza verso noi hanno rispecchiato il vero messaggio di Cristo.

    Buona lettura, un abbraccio forte!

    Tutti i nomi delle persone LGBT intervistate sono inventati (ma le età sono veritiere), visto che non tutte si sono dichiarate pubblicamente e che la tematica dell’omosessualità è stata affrontata dalla Chiesa in un modo intrinsecamente disordinato.

    Anche i nomi dei sacerdoti a cui ho chiesto la testimonianza sono inventati (ma la diocesi di provenienza è autentica), tranne don Franco Barbero che è molto conosciuto come persona LGBT-friendly.

    Parte I

    Guglielmo (30 anni)

    In quale fase della tua vita hai cominciato a vivere l’esperienza della Chiesa?

    Ho avuto modo di vivere questa esperienza fin da quando ero piccolo. Ho frequentato l’asilo dalle suore, ho svolto il compito di chierichetto, sono stato in ACR e sono anche andato ai centri estivi della mia parrocchia. Ho continuato questo percorso fino alla terza superiore, periodo in cui mi sono reso conto che non mi sentivo più a mio agio in quell’ambiente, visto che la compagnia che frequentavo stava prendendo una brutta piega. Infatti erano stati commessi dei piccoli furti in parrocchia, alcuni ragazzi si sballavano ubriacandosi allo stremo, altri facevano i bulli con i bambini più piccoli e altri addirittura avevano cominciato a drogarsi.

    Questa situazione mi spinse a cercare altrove, e fortunatamente riuscii a entrare in un gruppo scout dell’AGESCI di un’altra parrocchia. La realtà degli scout mi aveva sempre attirato e un altro motivo per cui scelsi quel gruppo fu quello di voler capire e trovare un modo per conciliare la mia fede con la mia omosessualità.

    Quando hai capito di essere attratto dagli uomini?

    Ho capito di essere omosessuale durante la prima media, però questa caratteristica l’ho sempre repressa, facevo finta che non esistesse. Si parla dell’inizio degli anni 2000 e l’omosessualità non era ben vista (e non lo è ancora oggi), quindi facevo molta fatica ad aprirmi. Ho ripreso a mettermi in discussione solo verso la quarta superiore.

    Il fatto che non riuscivi a parlarne aveva a che fare con la morale cattolica?

    In gran parte sì, visto che sono cresciuto in un contesto cattolico, dove l’omosessualità veniva discussa poco durante il catechismo e l’ora di religione, e purtroppo non era vista di buon occhio. Un altro motivo fu il fatto che durante tutto il percorso scolastico sono stato vittima di bullismo, e quindi la mia repressione era un modo per proteggermi. Però adesso posso finalmente dire, dopo tanti anni, di essermi accettato completamente.

    Torniamo al gruppo AGESCI dove avevi iniziato una rinascita di te stesso, se si può dire così. Come hai vissuto questa esperienza?

    Per quanto mi riguarda, mi sono sempre riconosciuto nei valori del Cristianesimo, ovvero quello di amare il prossimo come me stesso, e nei concetti che sono alla base di una società civile. Ho sempre cercato di aver l’attenzione verso gli altri e verso quello che provavano. A questi valori ci ho sempre creduto, anche perché per me era confortante sentirsi parte di una comunità che aveva dei principi di base in cui credere. Avevo scelto lo scoutismo tra le tante realtà possibili perché mi sembrava la più legata al servizio del prossimo e anche la più avventurosa. Questi elementi erano decisivi per farmi rimanere in quell’ambiente.

    Dopo un po’ di tempo cominciai a notare che la mentalità era un po’ chiusa riguardo il mio essere omosessuale, e la sofferenza che avevo lasciato nel vecchio gruppo della mia parrocchia riaffiorò. Per farla breve, dicevano che essere omosessuali non era una cosa buona e che se un ragazzo avesse voluto diventare capo scout, avrebbe dovuto abbracciare tutti i principi del Cattolicesimo e quindi diventare anche un catechista. Questa cosa contrastava tanto con il mio modo di essere e pian piano stava iniziando ad essere un peso insopportabile, perché diventare un catechista e insegnare ai bambini qualcosa in cui io non credevo non riuscivo a mandarlo giù. Poi ci sono state altre rigidità al di fuori della mia omosessualità che non condividevo.

    Giusto per fare un esempio, ti racconto un episodio che mi è capitato riguardante una coppia di capi scout che erano andati a convivere. I due capi scout non hanno potuto più fare attività per via della loro convivenza e per il fatto che non si erano sposati. Quello che mi è dispiaciuto è che questa situazione venne presa sottogamba dagli altri scout; dicevano che tanto due anni dopo sarebbe arrivato un nuovo sacerdote. Secondo me, non è che le cose si cambiano così. Io sarei andato dal sacerdote e gli avrei detto che avremmo voluto che quella coppia di capi scout ritornasse a fare servizio, visto che le ritengo due persone valide che hanno dedicato tantissimi anni ad educare i ragazzi, e non credo debba essere una convivenza a distruggere tutto quello che hanno fatto.

    Non è la prima volta che sento questa tipologia di episodio, anche un presidente parrocchiale di AC me ne accennò uno simile in passato. In effetti la convivenza è un fenomeno in aumento e spesso viene prima del matrimonio vero e proprio. Comunque anch’io credo che non sia la convivenza a trasmettere un valore sbagliato ai ragazzi. Conosco addirittura persone cristiane che convivono con persone atee, quindi non penso abbia senso

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