Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Non tacciano le donne in assemblea: Agire da protagoniste nella Chiesa
Non tacciano le donne in assemblea: Agire da protagoniste nella Chiesa
Non tacciano le donne in assemblea: Agire da protagoniste nella Chiesa
E-book104 pagine1 ora

Non tacciano le donne in assemblea: Agire da protagoniste nella Chiesa

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Esiste un percorso possibile per ogni donna cattolica, a partire dal giorno in cui si accorge di aver dato per scontato che quelle come lei sono sempre periferiche nella Chiesa, idealizzate e messe su un piedistallo, ma tenute lontane dagli altari e fuori dai processi decisionali?
Attraverso un racconto che è personale e collettivo, perché in dialogo con tante altre donne, l'autrice di queste pagine ha provato a rileggere la propria esperienza ecclesiale: le sofferenze e le frustrazioni, ma anche le sfide. E l’attuale impegno, insieme a tante donne di tutti i continenti, per promuovere la piena dignità e parità del genere femminile nella Chiesa cattolica, dalla fondazione dell’associazione Donne per la Chiesa alla costituzione della rete globale Catholic women’s council.

LinguaItaliano
Data di uscita15 apr 2021
ISBN9788869297281
Non tacciano le donne in assemblea: Agire da protagoniste nella Chiesa
Autore

Paola Lazzarini

Ph. D. in sociologia e giornalista. Ha una lunga esperienza nel terzo settore e nella formazione, ha all'attivo diverse pubblicazioni sociologiche, oltre a due libri di spiritualità del quotidiano editi con Effatà (Single di Dio, 2010 e Il paradiso in grembo, 2015). Da diversi anni si occupa attivamente della diseguaglianza tra donne e uomini nella Chiesa cattolica, è presidente dell’associazione Donne per la Chiesa, consulente di Voices of Faith e co-chair dell’executive board del Catholic women’s council.

Correlato a Non tacciano le donne in assemblea

Ebook correlati

Religione e spiritualità per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Non tacciano le donne in assemblea

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Non tacciano le donne in assemblea - Paola Lazzarini

    Copertina del libro Non tacciano le donne in assembleaCopertina del libro Non tacciano le donne in assemblea

    Inizia la lettura

    Indice

    Informazioni sull’autore

    Condividi

    Colophon

    Paola Lazzarini

    Non tacciano

    le donne

    in assemblea

    Agire da protagoniste nella Chiesa

    Effatà Editrice logo

    Introduzione

    In questo libro ho provato a raccontare le cose che ho capito riguardo alla «questione femminile» nella Chiesa e anche come le ho capite. La mia non è stata una traiettoria lineare, ho dovuto attraversare diversi stati di vita e incontrare molte donne consapevoli per imparare a vedere e a nominare quel che da sempre avevo sperimentato. Tra tutte queste donne, però, solo una ha determinato davvero la mia conversione, modificando per sempre il mio modo di guardare la realtà e di agire in essa, questa donna è mia figlia: è solo la responsabilità nei confronti di una bambina, che ha diritto a un mondo e a una Chiesa nella quale essere pienamente riconosciuta nella sua dignità e con pari diritti, ad avermi dato la forza, lo slancio e il sentimento di urgenza con il quale ho iniziato a occuparmi di questi temi.

    L’ho fatto e lo sto facendo per quella che sono: una sociologa, una moglie e madre, una ex suora, lo faccio con le mie ristrette competenze teologiche raccolte nelle letture, nei corsi e nel dialogo con tante teologhe, ma soprattutto come battezzata, figlia di Dio.

    Ritengo che esista un percorso possibile per ogni donna cattolica, che si apre nel giorno in cui si accorge di quanto avesse dato per scontato che quelle come lei sono sempre periferiche nella Chiesa: idealizzate e messe su un piedistallo, ma tenute lontane dagli altari e fuori dai processi decisionali. Come scrisse Mary Daly: «La glorificazione simbolica della donna è sorta come surrogato del riconoscimento della sua piena personalità e dell’uguaglianza dei suoi diritti. Si può perciò dire che, per quanto riguarda le donne, la storia del cristianesimo è una storia di contraddizioni»¹.

    E quando si mette a fuoco la discriminazione della quale le donne sono fatte oggetto nella Chiesa, non si può più ignorare. Come in quelle illusioni ottiche nelle quali, oltre a ciò che si vede immediatamente, esiste un secondo disegno nascosto, che appare solo guardando intensamente... quando lo si è individuato non lo si dimentica e gli occhi continuano a tornare sempre lì, in forza della potenza che si è rivelata. Così è accaduto a me e a tante, con la differenza — enorme — che non stavamo osservando un fenomeno esterno, ma abbiamo visto improvvisamente la nostra vita e le nostre relazioni in modo nuovo.

    Attraverso un racconto che è personale e collettivo, perché in dialogo con tante altre, ho provato a rileggere la mia esperienza ecclesiale di donna: le sofferenze, le frustrazioni, ma anche le sfide e l’attuale impegno insieme a tante donne di tutti i continenti per promuovere la piena dignità e parità nella Chiesa cattolica, fondando l’associazione Donne per la Chiesa e partecipando alla costituzione del Catholic women’s council.

    In queste poche pagine ho provato anche a «imbastire» alcuni discorsi che mi pare vengano rimossi nella vita quotidiana della comunità cristiana e che, invece, toccano da vicino la vita delle donne. Senza immaginare nemmeno lontanamente di esaurirli, ho provato ad offrire la mia chiave di lettura e soprattutto a comunicare l’urgenza che sento perché siano portati alla luce.

    1.

    Daly M

    ., La Chiesa e il secondo sesso, Rizzoli, Milano 1982.

    1

    Storia di una vocazione...

    piuttosto complicata!

    Crescere in parrocchia, tra campi estivi e veglie di preghiera, è una immensa fortuna. È meraviglioso affacciarsi al mondo sapendo di poter contare su un contesto pulito, bello, denso di valori positivi. Le relazioni che si allacciano nei gruppi giovanili sono forse uniche al mondo, perché basate sulla condivisione di qualcosa di più di una passione sportiva o musicale, ma dell’esperienza di un incontro personale con la Parola di Dio.

    So di essere una persona fortunata: ho avuto l’opportunità di crescere in una famiglia di credenti, molto presto negli scout, poi in un gruppo parrocchiale e, dai diciassette anni in avanti, anche nelle CVX (Comunità di Vita Cristiana, gruppi laici di spiritualità ignaziana).

    Ho sempre avuto animatori e animatrici, giovani poco più grandi di me, in grado di mediare i messaggi e accompagnarci nel cammino con amicizia e saggezza, ma non mi è mai capitato di avere una suora come assistente spirituale. So che ad altri accade, a me non è successo e — forse anche per questo — ho maturato l’idea che fosse assolutamente normale avere come unico punto di riferimento spirituale un uomo, il prete. Inoltre fino almeno ai 18/20 anni non mi era chiara la distinzione tra accompagnamento spirituale e sacramento della confessione e quindi ero naturalmente portata a sovrapporre le due cose, restringendo ancor di più la mia possibilità di considerare le donne mediatrici del messaggio del Signore o maestre di preghiera.

    Non ho mai idealizzato particolarmente la figura del prete, ma l’ho sempre visto come il punto di riferimento che mi era dato e del quale ero grata, questo almeno fino a verso la fine dell’università, quando mi si è presentata davanti una situazione per certi versi peculiare, ma forse indicativa.

    Da qualche anno uscivo con un ragazzo con il quale condividevo il percorso CVX e l’impegno in un centro universitario dei gesuiti, eravamo entrambi molto legati alla spiritualità ignaziana e in ricerca della nostra strada. A un certo punto, durante l’estate, lui ha partecipato a un campo‐scuola vocazionale dei gesuiti riservato ai maschi ed è tornato dicendomi che aveva deciso di chiedere l’ammissione in Compagnia. Non è stato facile per me, ero giovane, ero innamorata, soffrivo e volevo capire. Per farlo la mia prima reazione è stata andare a cercare i gesuiti, che sentivo come padri, perché mi aiutassero a elaborare quel che stavo vivendo, ma ho trovato davanti a me un muro. All’improvviso la loro priorità era che io non mi «mettessi in mezzo» in una fase tanto delicata per quel ragazzo. Così, tra un invito a mettermi il cuore in pace e un rifiuto a «ricevermi», ho sperimentato per la prima

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1